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11.7.21

perchè il feminicidio e la sua cultura sono cosi pregnanti nel nostro paese ? perchè manca Un’educazione sessuo-affettiva cioè insegnare ad avere cura della relazione, delle emozioni


canzoni. suggerite  

cosa manca al decreto zane  non solo è  Un’educazione sessuo-affettiva Non  l’educazione sessuale   ciò che serve. Ma insegnare ad avere cura della relazione, delle emozioni , del rispetto  ,  della diversità , ecc  eco perchè i femminicidi e la loro ideologia \ base culturale malata è ancora cosi radicata . Infatti Cosa manca? Un’educazione sessuo-affettiva Non è l’educazione sessuale ciò che serve. Ma insegnare ad avere cura della relazione, delle emozioni
Ha raggione quest' articolo preso da io acquasapone


Mer 26 Mag 2021 | di Enrico Molise | Attualità




È sbagliato parlare di educazione sessuale. O, meglio, non è quella che serve davvero. Si tratta invece dell’educazione sessuo-affettiva, che insieme alla componente tecnica, biologica, riguarda pure l’aspetto relazionale legato ai sentimenti, alle emozioni. Inoltre, la nostra società vive un paradosso: ha paura della violenza di genere, delle gravidanze indesiderate, della pedofilia, del bullismo e spesso crede che parlare di sessualità favorisca tutta
una serie di comportamenti. «Gli studi scientifici ci dicono che l’educazione sessuo-affettiva è in grado di smorzare quegli avvenimenti e anche di ritardare l’età del primo rapporto, perché accresce la consapevolezza di sé».

Anche questa volta il nostro punto di riferimento sull’argomento è Marilena Iasevoli, sessuologa romana che ci illustra il legame tra la mancanza di questo tipo di educazione e la violenza di genere.

Parliamo di età.
«I bambini non hanno una grande percezione delle differenze. Le avvertono in relazione a quello che ascoltano e all’educazione che ricevono e fino ai dieci anni i pregiudizi e gli stereotipi non si sono ancora solidificati. Ecco perché è importante dotarli di conoscenza, competenza, di valori che li aiutino a realizzarsi nel rispetto della dignità, propria e altrui. In questo modo per loro sarà possibile sviluppare delle relazioni paritarie, con empatia e rispetto, conoscendo i confini corporei, proteggendo sé stessi e gli altri».
Come iniziare un discorso di educazione sessuo-affettiva con un bambino?
«Le risposte devono essere calibrate in base all’età. Non si tratta di un approccio puramente informativo. Quando il genitore si ritrova davanti ad una domanda non deve farla cadere nel vuoto. Di solito, dai due ai sei anni, le domande riguardano la differenza tra il corpo maschile e quello femminile. Si può parlare anche di come riconoscere e gestire le emozioni, di cosa è possibile fare in pubblico e di cosa solo in privato; del fatto che possano ricevere i baci e le carezze solo dai genitori e magari da altri membri stretti della famiglia. Ma ogni cosa va trattata nel momento in cui viene fuori lo spunto ed è importante non dare informazioni ulteriori: a quell’età si accontentano. Poi, con i più grandi, occorre innanzitutto domandare se hanno già sentito o parlato con qualcuno di quelle cose e calibrare le risposte. Il genitore deve prepararsi con dei libri o rivolgendosi a uno specialista. Sono vicende dinanzi alle quali si ritroverà di sicuro».
E per la discriminazione di genere?
«Viviamo in una società in cui la donna ha sgomitato per svincolarsi dai ruoli che le sono stati cuciti addosso, soprattutto legati alla procreazione e alla cura della casa. Purtroppo questo processo non è andato avanti allo stesso modo in molti uomini, che non hanno metabolizzato pienamente questo cambiamento culturale. Così accade che la violenza venga usata per dominare la donna e per “difendersi” dalla percezione che la mascolinità sia stata minata. Ma anche molte donne hanno interiorizzato questo ruolo e non riescono a uscirne. Così ai figli si può spiegare perché due persone stanno litigando, sottolineare l’importanza della comunicazione e il rispetto dell’altro. I bambini e i ragazzi tendono a imitare, quindi osserveranno e replicheranno alcune dinamiche familiari. È anche possibile cogliere l’occasione di vedere insieme dei cartoni animati e dei film sull’inclusività».

