Lo so che ormai sarete stufi di sentire parlare del Papa e che ormai è ora di girare pagina è andare avanti la vita , anzi il viaggio, deve continuare . Ma io ancora non ci riesco del tutto . in questo post voglio cercare di descrivere le mie emozioni degli ultimi avvenimenti ( esposizione della salma e i funerali ) che a causa impegni di studio e di lavoro non ho potuto assistervi direttamente di persona , ma attraverso i giornali e le tv .Vedendo le folle che facevano anche 12 ore di fila per vedere la salma ( alcuni in buona fede altri perché và di moda e perché lo fa la massa , Parlo ovviamente senza giudicare o condannare perché anche quella è una scelta condivisibile o meno ,sarà Dio a farlo eventualmente, ma per esperienza personale ma dopo aver osservato \ “studiato “ i comportamenti di alcuni miei concittadini che sono andati li e si vantavano ed esibivano in modo stucchevole la foto fatta con il cellulare della salma . Infatti una ragazza chiacchierando al cellulare mentre si stilava l’elenco per la partenza ha detto : << c’è canale satellitare fisso sulla gente che entrava mi raccomando di collegarlo al video registratore e se riesci a beccarmi registrami ,. Sono molto emozionata ci pensi [… ] ? >> ) e gli slogan al ( limite del fanatismo ) da stadio al funerale , mi ritorna in mente la frase di: Erich fromm :<< E’ tempo di smetterla di discutere intorno a Dio e unirsi invece a smascherare le forme contemporanee di idololatria. Oggi c’è la Deificazione dello stato e del potere nei paesi autoritari , e la deificazione della macchina e del successo nella nostra cultura >> . Ora mi chiedo se tale comportamento delle massa spesso inizialmente incivile ( vedere in merito l’articolo su repubblica cartacea di martedì scorso non ricordo l’articolista , Sic , sulla gente in fila per il papa ) poi via via più composta è dovuto a un vuoto o mancanza di punti di riferimento ( come nel mio caso ) come dice l’articolo della rivista settimanale l’internazionale ( www.internazionale.it ) riportato dal trimestrale Sbs di smemoranda oppure alla smania di protagonismo e d’esserci a tutti i costi o il voler riempire il vuoto con altri i idoli come afferma Eugenio Scalfari << In realtà il popolo di Dio sente il vuoto della coscienza e invoca, per riempirlo, il ritorno d'un Cristo incarnato. "Subito". Questa in realtà è la sfida che la Chiesa del dopo Wojtyla ha dinanzi a sé.Perla In realtà il popolo di Dio sente il vuoto della coscienza e invoca, per riempirlo, il ritorno d' un Cristo incarnato. "Subito". Questa in realtà è la sfida che la Chiesa del dopo Wojtyla ha dinanzi a sé. Per la salute delle anime c'è da augurarsi che non cada in tentazione e segua piuttosto l'esempio del Gesù del Vangelo di Giovanni che di fronte alla folla osannante si ritira sulla montagna tutto solo a pregare il Padre.Non si cura il vuoto delle coscienze creando altri idoli, ma svegliando nelle persone il senso della responsabilità di fronte alla vita, che la morte restituisce come cenere alla cenere. salute delle anime c'è da augurarsi che non cada in tentazione e segua piuttosto l'esempio del Gesù del Vangelo di Giovanni che di fronte alla folla osannante si ritira sulla montagna tutto solo a pregare il Padre .Non si cura il vuoto delle coscienze creando altri idoli, ma svegliando nelle persone il senso della responsabilità di fronte alla vita, che la morte restituisce come cenere alla cenere . >> nell’editoriale di del quotidiano la repubblica del 10\10\2005 . Oppure una nuova forma d0idolatria come quella ( se non adirittura peggiore ) ipotizzata da Fromm e riportata nelle righe precedenti , dovuta alla globalizzazione neo liberista sempre più selavaggia che rende merce e spettacolizza anche la morte ( vedere la presenza di video camere e e di video cellulari al passaggio del pontefice il primo giorno di lutto ) .- Fenomeno questo che il pontefice ha sempre combattutto sia da vivo con le sue encicliche , sia da morto con la scelta di una bara di grande semplicità ( come potete vedere da questra foto tratta , come la precedente da il primo e il secondo dossier del quotidiano www.repubblica.it in cui tropvate anche le sue encicliche ) e dal suo testamento ( idem ) Concludo con questo post con un dialogo inetriore contenuto nel mio archivio cartaceo scritto iin questi giorni in cui la crisi era più acuta e più ossessionante : D) Come fare ad andare avanti quando viene meno \ a mancare un punto di riferimento nella tua vita \ opera d'arte ? R) prendi d’esso il più possibile e mettilo nel tuo cuore ( se sei uno \ a che usa solo quello ) oppure nella tua opera d’arte ( sei come me uno che usa e almeno cerca cuore&mente ) e fanne il tuo caposaldo e riprendi il cammino . Con questo è tutto Attendo con ansia le vostre opinioni sia che abbiate assisto da vivo a tali eventi n o solo in tv e giornali sia che approviate queasto post o meno
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
11.4.05
mercificazione e spettacolirazzazione della morte
9.4.05
ricordo
Un ricordo
“...Senza dubbio, le persone disabili, svelando la fragilità della condizione umana, sono una espressione del dramma del dolore e, in questo mondo assetato di edonismo e ammaliato dalla bellezza effimera e fallace, le loro difficoltà sono spesso percepite come uno scandalo e una provocazione e i loro problemi come un fardello da rimuovere o da risolvere sbrigativamente. E se invece sono icone viventi del Figlio crocefisso.”
Giovanni Paolo II ( 1978-2005 )
7.4.05
Senza titolo 639
Un appello alla società civile e alle istituzioni nazionali e locali
Il disegno di legge Moratti - per il cui ritiro immediato il mondo della università (ricercatori/docenti precari e non, studenti, sindacato, associazioni) si è mobilitato martedì 17 febbraio - è un colpo gravissimo all'intera società italiana , nel più generale contesto di distruzione dei beni collettivi. L'iniziativa contro l'Università pubblica si inserisce infatti in un programma politico caratterizzato da continui attacchi contro la scuola pubblica, la libertà di informazione, il patrimonio culturale collettivo e i servizi sociali essenziali. Presentato come uno strumento innovatore, il DDL, attraverso la precarizzazione ulteriore del lavoro scientifico, mina alla base le condizioni di libertà, analisi critica e cooperazione necessarie alla produzione di saperi innovativi, rinsaldando le barriere sociali all'accesso ai saperi e precludendo lo sviluppo plurale della conoscenza.
