22.3.06

Senza titolo 1199

mi spoglio voglio andare a letto,mi sneto stanca,spossata...


entro in camera sua,è ancora sveglio...


Posso?


mi allarga le braccia..


mi infilo a letto e mi abbraccia,mi culla,mi sono addormentata così...


mi sono svegliata qualche ora dopo mi guardo intorno per qualche secondo,capisco  dove sono mi alzo e me ne vado nel mio letto..


Sono sveglia,non ho più sonno mi sento strana ho dei brividi...


prendo il lettore mp3,lo accendo salto accuratamente le canzoni che penso possano mettermi maliconia...


nel display: "pazzo di lei" ,avanti,"a chi mi dice",avanti,"figlio della luna",avant,"hoy",avanti e via così


Laura bono,penso ma si lei mette grinta nelle sue canzoni non puo' farmi male....


parte: Amo solo te


Brilla forte agli occhi miei, luce perla goccia tu…
Ti ritrovo in ogni cosa, sulla foglia e sopra il foglio che ora ho davanti a me.
Quanto amore ho per te, non si può lavare più,
più ti guardo e più ci penso che la vita non ha senso se con me non ci sei te.

Sei il sole tu che mi sveglia ogni mattina
E se è un sogno non svegliarmi, dormirei altri cent’anni
Basta che tu sia con me

Sei l’alba tu così bella da guardare,
e rinasce in me l’amore che non potrà mai tramontare
solo se tu sei qui con me, ah ah ah, sono qui per te, amo solo te.

Passa il tempo ma tu no, non hai smesso di stupirmi,
tu che vivi e ti sai dare, prendi quello che ti pare
e in questa vita hai preso me….

Sei il sole tu che mi sveglia ogni mattina
E se è un sogno non svegliarmi, dormirei altri cent’anni
Basta che tu sia con me

Sei l’alba tu così bella da guardare,
e rinasce in me l’amore che non potrà mai tramontare
solo se tu sei qui con me, ah ah ah, sono qui per te, per ricordarti che…amo solo te.

Amo solo te, amo solo te, io amo solo te…..



durante questa canzone comincio a sentire dei brividi percorrermi la spina dorsale...


subito dopo ascolto: Che ritorni la sera


Che ritorni la sera, con tutte le sue stelle,
con la luna regina china sopra di me.
E con loro anche i sogni, con le voci lontane
di una ninna nanna che cantava mia madre.

Che ritorni la sera, che mi culli leggera
che mi bruci d'amore come lo scorso agosto.
Che ritorni la sera con quell'aria sincera,
quando esce di scena e ti regala l'aurora.

Che ritorni la sera sopra la mia miniera
sto scavando da tempo ma l'oro dov'è?
Che ritorni la sera per potermi fermare
anche un poco a pensare cosa in fondo vorrei.

Che ritorni la sera mi trovi un po' più matura
che a tornare a volare ho ancora un po' di paura.
E poi senza la luce, quella delle mie stelle,
torno al grembo in ginocchio ma girata di spalle.

Che ritorni la sera con tutte le certezze,
che oltre quell'infinito poi qualcuno c'è
Che mi ascolta sfinito, che chissà se ha capito
che ha creato l'amore e a volte per lei dentro si muore


oh cavolo che mi succede?no le lacrime no x favore,non voglio piangere,non mi va...


eccola la prima lacrima ne seguiranno altre che palle,ma porca  vacca ma xkè il mio corpo non mi ubbidisce!


Quante parole tu... aria fra le nuvole
non ti sento più; è tutto quanto sterile
e quante storie tu.... non vedi sono stanca
non ne parliamo più, che cos'è che ti manca??

forse mi volevi un poco più romantica
oh no, che pretendevi? STA ZITTO, SMETTI DI PARLARE!!

E adesso siediti, che m'innervosisci,
non è dirti "ti amo" ma se preferisci, mi vola nello stomaco la tua frenesia,
sai che tornavo sempre quando andavo via.
E adesso calmati che mi infastidisci,
volevi rose rosse, ma tu che ne capisci?
non sai cos'è l'amore se poi non sai ascoltare,
che cosa vuoi sentire? TU M'INNERVOSISCI!!!!

Quante parole dai, fumo fra le dita
domani sai che fai? riprendi la tua vita!
forse mi volevi un poco più romantica,
la mia unica promessa è stata di essere me stessa.

E adesso spostati che m'innervosisci,
non mi interessa più ciò che preferisci
mi viene il mal di stomaco con la tua frenesia
ho assecondato ogni tua scenata di gelosia!!

E adesso calmati che mi infastidisci
volevi rose rosse, ma tu che ne capisci??
non sai cos'è l'amore, è anche ora che cresci!
E adesso...SPARISCI!!!! TU M'INNERVOSISCI!!!!!

Non sai cos'è l'amore se poi non sai ascoltare...
che cosa vuoi sentire, tu m'innervosisci,
tu che ne capisci? tu m'infastidisci! tu m'innervosisci!
tu che ne capisci?tu m'infastidisci, tu m'innervosisci!!!!


non riesco a smettere,Dio quanto sono patetica...


sento dei rumori si è svegliato...


adesso è lui a venire nel mio letto,mi spinge + in la,piano,si sdraia e si stringe contro la mia schiena,spero non si accorga che sto piangendo se mi chiede il perchè non so rispondergli...