Quindi si rischia di arrivare alla violenza di genere o a subire anche azioni meno violente perché alla base c’è una mancata educazione sessuo-affettiva o anche solo affettiva? Riguarda pure il non volersi bene?
«L’educazione sessuo-affettiva comprende la socialità, le relazioni fisico-corporee, il rispetto di sé e degli altri, la consapevolezza di quando poter dire di sì e quando fermarsi; ma anche la capacità di cogliere i segnali verbali e non-verbali. In assenza, si può arrivare alla violenza di genere, perché, chi non ha avuto nessun tipo di apprendimento sulla relazione con gli altri e sulla gestione dei conflitti, non sa cosa voglia dire affrontare una relazione, sessuale o meno, in termini di scambio equo, paritario e rispettoso. Ed è anche una questione di volersi bene, perché è legata alla crescita dell’autostima. Chi non ce l’ha è probabile che si ritrovi in una relazione in cui abusa o viene abusato. Nel primo caso perché vuole sentirsi forte; nel secondo perché ha una bassa considerazione di sé e crede di meritare quel comportamento. La mediazione degli adulti è fondamentale, perché può spiegare al bambino una determinata situazione, evitando che partecipi in maniera scorretta». 

La responsabilità è familiare?
«Non sarebbe giusto dare questa responsabilità esclusivamente all’educazione familiare o delegare l’informazione a quello che possiamo trovare su Internet. Non possiamo pensare che tutti i genitori siano consapevoli e che tutti abbiamo gli strumenti adatti. Dovrebbe essere responsabilità dello Stato, con l’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva tra le materie di insegnamento, da non affidare ai docenti delle materie scientifiche. Con loro è possibile parlare di come è fatto il corpo umano, ma occorre inserire delle figure specializzate in materia per guardare a tutti gli aspetti che sono legati al corpo, e quindi alle relazioni, ai limiti e al rispetto».
 

 

22.5.21

la cultura ( ? ) dello stupro colpisce ancora . anche lady gaga se la sarebbe cercata ?

 Lo so che  più  rimestoli la merda più  puzza e  più ti sporca  . Ma   a volte   non   se  ne  può fare  a meno    specie  davanti  a   simili cose  .
Stavo   sminchionando  sui miei gruppi  facebook  e proprio su  quello  di  https://www.facebook.com/groups/analfabetismofunzionale/ ho   trovato     questo post  di 


Ora  Infilare il discorso ( ormai   stancante    e  soporifero   come aveva previsto Gaber   sia  qui che  qui  e in chiave  aggiornata Dado  poi  destra-sinistra in una notizia che parla di violenza, è il segnale che da qualche parte l'istruzione e  anche la teoria Darwiniana dell’evoluzione della specie  ha  fallito .Provi a pensare ad una situazione simile e moltiplichi per 100 e poi FORSE capirà perché per una donna stuprata è difficile denunciare subito. A questo aggiunga che spesso il colpevole non viene neanche punito. E poi provate , lo  so  che   mi legge    e dall'inizio lo avrà già visto e quindi se lo dovesse saltare non ne faccio un dramma , ad immaginare Cosa succederebbe se un uomo andasse a denunciare una rapina e le donne che raccolgono la sua denuncia cominciassero a fare domande su com’era vestito quando è stato derubato? Oppure se osservassero che i suoi abiti inducono a pensare che stia bene e che quindi, insomma, un po’ se l’è cercata se poi qualcuno ha pensato di rapinarlo ?Se state pensando  come dice    il  sito  da  cui  l'ho preso   

che siamo impazziti, aspettate un attimo. Ma se state pensando che il modo in cui ci si veste non possa in alcun modo giustificare una rapina, non possiamo che essere d’accordo con voi.
Fermi tutti, però. Perché, invece, se le stesse domande vengono poste ad una donna che denuncia una molestia o uno stupro, vengono percepite come “normali”?