Le sfide poste dalla società in trasformazione - il cui centro propulsivo dal punto di vista sociale ed economico è la conoscenza - non hanno trovato finora che risposte politiche puramente demagogiche, orientate da una visione miope, escludente, mercificata e gregaria della produzione di sapere, che connota sempre più in senso anti-scientifico la cultura politica dominante nel nostro paese, a danno di tutti. Una visione miope, escludente, mercificata e gregaria perché:
non riconosce che la libertà e l'autonomia della ricerca sono prerequisiti essenziali della capacità innovativa e della funzione culturale, sociale e civile della produzione/riproduzione dei saperi;
sacrifica il principio fondamentale di una larga partecipazione sociale alla costruzione dei saperi, riservandola a pochi soggetti, al costo della negazione dei diritti sociali per molti altri;
riduce il valore della conoscenza ad interessi di parte, collegando in modo sempre più stretto l'esistenza stessa di molti filoni di ricerca alla loro profittabilità a breve termine sui mercati, favorendo un processo illiberale e intollerabile di uniformazione dei saperi;
tradisce il fondamento etico e civico moderno della libera circolazione dei saperi, attraverso l'estensione della logica dei brevetti e la privatizzazione della produzione scientifica.
Investire risorse per una società aperta, solidale, innovativa.
Non crediamo che l'Università e gli Enti pubblici della ricerca debbano costituire i soggetti esclusivi nei processi di produzione dei saperi. Niente di più lontano dall'approccio che vogliamo promuovere. Riteniamo però che la ricerca pubblica - in condizioni di libertà ed autonomia da poteri economici e politici - debba essere un punto di riferimento centrale, costruendo quel terreno di incontro con saperi emergenti che, proprio per la crisi vissuta dall'Università italiana in questi anni, hanno qui trovato ben pochi spazi di dialogo. Solo con un'Università messa in grado, attraverso adeguati investimenti, di produrre sapere ed innovazione si instaurerebbe un circolo virtuoso del quale beneficerebbe l'intero tessuto sociale del paese.
In Italia il personale di ruolo nell'Università conta 58000 persone, i ricercatori precari sono 55000. Nel nostro paese la spesa statale per l'università è addirittura la metà di quella investita da Francia e Regno Unito e un terzo della spesa prevista in Germania. Su un numero di studenti iscritto all'università comparabile ci sono 115.000 insegnanti in Germania, 126.000 in Gran Bretagna, 77.000 in Francia e 50.000 in Italia; la spesa pro - capite per studente è di ?9.296 in Germania, intorno a ?7.000 in Francia e Inghilterra, ma solo di ? 3.098 in Italia . Il numero di dottorandi ogni 1000 abitanti tra i 25 e i 35 anni è di 0,75 in Germania, non inferiore allo 0,63 in Inghilterra e in Francia : in Italia è appena di 0,17 . Si aggiunga che l'età media di un ricercatore italiano (finora la prima figura di ruolo nell'università) è di 50/55 anni e l a durata media d el precariato è di 8 anni (dati M IUR).
Il disegno Moratti spaccia il precariato scientifico per flessibilità, un'operazione di distruzione e privatizzazione del patrimonio pubblico di sapere scientifico per modernizzazione. Pretende inoltre di far passare lo scadimento delle relazioni di lavoro e dei metodi di selezione del personale di ruolo, che da questa legge deriverebbe, come un'azione di scalzamento di logiche poco meritorie, che al contrario possono essere combattute solo attraverso un sistema di reclutamento trasparente, adeguatamente finanziato, dopo un periodo di formazione - di durata ragionevole e non indefinita come di fatto è già oggi - in cui siano garantiti i fondamentali diritti sociali.
La Rete nazionale dei ricercatori precari chiede quindi al Governo nazionale di investire sulla ricerca pubblica seriamente abbandonando queste posizioni, ritirando subito il DDL Moratti, e aprendo un confronto serio ed organico su questo versante, allargato a tutte le componenti del mondo della ricerca. Per raggiungere questo obiettivo facciamo appello a tutta la società civile italiana e alle Istituzioni.
Il ruolo della società locale
In questa battaglia culturale e politica, già condivisa da ampi settori del mondo della ricerca e della società civile, e di cui fa parte la definizione comune di una Carta dei diritti/doveri del ricercatore, il ruolo degli Enti locali potrebbe essere decisivo, e in questo senso va il nostro appello, affinché vengano sostenute le nostre richieste al governo.
La questione del ruolo della ricerca pubblica e del suo rapporto con la società, proprio per la fase di grande trasformazione sociale in cui ci troviamo (globalizzazione, società della conoscenza, networked society , società dei saperi), ha una sua specifica dimensione locale.
Il sistema della ricerca infatti non è astratto, si radica nei territori, produce beni collettivi che hanno (o dovrebbero avere) le ricadute culturali, sociali, socio-economiche più immediate sulle comunità locali, sulla qualità dello sviluppo e della vita, anche nella sua dimensione civile. Questo aspetto è ulteriormente accentuato dalla nuova struttura dell'offerta didattica. Una università che dialoga con il territorio, oltre che con il mondo, è una università viva e vivificatrice.
Già oggi molte istituzioni regionali e locali finanziano la ricerca, prevalentemente attraverso il canale dei bandi. Le emergenti politiche locali per lo sviluppo della società dell'informazione costituiscono una nuova opportunità, ma possono anche tradursi in vincolo e restare monche se non si comprende che è necessario promuovere la ricerca in tutti i settori.
La Rete nazionale dei ricercatori precari chiede che il rapporto fra società locale e università si rafforzi e si qualifichi anche prendendo in seria considerazione l'ipotesi di attivare un finanziamento ordinario alla ricerca/didattica, senza escludere il coinvolgimento dei soggetti privati, ma garantendo le peculiarità essenziali del lavoro scientifico: libertà della ricerca e della didattica da condizionamenti di interessi particolari, libertà della circolazione dei saperi, massima apertura dei processi di partecipazione alla costruzione dei saperi.
Contro la precarizzazione del lavoro scientifico e la distruzione dell'università pubblica, per l'autonomia e la qualità della ricerca e la didattica. Contro la privatizzazione della conoscenza e le barriere sociali all'accesso alla produzione/riproduzione del sapere, per la libertà dei saperi, condizione essenziale per una società dell'informazione aperta a tutti, solidale e innovativa.