Se mi prendi fra le mani, sono rosa, fiorirò
Seguimi nei miei domani anche nei miei giorni no
Mi piacerebbe fermare un po’ il tempo
E stare ore abbracciati così

Oggi ti amo davvero
Sei il mio primo pensiero
Ti amo lo giuro
Se sei insicuro ti amo lo stesso davvero
Poi ti sbilanci e dici per sempre lo spero

Il mondo sa che oggi ti amo davvero
Domani chi lo sa se sarà amore vero
Sul muro ho scritto oggi ti amo lo giuro
Ed io lo scrivo in una canzone per te.

Tieni ferme le mie mani, perché tremo non lo so
Se sarai nei miei domani, qualche cosa inventerò.

Oggi ti amo davvero sei il mio primo pensiero
ti amo lo giuro, sei un gran casino,
t’amo lo stesso davvero
ma sei sincero e t’amo per sempre lo spero

il mondo sa che oggi ti amo davvero,
rimani a far l’amore per un giorno intero
ti ho addosso sulla pelle, sei un bracciale d’oro
sei il mio presente, oggi ti amo così

Oggi ti amo davvero sei il mio primo pensiero
Ti amo lo giuro, rimani ancora
Oggi ti amo in futuro io l’ho sognato se ci sarà per noi.

Se mi prendi fra le mani…


ad ogni brivido,rafforza la stretta.si è accorto che piango...


non mi chiede nulla gliene sono grato...


tienimi non lasciarmi,non voglio cadere...


basta non ne posso più spengo il lettore...


due secondi e lo riaccendo..sono scema...


wow sto smettendo,forse stanno finendo...


Te ne vai e non ritorni più,
me lo dici solamente,
ora che ti sei presa tutta la mia mente.
La vita è strana e lo sapevo già,
ma non pensavo capitasse ancora
di svegliarmi e non trovarti più
sotto il caldo delle mie lenzuola.
Scende, scende un lacrima...
Cresce, cresce la musica...
Dentro me...

Io non posso restare così...
Su ti prego dai ritorna qui!
Io ti amo veramente!
Io non voglio restarmene qui,
qui seduto senza averti qui!
Io ti amo veramente!
Io ti amo veramente!
Brutta bestia la malinconia,
che se ti prende, ti trascina via,
come quando non hai più un'idea
a cui aggrapparti per volare via,
verso i confini di una libertà
che quando trovi sembra una galera!
Scende, scende un lacrima...
Cresce, cresce la musica...

Voglio te...
Io non posso restare così...
Su ti prego dai ritorna qui!
Io ti amo veramente!
Io non voglio restarmene qui,
qui seduto senza averti qui!
Io ti amo veramente!
Io ti amo veramente!
Ora lo so,
che di te io mi libererò,
ma so,
so comunque però
che per ora scende, scende una lacrima...
Cresce, cresce la musica...
Dentro me...

Io non posso restare così...
Su ti prego dai ritorna qui!
Io ti amo veramente!
Io non voglio restarmene qui,
qui seduto senza averti qui!
Io ti amo veramente!
Io ti amo veramente!
Io ti amo veramente


che per ora scende, scende una lacrima...
Cresce, cresce la musica...
Dentro me... no sta scendendo di nuovo no...


abbasso il volume,mi sembra di udire un "chi ti ha ridotta così?"


Io non credo nei miracoli
Tù sei stato per me l'eccezione
Anche solo per un attimo
Ma sai che ci ho creduto in noi
Ma io vivo nel ricordo che
Sgomitando si fa spazio in me
Di un amore che purtroppo non sei te
Dolce stella non tremare
Ci ho provato e riprovato ma non posso più
Farti male, farmi male
Tutto questo dimmi che senso ha
Spacchiamo il mondo io e te
Ho il cuore pieno di noi
Ma perché non riesco ad innamorarmi di te, perché
Tu mi stringi e ho un nodo in gola
Mi fa quasi male a respirare
Mentre mi difendo sento che
Vorrei proteggerti da me
Ti ho lasciato, ti ho ripreso
Troppe volte, ho perso il conto ma tu sempre lì
Farti male mi fa male
Tutto questo dimmi che senso ha
Ti muovi dentro di me
Intenso odore di noi
Coi tuoi sguardi che accarezzano l'animale in me
Speciale il mondo con te
Che bello il buio con te
Ma perché non riesco a viverti come io vorrei
La la la la
La la la la
Ma perché non riesco a viverti come io vorrei
Io non credo nei miracoli
..se potessi tu sorprendermi...


Mi sto addormentando...finalmente... mi giro e lo abbraccio anche io..





 La mia anima è più vera della maschera che porto...



 

[Ammazzate Beppe Alfano]


 
clicca sulla prima immagine per ascoltare l'audio e sulla seconda per leggere un articolo su Alfano


