4.7.05

non etichettatemi sono un cane sciolto REPRISE

lo potete  anche  capire  da  questo mio articolo le cui biografie   e acune  delle  foto  sono prese da  questo bellissimo sito   http://canisciolti.info
Sulla parete della scuola di Barbiana, c’era scritto: “I care - Me ne importa, mi sta a cuore”. “Ho imparato - ha scritto don Lorenzo Milani ( foto  in basso  ) che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. Questo atteggiamento etico, questa diffusa assunzione di responsabilità deve da oggi in poi, più di ieri, caratterizzare i comportamenti di tutti coloro che lavorano per l'affermazione di valori radicali di pace, di giustizia, di libertà, di uguaglianza.E la nostra storia è fatta incontri, di strade, di orizzonti e di utopie. Di viandanti e compagni con cui abbiamo diviso e dividiamo il pane, il vino e il cammino. Tu che sei in viaggio, sono le tue orme la strada, nient'altro. Tu che sei in viaggio, non sei su una strada, la strada la fai tu andando. Mentre vai si fa la strada e girandoti indietro vedrai il sentiero che mai più calpestarai. Tu che sei in viaggio, non hai una strada, ma solo scie nel mare. L'utopia è là, all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Faccio dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi. Per quanto cammini, mai la raggiungerò. A cosa serve l'utopia? Serve a questo: a camminare ..E noi voglio che ci sia ancora spazio per i sogni…Queste parole sono il mio e   nostro sogno. Sono la nostra identità, il nostro modo di essere, pensare, lottare. Sono le parole di uomini liberi, di persone che dicono no alla guerra, allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, alla mancanza delle libertà, alla distruzione dell'umanità e del mondo. Siamo cani sciolti, senza guinzagli e senza padroni. Viandanti senza casa e senza confini, uomini liberi in cammino verso la libertà. Qual è la velocità del sogno? Non lo so. Dove c'era memoria, oggi c'è oblio. Al posto della giustizia, elemosina. Al posto della patria, un mucchio di rottami. Invece della memoria, immediatezza. Invece della libertà, una tomba. Al posto della democrazia, uno spot pubblicitario. Invece della realtà, cifre. Loro, quelli in alto, ci dicono : "Questo è il futuro che ti abbiamo promesso, goditelo." Questo ci dicono, e mentono. Questo futuro somiglia troppo al passato. E, se guardiamo con attenzione, forse vediamo che loro, quelli in alto, sono gli stessi di ieri. Quelli che, come ieri, oggi ci chiedono pazienza, maturità, buonsenso, rassegnazione, resa. L'abbiamo già visto, l'abbiamo già sentito.I poveri, i diseredati, cioè, l'immensa maggioranza dell'umanità, sono confiscati e relegati. Confiscati della loro dignità, relegati nelle periferie delle grandi città, ai margini dei programmi governativi, negli angoli del futuro che adesso si decide, in alcuni paesi, non nei parlamenti o nelle sedi nazionali di governo, bensì nelle riunioni degli azionisti delle multinazionali. Oggi lo sfruttamento è più brutale come mai prima nella storia dell'umanità, oggi il cinismo è credo filosofico di chi vuole governare il pianeta, cioè, di chi possiede tutto, meno la vergogna. Oggi la guerra contro l'umanità, cioè, contro la ragione, è più mondiale che mai. Oggi la guerra è su tutti i fronti ed in tutti i paesi. Se ieri era un dovere opporsi, lottare, resistere di fronte alla stupida logica del profitto, oggi è semplicemente e assolutamente, una questione di sopravvivenza individuale, locale, regionale, nazionale, continentale, mondiale. La nostra lotta, cioè, il nostro sogno, non finisce. Nel nostro sogno, il mondo è un altro, ma non perché qualche "deus ex machina" ce lo regala, bensì perché lottiamo, nella permanente veglia della nostra veglia, perché in quel mondo sorga l'alba... Dalle montagne del Sudest Messicano  Subcomandante Insurgente Marcos Messico, Settembre 2004


Riccardo Orioles


 IL fondatore con Pippo Fava dell'indimenticabile «I Siciliani», e poi tra i promotori del settimanale «Avvenimenti». Oggi La catena di San Libero è certamente una delle e-zine più diffuse d'Italia ed arriva in moltissimi punti del mondo a portare l'immagine di una Sicilia che non si arrende alla violenza mafiosa, ma che anzi produce cultura e informazione di grande livello. Recentemente, in un'intervista a Girodivite, un'interessantissima rivista siciliana su carta e su Rete, Orioles raccontava delle ragioni che lo hanno indotto a dare vita alla sua e-zine: «Siamo in un momento storico in cui le possibilità comunicative sono tantissime. Bene, la Catena si vuole porre come mezzo di crescita culturale, è un confronto tra persone diverse e un dibattito su alcuni temi proposti da me. Penso che sia una grande possibilità che internet ci offre. Ricevo numerose lettere da tutto il mondo, molte persone mi scrivono quello che pensano, e anche se non condividono il mio punto di vista è molto bello aver scatenato e suscitato una reazione nei lettori. Di norma il giornalista dovrebbe fare questo…». E la Sicilia e l'Italia tutta hanno, oggi più che mai, bisogno di giornalisti coraggiosi capaci di fare ciò che di norma i giornalisti dovrebbero fare. Cercare la verità senza paraocchi e senza sudditanze. La "Catena di San Libero" e' una e-zine gratuita, indipendente e senza fini di lucro.Viene inviata gratuitamente a chi ne fa richiesta. Per riceverla, o farla ricevere da amici, basta scrivere a: riccardoorioles@libero.it. La "Catena" non ha collegamenti di alcun genere con partiti, lobby, gruppi di pressione o altro. Esce dal 1999. L'autore e' un giornalista professionista indipendente.Puoi riprenderla su web, mail, volantini, giornali ecc, purche' non a fini di lucro. Puoi forwardarla ai tuoi amici o   a  chi vuoi  , purchè citi la  fonte  . Trovate al catena    su questi siti  (  è  solo un elenco parziale  )  


www.antimafiaduemila.com                                                                                                                 www.censurati.it
www.carmillaonline.com
www.broderie.it
www.antoninocaponnetto.it
www.cuntrastamu.org
http://www.bellaciao.org
www.girodivite.it
www.articolo21.info
www.centomovimenti.it                                                                                                                                                        www.clarence.com
www.consumietici.it
www.museosatira.it
www.macchianera.net                                                                                                                                                                                                                                              www.freaknet.org
www.itacanews.it                                                                                                                                                                www.nonluoghi.it   
www.megachip.info


e  su   alcune     pubblicazioni  cartacee in particolare  : Antimafia", "Mucchio Selvaggio"                   
                                                                                                                