Lo sketch di BBC Comedy

È quello su cui vuole far riflettere uno sketch realizzato da BBC Comedy (uno dei canali del network della TV pubblica britannica) in cui un uomo ben vestito va a denunciare di essere stato rapinato. Protagonista è la comica Tracey Ullman che conduce il seguitissimo show che porta il suo nome. Ecco il video, segue traduzione dei dialoghi.


L’agente che raccoglie la denuncia, una donna, comincia a fargli delle domande sulla dinamica dei fatti. Prima gli chiede di descrivere l’uomo che lo ha aggredito. L’uomo risponde e poi spiega che gli è stato messo un coltello alla gola e che, a quel punto, il ladro gli ha chiesto il telefono e l’orologio. È lì che cominciano le domande strane: “Era vestito come adesso?” chiede l’agente. L’uomo non capisce. “È questo l’orologio che indossava quando è successo?” insiste la donna. “Ehm, sì… ma…”. “Lei sembra provocatoriamente benestante” incalza l’agente. L’uomo si agita: “Non capisco come quello che indosso…”. “Be’, è una sorta di invito, no – lo interrompe lei -? Come se lo stesse pubblicizzando”. “Aveva bevuto? L’uomo tenta di rispondere, ma l’agente deduce che è stressato e chiama la psicologa. La seconda donna entra: “Quest’uomo è un po’ arrabbiato, è stato rapinato poco fa” le spiega l’agente. “Oh, caro… Aveva bevuto?” chiede la psicologa. “Sì, perché se aveva bevuto potrebbe aver mandato segnali confusi – spiega l’agente -. Un uomo ben vestito, con il telefono che alla fine dice: Non voglio essere rapinato…”. L’uomo tenta di riportare la questione ai fatti: “Mi ha puntato un coltello alla gola e mi ha chiesto le mie cose…” spiega. “E gliele ha date?” chiede la prima donna. “Ha urlato?” gli chiede la psicologa. “Vede, una persona come può capire che lei non è contento di dargli le sue cose se lei non chiarisce le sue intenzioni?” aggiunge l’agente. “Non ho urlato. Aveva un coltello! Ero terrorizzato” risponde l’uomo cercando di far capire la paura che ha vissuto. “E noi siamo molto solidali, ma lei deve assumersi parte della responsabilità”. Le email offensive Per aggiungere assurdo all’assurdo, entra nella stanza un agente in divisa che spiega che nell’altra stanza c’è un uomo che racconta dia vere ricevuto diverse email offensive. La donna che sta interrogando la vittima della rapina gli suggerisce di chiedere quale fonte abbia usato: “Se è qualcosa di civettuolo come l’Helvetica, probabilmente se l’è scritte da solo”.

  chi lo volesse  in italiano   sottotitolato lo trova    :  

20.4.21

La domanda per padri e madri

N.b
Non riporto   né qui né  nel post  precedente  il video  di Grillo  perchè   come    dice  il mio contatto  
Il video di Grillo è davvero incommentabile.
Ho ascoltato/guardato fino alla fine con grande fatica (e perciò evito di condividerlo qui) uno show ripugnante di garantismo genitoriale estremo che, secondo me, nuoce gravemente al figlio.
È talmente violento da risultare contraddittorio e parossistico come difesa da un’accusa di violenza.
È talmente illogico nelle argomentazioni da far supporre che davvero non esista alcuna argomentazione logica a difesa.
Bene avrebbe fatto a tacere, almeno stavolta.

