Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta .Daniela Tuscano

Un leggero tedio... di Daniela Tuscano ©

Immagine
Impiccare un povero cristo, anzi un bambolotto, un cicciobello sgarruppato dal presepe modestissimo d'una piazzetta di Pitelli (La Spezia) non è solo sacrilego, ma infame. Era stato allestito per raccogliere fondi a favore dei malati di mieloma e leucemia. L'hanno trafugato e appeso, proprio di fronte alla mangiatoia. "Diamo un senso al Natale", recitava la scritta a fianco del pupo avvolto in un lenzuolino, da cui usciva una piccola mano; benedicente o timida, non si sa. Forse entrambe le cose. Chi l'ha profanato ha voluto negare proprio questo: il senso. Banalizzare il Natale, poi occultarlo, censurarlo - magari col pretesto d'un malinteso rispetto verso altre culture, mentre in Asia e Africa i cristiani vengono martoriati nell'indifferenza totale dei laici perbenisti - e, alla fine, distruggerlo, è frutto d'una medesima empietà, nemmeno voluta del tutto. Non immorale, ché l'odio sarebbe meno grave, bensì, semmai, amorale: oltre. S'

occhio cattivo di © Daniela Tuscano

Immagine
OCCHIO CATTIVO Certo. Forse trovo Affinità ovvie, forse siamo Tutti uguali, in penombra, Corrucciati. Forse, però Nello sguardo, duro e fisso Vedo il tuo, il mio tormento. Vedo lande desolate, Una fine ormai prescritta, Sudata, spenta, espiata. Non sei angelico. Sei bieco, Hai l'occhio senza luce, La pupilla braccata, Inchiodata ai troppi guai.  Da quel giorno, in cui peccasti, Il tuo umano è deflorato E il tuo corpo ormai resiste Puro e casto, nei tuoi versi, In un'anima preziosa, Barocca, egra, mendica. Così io; ci son ferite Prive di misericordia, E la pace è un'illusione. Solo l'arte, o la sua eco Può lenire tanto strazio. (A Pier Paolo Pasolini) © Daniela Tuscano

ECCESSIVO E INVADENTE © Daniela Tuscano

Immagine
mio padre e PPP, work in progress...) Tu sapevi, caro PPP. Io, invece, non so. Adesso ti celebrano ufficialmente. Come un santo laico, da francobollo. La televisione – la tua odiata televisione, ma l’epiteto suona semplicistico, gretto: televisivo, anch'esso - ti dedica intere serate. Prime serate. “Salò” no, non ancora, speriamo mai (troppo assoluto, enorme). Ma le altre pellicole, così ostinatamente fuori centro, pittoriche; quindi contemplative, quindi lente; esiziali per il piccolo schermo; quelle sì, le vedremo. Se le vedremo. Come le vedremo. Tu sapevi, io non so. Se dire “era ora”, con la negletta umiltà che altri - ma non tu - scambierebbero per leggerezza. O gridare alla profanazione, per il mostro consumista che alla fine ha inglobato anche te, nel suo pantheon di melassa warholiana. Con papa Giovanni e Che Guevara, Lennon e Gandhi, Marilyn e Madre Teresa… Ma, al solito, non scioglierò il dubbio. Sono ingenua, tardonovecentesca. Traghettata nel nuovo

TURCHIA, QUASI EUROPA di © Daniela Tuscano

Immagine
Ankara, 10 ottobre 2015. La fine. Sono crollate sabato scorso, davanti ai corpi dilaniati d'un pacifico corteo, le speranze, o piuttosto le illusioni, sul futuro democratico della Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Qualcuno parla, probabilmente non a torto, di strategia della tensione, ben nota soprattutto ai miei coetanei (il corteo era formato da molti curdi, dei quali Erdogan è acerrimo nemico). S'accusa il solito Is/Daesh, anche in tal caso con fondatissime ragioni. Ma a me bastano quei centotrenta (per il momento) fatti a pezzi da una bomba infame: il più giovane aveva nove anni, la più anziana ottanta. Erano donne - molte -, ragazze, studentesse, lavoratrici, professori di liceo, casalinghe e muratori, laici e credenti. Era un popolo che manifestava, come tanti di noi, diverso da noi. Quanto l'ho respirato, in questi giorni, l'odore della libertà, il privilegio di poter vestire come mi pare, di contestare, sbagliare, pregare e bestemmiare, cantare e scriver