<<Uccidete quel cane sciolto>>. A 13 anni dalla morte del cronista che collaborava col quotidiano " La Sicilia " ecco una notizia, che ai più probabilmente non dirà nulla, ma per i Barcellonesi, quelli come me attenti alle cronache locali, una notizia passata quasi marginalmente in radio stamattina, rievoca subito immagini del passato! Faccio una breve ricerca su google e trovo la notizia che m'interessa: "Sonia Alfano minacciata di morte" Perfino il Corriere della Sera gli dedica un trafiletto! Chi è Sonia Alfano? Un alieno? un magistrato? un pentito? No cari amici miei, Sonia Alfano è semplicemente una ragazza, una normalissima ragazza che per uno strano caso del destino si è trovata a combattere contro la mafia, la stessa mafia che in quel tragico 8 gennaio 1993 gli portò via lo sguardo e l'amore di suo padre, maestro di scuola elementare, con la passione del giornalismo investigativo! Sull'assassinio di Beppe Alfano sono state scritte tante cose e fatti tanti reportage, ma fino ad oggi si è arrivati solo all'arresto dell'esecutore (Giuseppe Gullotti, il capomafia Barcellonese che procurò il telecomando a Brusca per fa esplodere il tritolo di Capaci, ndr.) senza riuscire a scoprire chi furono i "veri" mandanti di quell'efferato omicidio. Sonia e la famiglia Alfano oggi non abitano più a Barcellona, anche perchè lei stessa aveva detto in un'intervista: "Ogni volta che vengo a Barcellona vedo l'assassino di mio padre, gli sguardi si incrociano, ed avverto una fitta al cuore". E come dargli torto. già in passato aveva dovuto "combattere" con le illazioni mosse contro la memoria del padre al punto da far aprire un'indagine da parte della commissione parlamentare della Rai per far luce su alcune "manomissioni" fatte, a suo dire, per screditare la figura umana e professionale del padre. Beppe Alfano era di destra, molto vicino all'M.S.I. dell'onorevole Domenico Nania (oggi capogruppo di Alleanza Nazionale al Senato) quel Movimento Sociale Italiano da cui Beppe si sganciò nel 1990 candidandosi in una lista civica antipartitica ed anche quel Movimento che candidò Giuseppe Gullotti nel 1985 in qualità di consigliere. Oggi, io non posso far altro che indignarmi e riflettere su questo tragico episodio e non voglio smettere di ricordare perchè è solo così che tutti noi potremo superare i momenti di difficoltà, i momenti tristi della nostra vita! "Un uomo da solo non vale nulla" ed è per tutti così, Falcone, Borsellino, Alfano e gli altri giornalisti (tra cui l'indimenticato Giuseppe Fava) e persone "per bene" che si sono ribellate alla routine della mafia e per questo barbaramente uccisi, ma mai dimenticati. Come disse Sciascia:"Il nostro, è un paese senza memoria e verità, ed io per questo cerco di non dimenticare..."

21.3.06

Senza titolo 1198

ecco  quesrti si che sono   dei veri cattolici o cristiani 


«Più che sulla dottrina sociale della Chiesa la politica dell’attuale governo si è modellata sul programma della loggia massonica P2... Votiamo secondo coscienza, valutando ciò che è più utile alla gente... ma diffidiamo e contestiamo chi si atteggia a difensore della fede, mentre in realtà è al servizio dei propri interessi»Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea. Ansa, 20 marzo 2006 uno di quei preti che  ha  rifiutato  l'intervento a gamba tesa  di Ruini che entra nella campagna elettorale: «Votate i valori»
 <<
 La Chiesa non dà indicazioni di voto ma guarda ai valori degli schieramenti politici. E soprattutto dice no ai pacs e sì ai valo Insomma: non un voto al partito ma ai valori. Se da un lato la Chiesa in vista delle prossime elezioni non sceglierà alcuno schieramento politico, premette infatti Ruini, dall’altro non smetterà di «riproporre agli elettori e ai futuri eletti «quei contenuti irrinunciabili» che devono orientare la scelta politica del cattolico doc. Ossia: vita, famiglia, matrimonio. O per dirla con le parole di Ruini: «Alcune fondamentali tematiche antropologiche ed etiche, come quelle del rispetto della vita umana dal concepimento al suo termine naturale e del sostegno concreto alla famiglia legittima fondata sul matrimonio, in particolare nei suoi compiti di generazione ed educazione dei figli, evitando invece di introdurre normative che ne comprometterebbero gravemente il valore e la funzione e non corrispondono ad effettive esigenze sociali». Ed ecco che il presidente della Cei se la prende apertamente con quei «segnali allarmanti» che vengono da alcune regioni che stanno aprendo ai Pacs e il progetto di farne materia di provvedimenti su scala nazionale. L’intervento pre elettorale di Ruini non si ferma però qui. E accanto alle stoccate anti pacs, parlando al summit dei vescovi, il cardinale bacchetta infatti gli schieramenti politici per i toni accesi della campagna elettorale e sottolinea la difficile situazione economica italiana. Poi, in toni quasi prodiani, chiede «un impegno forte e condiviso», necessario a far ripartire il Paese.Immediate le reazioni politiche. Se da un lato vari rappresentanti del centrodestra prendono la palla al balzo per definirsi come unici portatori dei valori cattolici dall’altro anche esponenti politici del centrosinistra apprezzano i toni di Ruini. «Importante e significativo che anche dal cardinale Ruini venga un appello ad un confronto elettorale dai toni più pacati e ragionevoli – commenta il segretario dei Ds Fassino - Così come va apprezzato che il presidente della Conferenza Episcopale abbia voluto sottolineare che la Chiesa italiana non si schiera a favore di partiti o coalizioni elettorali». E riguardo al monito anti pacs precisa: «Il cardinale Ruini ha ribadito, su vita e famiglia, valori e posizioni note e già espresse, con cui intendiamo confrontarci in modo aperto e ispirandoci ad una laicità capace di garantire l uguaglianza dei cittadini e il rispetto delle convinzioni e delle scelte di vita delle persone».Sulla stessa linea il leader dell'Unione Prodi: «Condivido l'invito a parlare della politica concreta ed ad abbassare il livello della polemica strumentale. Le sue parole ci consegnano un lucidissimo elenco di priorità politiche e morali assolutamente condivisibile». Più duro il commento di Enrico Boselli, uno dei leader della Rosa nel pugno: «Tutto si può dire, fuorchè il cardinal Ruini si comporti in modo neutrale: è intervenuto anche questa volta come se fosse un premier ombra del paese, ha attaccato i pacs e le regioni che hanno affrontato il problema e propugna una sorta di partito trasversale dei cattolici che dovrebbero difendere principi e valori contro chi, come noi, si batte invece per estendere i diritti civili». ri della famiglia. Anche se formalmente non cita schieramenti e partiti quello che il cardinale Camillo Ruini ha pronunciato lunedì in apertura dei lavori del consiglio permanente della Cei è un vero e proprio discorso pre-elettorale. Un discorso in cui il presidente della Conferenza Episcopale è tornato a tuonare in particolare contro le cosiddette coppie di fatto (ma anche contro l’insegnamento della religione islamica nelle scuole).
>>