 Don Andrea Gallo         
  
Nessuno si libera da solo. Nessuno libera un altro. Ci si libera tutti insieme.Il prete rosso, il prete di strada, il prete new global. Don Andrea Gallo è il fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, un'isola di solidarietà che accoglie persone in difficoltà, di qualunque genere: tossicodipendenti, ex prostitute, ex ladri, uomini e donne in transito da un sesso all'altro. La sua celebrità ha raggiunto una dimensione nazionale quando ha tenuto un accorato discorso sul palco dello storico concerto di Manu Chao e ha denunciato i fatti della scuola Diaz e di Bolzaneto in occasione del G8 genovese. Da allora è diventato una vera icona del mondo pacifista che lo vuole sempre in prima linea durante le sue marce. Don Gallo, però, è soprattutto un uomo di Chiesa, profondamente convinto di indossare l'abito talare, e altrettanto convinto di poterlo fare in piena libertà di pensiero e di azione. Un prete angelicamente anarchico. Esprime il suo punto di vista rivoluzionario su temi complessi come la lotta alla droga, il new globalismo, la politica, ma lo fa (ecco la sua straordinarietà) proclamando di sentirsi pienamente dentro il solco della Chiesa cattolica e romana.Chierico rosso, prete comunista, protettore dei tossici. E ancora: amico delle prostitute, dei devianti, dei balordi, dei border line, cioè di quelli che viaggiano ai limiti della società. Un “prete da marciapiede”, insomma, come Bruno Viani, giornalista del Secolo XIX ha voluto intitolare un recente libro-intervista a lui dedicato. Trent’anni fa il parroco don Federico Rebora generosamente aprì le porte di San Benedetto a don Gallo e ai suoi amici, che trasferirono qui sacchi a pelo e speranze postconciliari. Quella che era nata come comunità ecclesiale di base, nel 1975 si costituì in comunità d’accoglienza. Accoglienza di tutti: giovani e vecchi, uomini e donne, italiani e stranieri. Persone, insomma. Da allora qui trovano asilo altri naviganti, naufraghi spesso, salvati da paurose derive, superstiti di tempeste umane e sociali indicibili. Persone con problemi di droga, di alcolismo, di malattia fisica e psichiatrica, di disastro familiare, di abbandono nel mare grande della solitudine e della disperazione. Andrea e Faber Fabrizio è modestamente un anarchico, perché l’Anarchia, prima ancora che una appartenenza, è un modo di essere. Chi sceglie un’ideologia, può anche sbagliare…Chi sceglie i poveracci, i senza voce, i fragili, come uomo, non sbaglia mai. Basta scorrere il libro: donne, prostitute, suicidi, ultimi, zingari...Credo che io e Fabrizio in un certo senso avessimo dei parenti in comune o per lo meno frequentassimo le stesse persone, le stesse storie dignitose e disperate.Fabrizio rimescola le categorie del bene e del male, fino a farne emergere gli imprevisti: le puttane insegnano e i professori vanno a lezione. I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel Regno... I suoi personaggi appaiono ricchi di una fragilità che ce li rende cari (come nel Vangelo di Gesù), personaggi capaci di coinvolgerci e di indurci a cercarli fra i vicoli della Città Vecchia e nelle periferie....Quanti Miché, Marinella, Bocca di Rosa.... In “Anime Salve”, del 1996 Fabrizio canta “...Chi viaggia in direzione ostinata e contraria ...col suo marchio speciale, di speciale disperazione e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi, per consegnare alla morte una goccia di splendore, di Umanità, di Verità...”. Evangelicamente, potremmo dire, Fabrizio non aveva la presunzione di “indicare la strada”, di trasmettere una sua cultura. Casomai, l’unica presunzione che aveva era quella di riconoscere a se stesso e agli altri la “libertà di scelta”.
Gesù disse ai Discepoli: “Volete andarvene via anche voi?” Anarchico non è un catechismo o un decalogo, tanto meno un dogma! E’ uno stato d’animo, una categoria dello spirito. E’ vero, Faber aveva lo spirito anarchico, lo spirito libertario. A volte, mi piace dirlo, rasentava anche il francescanesimo...Per Faber, amico fragile, l’inquietudine dello spirito coincideva con l’aspirazione profonda alla libertà. “Signora Libertà, signorina Anarchia”, questo libro fa vivere, a chi lo legge, quel sentimento, culturalmente unico in grado di accomunare in una medesima storia, vincitori e vinti, per una liberazione comune. Questo avviene, a volte, anche per un solo momento, riandando ad un solo spazio di una sua canzone...Fabrizio contesta i Comandamenti uno ad uno con il “Testamento di Tito”, ma propone, per ognuno di essi, un suo personale, terreno e schiettamente imperfetto modo di appropriarsene, cioè prendere dentro allo sguardo dell’Uomo quanta più vita possibile, bonificando l’umana pietà del rancore. “Ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco, non dimenticare il loro volto…Chi può contestare che “…dai diamanti non nasce niente, dal letame sbocciano i fiori”??? In questa attuale realtà complessa e triste, ubriachi di tecnologia e consumismo, sarà la poesia a salvarci, nel senso che ha detto Dostojesky. Inoltre, dal Canto, come leggiamo in Vico e Ungaretti, ricomincerà forse la Storia. Ha ragione, allora, Dori Ghezzi: “Fabrizio, ora, è di tutti”.


Fabrizio De Andrè   
"Il massimo della libertà è il potere fuggire da ogni regola precostituita. E in questo senso il folle è libero. Ma il mio non è un elogio alla follia, l'ha già fatto un certo Erasmo. Comunque non capisco come chi esercita il potere non si renda conto di non essere anche lui libero. Chi esercita il controllo sugli altri, infatti, non è libero. Basta vedere come certe madri vanno in apprensione per i figli, perdendo così ogni libertà. Eppure ci sono ancora del matti che si divertono ad esercitare il controllo sugli altri...""Non c'è molta distanza tra certo anarchismo e certo misticismo. L'anarchismo affonda le sue radici nel cristianesimo, visto che il Cristo filosofo è stato il più grande anarchico di tutti i tempi insieme a Socrate. La solitudine a cui inneggio, comunque, non porta all'egoismo ma diventa un mezzo per aiutare gli altri. Credo infatti che chi non sa aiutare se stesso non possa aiutare gli altri...""Mi fa paura questo sistema che considera gli uomini meno importanti dei capitali: tant'è vero che i primi sono molto meno liberi di circolare dei secondi. E' una cosa ignobile e pericolosa...""Non vedo contraddizione: se ho scelto una vita a margine è proprio perché non mi è quasi mai riuscito di conciliare l’immaginario con il reale, i miei desideri con quelli di chi vorrebbe impormene altri. Mi chiedo sempre se sia giusto andare contro i miei impulsi..."Parole d'amore e d'anarchia - Faber raccontato da Fernanda Pivano
I suoi interlocutori, a diciassette anni, erano i compagni genovesi della Federazione Anarchica Italiana di Carrara, senza nessuno che si comportasse da leader. Brassens è stato per lui la conferma delle sue idee anarchiche, ma anche un esempio musicale che gli ha dato aperture tecniche sull’uso della chitarra. Si è ritrovato a inventare tarantelle non prendendo spunto dalla musica napoletana ma dalle canzoni di Brassens, scoprendo solo più tardi, dieci anni fa, che lo stesso Brassens aveva avuto una nonna e la mamma napoletane: cioè, imitando Brassens, imitava un italiano.Brassens a quattordici anni è diventato un suo maestro di vita, che confermava scelte già maturate: era anarchico, viveva su un barcone della Senna; ma non ha mai voluto incontrarlo per paura di restarne deluso. Così, quattordicenne, aveva cominciato a cantare le canzoni di Brassens, ma anche quelle di Aznavour, di Gilbert Bécaud, di Moulodji: solo a diciotto ne ha cantato una sua. Cantava tutte le sere in un locale in piazza De Ferrari e gli davano settantamila lire la settimana, il quadruplo di quello che prendeva un operaio. Già da adolescente era turbato dai problemi sociali suggeriti da Brassens, ma anche da quelli morali che contrastavano con quelli sociali. Ancora otto anni e Fabrizio, poco più che un ragazzo, avrebbe affrontato quello che sarebbe rimasto il suo problema fondamentale, la morale come complesso di leggi istituito dalla classe al potere: già allora ha fatto una critica dei dieci comandamenti della morale corrente contrari a qualsiasi senso sociale. Ancora adesso Fabrizio si accende quando spiega: "E’ comodo dire "non rubare" o "non desiderare la donna d’altri" quando si hanno soldi e concubine". I suoi interlocutori, a diciassette anni, erano i compagni genovesi della Federazione Anarchica Italiana di Carrara, senza nessuno che si comportasse da leader.Brassens è stato per lui la conferma delle sue idee anarchiche, ma anche un esempio musicale che gli ha dato aperture tecniche sull’uso della chitarra. Si è ritrovato a inventare tarantelle non prendendo spunto dalla musica napoletana ma dalle canzoni di Brassens, scoprendo solo più tardi, dieci anni fa, che lo stesso Brassens aveva avuto una nonna e la mamma napoletane: cioè, imitando Brassens, imitava un italiano.Quando, osservando la realtà, si è staccato da lui e dalla famiglia, ha inventato il suo stile: ha inventato De André. Forse senza rendersene conto ha inventato il cantore delle più belle, struggenti, sofisticate poesie — non soltanto canzoni — del nostro tempo. Ha inventato un De André che ha dovuto fare i conti con la sua anarchia poetica che precedeva il Comunismo e i movimenti operaio e sindacale: perché dal momento in cui negli anni Cinquanta aveva preso piede il marxismo, chi non faceva coincidere la Sinistra col marxismo era considerato di Destra alla maniera sovietica; mentre, dice Fabrizio, la differenza tra comunisti e anarchici era che i comunisti si basavano soltanto su Marx e gli anarchici si basavano su Bakunin e Stirner e la critica a Hegel. I comunisti, dice Fabrizio, non sapevano che la guerra civile spagnola era stata perduta dai Repubblicani perché nelle trincee gli anarchici (che costituivano il maggior numero di combattenti) si trovavano a combattere due guerre: quella fuori delle trincee contro i franchisti e quella dentro le trincee coi compagni delle Brigate Internazionali che seguivano Stalin: questo, commenta Fabrizio, un anno e mezzo prima che Stalin, chissà perché, firmasse attraverso Molotov e Ribbentrop il patto di non aggressione con la Germania. Così nei primi mesi del 1936 le armi sovietiche avevano smesso di arrivare al fronte, il che voleva dire che Stalin malgrado tutti i suoi proclami, aveva maggior convenienza a veder instaurato in Spagna l’ordine di Francisco Franco. Le torve, orribili immagini della guerra, le perverse, funeste immagini della politica avevano invaso la dolce baia col sole ormai tramontato. I papaveri rossi della canzone di Piero erano ingigantiti nella mia memoria e forse anche in quella di Fabrizio. Mentre si alzava , ha detto: "Quando è morto Stalin nelle strade della Foce dove abitavo allora c’erano mazzi di fiori con la sua fotografia. E’ la prima volta che ho visto il lutto vestito di rosso". Dal Corriere della Sera, 3 Settembre 1997    << La domenica delle salme gli addetti alla nostalgia accompagnarono tra i flauti il cadavere di Utopia la domenica delle salme fu una domenica come tante il giorno dopo c'erano i segni di una pace terrificante mentre il cuore d'Italia da Palermo ad Aosta si gonfiava in un coro di vibrante protesta.>> dall'omonima canzone 
      