VOGLIAMO QUEI VOLTI © Daniela Tuscano

Immagine
Questa è l'unica foto     reperibile sul web di uno dei 12 operatori uccisi a Kunduz. Non è trascritto il nome, né l'età. Somiglia a mio zio Aldo quando frequentava l'ateneo, i trent'anni non li aveva sicuramente raggiunti, come gli altri suoi amici. L'Afghanistan è un Paese giovane e pullula di visi come questo. Limpidi, affacciati sul mondo. Con le loro belle e invincibili speranze. Un viso familiare perché dappertutto lo stesso. Il viso di chi crede, di chi ha fiducia in un domani felice e grandioso. Si gettano allo sbaraglio, i giovani. Non sono saggi. E li chiamiamo sventati, generosi forse, ma in fondo inutili, e quel loro naturale prodigarsi per gli altri ci fa storcere la bocca. Tanto, fra poco matureranno. Fra poco "la vita" li temprerà, diventeranno come noi, scettici, umoristi. A me invece pare che questo viso, e quelli rimasti ancora anonimi, fossero già assai maturi. Temprati, anche. Scettici e umoristi certo no. E meno male Vogli

MORTE DEI CAMPI di © Daniela Tuscano

Immagine
MORTE DEI CAMPI Come una Nedda cresciuta, o un . Sud verghiano, naturalista e positivista, spietato, di oltre cent'anni fa. Sud dei vinti. Invece siamo nel 2015. E Paola Clemente era italiana. Non un'immigrata. Ma proviamo a sentirla mormorare, mentre s'ammazza letteralmente di fatica in quel deserto di seminagione, "che è quest'Italia?". Sgobbava sette giorni su sette per due euro l'ora, sotto la schiavitù del caporalato. Alla fine è schiattata, ma nelle fotografie, lei, col suo cognome da pontefice (ottocentesco pure quello), riusciva ancora a sorridere. Un sorriso liquido, largamente mansueto sopra un modesto vezzo di perle. Perché la vita è fuori. Deve esserlo.  Paola voleva sentirsi umana e s'insinuava in feste amicali per restituirsi all'umanità. Quell'angolo d'esistenza, i caporali non erano riusciti a spegnerlo. E lei vi s'aggrappava tenacemente. Appesa a un pensiero, alla gioia della famiglia, come Rosso al ricordo d

SUCCESSO COMPLETO di © Daniela Tuscano

Immagine
  ti potrebbe interessare http://www.lultimaribattuta.it/32003_us-open-pennetta-e-vinci-riscrivono-la-storia-del-tennis Di sport non capisco nulla, nel senso che ne ignoro le tecniche; ma il colpo di genio, l'arte, il cuore, quelli sì, arrivano a tutti, pure ai profani. Dietro ogni "gioco" c'è una sacralità (si pensi alle antiche Olimpiadi) e una storia, la storia d'un paese. Incisa nelle facce, negli sguardi dei protagonisti. Quelle di Flavia Pennetta e Roberta Vinci, le trionfatrici dell'U.S. Open, le due Eva contro Eva senza malizia, son vere e, dunque, raccontano molto. Di se', di noi. Due facce normali. Di femmine normali, che incroci per strada e saluti, che escono con gli amici, si divertono e studiano e però coltivano un grande sogno. Più spigolosa Roberta, con quegli occhi senza cigli, indice d'una spontaneità ossuta, più morbida Flavia, ma entrambe simili, fin nello chignon, che se ne infischia della seduzione per consentire la praticit

ALLA VIGILIA © Daniela Tuscano

Immagine
sempre  sullo stesso  fatto http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2015/08/bestemmia-ali-e-shira-sono-stati.html È spirata anche lei, alla vigilia del giorno della Madre, alla vigilia della scuola. Reham aveva ventisei anni, era insegnante e s'è fermata sulla soglia, in perenne attesa. Il suo cuore ha ceduto dopo la perdita ancora senza giustizia del figlioletto Ali, 18 mesi, arso vivo in un incendio causato da estremisti israeliani. E ha seguito il marito Saad, anch'egli deceduto pochi giorni f a per le ustioni. Di questa famiglia, quasi una sacra rappresentazione musulmana, non è rimasto più nulla. Peggio: è rimasto Ahmed, l'altro figlio. Quattro anni gettati nel mondo. Quattro anni che ancora ignorano di dover camminare da soli, e per quali vie. Le esistenze non sono quadri, anche nell'orrore c'è sempre una sbavatura, un surplus di pena, una vigilia di catastrofi, un bimbo solo. È soprattutto a lui che, ora, il mondo deve stringersi.