Affermando 

<<
Propaganda azzurra nelle parrocchie, il vescovo di Ivrea: «Ma sono la P2>>
 Tra le risposte più sferzanti quella del vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi che intervenendo su «Settimana» (il periodico dei dehoniani rivolto ai parroci) scrive: «A leggere quello che proponeva molti anni fa il Gran Maestro della Loggia Massonica P2, Loggia sconfessata dalla stessa Massoneria - scrive il vescovo - si dovrebbe invece concludere che la politica dell'attuale governo si è modellata su quel programma più che sulla dottrina sociale della Chiesa». E anche Bettazzi, per non entrare nel «campo delle indicazioni» di voto, esorta: «votiamo secondo coscienza, valutando ciò che è più utile alla gente...ma diffidiamo e contestiamo di fronte a chi si atteggia a difensore della fede, mentre in realtà è al servizio dei propri interessi».
Mentre Ruini, parlando al summit della Cei, sottolinea che la Chiesa non si schiera con i partiti ma con i valori, prosegue la protesta della base cattolica contro l'opuscolo di Forza Italia inviato in occasione delle elezioni a parroci e istituti religiosi con una lettera di accompagnamento del coordinatore nazionale Sandro Bondi: «I frutti e l'albero. Cinque anni di governo Berlusconi letti alla luce della dottrina sociale della Chiesa».

  fonte www.unita.it


Camminando impariamo a camminare

"La strada si scopre soltanto percorrendola.
Guai a rimanere bloccati di fronte ad un crocicchio di vie e non decidersi mai a tentarne una.
La rivelazione della strada avviene... lungo la strada.
Non prima.
La strada giusta la si scopre soltanto dopo che si è deciso, coraggiosamente, di uscire all'aperto
e di partire in esplorazione.
Certo si corrono dei rischi.
Ma il rischio maggiore è quello di non correre rischi.
E quando avremo percorso un bel tratto
ci volteremo indietro,
ma solo per un attimo: per valutare il tragitto,
gli ostacoli superati, le cadute, le forze rimaste...
Scopriremo di avere un panorama di fronte a noi,
ma ci accorgeremo che solo proseguendo il cammino
potremo giungere alla meta
ancora nascosta ai nostri occhi" ( A. Lowen).

Pensando alla mia vita posso dire che sono parole vere! E tu?

20.3.06

piccoli problemi crescono

PICCOLI PROBLEMI CRESCONO


kaercher e kleenex o spazzati dall'acqua dei kaerchers o usati come i kleenex. Qualcosa comincio a capire anch'io, forse, comincio a capire che non solo noi più vecchi, i nati attorno al '40, ma anche quelli dopo, quelli che hanno fatto il '68, ma anche i nati fino al '60 abbondante hanno fatto una scommessa. E la scommessa era, lasciamoli pure crescere pian piano, se fumano anche uno spinello cosa vuoi che sia, quando m'accorgo che mia figlia è andata nella seconda o terza casa per una festicciola a due o tre, crescerà.


E sono cresciuti, come riporta il Corriere non ci stanno a far la fine dei coetanei italiani e spagnoli, tutte quelle cose di cui sopra non bastano nè ai fighetti del liceo nè ai tosti bastadi della banlieu: E non servono i buoni pensieri dei preti e il ricatto psicologico del pacifismo o del terzomondismo, cari adulti, cari grandi, non ci avete inserito nelle previsioni, chi di voi gestisce aziende o uffici non ha messo nel conto che altre erano le cose su cui bisognava investire. Una, fra tanto poche in fondo, cultura, scienza, sapere. Dovevate sgridarci, dovevate abituarci al rigore.


Bene adesso datevi da fare, e se non sapete come fare saranno cazzi acidi, non per noi ma per voi, per voi che avete in mano le leve del sapere, del potere economico e politico noi siamo qui e aspettiamo è l'unica cosa che ci avete imparato!


Senza titolo 1197

fra le tante  canzoni che mi vengono in mente  per la  colonna sonora  di questo post  la  più  appropriata  vvisto che   ci sono anche medici  che resistono  e si  fanno oltre  il loro lavoro  anche  compiti che  certi  medici  non farebero mai  con al scusa  che non spetta  al  loro  è

VIVA  L'ITALIA  Di Freancesco De Gregori

Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer e del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia domenticata e da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera e che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.


chi lo ha detto che il giornalismo d'inchiesta  è morto   e tutti i giornalisti asserviti  ?