Leo Ferrè                                                                                                                                                                                                                                       Io vorrei misurare il pozzo di San Patrizio delle vostre democrazie. Vorrei immergermi nel vuoto assoluto e divenire il non detto, il non avvenuto, il non vergine per mancanza di lucidità. La lucidità me la tengo nelle mutande..."
Leo Ferré nasce nel Principato di Monaco il 24 agosto 1916. Oggi rappresenta la massima espressione della poesia in musica avendo lasciato un patrimonio artistico immenso tra canzoni, poesie, sinfonie, opere, saggi e romanzi. All'età di otto anni viene internato in un collegio di preti a Bordighera rimanendovi imprigionato fino all'adolescenza . Questa esperienza creerà l'anarchico adulto che racconterà questa storia lacerante nel romanzo Benoit Misère scritto nel '56 e pubblicato nel '70 da Laffont, nell'89 dalle Edizioni Gufo del tramonto, e adesso da Gallimard. Nel 1946 si insedia a Parigi dove prende a cantare nei cabarets mitici di Saint-Germain. E' l'epoca in cui nasce la nuova canzone francese del dopoguerra che in Ferré mostra timbri anarchici e afflati poetici mai espressi prima. Stringe amicizia con gli esiliati spagnoli cui dedica le canzoni: Flamenco de Paris, Le Bateau Espagnol e Franco la Muerte, per la quale non potrà più entrare in Spagna se non dopo la caduta del regime.Frequenta Maurice Joyeux e il gruppo libertario "Louise Michel". Ai libertari dedica la famosa canzone Gli Anarchici. I temi di provocazione libertaria si susseguono incessantemente: Monsieur Tout Blanc contro Pio XII, Mon General contro De Gaulle, Allende contro Pinochet. La trilogia contro la pena di morte vede i seguenti titoli: La Mort de Loups, Madame la Misère, Ni Dieu ni Maitre. Nel frattempo mette in musica i poeti maledetti dell'ottocento francese. Nel '53 va in scena l'oratorio lirico su testo di Apollinaire: La chanson du mal-aimé. Nel '54 scrive e dirige la Symphonie interrompu. Nel '56 pubblica il libro di poesie Poete, vos papier! e negli anni a seguire Testament Phonographe in diverse edizioni arricchite di nuovi testi. Accoglie con fraternità prima il movimento beatnik, poi il Sessantotto. Sulla copertina di "Le Monde Libertaire" proprio nel '68 appare una sua foto con la scritta autografa: Viva l'Anarchia con una grande A come Amore! Nell'83 scrive l'opera L'Opera du Pauvre, forse il vertice massimo della sua espressività. Da vent'anni viveva a Castellina in Chianti con la moglie Maria e i figli Matteo, Cecilia e Manuela. E' scomparso il 14 luglio 1993. Una  sua   citazione  Hanno bandiere nere sulla loro speranza e la malinconia per compagna di danza coltelli per tagliare il pane dell’amicizia e del sangue pulito per lavar la sporcizia. Non sono l’uno per cento ma, credetemi, esistono stretti l’uno con l’altro e se in loro non credi li puoi sbattere in terra ma son sempre in piedi sono gli anarchici. 