Adesso dopo questa promessa entriamo nel vivo del post d'oggi . Dopo  la lettura dell'articolo   su repubblica  d'oggi  , che  trovate  sotto   ,  di Michela   Murgia  sul becero discorso  di Beppe  Grillo  , troverete  delle   aggiunte  a quanto  dicevo ieri nel  mio  post  : << Beppe  grillo ha  paura    della condanna  del figlio    e del relativo danno d'immagine  ?  >> .
Ora il  finale  dell'articolo  di Michela Murgia è  un  forzato \  esagerato   Un po' esagerato alla  fine   perchè non  è detto  che   per forza necessariamente,   anche  se non è   da  escludere  perchè  :  una subcultura simile figlia di un arcaico possesso della femmina purtroppo fa ancora danni incredibili pure tra i giovanissimi\e che  in tutte le  famiglie   ci  sia   per  forza  un grillo  .Un articolo che fa puntualizzazioni importanti. Ci serviva.  Infatti  nel  finale  ha voluto "calcare la mano" nell'affermare che c'è un Grillo in ogni famiglia e ovviamente ognuno di noi pensa che non sia vero, non nella nostra, ma rifletterci bene non ci farà sicuramente male. Grazie.  Ma  prima    di lasciarvi alla lettura   del suo   articolo   dico  solo  a chi ha il dubbio che si cerchi di creare una cultura della carta da bollo nella sessualità, consiglio di leggere l'articolo di Perilli sulla rape culture  su repubblica  d'ieri  , e guardare il video (in inglese). O di leggere l'articolo di Michele Serra sul post di Aurora Ramazzotti e il cat calling di qualche settimana fa...e in particolare di leggere i commenti dei lettori. Illuminanti, su cosa significhi non cogliere l'esigenza di consensualità nei comportamenti sessuali, consensualità che può mancare su tanti, troppi livelli: dai commenti alla donna che va per i fatti suoi per strada, ai crimini di stupro. Dalle piccole alle grandi cose, la consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento. Parole e concetti giustissimi quelli di quest'articolo, che
dovrebbero leggere e soprattutto comprendere certi opinionisti di Destra (vero Feltri, Sallusti e company ) che in precedenti occasioni hanno speso parole in abbondanza per ricordare, a loro dire, come dietro ogni minaccia o offesa sessuale maschile compiuta ci sarebbe sempre in realtà un'accondiscendenza da parte femminile. Con tanto di squallidi esempi da loro riportati addirittura sulla meccanica con cui uno atto sessuale violento può o non può essere compiuto senza la partecipazione "voluta" della vittima. Ricordiamocelo. Quindi  da  EX    simpatizzante  del  m5     mi sento  
dire  anch'io   condividendo quanto dice  quest altra mia   utente  Facebook  

È da ieri che vorrei scrivere qualcosa.
Spiegare a Grillo l’ovvio. Spiegargli cosa può succedere nel corpo e nel cuore di una donna che subisce una violenza. Vorrei raccontargli esattamente come mai possano passare giorni prima che una realizzi e decida di denunciare. A volte mesi. A volte anni. A volte non basta una vita. Vorrei provare a fargli capire che lui, con la sua immeritata visibilità, sta stuprando quella ragazza una seconda volta.
Ma non capirebbe.
Forse è meglio qualcosa più alla sua portata. Tipo vaffanculo
Ma   adesso basta   parlare io lasciamo  la parola  alla Murgia e   ed  alle  vostre  considerazioni  se  vi  va  di  commentare    