Rete Nazionale dei Ricercatori Precari
CINQUEMILA FIRME IN DIECI GIORNI
Per aderire all'appello inviare un mail a appello@ricercatoriprecari.org con nome, cognome, condizione, città -->
da ricercatoriprecari.org
Due sofferenze, due agonie
di Lea Melandri
Per quanti hanno avuto modo di vedere in questi giorni la folla dei fedeli in lacrime sotto le finestre di un Papa visibilmente provato dalla malattia e, dall'altra parte del mondo, in una città della Florida, i gruppi dei credenti ora minacciosi ora imploranti in difesa della vita di Terri Schiavo, è innegabile che ci si ritrovi di fronte a una ripresa religiosa. Ciò di cui si può invece dubitare è che questo "risveglio" risponda alle aspettative descritte da Giovanni Paolo II nel suo libro, Memoria e identità (Rizzoli 2005), e dal cardinal Ruini nell'intervista al quotidiano La Repubblica (23.3.2005).
La centralità che sta assumendo la "questione della vita", nei suoi due estremi - la nascita e la morte -, l'imporsi di interrogativi antropologici sul senso dell'esistenza umana, fatto oggi materia di sperimentazioni scientifiche inarrestabili, porterebbero, secondo Ruini, a un rapporto più stretto tra etica e politica e, di conseguenza, dato che "le riserve etiche della nostra società vengono dal cristianesimo", ne risulterebbe potenziato il compito pubblico della Chiesa, con tutto il peso della sua Verità rivelata e di una storia che è stata il fondamento delle culture nazionali europee, oltre che della "missione" evangelizzatrice dell'Occidente nel mondo.
Nello scritto di Wojtyla, la "sfida" del cattolicesimo alla civiltà contemporanea si annuncia con toni ancora più aggressivi. Il pensiero laico è messo in discussione a partire dalle sue radici e dai sui stessi progenitori. Con Cartesio - "cogito ergo sum"-, l'uomo ha scalzato il Dio Creatore e ha preteso di essere lui solo, arbitro del proprio destino, a decidere "ciò che è buono e ciò che è cattivo". Dio diventerebbe così un "contenuto della coscienza umana" e la religione soltanto un fatto psicologico. L'attacco si fa poi quasi grottesco quando, dalla condanna del nazismo e del comunismo, Wojtyla passa, per una libera o voluta associazione di idee, alle leggi degli attuali Stati democratici su temi come la famiglia e la procreazione. Divorzi, amore libero, aborto, manipolazione degli embrioni, matrimoni omosessuali, "ci si può legittimamente chiedere", scrive il Papa, se non siano un'altra forma di totalitarismo", l'insorgere di una nuova "ideologia del male".
Approvando leggi abortiste, i parlamenti "si spingono oltre le proprie competenze" ed "entrano in palese conflitto con le leggi di Dio e le leggi della natura".
Da questo arroccamento istituzionale della Chiesa deriverebbero, secondo il teologo Enzo Bianchi (Reset, aprile 2005), spinte contrastanti: da una parte, verso il fondamentalismo, e, dall'altra, verso soluzioni religiose di tipo intimistico, o fenomeni analoghi, come la "sete di miracoli", la "ricerca del sensazionale", una "bulimia di sacro" che va a occupare il vuoto di cultura religiosa.
Mi sembra che sia quest'ultimo l'aspetto più nuovo e inquietante di una religiosità che nasce all'interno di una società atomizzata e di massa, spinta a condividere emozioni, appartenenze, amori e odi, attraverso lo spettacolo quotidiano dei media.
Nella settimana di Pasqua, i telegiornali hanno celebrato, con record di ascolti e con l'effetto ambiguo di intrattenimento e sincera commozione, il duplice calvario, del Papa e di Terri Schiavo, due sofferenze, due agonie, prese nel cerchio della più solenne drammaturgia cattolica, la Passione di Cristo, e di tante anonime vite che in quei due corpi martoriati potevano identificarsi: un Papa che, mostrando i segni fisici della malattia, esce dal mistero che ha sempre avvolto la massima autorità della Chiesa, e un corpo, quello di Terri, in stato di vita vegetativa, così impersonale da rivestire paradossalmente ciò che gli umani hanno di più comune, il fatto che si muore.
Ad alimentare una deriva, che ha evidenti aspetti mistici, contribuiscono oggi fattori diversi, non solo religiosi. Ci sono: l'invasività sempre più estesa della politica, della scienza, della medicina, sulla vita dei singoli, i cambiamenti che sul corpo e sulle vicende essenziali dell'uomo, la nascita e la morte, produce il riduttivismo biologico dell'ingegneria genetica; c'è lo spettro di una progressiva disumanizzazione, nella resa della libertà e del controllo, che ogni persona vorrebbe avere sul proprio corpo, alla potenza della macchina; c'è la mercantilizzazione di tutto ciò che siamo e di cui siamo fatti: organi, sentimenti, desideri, attitudini. E, infine, c'è un diffuso, generalizzato, senso di insicurezza e fragilità. La difesa della sopravvivenza a tutti i costi, al di là dell'accanimento terapeutico, si può dire che faccia ormai parte dello scenario mondiale: dalle guerre infinite che dovrebbero "prevenire" le insidie del terrorismo, alla crisi di un modello di sviluppo che non riesce più a nascondere le spinte distruttive che si porta dentro. La legge ad personam che Bush ha firmato, con l'intento di costringere la magistratura a rivedere la sua decisione sul caso di Terri Schiavo, se mirava, come molti hanno scritto, a ringraziare le comunità religiose che l'hanno votato, può anche essere vista come il simbolo di tutta la sua politica: la difesa della vita, del singolo e della nazione, posta al di sopra della legittimità costituzionale, delle libertà democratiche, ma, soprattutto, indifferente rispetto a quelli che dovranno morire perché alcuni vivano. E questo vale per la pena di morte come per la guerra.
In un contesto così segnato da paure e imprevisti, non è difficile capire quanta forza di aggregazione ed esaltazione mistica possa avere la figura di un Papa coraggioso, che lotta contro la sofferenza e la morte, e che proprio nel mostrare le sue piaghe le purifica, le porta fuori dall'insignificanza e dalla miseria del quotidiano, dalla vergogna che circonda l'impotenza degli anziani malati, l'angoscia dell'avvicinamento alla morte. Lo stesso si può dire di un corpo, privo di vita psichica e di coscienza, così spersonalizzato da diventare terreno di scontro di poteri istituzionali e religiosi, ma anche oggetto di un pensiero onnipotente che può attribuirgli indifferentemente vita e morte.