Piero Ciampi               
"La morte mi fa rabbia perché non la posso fregare" ripeteva spesso il grande poeta-cantautore livornese. Era il 19 gennaio del 1980 quando il cuore di Piero Ciampi cessava di battere. Aveva soltanto 45 anni (nato a Livorno il 28 settembre 1935), anni spesi a metà fra il bene e il male.Un poeta che trovava in se stesso, nel suo amaro passato e in quello che era il suo imprevedibile futuro, continui argomenti per parlarci della nostra vita, dei nostri problemi, dei nostri sogni, delle nostre fragilità e della nostre fantasie. Di Piero Ciampi, artista dotato in misura straordinaria di profonda umanità, ne fece un bel ritratto un altro grande nostro artista, Francesco De Gregori che, in occasione dell'uscita di "Dentro e fuori" (album doppio che Ciampi pubblicò nel 1975), scrisse: "Piero Ciampi scrive le sue canzoni sulle tovaglie di carta. Alcune, ne sono sicuro, si perdono insieme alle molliche e ai cerchi rossi lasciati dal bicchiere. Altre, invece, quelle che si salvano, te le racconta a tavola, o quando ti capita di dargli un passaggio. Altre ancora, infine, le registra su disco. E queste non sono necessariamente le migliori, né lo rappresentano meglio di quanto non faccia un suo gesto o una sua risata. Eppure bastano questi frammenti così ingenerosi, questa scelta arbitraria e capricciosa, questi graffi di vita a restituirci Piero Ciampi intero e solitario nella sua voglia di essere e nella sua capacità di parlare. Nella noiosa foresta della Gente Muta le sue canzoni sono i sassolini che ci portano alla spianata da cui, con un po' di fortuna, si può vedere un pezzetto di luna. E' facile sbarazzarsi di Piero Ciampi dandogli del poeta, ma non è vero. Ciampi non ha tempo per questo; è troppo occupato a vivere." Un bohemien che resterà ancorato, suonando e cantando, all'alcol, alle elemosine e alle miserie. In una vita breve, senza compromessi discografici e artistici, sregolata da ogni canone "civilizzato", ha prodotto stupende e spesso irridenti canzoni amalgate da un pensiero politico-esistenzialista anti-borghese. Un uomo, un artista, che si alternava tra immagini dolcissime e altre feroci e violente, accompagnate da una voce roca, sporca.Dopo la sua morte è stato sempre più spesso volutamente dimenticato, nonostante gli sforzi di Gino Paoli (che l'aveva aiutato nel pubblicare i primi dischi oltre che a cantare in pubblico alcuni suoi brani), di Fabrizio De André (che ha sempre ritenuto opportuno "pagar pegno" a Ciampi). Un cantautore che prese di mira il benessere economico e il conformismo piccolo borghese non solo con i suoi testi, ma anche con una vita altrettanto coerente. Forse fu proprio questa la "causa" dello sconcertante e ricorrente insuccesso di pubblico .Ha  detto :  <<  Ha tutte le carte in regola per essere un artista. Ha un carattere melanconico, beve come un irlandese. Se incontra un disperato non chiede spiegazioni, divide la sua cena con pittori ciechi, musicisti sordi, giocatori sfortunati, scrittori monchi  >>


Enrico Berlinguer         

...Chiudo gli occhi e penso a te, dolce Enrico nel mio cuore accanto a me, tu sei vivo. Chiudo gli occhi e tu ci sei, dolce Enrico tu cammini insieme a me..."Antonello Venditti, 1991, "Dolce Enrico"
“Un uomo introverso e malinconico, di immacolata onestà e sempre alle prese con una coscienza esigente, solitario, di abitudini spontanee, più turbato che alettato dalla prospettiva del potere, e in perfetta buona fede di cui ci resta un programma sociale, politico, economico, etico e morale non scritto basilare per il futuro democratico e di progresso del nostro Paese." Indro Montanelli:
Enrico Berlinguer nasce a Sassari il 25 maggio, 1922primo di due fratelli ( Giovanni, il secondogenito, è del 1924) da Mario Berlinguer, avvocato, e Maria Loriga; 1984: il 7 giugno durante un comizio a Padova per le elezioni europee, viene colto da ictus cerebrale. Muore l’11 giugno. Imponenti i suoi funerali. "...I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei programmi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune". "Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione: e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi dello Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo…" "...La questione morale esiste da tempo, Ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perchè dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico.""...Quali furono infatti gli obiettivi per cui è sorto il movimento per il socialismo? L'obiettivo del superamento di ogni forma di sfruttamento e di oppressione dell'uomo sull'uomo, di una classe sulle altre. Di una razza sul'altra. Del sesso maschile su quello femminile, di una nazione sulle altre nazioni. E poi: la pace fra i popoli, il progessivo avvicinamento tra governanti e governati, la fine di ogni discriminazione nell'accesso al sapere e alla cultura..."...Ebbene, se guardiamo alla realtà del mondo d'oggi chi potrebbe dire che questi obiettivi non sono più validi? Tante incrostazioni ideologiche (anche proprie del marxismo) noi le abbiamo superate. Ma i motivi, le ragioni profonde della nostra esistenza quelle no, quelle ci sono sempre e ci inducono a una sempre più incisiva azione in Italia e nel mondo..."
"...Il riscatto e la liberazione dei giovani - degli uomini - presuppone un impegno individuale, della singola persona, il rispetto delle sue propensioni e vocazioni, delle sue specifiche preferenze e aspirazioni personali nei vari campi: ma si realizza pienamente e duraturamente solo attraverso un sforzo collettivo, un'opera corale, una lotta comune. Insomma ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno..."

Tom Benetollo
In questa notte scura, qualcuno di noi, nel suo piccolo, è come quei “lampadieri” che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all'indietro, appoggiata sulla spalla, con il lume in cima. Così il lampadiere vede poco davanti a sé, ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eroismo o per narcisismo, ma per sentirsi dalla parte buona della vita...  .
"...Programmi e percorsi, modi e contenuti della "rivoluzione": cari compagni, il mio segretario del Pci, quando mi iscrissi al partito, mi disse di evitare due derive, riformismo e massimalismo. Il riformismo è "niente subito", il massimalismo "tutto mai"... scusate compagni, non mi sento bene..."
Tom Benetollo muore improvvisamente il 20 giugno 2004. Un aneurisma all'aorta e poi un'emorragia. Si era sentito male mentre parlava a un convegno sul pacifismo organizzato dal "Manifesto". Lo aveva soccorso Gino Strada, che era al tavolo con lui. Lo aveva portato al San Giacomo e poi di corsa al Policlinico. Dieci ore sotto i ferri. Inutile. Forse Tom si ispirava al vecchio modello del funzionario di partito: la politica al primo posto e l'"io" all'ultimo. Però se era un funzionario di partito era il più fantastico e moderno funzionario che si sia mai visto. Guardava lontano, gli piaceva il futuro, odiava gli schemi. Se dobbiamo dire i nomi di tre padri del pacifismo italiano moderno, i nomi sono quelli: Lucio Lombardo Radice, Ernesto Balducci e Tom. Due vecchi e il giovane Benetollo che fu il loro allievo prediletto. Sono morti tutti e tre. Tom mi diceva che Lombardo Radice e Balducci avevano lasciato un vuoto incolmabile, che non era mai stato riempito. Adesso anche Tom Benetollo è morto, all'improvviso, a poco più di cinquant'anni, e anche lui lascia un vuoto enorme dietro di se: non sarà facile colmarlo. Tom era una persona rara. Lo dico senza nessuna retorica, e non perché adesso è morto. Tom era un uomo politico di altissimo livello, come pochi, aveva grandi capacità di pensiero, di mediazione, di organizzazione; e aveva una statura morale che lo faceva sembrare quasi un personaggio del passato. Sapete qual era la sua rarità? Questa: l'amore travolgente per la politica, accompagnato dalla più gigantesca riservatezza che abbia mai visto; e da uno spirito che era tutto il contrario del narcisismo. Non voleva mai apparire. Lui lavorava sodo, pensava, costruiva: il momento della pubblicità lo lasciava agli altri, non gli interessava. Conoscete molte altre persone così?Tom Benetollo era un leader, un vero leader. Di quelli che al mercato della politica-politicante valgono poco. A lui piaceva la politica e non l'immagine. La politica intesa come "teoria e pratica" della lotta contro le ingiustizie. Piacevano le idee, il pensiero, e piaceva moltissimo l'azione. Diceva che la politica della solidarietà non ha nessun senso se non è riempita di concretezza, di solidarietà praticata, di stili di vita. Andava controcorrente. E' dura andare controcorrente, anche per un uomo come lui, alto un metro e novanta, con l'anima di ferro e con la scorza dura. Viene da ridere, Tom, a pensare che sei stato abbattuto da una stupidissima arteria sbagliata. Viene da piangere, vecchio, dolce, carissimo Tom, a pensare che non ci sei più.  