 Commento

La domanda per padri e madri

Il video shock di Grillo

Per far capire agli scettici nostrani del #metoo quanto sia difficile per una donna denunciare una violenza sessuale basterebbe mostrare loro il video con cui Beppe Grillo, coi toni scomposti delle reazioni a caldo, insinua che in una denuncia presentata otto giorni dopo i fatti ci sarebbe qualcosa di "strano", cioè sospetto e dubitabile. La presunta vittima, colpevole di essere stata troppo lenta a reagire, sarebbe dunque la vera carnefice, decisa a incastrare a posteriori dei ragazzi ingenui senz'altra colpa che quella di esser stati troppo esuberanti. Grillo esprime una presunzione comune a molte persone: quella di sapere come dovrebbe comportarsi ogni vera vittima di violenza per essere credibile (e dunque creduta). Secondo questo vademecum dell'affidabilità, la donna deve correre subito al primo commissariato e contestualmente al pronto soccorso, altrimenti è legittimo pensare che si sia inventata tutto a mente fredda per incastrare qualcuno e magari specularci su. Come troppi, il fondatore del Movimento 5 Stelle fa finta di ignorare che vivere l'esperienza di uno stupro non è come subire un furto. Capire di esser stata violentata mentre eri ubriaca è tutt'altro che immediato. Devi ricordare, poi superare la vergogna di confessarlo, affrontare la paura di non essere creduta (ti chiederanno com'eri vestita? Perché avevi bevuto? Come mai eri lì?) e sopportare l'ipotesi - utile agli inquirenti, ma terrificante per te - che esistano prove digitali che possano nel frattempo girare pubblicamente e che, nel caso di un rinvio a giudizio, finirebbero sotto gli occhi di decine di estranei pronti a giudicare i tuoi atteggiamenti intimi decine di volte.
Visti da questa prospettiva, otto giorni per trovare il coraggio di denunciare sembrano persino pochi, invece per Grillo - manettaro da politico e garantista da genitore - sarebbero già la prova che non è vero niente, rafforzata da un filmato dove la presenza di consensualità si evincerebbe dal solo fatto che un gruppo di maschi diciannovenni sembri divertirsi molto. In che modo si siano divertiti Grillo junior e i suoi amici lo stabilirà ovviamente un tribunale. A noi spetta invece interrogarci sulla strana idea di consensualità che emerge dal ragionamento di Grillo senior, perché sta alla base della diffusa difficoltà italiana a riconoscere come tale qualunque violenza sessuale. Il consenso tra adulti esiste se le persone fanno un patto su termini condivisi. La persona consenziente è quindi quella che ha espresso un accordo esplicito. Ovvio? Non se parliamo di sesso. Per un meccanismo sociale che si chiama cultura dello stupro - quella secondo la quale la violenza è sexy e la sessualità è violenta - in Italia avviene infatti l'esatto opposto: il consenso femminile ai rapporti sessuali è considerato implicito anche in assenza di disaccordo. Se non dici no, allora è già sì. Non ha alcuna importanza se il tuo rifiuto è impedito dal fatto che sei ubriaca, spaventata o intimidita da circostanze, sostanze e persone. Questi fattori possono essere addirittura considerati rafforzativi del consenso, giacché se hai assunto alcool o droghe è perché volevi perdere il controllo. Per questo, agli occhi di molti, bere sottintende già il consenso a fare sesso in stato di alterazione, così come l'indossare abiti convenzionalmente definiti provocanti o l'accettare situazioni confidenziali che però non sono ancora sessuali. Il consenso come volontà espressa non gode di gran credito nel nostro Paese, dove fior di commentatori sui giornali intervengono a giorni alterni per lamentarsi di quanto il #metoo abbia ucciso il romanticismo e di come chiedere assenso esplicito burocratizzi la spontanea arte del corteggiamento. La vicenda Grillo è come tante e la dirimerà un giudice, ma ai ragazzi e alle ragazze chiederei di usarla per fare un piccolo esperimento sociale in famiglia. Mostrate ai vostri genitori il video dell'ex comico e chiedete loro: papà, se mi diverto col corpo di un'altra persona senza chiederle il permesso, anche tu mi difenderai così? Mamma, se bevo a una festa e poi mi fanno questo, anche tu mi scaricherai così? C'è un Grillo in ogni famiglia. Forse è il momento di stanarlo.

chiudo  con in sottofondo radiofonico  le    note  finali   di Pensa  di  F.Moro
 e   quelle  iniziali   di  la  canzone del maggio   di F.De.Andrè 

29.3.21

IL passo dallo stalker al femminididio è sottile soprattutto quando è di stato



 di cosa  stiamo  parlando  

                                  


sempre   dalla stessa fonte  del 28\3\2021


Lavinia Rivara

Se sei una donna, sei giovane, impegnata in politica, se magari provi anche a fare carriera, un risultato è assicurato: lo stalking non te lo leva nessuno. Per mesi, anche anni. Una condanna di genere.Nessun ministro uomo probabilmente ha avuto la malaugurata sorte di sentirsi apostrofare sui social per mesi “bocca rouge” o “cazzolino” come è toccato all’ex collega Lucia Azzolina, né di essere perseguitato per un anno e mezzo con messaggi a sfondo sessuale, conditi da minacce di morte. Il tutto perché il suo stalker, Pasquale Vespa, presidente di un’associazione di docenti precari, non condivideva la sua posizione sul precariato.