La genesi psicologia della religione è oggi più scoperta che in passato, e parlarne fa sicuramente meno scandalo di quando ne scrisse Freud, nel 1924. Ma sono cresciute anche le condizioni che rendono oggettivamente più minacciata l'esistenza umana, e quindi necessaria l'"illusione" di una Provvidenza e di un disegno divino depositario del bene e del male. Dovrebbe preoccupare, soprattutto, il fatto che lo smarrimento dei singoli, anziché cercare un rapporto diretto, intimo, con Dio, venga incanalato dalla partecipazione mediatica ai grandi eventi verso il corpo unico, emotivamente omogeneo, formato da milioni di solitudini, rimando inquietante a quel "gregge addomesticato pronto ad accogliere il suo volenteroso pastore", di cui aveva già avuto intuizione Tocqueville ragionando sullo sviluppo delle democrazie.
da liberauniversitadelledonne.it
6.4.05
Senza titolo 637
che meno ne hai meno ne avrai
. a me ad esempio piace il sud, rino gaetano .
. nichi vendola .
5.4.05
Tristi, afflitti, dolenti?
Ecco il cd dei Mournful
Monochrome!
Band teutonica formatasi nel 1997 da 4 ragazzi con la passione per i Radiohead, Deftones, Fugazi, Muse e Cave In. 12 tracks che vi porteranno all'estremo dell'afflizzione umana, facendovi ad un tratto capire che domani sarà un giorno migliore. La prima traccia "Granada" svela subito le potenzialità di questi 4 ragazzi di Bottrop, potenti riffs di chitarra accompagnano la melodia della voce, melodie che ricordano i fasti di Muse e Deftones. Quasi un cd da Chill out per molti versi dopo le prime 2 energiche; la nostalgia di "Lhc" si spezza portando la luce della speranza alla fine "..better days are coming..." e modificando il chorus finale tutto viene lasciato in sospensione. Sospensione e rabbia come nella 5, "Hide your mouth in the throat", dove dopo un verse ripetuto, la batteria spezza la sensazione d'attesa, impastando con i suoi piatti la voce insieme ai ritmi sommessi delle chitarre. Bellissima, le ultime frasi si valgono il costo del disco. Rock stile Muse nella 6, "5.40 am", bel chorus! Brevissima e ritmata "Center", la 8; tetra la 9, "One week", con il suo martellare allucinante della vocina che dice: " killing killing ", belle chitarre armonizzate per arrivare ad un finale tranquillo. Una delle più belle e tristi, "I have been killed in my kimono", la 10 (di cui si può ascoltare una edit nel sito dei Mournful, andando su media, troverete anche tutta Lhc e un edit di Granada) in cui le chitarre accompagnano una voce flebile e dura al tempo stesso. Questo è "Chill!!!", impareggiabile! Senza tralasciare le ultime due, ma non in ordine d'importanza, "Everyone from school should be dead by now" in cui si sentono di più i primi Muse, e l'ultima "Parabola", che contiene una bonus track dopo i primi 7 minuti, dove è Meg a cantare, non scherzo! La somiglianza e grande!
Che dire io lo comprerei solo per la 1, la 3 la 5 e la 10, una vera scoperta, sentire ciò che mi piace di più dei grandi gruppi sopracitati, anche senza togliere niente ai Big! Le influenze si sentono ma rimangono sempre i Mournful!
P O T E N T I
4.4.05
Senza titolo 635
a volte
mi siedo su
me stesso
all’ombra del
mio ideal
cipresso a
prendere il
fresco che
scappa via
senza lasciar
traccia e penso
cambiando faccia
che son sempre
lo stesso chiuso
in me stesso senza
vie di fuga allora
mi accorgo che
morire e vivere
per me è medesimo
in quel momento i
pettirossi tornano a
sanguinare ed una pioggia
di chiodi mi pare rapirmi
come la luce di una cometa
ma poi mi desto e tutto
pare come sembra cosa
vuol dire perdersi per
rintracciarsi di nuovo
forse che nell’animo son
già morto?
come la tv tratta la morte del pontefice
Senza titolo 634
Il mio Tempo scorre.
Impetuoso come un fiume in piena
scorre il mio Tempo porgendomi
giorni che vivo in ogni pulsione
del cuore.
Nei sogni sostano i momenti
che vorrei trasgredire dall’impegno
che ti chiede la vita,
ma,i sogni rimangono tali
e il cammino deciso
e tracciato,
mi riporta sui miei passi
e a volere un ‘altra notte
dove ad occhi chiusi mi
lascio andare all’illusione
e a ribaltare l’orizzonte
presente, fermando
per un attimo solo mio
vita e tempo.
Senza titolo 633
Il delirio dell'olio di colza
di Jacopo Fo
Cari lettori, vorrei porre la questione morale. Anzi la questione mentale.
In questi giorni ho sperimentato direttamente il livello di disturbo mentale di cui soffrono in primo luogo i mass media e in generale il popolo italico.
Scoppia il caso biodiesel, e, come per incanto, ricevo un mucchio di telefonate da parte di giornalisti che mi chiedono di parlare del nostro distributore di biodiesel. Il primo d'Italia.
E io mi diverto a rispondere: "Ma come non ha letto i nostri comunicati stampa? Non segue i nostri siti internet? Legge solo le agenzie di stampa autorizzate?"
Provo un certo gusto a dire: "Guardi, il distributore non l'abbiamo aperto in questi giorni ma cinque anni fa. E l'abbiamo chiuso piu' di due anni fa perche' il governo Berlusconi ha vietato il biodiesel. Abbiamo fatto proteste, raccolto firme..."
Ed ecco il cronista che non ci puo' credere: "Ma come l'hanno vietato? Hanno vietato il biodiesel?"
Non ne sanno niente.
"Si', siamo l'unico paese d'Europa. L'Unione Europea ha praticamente liberalizzato la vendita ma l'Italia ha chiesto di essere esclusa dal provvedimento. Poi il governo ha deciso di vietare la vendita al pubblico del pericoloso carburante.
Se va su www.cacaoonline.it trova tutta la storia dall'inizio..."
Praticamente c'e' da chiedersi a quanti sia arrivata notizia della nostra campagna sull'olio di colza... Proprio pochi...
Unica consolazione e' che ormai sono centinaia di migliaia gli italiani che non si fanno fregare e mettono olio di semi comprato nei supermercati Lidl a 0,65 euro il litro.
Tutti i discorsi sono serviti a poco e tuttavia, in barba a tutti i giornalisti audiolesi, a tutte le censure e i sabotaggi, le idee giuste sono andate avanti.