W L'Italia è il titolo unificante del nuovo ciclo di inchieste firmate da Riccardo Iacona e destinate alla prima serata di RAITRE. In tre domeniche successive il 12,19,26 marzo alle 21.30. Un unico "viaggio", diviso in tre parti, attraverso l'Italia del disagio e del difficile rapporto tra pubblico e privato sui temi scottanti dell'emergenza abitativa, della situazione critica degli Ospedali e dell' intricato e complesso funzionamento della "macchina della giustizia".


2 puntata: "OSPEDALI!" domenica 19 marzo alle 21.30
La signora Anna Montalbo’ cade nella sua casa di Polignano a Mare ,un comune a trenta chilometri da Bari , alle 9 del mattino del 7 gennaio dell’anno scorso . Da quell’ora fino alle quattro e mezza del pomeriggio in tutta la provincia di Bari non si riesce a trovare una neurochirurgia in grado di svuotare l’ematoma che la sta uccidendo . Per otto ore il sistema sanitario pubblico della provincia di Bari non riesce a dare assistenza alla signora Anna e quando finalmente trovano una neurochirurgia ormai e’ troppo tardi : la signora Anna muore senza che neanche si sia provato a salvarle la vita.
Parte da questa storia il viaggio di Riccardo Iacona nella sanita’ pubblica pugliese che attraversa decine di piccoli e grandi ospedali : come mai si muore ancora , nella  maggior  parte dei casi , negli ospedali del Sud .Come mai gli standard sanitari sono cosi’ diversi da quelli del centro nord . Come sono stati spesi i tanti soldi che pure sono stati stanziati per la sanita’ pubblica pugliese in questo caso   Dove vanno a curarsi i malati che non trovano risposte sul territorio come nel mio caso  ch per curare  un  otite  da colesteatoma che mi tormentava  da  28 anni  e  sis tava per  portarmi alla paralisi  facciale  , sono dovuto andare  a Piacenza   , perchè qui in sardegna  nonostante   numnerosi interventi   non  si cava un ragno dal buco  , per  scoprire cosa  che  la  causa del riformarsi  del colesteatoma   era  dovuta  ( cosa che avrebbero potuto scopre  nell'ospedale pubblico , se solo avessero saputo usare   i macchinari  e  che invece a  scoperto un privato sardo che  opera   fuori dall'isola  )  che era dovuta  ad un semplice  setto nasale  deviato  .

Senza titolo 1196

Accolgo l'invito di ripostare quella che è una voce di molti anni fa. E' ovvio che sono sempre io, ma i miei sono gli occhi e la voce del ricordo filtrato attraverso le illusioni e le disillusioni e gli errori più o meno consapevoli. Questo post non è che una delle tante pagine che seguono me stesso, ma anche dal mondo in cui sono nato e in cui vivo passando attraverso l'Italia del tempo. Per questo potrà anche sembrare venire da un altro mondo. Vedetelo come uno di quei tronchi che galleggiano dopo il mare in burrasca, dalla strana forma ed altrettanto strana provenienza. Ci sarà tempo per parlare di Trieste e del mondo dove mio nonno anarchico arrivò a fine '800, mio padre, fascista sconfitto arrivò nel 1946 e io nel 1950 dopo anni di collegio e di seminario. Grazie. Da www.kremablog.splinder.com


Fu un anno particolare, intanto il mio solito piede ritornava a fare i capricci. Madre natura mi aveva fatto un regalo al tempo della nascita e tornava a regalarmelo. Ci si abitua a tutto, anche a stringere i denti tutte le volte che appoggi un piede a terra finchè la fistola si apre spurga un po' e puoi camminare tranquillo e disinvolto. Certo ogni tanto pensi che attorno a te qualcuno avverta quello strano sentore vagamente ospedaliero, ma forse è solo una tua impressione e poi mica devi far vedere a tutti come stai.


Ormai era diventata una abitudine due volte al mese dal medico dell'INAM, complimenti fra mia madre, appena quarantenne, e un fusto di infermiere da ortopedia e io rinviato al prossimo round in attesa di miracoli.


La fine dell'anno scolastico, la solita, senza infamia e senza lode, un po' di sufficienze regalate (francese e latino), le altre in genere quasi guadagnate, filosofia e storia che facevano media così il brillante sette abbondante compensava la quasi sufficienza in storia della filosofia. Un unico tradizionale sette in architettura. Infatti, cambiato l'insegnante, in terza anche il programma era solo praticamente teorico con l'aggiunta di disegni a mano libera di particolari architettonici, apparentemente per valutare la buona conoscenza della teoria delle ombre.


Poi arrivò l'estate e, come sempre, la casa dei nonni, quella destinata ai due figli più grandi, a Maduno, isolata in mezzo all'ansa del Santerno che circondava tutto il podere.


Fu perciò un estate serena bruciata dal sole e da una attività fisica corale e nello stesso tempo autonoma, perchè mentre tutti dovevano decidere se si poteva raccogliere la pesca, se cioè il grado di maturazione era quello giusto, io caricavo le casse di frutta sul carretto, convincevo il somaro a muoversi, portavo le casse alla base, le accatastavo dentro all'ombra e via di nuovo nel campo.A fine giornata erano 800/1200 casse da 20/22 chili per un totale di circa 20000 chili ben pagate a 80 lire il chilo. Fate voi il conto e il finale lo moltiplicate per almeno 35 e avrete, in lire, il valore rapportato a oggi. Non male con tre raccolte alla settimana per due mesi e con manodopera pressochè tutta interna.