MOHAMED, CHE NON CAMMINAVA SULLE ACQUE © Daniela Tuscano

Immagine
Mohamed non camminava sulle acque per via della sua tumida testa. Mohamed non camminava sulle acque e non separava i flutti perché non era Isa né Mousa, non era profeta né inviato, non era Dio e miracoli non ne faceva. Mohamed non si chiamava nemmeno Mohamed, aveva forse quattr'anni, quel momento breve ed esausto, ricolmo di gioia in cui non hai religione, ma solo te stesso: la tua carne fragrante e compatta, docile allo sguardo dove nessuno a nome tuo parla all'Eterno e per questo sei dorato ma, se ti prende quel Dio dal troppo cuore sa esser così, violento, circolare e crudele. Mohamed non camminava sulle acque e, se vuoi illuderti, ora ascende al cielo; ma qui era piovuto, qui doveva fiorire.

LIGURITUDINE

Immagine
 Qui, in via Morardo, è tutto un po' selvaggio. Un pittoresco anche troppo partenopeo, fin dalle facce. Se di bimbi, già fanno immaginare futuri splendori di ragazzi, imprendibili e furfanteschi. Accanto permangono volti ponentini, di fissità picassiane, e il crespo dei capelli inanella schiene d'ataviche fatiche. Qui il turista non invade ancora i carruggi. La spaghetteria “La mulattiera” ammannisce delizie d'altri tempi in mezzo a cimeli corsi, cartine preunitarie, biancheria di foggia francese, gufi e poiane, gioghi e tovaglie a quadri bianchi e rossi, su cui rosso spicca un papavero. E non stona. Esalta. Addolcisce ineffabile sapidità. Siamo, in realtà, in un suq orientale che sa di spezie e contenitori di plastica adibiti a vasi . Siamo in Italia. Siamo in un reperto anni Cinquanta. Il capolavoro del luogo è la “sala di lettura”: qui pure, un ammonticchiare assolato di grancasse, pendole, scaffali, ruote di biciclette e piastrelle da cucina. Ed è giusto, perché co

UN "PENSIERO RIFLESSO"... IN UN BICCHIERE DI WHISKY di Daniela Tuscano

Immagine
Filosofia come compagna di vita, come narrazione di se' e non solo del Se', come autobiografia, occasione per raccontarsi, romanzarsi, "poetarsi": questo il filo portante del lavoro di Cristian Porcino, intitolato "Pensiero riflesso". Cioè in vista, confessione scagliata e vibrante, carnale, esplicitata quasi con impudicizia. Urlo di rabbia, anche. Idea non nuova, anzi inserita nel solco della grande tradizione filosofica. Siamo noi contemporanei ad aver confinato la filosofia fra le materie astratte, o forse aride, e in una forma espressiva - quella saggistica - che richiama a un periodare pedante, scolastico e impersonale. Occorre ricordare che per gli antichi era tutto l'opposto? Che Socrate aveva appreso l'arte fra le braccia di Diotima e che i suoi trattati portavano il nome dei suoi allievi? Erano innanzi tutto dialoghi, fra un triclinio e un sospiro di passione. Perché la filosofia è spirito; quindi materia. Rinnova la materia. Non v

Spirito di © Daniela Tuscano

Immagine
ti potrebbe interessare http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2015/08/lisis-decapita-un-anziano-archeologo-e.html Anche questo è martirio. Soprattutto questo. Khaled Asaad [foto sotto al centro  ] è morto per quelle pietre, per quella memoria litica che stava lì, a immortalare non solo l’umana vicenda, ma la peribilità degli dèi. Khaled è stato torturato per mesi da Is/Daesh nel solito silenzio complice e criminale di Turchia e Occidente, poi decapitato, appeso a una colonna – uno dei tanti simboli da lui protetti e amati – a 82 anni. La sua testa l’hanno posta al basamento con ancora indosso gli occhiali. Di questi neonazisti in versione mediorientale tutto si può dire, tutto si può e si deve maledire – e stroncarli, stroncarli senza esitazione – ma non che siano stupidi. Anch’essi usano una loro simbologia, e gli occhiali lasciati sul capo dell’insigne studioso non sono solo un’irrisione, ma il manifesto odio l’uomo colto, che osa dubitare: pure d