Francesco Guccini 


 Ma un'altra grande forza spiegava allora le sue ali: parole che dicevano "gli uomini sono tutti uguali", e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via la bomba proletaria, e illuminava l'aria la fiaccola dell'anarchia...>> (da "La Locomotiva")per  chi volesse sapere  di più su di  lui . sulla  sua  discografia ,trovare i suoi testi  e  sui  film a  cui a partecipato  e  i suoi scritti    c'è il  sito del  fans  club   http://www.guccinifansclub.it/

Giorgio Gaber  
 Ma i cani sciolti un po’ individualisti, un po’ anarcoidi, sono gli ultimi utopisti, purtroppo non si accontentano delle elezioni e dei partiti e delle coalizioni, ne hanno pieni i coglioni. Non ce la fanno a delegare se non si sentono coinvolti, sono proprio allergici al potere i cani sciolti. ." Cito  questa  sua canzone   (G. Gaber e S. Luporini - Canzone dell'appartenenza) : <<"Uomini, uomini del mio presente /non mi consola l'abitudine a questa mia forzata solitudine,\ io non pretendo il mondo intero vorrei soltanto avere un luogo, un posto più sincero, \ dove un bel giorno, magari molto presto, / io finalmente possa dire: questo è il mio posto. / Dove rinasca non so come e quando  il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo.">> Per ulteriori news    http://www.giorgiogaber.org/index2.php  un sito molto  bello e  ben  fatto  che  consiglio  di vissitare 


 

Madonna al Live 8


Ai Live 8, Madonna è parsa essere una dei


pochi artisti che abbiano davvero sentito


il senso dello spettacolo, cercando di sensibilizzare


la folla a cambiare il mondo...

Senza titolo 691

IL LIVE 8 ED IL MENEFREGHISMO UMANO

Oggi sono un pò più felice,
perchè ho visto che l'uomo può ancora compiere gesti fuori dal comune,
sono un pò più triste,
perchè l'uomo non cambierà mai,
e chi comanda lo sa.
Oggi colleghi al lavoro(80% di quelli che ho incontrato), hanno detto la solita frase..
"e' solo pubblicità, non serve a nulla....".
Forse però non si ricordano che queste manifestazioni, hanno un fine ben più
lungimirante, devono sensibilizzare coscienze, per cercare di cambiare il mondo...
Cambiarlo, per renderlo migliore per tutti, per far capire a chi comanda che ci siamo
anche noi, uomini del mondo, a pensare, riflettere, che non vogliamo essere vittime
del quarto potere...
Anche se solo uno su mille di quelli che hanno partecipato, hanno capito il vero senso
di queste manifestazioni, sono comunque felice, perchè il mondo continuerà ad avere
altri Mandela, Gandhi, Martin Luther King....

3.7.05

Live 8:spettacolo indimenticabile!

Ieri ho avuto la fortuna di assistere per la seconda volta, come tutti quelli della mia generazione, ad uno spettacolo meraviglioso come il Live 8 e durante la lunghissima diretta ho provato un’infinita varieta’ di sensazioni che andavano dalla nostalgia,alla felicità e alla commozione.  



Sembra solo ieri che assistevo al primo Live Aid, ed invece son passati ben ventanni e rivedere in tv molte di quelle star della musica mi ha fatto felice ma anche uno strano effetto.  


Guardavo Simon le Bon dei Duran Duran cantare una delle loro hits piu’ famose e storiche, e sembrava la caricatura di se stesso.





Gonfio,tirato in viso e con una tinta inguardabile ai capelli aime’ non sembrava affatto lui, e neppure il resto del gruppo  facevano un bel effetto…ma la loro musica,portandomi indietro col tempo, mi ha fatto ugualmente sognare…


Lo stesso è stato rivedere il mio adorato George Micheal duettare con Paul McCartney  





 




 un po’ attempato e appensatito che aime’ non sembrava piu’ quello di una volta, ma che con la sua voce ancora mitica e grandios mi ha fatto vibrare e felice come sempre!  


 Caspita quanto tempo e’ passato e come i Duran Duran tanti altri gruppi che hanno partecipato a tale evento fantastico sembravano esser ricomparsi e riusciti dalla naftalina e non tutti con la stessa verve e carica di un tempo…   


Ma mi ha fatto molto piacere rivedere molti di quelli che nel ‘85 parteciparono per raccogliere fondi in sostegno all’Africa, e vedere molte altre stelle nascenti della musica italiana e non, che hanno dato il loro contributo ad una causa tanto importante come quella di quest’anno:CANCELLARE IL DEBITO DELL’AFRICA.




Sono stata entusiasta ed euforica come una ragazzina nel rivedere sul palco i mitici U2 sempre in prima linea per l’impegno sociale,


una stupenda e bravissima Annie Lennox, un fantastico Sting,  








 





una Madonna vestita di bianco,eterea e magnetica piu’ che mai,  





un meraviglioso e travolgente Robbie Williams



  




 e di nuovo insieme - e per la prima volta per me – i mitici Pink Floyd…   




 Un evento del genere raramente capita di vederlo due volte di seguito nella propria vita, ed io figlia della generazione di fine anni 60, ho potuto godere di tale privilegio ed esserci anche questa volta di fronte alla tv e cantare con loro a squarciagola come una ragazzina indemoniata e come se fossi lì tra loro sul palco mentre in 4 continenti erano in migliaia, da tutto il mondo contro la povertà!  




Uno spettacolo veramente grandioso che nell’alternarsi di mostri sacri della musica fino a notte tarda,mi ha lasciato una sensazione di inutilità ed inadeguatezza ed una serie interminabile di domande e dubbi nella testa…


 


Si c’ero  davanti alla tv anche quando nel ‘85 quel gran genio di Bob Geldof metteva su’ il primo Live Aid, ma allora forse mi rendevo poco conto del senso di tale evento ed ero solo presa,invasata e felice di vedere cantare i mie idoli…  


 


Stavolta invece ho visto tutto con molta attenzione,capendo il senso ed il motivo di tutto ciò che si diceva,si cantava e si provava di fare.


 


Mi son commossa quando le immagini dei bambini in Africa mi facevano sentire inutile e tremendamente fortunata ad avere tutto senza poter fare nulla per loro.


 


Sul mio viso sono scese lacrime di gioia quando sul palco insieme a Bob Geldolf e Madonna e’ salita una ragazza che nell’85 era stata filmata quasi morente, e che oggi e’ una stupenda donna, che vive grazie agli aiuti di allora e puo’ raccontare la sua esperienza scuotendo ancor piu’ le menti dei potenti e di noi comuni mortali.    



 




  Mi sono commossa e terribilmente rattristata nel  vedere bambini sfiniti e ammazzati dalla fame,dalla sete,dalla povertà e senza poter far nulla mi son chiesta se questo evento servira’ veramente a qualcosa e se quei potenti 8,che decidono delle nostre vite,potranno cancellare il debito ed aiutare l’Africa una volta per tutte!  


Non capisco nulla di politica e di tutte le manovre per aiutare i popoli del terzo mondo, ma con molta inguenità credo che pur se la cancellazione del debito sia una manovra tanto complicata e difficile da attuare subito…sia necessario fare tutto il possibile per far si’ che cio’ avvenga. 


 


Mi auguro con tutto il cuore che presto si adottino soluzioni repentine e decisive per fare in modo che non muoiano piu’ tanti esseri umani e che la povertà possa attenuarsi e scomparire pian piano anche per l’Africa,un continente che merita di divenire florido e vitale!




  


  Questo è stato per me ieri il Live 8:uno spettacolo unico e grandioso senza pari alcuno..uno spettacolo che spero abbia fatto riflettere chi è piu’ fortunato di tutti coloro che in Africa lottano ogni giorno con la POVERTA’..  