A settembre ritorno a casa, dopo due giorni un telegramma il nonno, il buon silenzioso FITA, l'uomo che mi aveva portato e ripreso in collegio e poi in seminario, che un paio di volte avevo impegnato in una rincorsa (lui di me) attorno la massiccia casa di via Lughese 35, era morto.


E tutto pacificamente, durante il breve riposo pomeridiano, mia nonna era andata per scuoterlo e svegliarlo girandosi sul fianco, ma quel gesto non aveva avuto risposta, almeno non la solita risposta degli oltre cinquant'anni di vita vissuta assieme.Non era molto che c'era stata la festa per le nozze d'oro, con tanto di benedizione in Chiesa, pranzo sull'aia con tutta la tribù intorno, compresa una delle nipotine in arrivo.


Mia madre, ovviamente partì e io, come tutti gli adolescenti, non compresi bene cosa era successo. O, almeno, lo capii solo l'estate successiva perchè non c'era più la sua presenza fisica. Non si vedeva più lì a capotavola allargata a qualcuno di noi con alle spalle l'enorme caminetto, non girava più attorno a casa a raccogliere le tracce del passaggio della "sua" cavalla con cui ancora, meno spesso, andava a Imola al mercato. Ormai al mercato ci andava regolarmente il figlio più grande, Arcangelo (mentre Primo era il secondogenito, ironia dei nomi), con il ciclomotore che aveva sostituito la bicicletta.


Non vedevo più quella figura abituale in cui la cintura, "e curzè", non teneva i pantaloni nel punto di vita, ma girava tutta attorno alla pancia, monumento alla dieta emiliano-romagnola, girando sul davanti poco sopra l'inguine. Non ho mai capito se era per non buttare vecchi pantaloni o perchè gli piacesse così. In fondo sotto la "capparèla", il mantello, nessuno vedeva cosa ci fosse. Ma, allora eravamo già nel 1954. Molte cose erano accadute.


Il pomeriggio tardi del 4 novembre, radio Trieste aveva dato notizia di un incidente alla stazione, la polizia civile aveva sciolto con violenza il corteo formatosi al ritorno da Redipuglia, e addirittura qualcuno aveva distrutto e calpestato una bandiera tricolore innalzata in testa al corteo.


Non era sconosciuta la politica filo-slava del governatore inglese della zona A, quella che comprendeva Trieste e poco altro, rientrava in un discorso molto ampio che, coltivando una politica favorevole a Tito allontanava il confine diretto con la Russia sovietica.


Fra Russia e Yugoslavia i rapporti erano freddissimi, Tito guidava una rete di stati "neutrali" comprendente anche alcuni stati ancorati al Commonwealth e quindi sotto la guida dell'Inghilterra come l'India, ma soprattutto Tito garantiva una qualche influenza inglese in Adriatico e una sudditanza anche economica dell'Italia. 


Non era una novità agli occhi degli storici, l'Italia andava bene nel Tirreno, così riduceva l'influenza francese e spagnola, ma non in Adriatico e da sempre la Gran Bretagna aveva manovrato nei Balcani in funzione anti Austria, Germania e Turchia. Il mondo è sempre quello, ma la Turchia, in un passato non così lontano era molto influente in Medio Oriente fino all'Egitto. E la Turchia, dopo la riforma laica di Ataturk, era sì ridotta quasi nei confini geografici, ma era bene stesse lontana dai Balcani e dai bacini petroliferi.


Ma queste sono considerazioni di grandi, a noi ragazzi, sia pure alla fine dell'adolescenza, quella notizia di radio Trieste fece svegliare l'attenzione. Il punto di incontro era, di solito, la parrocchia, attorno a Don Armando, ruvido ed efficiente cappellano. Il Parroco era un gentile signore perso nelle sue omelie quasi poetiche, Don Armando era un giovane uomo neanche trentenne che sapeva come gestirci. Io ero contento del mio ruolo di catechista e, a mia volta, di gestore dei ragazzini.


Non era l'aspetto religioso. rispettoso dei sacri principi, quello che mi piaceva, era fare il capobranco, con i ragazzini che mi ascoltavano e che mi portavo in giro, ad esempio a Muggia, dove la Diocesi aveva un punto di riferimento in riva al mare. Lì io salivo su una barchetta e a qualche decina di metri da riva manovravo parallelo alla linea di costa avanti e indietro così da garantirmi che nessuno corresse dei rischi al limite della profondità non a rischio. Sì. Mi piaceva. Ripensandoci sono stato un quasi decente prof., un quasi decente padre, finchè non li ho lasciati soli,  se contemporaneamente non dovessi essere anche un marito affettuoso. 


Ma non divaghiamo. In qualche foto dell'epoca ormai presente solo nei ricordi, magrissimo, quasi alto 1.80, nerissimo come un abissino pagaiavo felice, mentre le testoline dei miei aspiranti emergono dall'acqua. Partivamo al mattino e c'era, a mezzogiorno, il solito pranzo a base di pasta e fagioli. E i fagioli, come pochi sanno, sono più ricchi di proteine di una qualsiasi bistecca.