ADDIO MONSIEUR IBRAHIM

Immagine
"Ma è arabo per davvero?": chiedevo a proposito di Omar Sharif. Il volto non dava adito a dubbi, ma volevo sapere se giungesse proprio da quelle parti, se non si trattasse d'un mezzosangue, se il nome fosse proprio quello. Non lo era, ma nessun problema: come la conversione religiosa, da cristiana a musulmana per amore della prima moglie, anch'essa attrice. Misto lo rimaneva, perché era nato egiziano da genitori libanesi e il Libano, ai suoi tempi, aveva una squisitezza da cartolina polverosa, corpi arabi avvolti in vesti occidentali. Mi sono sembrati sempre belli e un po' goffi, e quel periodo, pur meno tribolato e intellettualmente ricco, non lo ritengo auspicabile oggi. Lui non era goffo, si capisce. Colto e bello, sì. Bellezza letteraria, fiabesca; di qui la mia esigenza d'autenticità. Artisticamente non lo seguii molto. Quand'era all'apice della fama muovevo i primi passi, poi lui cadde e risorse troppe volte. Il gioco, l'alcool, le donne (

RAGAZZO DI VITA di © Daniela Tuscano

Immagine
colonna  sonora    vespa  50 special -  cesare cremonini  Tu, ti ricordo con gli occhi ancora buoni, in un sussulto ridarello, e sempre era estate. Lo so, lo so cosa pensavi. Ti piaceva la penombra degli adulti, la studiavi a loro insaputa; salivi sull'auto sgangherata del nonno, inebriandoti dell'odore di benzina. Ma non lo rivelavi: chi avrebbe capito? Era, per te, odore di libertà; ti vedevi oltre la campagna, in fuga perenne, sparato fra il chiasso dei condomini. Avevi bisogno di perderti, di assommarti a una miriade d'altri Tu. E però ti sentivi solo e amavi esserlo, come il tuo sorriso, d'una timidezza fiera e impertinente. Non stavi fermo mai, il tuo pensiero balzava oltre il muro, la fretta mordeva nelle scarpe troppo larghe, e ti sentivi unico, fragile e brillante guerriero, nell'illusione dell'immensità.                                 © Daniela Tuscano

IL FURTO di © Daniela Tuscano

Immagine
Le cose stanno in questi termini: sono un’umanista, ma un’umanista sui generis. Non tanto e non solo per il percorso scolastico, ma a causa della testa. Maledettamente coriacea, oniricamente concreta. Una donna, o una femmina, come preferite; sta di fatto che non amo le astrazioni e le teorie, navigo sul concreto. Ho sempre amato la Grecia, come tutti, credo; più per l’arte che per la filosofia. Più Euripide che Sofocle, e naturalmente Pericle, Fidia, il Partenone, Scopas, ecc. ecc. Era forse il modo di trasmetterci la materia, ecco. Primo, non c’era nemmeno una donna; secondo, i docenti, immancabilmente maschi, spesso pure simpatici, trasmettevano però un sapere rarefatto, arguto, razionale, bianco come i marmi di Canova. I Greci sono i Greci e si distinguono dai barbari Persiani, la democrazia, ecc. Sì, certo. Ma io avevo in mente taluni amici e colori e cartoline e vedevo capelli scuri e puro Oriente, non candori marmorei e tratti somatici delicati. Poi ‘sta democrazia non m

L'ovvio e la censura di © Daniela Tuscano

Immagine
"Ama, la tua bandiera /è la più bella che ci sia/Ama, la tua bandiera/è la più cara che ci sia...". Questi i versi d'un antico brano di Edoardo Bennato che irrideva la retorica patriottarda e l'idolatria per i simboli. L'identità esasperata, l'"eccesso antropocentrico" per usare un termine caro a papa Francesco, demonizza il diverso da sé. Dopo la strage di Charleston si è ripresentato il problema dell'esposizione della bandiera confederata, uno dei simboli più forti di tale identità esasperata, segregazionista, razzista. Oggi leggo un titolo su "Repubblica" firmato dall'illustre Vittorio Zucconi: "Se anche 'Via col Vento' è un simbolo razzista". Ho un moto di fastidio, anzi di rifiuto, al punto che sono tentata di fermarmi lì. Insomma, il virus di cui soffre la stragrande maggioranza degli internauti sta per contagiare anche me; ma lo vinco e m'inoltro nella lettura, rendendomi presto conto che del romanzo