E crediamo che molti consumatori di olio di semi abbiano provato soddisfazione vedendo che oggi tutti si accorgono di quello che stanno facendo ormai da anni. Chissa' quanti sono stati derisi perche' mettevano l'olio nel serbatoio: "Vedrai che ti scoppia il motore!"
Adesso mi avvicinano al bar e mi chiedono: "Senti, ma e' vera questa storia che metti l'olio nel serbatoio?"
"Si', lo faccio da cinque anni e se tu facevi come me a questo punto avevi risparmiato i soldi per farti una vacanza alle Seychelles, ma e' meglio cosi', perche' sei sfigato dentro e sicuramente ti facevi la vacanza quando c'era lo Tzunami ed eri gia' morto."
Si', lo ammetto, ho un piacere rabbioso a far notare a questi disinformati per vocazione che la loro incapacita' di fare attenzione gli ha causato danni enormi.
Sono loro, la massa amorfa di quelli che non ascoltano, la zavorra dell'Italia.
Ed e' ora di dirlo che oggi la capacita' di agire seguendo schemi diversi e' lo spartiacque della qualita' della vita di tutti.
Chi ha ascoltato Beppe Grillo non si e' fatto fregare dalla Parmalat.
Chi ha ascoltato Cacao sul risparmio etico e il boicottaggio non ha comprato Enron e bond argentini.
Chi ha letto come funziona la ricerca sul tumore sa che, se si ammala, deve iscriversi a un protocollo di ricerca, ottenendo cosi' che il proprio tumore venga identificato. Se non ti iscrivi nei protocolli ti danno la cura standard. Se sei dentro ti danno la cura specifica per il tuo tumore. La differenza e' l'80% di sopravvivenza.
E se il tuo problema e' che ti hanno perduto i bagagli e stai bestemmiando in aeroporto, hai grande vantaggio se hai letto la sintesi delle istruzioni di una nota compagnia aerea ai caposcalo che abbiamo pubblicato due anni fa. Il caposcalo deve recarsi presso l'orda dei passeggeri imbestialiti. Ascoltare per cinque minuti in silenzio tutte le proteste e individuare cosi' i capopolo. Quindi proporre loro di appartarsi in un'altra stanza ("Cosi' parliamo meglio") e dare loro tutto quello che vogliono. Anche piu' del dovuto. E promettere che si fara' lo stesso con gli altri. Cosi' si liquidano i ribelli. E poi ai pecoroni non di dara' niente. Tanto non hanno i coglioni per fare qualche cosa. Sono gentucola che non si espone, non si sbatte, non partecipa. Peggio per loro!
C'e' chi va in vacanza in posti inquinati e affollati quanto una citta' e passa meta' della vacanza in coda e chi no. C'e' chi compra le camice da 100 euro al figlio e chi gli paga una vacanza a Londra per imparare l'inglese. C'e' chi gioca con i figli e chi gli compra solo videogames.
C'e' chi ingurgita sonniferi, tranquillanti, antidepressivi e chi cerca di farsi nuovi amici. C'e' chi continua a piangere per un lutto anche a dieci anni di distanza e chi cerca di rifarsi una vita. C'e' chi va per terra e non si rialza mai piu' e chi, con fatica, cerca di capire i propri errori. C'e' chi sbadiglia, si gratta, si stiracchia, scambia massaggi e chi non fa niente di tutto questo perche' e' sconveniente.
C'e' chi legge libri divertenti e guarda film comici e chi consuma solo prodotti violenti e terrificanti. C'e' chi coltiva hobby, impara cose nuove, sperimenta cibi sconosciuti, prova nuove posizioni. C'e' chi fa i conti con l'idea della morte e chi cerca di non pensarci.
C'e' chi ogni tanto ammette di sbagliare e chi non sbaglia mai.
C'e' chi ogni tanto cerca di non prendere le cose con pesantezza e chi passa la giornata a parlare male degli altri.
C'e' chi continua ad avvelenare i propri figli con la bistecchina agli ormoni, c'e' chi accetta di venire separato dal figlio subito dopo il parto. C'e' chi dorme insieme ai bambini piccoli e chi preferisce farli dormire da soli fin da neonati e poi si stupisce se piangono per tutta la notte.
C'e' chi allatta e chi no, anche se potrebbe.
C'e' chi fa l'amore tre volte la settimana e chi tre volte l'anno.
C'e' chi ogni tanto fa una passeggiata mano nella mano con qualcuno e chi ha deciso che non vuole piu' innamorarsi.
E c'e' chi, addirittura, accetta di vivere con una persona che non ama perche' "conviene".
C'e' chi ha ancora speranze e chi ha solo rancori.
C'e' chi sogna un mondo migliore e chi ha smesso di dormire per non avere incubi.
C'e' chi quando si ammala partecipa al processo di cura, si informa, cambia abitudini, sogna di guarire e chi aspetta passivamente le medicine del dottore (o l'infuso del mago). E' risaputo che chi partecipa emotivamente e intellettualmente alla cura, diventa soggetto del proprio mantenersi vivo, ha molte piu' probabilita' di guarire. Ma questo e' il meno, prima o poi dobbiamo morire tutti, ma chi vive passivamente non riesce a affrontare la morte in nessun modo che vada al di la' del terrore e della disperazione.
C'e' chi invece e' disposto a imparare che bisogna morire e magari, prima, prova a non sprecare l'esistenza.
C'e' chi vive a Milano e campa sei anni meno di chi vive a Macerata.
C'e' chi cerca buone notizie, c'e' chi gode con quelle cattive.
C'e' chi fa il corteo per la pace e poi si compra le Nike, spreca calore, acqua e energia elettrica, dice che il commercio equo e solidale e' radical-chic e beve solo Coca Cola.
C'e' chi fa volontariato, isola la propria casa termicamente e cerca di diminuire il proprio contributo alla guerra per il petrolio e chi va al bar a dire che lui a Berlusconi altro che un treppiede gli avrebbe tirato.
C'e' chi cambia la propria vita e chi aspetta che gliela cambi Prodi.
La follia del sistema danneggia la gente e solo chi usa il cervello evita parte dei danni.
Si tratta di un vero e proprio stile di vita.
Oggi, per la prima volta nella storia del mondo, il fattore culturale ha un peso pari ai mezzi economici nel determinare la qualita' della vita.
Non parlo qui delle persone che sono vicine alla soglia di poverta'. Parlo dei milioni di italiani che hanno un tetto sulla testa, due pasti al giorno, l'auto, la lavatrice, internet e il cellulare.