Torniamo a radio Trieste. La notizia c'era e ci trovammo in parrocchia. Alcuni dei miei coetanei frequentavano la Lega Nazionale e anche il MSI. Restammo a parlare fino a tardi, quasi mezzanotte, per organizzarci la mattina dopo ognuno nella propria scuola. Ci trovammo con il passa parola di chi aveva il telefono. A casa mia non c'era. Alle sette e mezzo ero già all'Oberdan, con nelle orecchie le parole, le sgridate di mia madre e le raccomandazioni.


Dall'Oberdan al Carli, la scuola dei ragionieri, per tenerli fuori di classe e poi il corteo in città. L'intervento di nuovo della polizia civile e, in particolare, del nucleo mobile, un particolare addestrato gruppo di origine e lingua slovena. Giovani e nerboruti, i componenti di quel nucleo,  nati  e cresciuti nei paesini attorno con tutto il rancore verso sti cazzoni di giovani della città. Normale rivalità fra contado e città, usata a proposito e sproposito dagli ufficiali inglesi. Come già detto non so se in questo blog o altrove, per la prima volta nella mia vita mi sentii colonizzato, uno dei tanti negri della storia e geografia inglese.


Quell'ufficiale magro ed elegante, quarant'anni ben portati nella sua divida e quel cappello con visiera, gli occhiali e quel bastoncino nero in mano, là, là, e ancora là- E là c'eravamo noi bianchi di colore da picchiare con i manganelli e i calci del fucile in piazza della Borsa, inseguiti perchè l'arrivo della Polizia aveva messo in fuga tutti i ragazzotti primini e noi, più grandi, sui 16/18 anni improvvisamente isolati di fronte all'arrivo deciso e prepotente, non avevamo altro scampo che verso gli stradelli di Cavana. Cavana, per chi non è triestino è un nome come tanti, ma è Rena vecia, la Trieste della piccola mala, dei casini e delle puttane dentro, tenute e mantenute dalla marchetta da 200 lire, due o tre euro di oggi per la corsa singola, 5 euro un servizio doppio per il marinaio di turno, mentre magari lei fumava una sigaretta o leggeva Grand Hotel.


Ma saranno informazione per dopo, a 18 anni compiuti.  Ora era una zona dove ulteriormente dispenderci e dove, all'uscita dei vicoli, verso il teatro romano o verso la salita a S.Giusto ci aspettava la Polizia. Alcuni fuggirono verso Ponterosso, verso la Chiesa in testa al Canale, S. Antonio, e lì proprio dentro alla Cattedrale la Polizia si ostinò a entrare e manganellare a sangue, con una decisione che poteva essere solo di origine politica precisa.


                                                              TRIESTE 1953Ma mi fermo qui. Il ricordo è doloroso fino alle lacrime. Scusate, sembra stia succedendo adesso. Ancora nelle orecchie l'eco delle urla, dei comandi secchi. Il richiamo delle nostre voci. i nostri inutili  ed eroici, VIVA TRIESTE, VIVA L'ITALIA.  Non ridete, oggi, era più di 50anni fa, era la nostra identità, come era la identìtà dei miei studenti di 15 anni dopo, nel '68, come del resto ho scritto nel post precedemte. Rinvio alle foto. Non credevo di reagire così. Scusatemi.   


La foto è davanti alla cattedrale, S.Antonio. Il mare o, meglio, il Canale, è alle spalle. Noi ormai eravamo nell'ultima linea di difesa prima di entrare nella sicurezza illusoria della Chiesa. Illusoria perchè la carica proseguì sistematica all'interno Si vede che in quel momento gli ufficiali inglesi non pensavano alle comuni origini cristiane, così di moda oggi.


 Eravamo puramente e semplicemente come tanti rompicoglioni delle colonie che complicavano la vita ai signori ufficiali e in una città dove non si erano aperti salotti per loro e sufficientemente civile perchè le uniche donne disponibili fossero quelle a pagamento del Casino di lusso in fondo al Viale, quello delle pasticcerie, dei tavolini, del passeggio e niente di più. E li vedevamo in fila ordinatissima uno dietro l'altro (in questo sì noi eravamo veramente italiani cioè disordinati) fuori dei due cinema esistenti in zona. Cinema solo per loro, inglesi e americani.   


Senza titolo 1195

su http://blogfriends.splinder.com/ comunità più libera  di  volobliquo   ho trovato questo  post    molto intreressante


Preveggenza

Qualcuno già lo aveva capito che ci saremmo trovati un giorno o l'altro a scegliere tra il male ed il peggio...


«A te che odi i politici imbrillantinati
che minimizzano i loro reati
disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvarsi la dignità mondana
a te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto un voto pulito
partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri»
(Rino Gaetano, Ti ti ti ti)