I miei son stati sentimenti contrastanti:di gioia mentre cantavo le mie canzoni preferite, e di colpa mentre beatamente mangiucchiavo schifezze davanti alla tv, perchè forse una patatina poteva salvare la vita ad uno di quei bambini ed io invece la mangiavo per sfizio e solo per trasgredire alla mia stupida dieta…  


 


Sensazioni le mie di essere terribilmente patetica nel pensare ai miei problemi futili e tipici di chi ha tutto e di piu’, mentre in quello stesso momento un bambino tra le braccia della mamma avevo solo bisogno di mangiare e di bere qualcosa per andare avanti.  


 


Mi sono sentita stupida ed inutile,ma sono felice di questo perché vuol dire che tale evento è servito a scuotere le nostre menti e le nostre intorpidite coscienze..  


Mi auguro che tutto cio’ non duri solo il tempo di un concerto e di un evento mediatico del genere,ma che aiuti veramente l’Africa, e che durante il prossimo G8 quei potenti si scuotano una volta per tutte e trovino una soluzione immediata per debellare la POVERTA’ nel terzo mondo!!   


 



…ORA NON HANNO…NON ABBIAMO PIU’ SCUSE…..



Niente scuse....Mettiamo fine alla povertà


 





  • 2.7.05

    dedicato a chi come me deve rincominciare

    Pubblicom questa  poesia   (forse di Max Ehrmann)

    Desiderata

    Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta, e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio. Finché è possibile senza doverti sottomettere, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Di' le tue verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare. Evita le persone volgari ed aggressive; esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti. Conserva l'interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all'amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l'erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza. Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna. Ma non tormentarti con l'immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai diritto ad essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l'universo ti si stia schiudendo come dovrebbe. Perciò sii in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo. Fai attenzione. Cerca di essere felice.

    spettacolo per de andrà per chio è di cagliari e per chi è a Cagliair ilo 10 luglio

    Fabrizio de Andrè tribute
    Giro, per gli amanti, che so essere molti  in splinder  e in codesto  blog   dell’unico grande poeta di note che abbiamo avuto, il comunicato stampa che ho appena ricevuto.




    LE NUVOLE
    Concerto Tributo a Fabrizio De André

    Domenica 10 luglio ore 21.30 Cagliari - Anfiteatro Romano

    Lo spettacolo sarà ripreso dalla Rai-Radiotelevisione Italiana e verrà mandato in onda
    Mercoledì 20 luglio ore 21 da Rai Uno

    UNA PRODUZIONE
    VITTORIA CAPPELLI SRL
    Con il Patrocinio del Comune di Cagliari e della Regione Autonoma della Sardegna
    In collaborazione con la Fondazione del Teatro lirico di Cagliari

    Un programma di Piero Ameli e Giuseppe Tortora con la collaborazione di Alessandro Buccini
    Direzione artistica: Piero Ameli e Roberto Colombo
    Direzione d’orchestra: Roberto Colombo
    Direttore della fotografia: Fabio Brera
    Scenografie: Luigi Dell’Aglio
    Coreografie: Mvula Sungani
    Regia: Duccio Forzano
    Produzione: Vittoria Cappelli S.r.l
    Organizzazione: Sardegna Concerti Società Cooperativa

    Vanno, vengono, ogni tanto si fermano e quando si fermano sono nere come il corvo, sembra che ti guardano con malocchio. Sono Le nuvole di Fabrizio De André, le stesse che aprono il penultimo album in studio dell’autore, parole che prendono ispirazione dalla sua terra, quella che l’ha adottato fin dal 1975 e che ora si prepara ad ospitare un grande evento culturale: LE NUVOLE, concerto tributo al grande cantautore genovese, che si terrà il 10 luglio all’Anfiteatro romano di Cagliari patrocinato dal Comune di Cagliari (che ha subito accettato e appoggiato la proposta della Rai), dalla Regione Autonoma Sardegna, con la collaborazione della Fondazione del Teatro Lirico di Cagliari e di Sardegna Concerti che verrà trasmesso in mondovisione mercoledì 20 luglio in prima serata su Rai Uno con la regia di Duccio Forzano.
    IL CAST. A rendere omaggio a De André, per il primo tributo a sei anni dalla sua scomparsa avvenuta l’11 gennaio 1999, saranno i due attori Pamela Villoresi e Massimo Ghini che con la loro voce e interpretazione daranno vita alle poesie dell’autore, cariche di suggestioni emotive. E i cantanti: Massimo Ranieri, Antonella Ruggiero, Sergio Cammariere, Morgan, Neffa, Mario Venuti, Nicky Nicolai & Stefano Di Battista Jazz Quartet, Dolcenera, Sara 6, Francesco Di Giacomo (Banco del Mutuo Soccorso). Massimo Ranieri sarà l’unico artista a non essere sul palco domenica 10: a causa di impegni presi precedentemente, il cantante sarà a Cagliari l’8 per registrare la sua esibizione che verrà comunque inserita durante lo spettacolo e alla quale il pubblico cagliaritano assisterà attraverso gli schermi giganti allestiti all’Anfiteatro. E per meglio rappresentare il legame fra tradizioni e territorio e l’unione delle culture, saliranno sul palco anche artisti sardi come Elena Ledda, Andrea Parodi, le Balentes e Lia Careddu. Le coreografie studiate appositamente per l’evento da Mvula Sungani completeranno lo spettacolo con passi a due, tango e movenze afro portate in scena da sette danzatori: Emanuela Bianchini, Ilaria Calmieri, Claudia Cavalli, Federico Patrizi, Ivana Cibin, Claudio Di Stazio, Armanda Di Stazio.
    CONCERTO-EVENTO. Sarà un’occasione per parlare della Sardegna, di quella parte dell’isola poco conosciuta, lontana dai vip e dal turismo di massa, e piena di magia che tante parole ha suggerito negli anni a Fabrizio De André. Per questo sia il Comune di Cagliari che la Regione Autonoma della Sardegna hanno accolto subito la proposta, per rendere il giusto omaggio a un personaggio carismatico come De André e promuovere l’immagine della città e dell’Isola a livello nazionale ed internazionale. Le Nuvole avrà lo spirito di un concerto evento, di una commemorazione cantata che diventa festa, dove la celebrazione e il ricordo di un affetto si trasformano in grande gioia. Sui legni dell’Anfiteatro non si assisterà a un normale programma televisivo e non ci sarà una conduzione vera e propria, ma ogni artista passerà il testimone tra una canzone e l’altra raccontando le proprie emozioni e i ricordi legati al grande Fabrizio De André, portavoce del disagio e della disperazione, della povertà del nostro essere, dove tra le macerie e le miserie del mondo nasce la poesia. Una scrittura preziosa quella di De André, dove lo sdegno poteva trasformarsi in ironia e dove il piacere della dissacrazione diventava divertimento, con splendidi affreschi e caricature dei vizi pubblici e provati e di una piccola Italia provinciale e bacchettona.
    L’ANIFITEATRO ROMANO. Per meglio risaltare lo spirito del concerto è stata scelta una location dalla forte connotazione mediterranea, un incrocio simbolico di tante storie e culture, legato anche in modo particolare alla biografia dell’artista. Sotto tutti questi punti di vista nessun luogo poteva essere più adatto della Sardegna dove De André scelse di vivere amando l’ambiente naturale e i valori fondamentali dei suoi abitanti, che sentiva particolarmente vicini al suo modo di essere. In tale contesto L’Anfiteatro romano di Cagliari, luogo suggestivo e carico di magia e storia, è lo spazio perfetto per ospitare l’evento, in quanto in grado di coniugare la coralità di una festa popolare con una cornice classica, creando anche la giusta atmosfera nella partecipazione del pubblico.
    L’ORCHESTRA. Sulla scia di un altro fortunato spettacolo che l’anno scorso ha reso omaggio a Lucio Battisti da piazza del Plebiscito a Napoli, l’appuntamento di Cagliari con Le Nuvole vedrà sfilare sul palco gli artisti che ofriranno la loro personale interpretazione del repertorio di Faber supportati dall’Orchestra da camera Accademia di Cagliari (quaranta elementi), diretta in questa occasione dal maestro Roberto Colombo (compositore, arrangiatore, produttore), impegnato anche nella direzione della band ritmica composta da dodici elementi (8 strumentisti e 4 coristi): Luca Colombo, Sandro De Bellis, Maurizio De Lazzaretti, Phil Drummy, Riccardo Fioravanti, Santi Isgrò e Diego Maggi.
    Arrangiamenti: Stefano Barzan e Roberto Colombo.
    LE CANZONI. Brani memorabili, di grande qualità musicale e poetica, in grado di coinvolgere e unire i giovani, di ieri e di oggi. Venti, scelte tra le più belle e rappresentative, rivivranno nella serata magica del 10 luglio: Le Nuvole, Princessa, Creusa de Mà, Bocca di Rosa, Via del Campo, Carlo Martello, La Canzone di Marinella, Inverno, Spiritual, Il Pescatore, La Guerra di Piero, Amore che vieni Amore che vai, Un Giudice, La Canzone dell’Amor Perduto, Volta la Carta, Don Raffaè, Ho Visto Nina Volare, Dolcenera, La Città Vecchia e La Ballata dell’eroe.
    IL REGISTA. La regia dello spettacolo, a cavallo tra il concerto, il balletto e l’interpretazione teatrale, è affidata a Duccio Forzano. Il regista genovese, 45enne, ha diretto, tra gli altri, Morandi, Panariello e Fiorello alla Rai, numerosi video e concerti di Claudio Baglioni, l’ultimo videoclip di Francesco De Gregori “Vai in Africa Celestino”, l’ultima edizione di Scherzi a parte su Canale 5 e l’edizione 2003 del Pavarotti & Friends, solo per citarne alcuni.
    LA PRODUZIONE. Vittoria Cappelli è figlia di Carlo Alberto Cappelli, editore e Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna e dell’Arena di Verona, e nipote di Licinio, fondatore della Casa Editrice Cappelli, a Rocca San Casciano. Ha inventato, nel 1982, il binomio Moda-Spettacolo in Piazza Maggiore a Bologna con Ferrè, Versace, Coveri, Blue Marine. La Rai ha mandato in onda gli Eventi da lei realizzati con Vittoria Ottolenghi con grandi successi di pubblico e di stampa. Ha creato e gestisce una società che si occupa di cultura, di promozione turistica e del territorio, di comunicazione e di informazione a livello nazionale ed internazionale. Ha prodotto, tra gli altri, “Emozioni, Lucio le sue canzoni….il suo pubblico” (Rai Uno, 2004), “Hip Hop Generation” (Rai Tre, 2004), XV° Giornata Mondiale della Gioventù - “Giubileo dei Giovani” (Rai Uno, 2000), “Art’è” (Rai Tre, 1997-98-99) Produce, tra gli altri, da alcuni anni, il programma d’arte “Passepartout” in onda su Raitre.