 Opinione legittima ovviamente, ma la critica e la protesta, per quanto radicali, si sarebbero certo sfogate in altro modo se l’avversario fosse stato un maschio.Poche settimane fa un’altra ex ministra, Maria Elena Boschi, ha presentato una denuncia per stalking alla procura di Roma. Da sei mesi un uomo la bombardava di mail, telefonate, attacchi sui suoi profili social, tutti i giorni, anche più volte al giorno. Boschi, oggi capogruppo di Italia viva alla Camera, si è decisa a denunciare quando ha capito che il suo persecutore si recava negli stessi luoghi frequentati da lei, quando cioè la minaccia è diventata fisica e non più solo verbale. Ma non era certo la prima volta che si trovava a dover affrontare questo genere di intimidazioni: «Vanno avanti dal 2014, con soggetti diversi» ha rivelato in una intervista al Corriere. Se si considera che è stata eletta deputata per la prima volta nel 2013 si capisce che gli stalker hanno accompagnato tutta la sua carriera politica.Poco più di un anno fa Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, è comparsa davanti alla prima sezione penale del tribunale di Roma per il processo contro il suo persecutore, Raffaele Nugnes, arrestato qualche mese prima. «La notte non dormo più se penso alle minacce che quest’uomo mi ha rivolto via Facebook - ha raccontato -. Ho paura per mia figlia. Lui diceva che la bambina era sua, che prima o poi sarebbe venuto a riprendersela ».Nel 2015 venne processato anche il molestatore di Mara Carfagna, allora deputata forzista e principale promotrice della legge antistalking. Sul sito della sua vittima lui aveva scritto: “Ti seguo da un po’, conosco i Secondo gli ultimi dati del Viminale le donne, neanche a dirlo, rappresentano il 75 per cento delle vittime di reati persecutori. La maggior parte sono adulte (il 36 per cento ha tra 31 e 44 anni), l’età in cui tendenzialmente si manifesta maggiore indipendenza, si prova magari a fare carriera. Subito dopo vengono le ragazze tra i 18 e i 30 anni (22 per cento). È come se l’essere donna, giovane, magari con ambizioni e visibilità, fosse ancora qualcosa di inaccettabile per una certa cultura maschile (per fortuna minoritaria).In queste settimane si è molto dibattuto della presenza delle donne in politica. La decisione del nuovo segretario del Pd Enrico Letta di imporre una vice e due capigruppo parlamentari donne sta facendo discutere, ma di certo ha il merito di riequilibrare una situazione. Come ha detto Irene Tinagli «a nessuna donna piace ritrovarsi in dei ruoli perché ci sono le quote, ma siamo stati costretti ad arrivare a misure più drastiche perché in maniera naturale questo spazio non si creava». La verità è proprio questa: la strada per una vera parità di genere è ancora lunga e costellata di misure drastiche e di prezzi da pagare. Lo stalking è sicuramente uno dei più odiosi.Una strada che resterà impervia finché esisteranno sottosegretari di Stato come il leghista Rossano Sasso che, nonostante abbia la delega per combattere il bullismo, non si è fatto scrupolo di assumere al ministero dell’Istruzione uno stalker come Vespa. Anzi, lo ha difeso fino all’ultimo, arrivando addirittura a definirlo «un simbolo dei diritti dei lavoratori più deboli». La decisione del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di revocare l’incarico al docente era un atto dovuto inevitabile. Ma forse sarebbe opportuna anche qualche riflessione sul sottosegretario e le sue deleghe.