IL MARE A MILANO

Immagine
Tradizione rispettata. Nubi spesse, aria frizzante. Riecco la Milano degli stereotipi. Forse si mostra così perché i suoi soli abitanti possano capirla. E valla a capire. Ma è bella lo stesso, da oggi di più. E, all’improvviso, il miracolo. La Darsena in abbandono è diventata un porticciolo da fiaba, con tanto di moli, vele, gagliardetti, alberi fronzuti. Che par di sentirli, i marinai, coi loro crepitii di parole salmastre; o i puffini dell’Adriatico immersi in un arioso nulla. Invece non ci sono marinai ma i Canottieri Olona; i germani reali al posto dei puffini; il Naviglio è una fresca mano verde inghiottita dalla pietra dei ponti, solcata dai battelli come un tempo dalle chiatte. Di qua montagne di case, di là l’imbarcadero lacustre. Ai lati deliziose e ancor spoglie salette galleggianti, serre d’acqua, robivecchi e cassettoni. E poi le corti, edere spenzolate come le lacrime che il cielo si ostina a trattenere, lupi di mare metropolitani. Milano celebra la sua voglia di leggere

RAGAZZI

Immagine
  A Milano è scoppiata una bomba atomica, un fungo di fuoco atroce e, come i suoi precedenti storici, assurdo, infame, blasfemo. Nella sua piccineria, addirittura peggiore degli altri. Perché non ha nemmeno le "motivazioni" d'una guerra. Simboleggia solo l'assenza, il grado zero della ragione, lo spappolamento strafatto di pecore impazzite. In quel fungo si raggruma lo scarto e la sconfitta d'una società senza baricentro, televisiva, pronta alla dimenticanza (ben diversa dal perdono), non per longanimità ma per rifiuto di crescere, per timore di dover ammettere i propri errori. Siamo il mondo dei diritti senza doveri; e i primi, senza i secondi, si tramutano sempre in prepotenze. Quanto accaduto mostra la protervia della dittatura del singolo, la fallacia della democrazia emotiva, e siano essi teppisti (come sono), figli di bravi papà che in nome della lotta al "capitalismo" devastano auto di operai ed esercizi pubblici, "studenti" giunti in

False croci e veri crocifissi

Immagine
Non è il primo ad aver la risata facile, e noi italiani ne abbiamo una triste esperienza. Quella di Mered Medhanie, uno degli scafisti-schiavisti responsabili dell’ecatombe nel Canale di Sicilia, ci sembra di sentirla. Incurante, leggera e stolida. Ridevano gl’imprenditori mafiosi aquilani dopo il terremoto del 2012, subodorando affari d’oro con la ricostruzione. Rideva Medhanie stipando carne umana sui barconi della morte, perché, malgrado fosse un “lavoro stressante”, gli consentiva di condurre una lussuosa vita a Tripoli. Ma c’è qualcosa di più terribile di quella risata. Una croce. Nelle fotografie, Medhanie ne sfoggia una vistosa al collo, con evidente compiacimento. Quale significato attribuirle? È forse cristiano Medhanie ? L’obiezione sorgerebbe fin troppo facile: uomini come Medhanie non appartengono a nessuna religione. Certo. Tuttavia, i simboli mantengono la loro importanza. E lo scafista ostentava il suo (come i piissimi uomini d’”onore”, come certi nazis

Risposta a Shady Hamadi

Immagine
Giorni fa lo scrittore e blogger Shady Hamadi ha indirizzato una lettera aperta “a un occidentale, in particolare italiano” http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/18/isis-lettera-a-un-occidentale-scegli-di-sostenere-la-societa-araba-contro-fanatismo-e-dittature/1435194/ (  se  nel caso , come spesso succede     dopo  unpo'   gliurl   vengono per probelemi di spazio rimossi dai  portali , lo trovate  nel mio predente post    ) Qui sotto la mia risposta e la controreplica dello stesso Hamadi. Caro Shady, o forse dovrei scrivere "caro orientale, in particolare caro siriano"? Il tuo post, come altri che scrivi, l'ho pubblicato sulla mia pagina. Affermi molte cose buone e condivisibili, altre discutibili e altre ancora un po' sommarie e sbrigative. È normale sia così, ed è normale esser contestati, perché la democrazia si basa su questo. Ecco, proprio il tuo incipit mi lascia perplessa. A te infastidiscono le generalizzazioni, anzi ne sei giustamente