    BIGLIETTI. Platea: 30 euro+ diritti di prevendita. 1° anello: 20 euro+ diritti di prevendita. 2° anello: 10 euro+ diritti di prevendita.
    PREVENDITA CAGLIARI
    Box Office - viale Regina Margherita, 43. Tel. 070 657428
    E-mail info@boxofficesardegna.it
    Casa del Disco via Roma, 51
    Call center Sarco - via Sulis, 41. Tel. 070684275
    Furious Fish - centro commerciale Santa Gilla
    Zimbra – via Eleonora d’Arborea
    Sartourist – via Sonnino, 75
    PREVENDITA QUARTU SANT’ELENA
    Ticket Box – via Brigata Sassari c/o FBI
    PREVENDITA ORISTANO
    Distributore Fratelli Demontis – via Cagliari 162

    30.6.05

    Senza titolo 690
























     



    Non c’è soltanto il mercato: salviamo la dignità dell'Africa



    di CLAUDIO BAGLIONI

    come identità, libertà, cibo, salute, lavoro, famiglia, figli, terra, casa, scuola, futuro. Quelli che consideriamo diritti irrinunciabili e inalienabili, per centinaia di milioni di persone come noi, non sono nemmeno speranze. Sono sogni. Anzi incubi. L’incubo di una vita che non ha alcuna possibilità nemmeno di sfiorare la soglia della dignità. Di queste cose abbiamo brevi lampi di coscienza. Durano lo spazio di un servizio di telegiornale; la coda d’emozione suscitata da immagini “forti” o da statistiche che hanno dell’incredibile.
    Del resto «cosa possiamo fare?». E’ il mercato. Mercato, globalizzazione, competizione. Non sembrano nemmeno invenzioni umane. Sembrano divinità. Divinità cieche e insaziabili, per ingraziarsi le quali il popolo della terra non può far altro che offrire sacrifici. Sacrifici umani, evidentemente. E dato che questo Mercato vive e si alimenta di differenze e squilibri, per renderlo più florido e più capace di produrre ricchezza, occorre generare squilibri e differenze: produrre povertà. «Mors tua, vita mea».
    Non è così. O abdichiamo al senso di essere uomini e alziamo bandiera bianca, o dobbiamo ammettere che governare il mercato è possibile. Non un problema di strumenti; un problema di volontà. Se le cose non cambiano non è perché mancano idee, capacità o risorse. E’ perché gli interessi che premono perché tutto resti com’è sono più forti di quelli (che pure esistono) che spingono per il cambiamento. E’ questa l’equazione da ribaltare. Prima nelle coscienze individuali, poi in quelle collettive. Quindi nelle scelte di politica economica e sociale di parlamenti e governi. Soprattutto dei governi di quei Paesi come la “vecchia Europa” e le altre grandi potenze industriali che “possono” e, dunque, hanno l’obbligo di concorrere a risolvere quei problemi rispetto al sorgere dei quali non sono privi di responsabilità. Il mercato è sovranazionale, certo. Ma non soprannaturale. Passare da un mondo nel quale l’uomo vive per il mercato a uno nel quale il mercato è fatto per l’uomo per tutti gli uomini è possibile.
    Questo vogliamo dire, sabato 2 luglio, agli 8 paesi che decidono delle sorti degli altri 200. “Live 8” non è la risposta. E’ la domanda. Domanda di valore e di senso. Domanda di un’altra economia che globalizzi e reinvesta gli utili, ridistribuisca le risorse e, finalmente, promuova ed esporti valori come libertà, solidarietà, sviluppo, salute. Un’istanza etica universale non più rinviabile, per la quale facciamo appello a tutta la forza di cui solo certe parole sono capaci: «Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando la sera cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo».