21.2.21

paese sempre più alo sbando fra razzismo e sessismo . il caso degli insulti alla meloni e il caso di razzismo con la partecipazione del controllore verso una ragazza i colore su un treno



Premetto  che     non provo  simpatia  politica  e  culturale per  Giorgia Meloni  ma tali definizioni  sono  vergognose   soprattutto  quando vengono    da   un uomo  di  cultura  come   Giovanni Gozzini   che  


insegna Storia contemporanea, Storia del giornalismo e History ofglobalization al Dipartimento di scienze sociali, politiche e cognitive dell’Università di Siena. Ha insegnato presso la Mount Scopus University di Gerusalemme ed è stato visiting professor presso il Center for European Studies della Harvard University. E autore di studi su Firenze
nell’Ottocento (Firenze francese, Ponte alle Grazie, Firenze 1989; Il segreto dell’elemosina, Olschki, Firenze 1994) sulla storia dello sterminio nazista (La strada per Auschwitz, Bruno Mondadori, Milano 1996), sulla storia del Pci (Storia del Partito comunista italiano, v.7, Dall’attentato a Togliatti all’VIII congresso, Einaudi, Torino 1998), sulla storia del giornalismo (Storia del giornalismo, Bruno Mondadori, Milano 20112) sulla storia delle migrazioni internazioni (Migrazioni di ieri e di oggi. Una storia comparata, Bruno Mondadori, Milano 2006) sulla storia della globalizzazione (Un’idea di giustizia, Bollati Boringhieri, Torino 2010; insieme a Tommaso Detti L’età del disordine. Storia del mondo attuale 1968-2017, Laterza, Roma 2018; insieme a Marcello Flores 1968. Un anno spartiacque, il Mulino, Bologna 2018) e sulla storia della televisione (La mutazione individualista, Laterza, Roma 2011). E membro della direzione della rivista "Passato e presente" e del comitato cientifico di "Comparativ. Zeitschrifte fürGlobalgeschichte und vergleichendeGesellschaftforschung" è peer reviewer per il«Journal of Global History». Dal 2000 al 2007 è stato direttore del Gabinetto Vieusseux di Firenze e dal 2007 al 2008 assessore alla cultura del Comune di Firenze.
Giovanni Gozzini è figlio di Mario Gozzini, l’ex senatore della Sinistra indipendente che ha legato il suo nome alla legge che concede benefici ai detenuti, e della teologa Wilma Occhipinti.

da    https://www.adnkronos.com/ 20 febbraio 2021 | 22.33 

  ed  come  tale  è giusto   che  si prendono provvedimenti  le  scuse   per  altre  forzate  :  « Chiedo scusa per aver usato delle parole sbagliate. Sono a porgere le mie scuse a tutti quanti, a Giorgia Meloni per prima e a tutte le persone che si sono sentite offese ».
 Infatti  [...] 
«Siamo increduli che nel 2021 ci si possa esprimere ancora così pubblicamente --- attacca Giovanni Donzelli, deputato e dirigente nazionale di Fratelli d’Italia  sul il  corriere  della sera  qui l'articolo completo   ---  Ancora di più che a farlo sia un professore come Gozzini, ha insultato e denigrato pesantemente Meloni». E poi: «Come al solito gli intellettuali di sinistra predicano bene e razzolano male, dimostrandosi buoni a cavalcare le battaglie in difesa delle donne solo a corrente alternata.»[...] 
Ciò dimostra  come  dal     sessismo  ,  la  volgarità  gratuita , ecc :   nessuno  sia immune  a prescindere  dalla sua  appartenenza  politico culturale      da  tale   fenomeno  .,  e che   a livello etico  e  culturale  c'è ancora molto  da fare .  concordo  con 


 ed     quanto dichiara la leader di Più Europa, Emma Bonino.