Se questa gente che ne ha la possibilita' iniziasse a ragionare ne avrebbe un grande vantaggio individuale e l'Italia rinascerebbe.
Possiamo dire che non e' colpa loro, poverini, non hanno avuto le occasioni per imparare a ragionare. E' vero, non si puo' fargliene una colpa. Se nascevo in una famiglia diversa neanche io avrei saputo certe cose. Non e' un merito saperle, e' un caso. E certamente chi ha la fortuna di aver capito certe idee ha il dovere di cercare di comunicarle a chi e' stato meno fortunato.
Pero' dobbiamo iniziare a dirlo. C'e' chi ha la fortuna di sapere e chi no.
E questo fa la differenza nella vita piu' di una laurea, piu' di uno zio alla Regione. Dobbiamo dirglielo che la tv mente e partecipare ai quiz e fare sesso con le veline e i velini non e' il massimo della vita.
Dobbiamo dirglielo che ci fa tristezza vederli sprecare la loro vita, crescere figli senza amore, avvelenarsi con grande dispendio di mezzi, scegliere sempre la cosa piu' precotta. Mangiare il doppio delle medicine prescritte dal medico. Maciullarsi con decine di esami clinici e di radiografie inutili. Comprare sempre tutto al massimo del suo prezzo perche' gli acquisti collettivi "fanno povero".
Dobbiamo dirglielo che la loro vita e' priva di fascino perche' non sono loro a viverla.
Dobbiamo raccontargli di quanto e' diverso quando inizi a fare scelte, a capire che, in qualche modo, puoi influire sul tuo destino.
Spiegargli che e' vero che e' piu' duro, rischioso, a volte deludente, ma che comunque, prendere in mano la propria esistenza rende la vita appassionante, colorata, degna di essere vissuta.
Dobbiamo fargli capire che esiste l'onore di aver vissuto, di aver lottato, di essersi applicati con passione a un mestiere (la professionalita'!!!) e averlo usato per costruire qualcosa.
Pero', perdonatemi, a volte, dopo anni che continui a ripetere ovunque (tv, radio, giornali, internet, libri) le stesse identiche cose e ti accorgi che davvero in pochissimi hanno capito, ti viene da urlare e da dire: ma cazzo, gente, aprite le orecchie. State vivendo come polli in batteria! Svegliatevi! Fate qualche cosa!
Convincetevi che esistete veramente.
E questa che state buttando nel cesso e' la vostra unica vita!
PS: Visto che fai parte dell'infima minoranza che arriva a leggere i miei articoli fino in fondo vorrei ricordarti che c'e' la petizione per Prodi sull'ambiente da firmare su www.politicando.altervista.org .
Fonte: www.alcatraz.it
3.4.05
E' ARRIVATO.
Brano tratto dal dramma "Fratello del nostro Dio" opera composta da Karol Wojityla negli anni Quaranta.
2.4.05
STA PER TORNARE...........
“Come una carezza sul volto,
nel silenzio sento sopra di me
il chinarsi di Dio”.
1.4.05
messaggio all'anonimo del 30\3\2004
Per il resto bacini e r'n'r e che l'anima di Elvis sia sempre con te.
Come faccio ad invitarti se non ti sei firmato
31.3.05
ringraziamnto speciale
nostro futuro cdv
30.3.05
Senza titolo 630
Nel vuoto di un alba. chiuse assumono
forme interrogative
che mai sono state
svelate per paura
e sulle spalle il peso
che si fa fardello
ingombrante
per il coraggio
che fa compagnia
alle suole delle scarpe.
L’illusione guida la mano
nel sogno, mentre le
dita toccano il metallo
della maniglia.
Edoloroso il pentimento
28.3.05
Senza titolo 629
Gli Stati Uniti hanno usato, e continuano a usare, armi di distruzione di massa.
Mentre leggete gli articoli che seguono ricordatevi che un paese è stato aggredito e invaso illegalmente con la motivazione che avrebbe avuto armi di distruzione di massa pronte per essere usate contro di noi. Ovviamente, tutto si è poi rivelato una bufala, un'isteria collettiva abilmente manovrata dalla propaganda dei media americani e filo-americani. Una bufala costata finora oltre 100.000 morti irakeni, 1500 americani, un paese distrutto, avvelenato per secoli dalle radiazioni dell'uranio impoverito e gettato nella più totale anarchia. "Fanno un deserto e lo chiamano pace..." scriveva Tacito a proposito di un altro Impero, quello romano.
Liz4rd
- Dal 1962 al 1971 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha sperimentato armi chimiche e batteriologiche sui propri militari. Lo rivelano alcuni rapporti del Pentagono declassificati a partire dal settembre 2000, secondo i quali almeno 5.500 membri delle forze armate USA sono stati usati come cavie in test che prevedevano fra l'altro l'uso di gas nervini letali come il Sarin, il Soman, il Tabun ed il VX. Questi esperimenti, condotti per saggiare la vulnerabilita' delle truppe americane ad un attacco non convenzionale, sono stati realizzati sia in territorio statunitense (Alaska, Hawaii, Maryland, Florida), sia a bordo di alcune navi USA nel Pacifico, e persino, in alcuni casi, in Canada ed in Gran Bretagna. Nel corso dei test nelle Hawaii, in Alaska ed in Florida anche la popolazione civile e' stata esposta a tali sostanze.
Fonte: http://www.deploymentlink.osd.mil/news/jan02/news_10402_001.shtml
Clicca qui per l'elenco dei test
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- <<Nel momento in cui la nostra nazione potrebbe essere chiamata a combattere per proteggere gli americani dal terrorismo biologico e chimico - ha dichiarato Christopher Smith, deputato repubblicano e presidente del comitato parlamentare per gli affari dei veterani - e' tragico apprendere che quarant'anni fa dei soldati e marinai americani sono stati involontari partecipanti a test che usavano tossine biologiche e chimiche>>.
(New York Times del 9-10-2002: http://tricare.osd.mil/eenews/downloads/NYT100902.doc)
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- Secondo uno studio federale, almeno 15.000 morti di cancro avvenute negli Stati Uniti a partire dal 1951 sarebbero state verosimilmente provocate dalla ricaduta sul territorio della radioattivita' prodotta dai test nucleari condotti durante la guerra fredda.