    da "Il Messaggero" di oggi



    un mito

    29.6.05

    strade che non portano a nulla ecco in cosa sono capitato e da cui devo uscire



































    Dopo  aver  ricevuto , dopo  gli articoli post  referendum  ,  sia  all’ email privata  sia in quella  di  splinder alcune   critiche  e osservazioni  di voi  cdv   ( ed in particolare  quelle  di privateoutrage )  in cui  giustamente  mettevate in evidenza  la mia incoerenza  ( anche se io  preferisco chiamarla  caduta  d’incoerenza     dato  che   non sempre  cui si riesce  ad esserlo,e infatti per la  prima  volta  da  un anno, da  coerente  sono caduto nell’incoerenza  e nella contraddizione  )  ho  modificato  ,  facendo riferimento  anche  a me stesso   , i post l'italia  da capitale a  cenerentola   della cultura  e della ricerca  . Per   Parafrasare  Bolormaa  degli ex Csi ho  preferito  seguire   una  via  veloce  e rettilinea   ovvero quelle  strade   che   generalmente non portano   a niente  ovvero sono  solo seghe  mentali  o senza  uscita e  solo raramente   portano a qualcosa    e d  è questa  una  della  origine  dell’auto dedica  (  vedere  qui   della  canzone  Lavorare  con lentezza  di   Enzo del re   Ecco  quindi  che  ho deciso di  ritornare indietro  e  di fare  come il  gambero  perché : <<  E' necessario che io sia coerente con me stesso per dare il peso giusto ed un senso a tutto il resto ed è importante che non faccia cose in cui non credo per non confondermi e dover tornare indietro ...è necessario ....>> ( dei  Tiromancino  non ricordo la  canzone , sic   ) IL  secondo  cambiamento  è  quello al post  sull’aggiornamento del regolamento , in quanto   nella  tag    grazie  al  trend iniziato da Desire , si è  sviluppato un interessantissimo  dibattito  ma  SIC , non riesco in quanto non hanno lasciato nessun  indirizzo email a contattarli  ed  invitare alcuni , in particolare la signora \ ina  Desire , sul blog .   Ne  approfitto per  rispondere  alle loro  affermazioni : 1) ( … )  Ogni tuo post è una denuncia che qualcosa non va bene: quindi credi che in te non vada bene nulla!!! ( ...)  . Non  è vero  rileggetevi  tutto il blog .  Io  intendo  usare   del passato anche non vissuto in prima persona, ma pur sempre passato, un modo per cercare di migliorare un mondo che a mio parere si è già indirizzato in i vie poco promettenti! , costruendo e  distruggendo  (  battere e levare  )  , mettendomi indiscussuione  , la mia pera  d'arte giorno per  giorno  nel mondo e  non  in solitario  ( ecco  il perchè di un blog  collettivo  \ aperto  e  non solitario /  chiuso )   Fare in pratica  come  jack folla  (http://www.jackfolla.it/ ) alias  di    Diego Cugiawww.diegougia.com ) , creare  come consiglia  Mario Capanna  in  Speranze  , dei cenacoli  dove  ogni uno si scambia le sue opinioni  oppure  per parafrasare la  famosissima    vita  spericolata di  Vasco Rossi     ogni uno a  riccorre i suoi guai  ogni uno con il suo viaggio  ognuno di verso  ; 2)    (…)  Il mondo è solo il tuo specchio! Cambia te e cambierai il mondo... O meglio, accettati per come sei e il mondo non avrà più bisogno di essere cambiato (..)  In parte è cosio   ma  ricollegandomi a  quanto  ho  già detto  nelle righe  precedenti  ,  ho  preso una strada senza  via  d’uscita  devo  ritornare al  bivio  e  percorrere  l’altra  strada  ovvero  devo   , come  mi  ha suggerito  il mio   analista  e  alcuni cdv  : << Guarda che mai nessuno si incazzerà con te se decidi di guardare veramente nel tuo interno e lasciare questa facciata superficiale delle "lotte", "controinformazione"... Cerca questa serenità e scopri che veramente anche ciò che ti sembra ingiusto è necessario che vada così. Ovviamente ciò è il mio pensiero.(...)  termini psicologici, sappiamo benissimo che ciò che è da risolvere non sono i problemi che indymedia denuncia. I problemi sono in noi.(…)  Queste Emozioni e questi sentimenti non sono spiritualità. Fanno emergere solo un tuo malessere interiore. Uno scontro dentro di te che tu vedi nel mondo esterno e che ti fa criticare gli altri. Secondo il mio modesto parere chi lavora su se stesso deve entrare in contatto con una dimensione spirituale. E non fraintendermi: non parlo di chiesa (anche a me dà fastidio la chiesa). Spiritualità nel senso di contatto con se stessi in profondità. Ma se in ogni tuo post denunci situazioni esterne come fai a dire che lavori sul tuo interno?  >> e  fare  come  mi ha  detto DjX  nella  tag : <<  ( ...)    quando vedi che tutto è una merda e che sarebbe ora di cambiare il mondo allora guarda te stesso e capirai da dove viene il puzzo che senti". >>  ma  purtroppo mi serto   come il personaggio del libro che  ho appena finito di leggere  da qualche  giorno    di   Attenti al gorilla di Sandrone Dazieri (Arnoldo Mondadori Editore - 2000 - pagine 224 )  dove  non riesce  a far morire  l’altro suo io   ma  ci convive  ;  3)  I:.  : << E' vero cdv... Solo post di denuncia... Ma ci sarà qualcosa che per te funziona nel mondo? O sei veramente convinto che l'unica cos che funzionino siano le lotte? Che tristezza...>>  rileggiti  tutto i  post   quelli di denuncia  pura (  cioè senza   commento  e  sentimenti )   come dici  tu  sono  solo  recenti e  per  giunta non   tutti miei  .  . 


    Senza titolo 689

     _____DA NON_____ 


                              CREDERCI


            Dio mi ha chiamato al telefono e mi ha detto:


    - Non mi hai mai invocato, perché ce l’hai con me?


     Gli ho risposto:


          - Credevo fossi tu ad avercela con me,


             in tutti questi anni bui non ti sei mai fato sentire…


     


     Mi ha chiuso il telefono in faccia.

    Senza titolo 688

    Da qualche anno a questa parte ogni giorno sentiamo parlare ai telegiornali di persone che uccidono, i loro familiari, il vicino di casa, l'amico, etc... per motivi a dir poco assurdi! Con la velocità con cui si sta sviluppando questo "fenomeno" pare quasi una moda al giorno d'oggi risolvere i problemi in questo modo! Sarà forse un segno di questa società moderna?

    28.6.05

    Cerco un silenzio rarefatto di Mario Pischedda


    Un mio  cdv   prof  di sociologia  al liceo socio perdagogico   della mia citta   , per  difficoltà   acon il pc  e  per la  pigrizia   mentale  nel ricordarsi le pass  e  i nij  k con cui si registra   mi manda  da  pubblicare  (  e lo farò  in futuero    anchje  con altri\e  persone   cdv   )  mi  manda  questa  sua  poesia     recitata  ad  Olbia al caffè re di sardegna il 10 giugno 2005


    Cerco un silenzio rarefatto

    Una stagione amica

    E una campagna nella quale stare il più possibile da solo

    A cantare come la cicala

    A lavorare come la formica

    Più concreto e positivo degli intellettuali perennemente acidi frustrati e tristi

    Vivere così semplicemente

    Con i calli e le patate tra le mani

    Le ciliegie rosse

    Gli agrumi che profumano

    E l'aria che vola leggera

    L'acqua

    E un'ombra tra gli alberi  che acqueti

    Lo spirito mio ribelle

    Antagonista…

     

     

     

    Bortigiadas 25 giugno 2004

     


    P.s   è un ottimo fotografo  per   sue  fotro   trovate il suio blog  fra i miei link  , oppure   per i pigri riexcco il  sito  http://mariopischeddainmovement.blog.tiscali.it/

     


     

    Come fanno a scattare le foto le persone ipovedenti e cieche? Le tecnologie utilizzate.

    Alle scorse Paralimpiadi di Parigi il fotografo cieco João Maia da Silva ha stupito tutti con i suoi scatti. Ma come ha fatto? Scattare foto...