"Le mie idee politiche non potrebbero essere più diverse da quelle di Giorgia Meloni e proprio per questo oggi trovo doveroso esprimerle la mia vicinanza per le offese indegne e volgari ricevute da un professore universitario. L'odio e la volgarità non sono la soluzione, nè la strada, mai". 

veniamo   ora  al secondo  caso 

 Ancora più grave delle affermazioni della signora, è il fatto che il capo treno o controllore l'abbia fatta scendere dal treno, nonostante il biglietto regolare


    da  https://www.fanpage.it/attualita  18 FEBBRAIO 2021  17:41

Prato, razzismo contro una 19enne: “Hai starnutito e sei nera, scendi dal treno”

 

Una studentessa di 19 anni è stata vittima di un episodio di razzismo mentre andava a scuola su un treno che da Prato doveva arrivare a Firenze. La ragazza di origini brasiliane avrebbe starnutito due volte e
una donna l’avrebbe accusata di diffondere il Covid, collegando la sua affermazione al colore della pelle della giovane. Successivamente avrebbe chiamato un dipendente in divisa che, dopo aver controllato il regolare biglietto in possesso della studentessa, le avrebbe chiesto di scendere alla prima fermata.

                               di Gabriella Mazzeo


"I neri come te portano il virus in Itali". Questo avrebbe detto una donna a studentessa di 19 anni di origini brasiliane che viaggiava in treno con lei. La ragazza si stava dirigendo a scuola e per due volte avrebbe starnutito due volte mentre era seduta al suo posto. La donna, a quel punto, è andata a cercare il capotreno: dopo pochi secondi, un uomo in divisa (che non era il capotreno) avrebbe fatto scendere la ragazza alla prima fermata, quella di Sesto Fiorentino.La ragazza ha raccontato quanto avvenuto al padre adottivo, che ha poi inoltrato una lettera a Trenitalia e agli organi di stampa locale per raccontare quanto successo. La 19enne è salita su un treno regionale partito alle 7.12 dalla stazione di Prato centrale diretto a Firenze. Con sé aveva mascherina e biglietto regolare e prima di accomodarsi ha anche misurato la temperatura come da prassi, non riscontrando alcun problema. I due starnuti, però, avrebbero scatenato la reazione dell'altra passeggera che l'avrebbe accusata di "portare il Covid", relazionando la cosa al colore della sua pelle. Secondo quanto riferito dal padre nella sua denuncia, si sarebbe avvicinato a lei un dipendente di Trenitalia con divisa e trolley che dopo aver controllato il regolare biglietto della 19enne, le avrebbe chiesto di scendere alla prima fermata.La studentessa, che in quel momento si stava recando a scuola, ha pensato che si trattasse del capotreno e ha dunque eseguito quanto le era stato detto per poi attendere il treno regionale successivo per Firenze. L'episodio le ha anche causato un ritardo di più di mezzora a scuola. "Il comportamento del capotreno è inaccettabile, in quanto ha implicitamente cavalcato l'onda xenofoba e discriminatoria della passeggera che sarà oggetto di denuncia penale se individuata. Ha deciso di allontanare una studentessa in base a una mera discrezionalità senza neppure misurarle la temperatura al momento del controllo al posto. In un paese democratico non possono accadere fatti del genere" ha scritto l'uomo nella sua lettera.
La posizione di Trenitalia
Trenitalia ha fatto sapere di essere all'opera per individuare il dipendente che avrebbe detto alla ragazza di scendere. Ha fatto inoltre sapere che nel convoglio il capotreno in servizio era una donna e che quindi si sta lavorando per capire la posizione del secondo dipendente in divisa, indicato dalla giovane come un uomo. Il padre della ragazza è stato contattato personalmente dal direttore regionale della divisione passeggeri per chiarire questo passaggio.

  colonna  sonora  

Battiato- Povera  patria  Patti Smith – People Have The Power
Willie Peyote – Io Non Sono Razzista Ma…
Black Eyed Peas – Where Is The Love ?
Caparezza – Vengo Dalla Luna
Ghali – Cara Italia
Michael Jackson – Black Or White
Mirkoeilcane – Stiamotuttibene
 Jarabe De Palo – Depende
Manu Chao – Clandestino
Ivano Fossati – Mio Fratello Che Guardi Il Mondo