(USA Today del 27-2-2002: http://www.usatoday.com/news/nation/2002/02/28/usat-nuke-sidebar.htm)
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Giuliana Sgrena ed il Napalm
E' vero o non è vero che Giuliana Sgrena, ed anche la sua collega francese, sono andate ad intervistare i profughi del genocidio di Falluja, la città distrutta dove gli americani hanno sparato napalm dagli elicotteri e dagli aerei e bruciato un migliaio di persone, proprio come in Vietnam? Ne hanno parlato il Guardian, ormai l'ultimo giornale d'Europa a dirci qualche verità, e da noi il settimanale Avvenimenti, dignitoso settimanale un pò ancien regime, ma nessun altro ha fatto davvero sapere l'orrendo massacro americano di Falluja e continuano a blaterare sulla tragica buffonata delle elezioni, facendosi così complici delle menzogne planetarie di Bush. Al di là dei buonismi Buschiani, e quelli ancor più miserabili dell'Italietta, perchè, diciamo almeno il Manifesto non ha sbattuto in prima pagina quel che è successo a Falluja, e il legittimo sospetto che la Sgrena sia stata presa , come la sua collega, da una delle bande fomentate dalla CIA (ci sono anche squadroni della morte in Iraq, la presenza di Negroponte, lo specialista, è lì a provarlo) proprio perchè stava cercando tra i rifugiati della città martirizzata le prove (che ci sono) del Napalm buttato sulla città intera, donne e bambini compresi?
Fonte: http://www.malatempora.com/mag59.htm
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A Fallujah usate armi chimiche: lo conferma il Ministero della Sanità iracheno
Un esperto del Ministero della Sanita' iracheno ha accusato le forze americane di aver impiegato armi vietate dalle convenzioni internazionali durante la sanguinosa offensiva contro Falluja, nello scorso novembre. Lo riferisce la tv satellitare qatariota Al Jazira sul suo sito internet. La denuncia e' venuta durante una conferenza stampa presso il Ministero a Baghdad, la cui data non e' stata precisata. Il dottor Khalid ash-Shaykhili, al quale e' stato affidato l' incarico di accertare le condizioni di salute degli abitanti di Falluja, ha detto che le ricerche effettuate dalla sua equipe medica provano che le forze Usa hanno usato gas ''mostarda'', gas nervino e altre sostanze chimiche nocive. ''Quello che ho visto durante i nostri sopralluoghi a Falluja mi portano a credere tutto quanto e' stato detto riguardo a quella battaglia'', ha dichiarato il medico, secondo Al Jazira. Il dottor ash-Shaykhili ha precisato che la roccaforte della guerriglia sunnita ad ovest di Baghdad reca ancora i segni dell' uso di sostanze chimiche e di altri armi, che provocano gravi malattie. L'esperto ha anche denunciato la ''totale distruzione dell' ambiente'' a Falluja. ''Posso anche dire di aver trovato dozzine, se non centinaia, di cani e gatti randagi e uccelli uccisi da questi gas''. Il medico ha detto che inviera' un rapporto a tutti gli organi competenti in Iraq e all'estero. Durante l'offensiva americana contro Falluja, alcuni abitanti avevano riferito di aver visto ''corpi bruciati'', con i segni caratteristici che lascia il napalm, un cocktail di sostanze tossiche del quale le truppe Usa fecero largo uso durante la guerra del Vietnam, con effetti devastanti sulle persone e l'ambiente.
Fonte: Ansa, 4 marzo 2005
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A FALLUJA SI E' USATO IL NAPALM ?
di red
Il 23 novembre del 2004 gli abitanti del villaggio di Saqlawiya che si trova vicino a Falluja, hanno raccontato alla TV del Quatar, Al Jazeera di aver aiutato a seppellire 73 corpi di donne e bambini completamente carbonizzati. Al momento non ci sono prove che dimostrino l'uso di bombe al NAPALM da parte degli americani o delle altre forze della coalizione: i cadaveri carbonizzati pero' fanno nascere seri sospetti. Anche i corpi ritrovati l'anno scorso dopo la battaglia dell'areoporto di Bagdad erano completamente carbonizzati. A questo proposito qualcuno aveva persino ipotizzato l'uso di armi nucleari.
Sul numero 6 di Avvenimenti pubblicato la seconda settimana di febbraio, Liliana Boranga collega i rapimenti di alcuni giornalisti, Giuliana Sgrena, e Florence Aubenas, con le inchieste che loro stavano portando avanti. Da mesi le due inviate stavano indagando sul fatto che gli Stati Uniti facessero uso di armi non convenzionali. Lo dimostrano tre fatti estremamente significativi. In primo luogo Giuliana Sgrena, pochi giorni prima di essere sequestrata, stava cercando proprio i profughi superstiti dei bombardamenti di Falluja per avere delle prove. In secondo luogo le due donne sequestrate erano tra le pochissime persone ad essere entrate nella citta' martoriata dopo i bombardamenti. E infine nella famosa Battaglia di Falluja, la mezzaluna rossa aveva denunciato centinaia di cadaveri esposti all'aperto. Anche su questo le due giornaliste stavano indagando. Alla fine le prove non sono saltate fuori anche perche' era difficile, in quella situazione, riuscire a trovare qualche testimone; chi poteva parlare sussurrava che forse era meglio non vedere quello che era successo.
Nel numero successivo di Avvenimenti, Simona Maggiorelli ha continuato il lavoro iniziato da Liliana Boranga. Pero' questa volta la giornalista di Avvenimenti e' andata a spulciare piu' nel dettaglio la situazione in Inghilterra e vedere se la seconda nazione della coalizione dei volenterosi facesse anch'essa uso di NAPALM. I sospetti verso l'esercito britannico vengono ufficializzati il 29 novembre 2004 quando nella camera dei comuni di Londra iniziano le prime interrogazioni parlamentari per chiedere al governo Blair chiarimenti. Nel caso dell'inghilterra, l'accusa e' piu' grave che per gli Stati Uniti. Infatti il Regno Unito contrariamente agli Usa, aveva firmato gli accordi del 1980 per la messa al bando di armi chimiche.
Quindi, se venisse provato l'uso del NAPALM, ci troveremo di fronte ad una vera e propria violazione degli accordi. A portare avanti le inchieste parlamentari in Inghilterra e' una deputata del gruppo Halifax del Labour Party. Si tratta di Alice Mahon. Coraggiosamente il 21 dicembre 2004 venne lanciato da parte della deputata l'affondo piu' duro:" Visto che abbiamo la possiblita' di fare domande, ma non ci viene permesso di aprire una discussione voglio dire che questa guerra e' illegale. Perche' non ci sono piu' immagini di persone che vivono a Falluja? Che tipo di armi sono state usate?"
Una riflessione a questo punto e' d'obbligo. Alcuni fatti sono ormai assodati.
Negli ultimi anni gli Usa hanno ridisegnato "a suon di bombe" parte della geografia mondiale. I rapporti con l'Europa che conta: Francia, Germania, e Spagna sono ormai definitivamente compromessi.
L'Onu e' stata fatta collassare e con essa anche ogni progetto di multilateralismo. Molti storici da tempo stanno cercando di analizzare l'attuale situazione guardando indietro agli ultimi dieci anni di storia mondiale.
Da questo scenario emerge in modo evidente come "dietro le quinte" della politica estera americana si cela senza dubbio un problema serio di redifinizione del ruolo militare Usa, all'indomani della caduta del muro di Berlino. Infatti non va dimenticato che dal 1989 gli Stati Uniti devono giustificare al mondo un esercito militare che impiega circa 2 milioni di persone operative senza contare tutto l'entourage civile che opera intorno. Quindi senza mezzi termini, ci troviamo di fronte ad un' industria tra le piu' prolifiche dell'occidente, che opera su un mercato aperto internazionale di tutto rispetto. E cio' in anni di crisi economica. Ogni anno in america si producono, sempre piu' massicciamente, migliaia di Claster Bomb o di bombe al Napalm.
Non si tratta di dietrologia. Basta, leggendo i giornali americani, osservare il potere di convincimento che le lobby delle industrie militari hanno sia nei confronti sia del congresso, sia dell'amministrazione presidenziale. Se poi si va anche a confrontare quanto appena detto con le statistiche sugli aumenti delle spese militari effettuate dalle varie amministrazioni dai primi anni novanta ad oggi, il cerchio si chiude. Dunque i secondi fini della politica estera americana sono ormai chiari a tutti. Non solo alle opposizioni di sinistra ritenute radicali, ma anche a governi di centro destra come la Francia di Chirac. Perche' allora si continua a mettere in scena l'assurda commedia dell'intervento umanitario? Perche' si insiste nel dire che l'obiettivo dell'amministrazione Bush e' quello di esportare la democrazia? Senza retorica, ma ormai una simile messa in scena non ha piu' senso. Persino Giugliano Ferrara, l'interprete ufficioso dell'ideologia neo.con in Italia ritiene piu' "corretto" ormai dichiarare che quanto si sta facendo in Iraq oggi e' in poche parole, una guerra.
Fonte: http://www.radiobase.net
Senza titolo 628
se solo
le lacrime che
bevo non
sgorgassero
dalle mie
dita se solo
il vento in
questo uliveto
fosse infinito
se solo qualcuno
si ravvederebbe
al mio posto,
non ci sarebbero
croci ed ore
d' equinozio,
nell'ultimo silenzio
della passione
le mani di te
Maddalena colmerei
di colore,ma non
mi resta che pensare
al peso dei chiodi
da indossare
all'ombra della croce
che non mi da più
pace,l'ultima preghiera
vagabonda la dedico a
me anima sepolta,di
Giuda ho scordato il
sapore,perdonalo al
mio posto Nostro
Signore
27.3.05
FERITA
Io ero un uccello
dal bianco ventre gentile,
qualcuno mi ha tagliato la gola
per riderci sopra,
non so.
Io ero un albatro grande
e volteggiavo sui mari.
Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
senza nessuna carità di suono.
Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
le mie canzoni d’amore.
-ALDA MERINI-
26.3.05
IL GRIDO DEL GABBIANO
La storia
Emmanuelle Laborit è il gabbiano. Emmanuelle è sorda: i suoni della sua prima infanzia non sono parole ma urla acute. Nel trascorrere della sua vita prende piena coscienza della sua diversità e, assieme alla consapevolezza, nasce la ribellione. Una ribellione che è rivolta non contro la propria diversità, ma contro l'ipocrisia e la falsità del mondo degli udenti che, anche quando si propone di volerla aiutare, di fatto annulla la diversità che turba e fa paura e opera per ricondurla alla più tranquillizzante normalità. La lingua e la cultura dei sordi sono negate al proprio popolo e quando emergono vengono ricacciate, anche con prepotenza. Emmanuelle è di ciò consapevole: si ribella e soffre.
Il grido del gabbiano non è un libro che parla di sordi. È un libro che parla della diversità e della violenza secolare che questa suscita, violenza che si può esprimere in mille forme, dalle più aspre alle più sottili, ma non per questo meno pericolose.
Emmanuelle, come i gabbiani della poesia di Cardarelli, nel corso della sua adolescenza travagliata sfiora la vita senza trovare un rifugio rassicurante fino a quando scopre la sua vocazione come attrice. Un'attrice sorda! Nel 1993 vince il premio Moliére in Francia, come rivelazione teatrale dell'anno, interpretando "Les Enfants du silence", l'opera teatrale di Mark Medoff, divenuta un classico in Francia, che tratta della drammatica contrapposizione tra due mondi, quello dei sordi e quello degli udenti.
"Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace. Io son come loro, in perpetuo volo.
La vita la sfioro, com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo:
e come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina. Ma il mio destino e’ vivere,
balenando in burrasca."
(VINCENZO CARDARELLI)
25.3.05
Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco dal settimanale giallo prima e seconda parte
Con questa piccola guida a puntate, d cui riporto le prime due puntate , io è il settimanale giallo vi daremo ogni settimana un...
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https://www.cuginidicampagna.com/portfolio-item/preghiera/ Una storia drammatica ma piena di Amore.Proprio come dice la canzone Una stor...
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dalla nuova sardegna del 17\10\2011 di Paolo Matteo Meglio le manette ai polsi, piuttosto che una pallottola in testa. C...
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Non credo ne mangerò più . Anche se è buono , essendo da sardo abituato ( vedere post precedente ) a mangiare le interiora di m...
L'AVANA - Fidel Castro ha assistito lunedì sera a una messa in suffragio del Papa celebrata dal cardinale Jaime Ortega nella cattedrale dell'Avana. In abito scuro, Castro ha assistito a tutta la funzione religiosa in compagnia del fratello minore Raul, numero due del regime. In precedenza, Fidel e Raul si erano recati nella Nunziatura apostolica all'Avana per firmare il libro delle condoglianze per la morte di Giovanni Paolo II.
Nelle ultime ore è circolata con insistenza a Cuba la voce secondo cui Castro si recherà alle esequie di Giovanni Paolo II in Vaticano. La notizia non ha trovato ancora conferme ufficiali ma è risaputo che Castro annuncia i propri viaggi all'estero con un preavviso molto ridotto per il timore di attentati.(ticino on line)