19.3.06

Senza titolo 1194

Ascoltando l'ultimo  disco  , uno dei regali dei mio  30  compleanno,   di Ivano Fossati  in particolare  cara democrazia , l'argancelo ( quella che  poi  da  il titolo al disco ) e il battito  è sono arrivato a  concludere  ( processo già iniziato con la canzone popolare ) che  l'apparenza inganna e molto spesso  è menzognera  .
Infatti  inizialmente  ascoltando  , poi anch'essa rivalutata  e  contestualizzata  , quella che una delle  delel canzoni della mia infanzia  , la mia  banda suona il rock credevo fosse  un cantante  da ragazzini  cioè commerciale  , poi ascoltando  e  poi  ascoltando senza doverla  contestualizzare  , in quanto risale  alle  mie  prime   esperienze  culturali  \ politiche  ( da intendersi  politica  e non politika   vedere i miei scritti precedenti  o leggere " speranze "di Mario Capanna o si guardi il film  Sostiene Pereira  con Marcello mastroianni   tratto  dall'omonimo romanzo  di Tabucchi  per  capire quello che intendo  )  ,  la  canzone popolare ,   e  andami a  ad ascoltare  in file mp3    da   un amico   tutta la sua discografia  comprese anche  le  canzoni    ch ha scritto  pero con  altri  e  in particolare  la Mamannoia  e de Andrè   e  rileggendomi i i testi  dal suo sito  ufficilae  ( www.ivanofossati.it ) , ho capito che , nonostante  la  voce  (  almeno secondo me  , poi  posso sbagliarmi  dato che  non sono  nè un tecnico  musicale   nè ho  un ottimo udito   in tale campo  dovuto anche ai problemi uditivi  che  ho  avuto  in  28 anni e  che in parte mi trascino   tutt'ora  )   poco  armonica   ,  scrive delle bellissime  canzoni   e riesce ad esprimere  pensieri profondi  .  Un disco molto bello 
un album carico di riflessioni sulla politica, sui sogni e sull’amore. passando da ritmi rockeggianti ad una dimensione musicale più classica, azzardando strade nuove senza però abbandonare le atmosfere che lo caratterizzano da sempre e che lo hanno  reso ddi  difficile ascolto   a chi  non ha  un orecchio musicale  e  chi  s'accontenta  di ciò che passa il convento   (    leggi le  radio o  mtv  e le  tv musicali  )   che  non approfondiscono   o se lo fanno  lo fanno raramente  .   Condivido  quanto dice  lla  sezione musicale  del Leonardo : << [....]  è diviso in due momenti fondamentali. Il primo, più duro, parla di ciò che è diventato il mondo, il secondoinvece risulta più ironico e spensierato, come se l’autore volesse regalare all’ascoltatore uno spiraglio di ottimismo. [...] >> . Nei nuovi brani Ivano Fossati riprende i temi a lui più cari, come ad esempio la guerra, in particolare quella del petrolio. In Ho sognato una strada l’autore racconta la storia di un uomo che ormai solo e sganciato da ogni legame di comunità tenta di salvare almeno se stesso, aspettando un angelo e una parola. Il singolo Cara democrazia è invece una chiara esortazione civile a pensare che nel nostro occidente termini come libertà e democrazia sono sempre più abusati e svuotati del loro significato originario, proprio da chi promette una democrazia e una libertà che sono sempre più di "mercato". Un altro tema ricorrente è quello dell’immigrazione e della paura del diverso  , dove un occhio  attento  alla   situazione italiana    vede  una  sferzante  critica   all'incivile  Bossi fini  L’Arcangelo, infatti, porta all’uomo di oggi il messaggio che i tempi sono cambiati e che la realtà non è più quella di prima. Anche nel brano La Cinese (  uno dei  meno belli )  l’autore tratta la tematica della diversità, in questo caso attraverso la storia di uomo dell’alta finanza che teme il sistema economico dell’imprenditoria orientale, rappresentato simbolicamente da una donna che incarna proprio la Cina. Nell’album sono inoltre presenti diverse tracce dedicate all’amore, come ad esempio L’amore fa, una vera e propria ode all’amore, o la più intrigante Danny, dedicata all’amore omosessuale, una storia  raccontata senza i toni del rapporto del diverso , come   la morale dominante  buonista  definisce  l'omossessualità ma narrata come se fosse una delle tante canzoni sul rapporto di coppia. Di particolare interesse è il brano Il Battito, attraverso il quale il cantautore genovese riflette su come la velocità odierna dei pensieri e delle parole possa danneggiare la profondità dei pensieri stessi  e in cui  si  sente  nello spirito  un rimando  alla canzone  Lavorare  con lentezza  di Enzo del Re    da cui hanno tratto l'omonimo   film di Guido chiesa  Infine, se nell'accattivante "Reunion" fanno la loro ricomparsa chitarre elettriche e batterie percussive, il finale è tutto all'insegna di sonorità più morbide e rilassate: dalla suggestiva "Baci e saluti" ("ho mille posti ancora dove andare/come i pesci qualunque/e se passa l'ombra dell'amore/posso nascondermi aspettando che ritorni") alla sfinita "Aspettare stanca" ("parto leggero come un autobus vuoto/per una campagna, un mare, una montagna qualunque/dove gelino perfino le ore") sino alla dolce, conclusiva "Pianissimo" ("una parola/sola/brevissima /scritta per amore /e mai nessuna/nostalgia/mai più nessuna /nostalgia"), Fossati smorza i toni, parla di sentimenti con la grazia e la tenerezza che gli sono proprie, incanta come sempre .
Concludo  questo post  invitandovi a  non  fermarvi all'apparenza  , ma  di approfondire  le  cose   e non di accontentsarvi solo di quello (  molto spesso  robaccia che non dura che  un istante  ) che passa  il  convento   Questo avviso  non vale  solo per il  campo  muscicale \ culturale , ma anche  in quello dell'informazione  e della vita  .Concludo con la canzone  (  trovate sotto il testo )  Salmodia degli Africa Unite che  in questo momento  è  in canna  nello stereo 


Madre nostra ascoltaci
Appesa nel tuo androne
Fredda luce dei cortili
Color televisione

Agito la giungla
Dei miei capelli e poi
Cerco un po’ più in alto
Verso un sole che arriva e che batta per noi

Strade di giudea
Miliziani santi e cowboy
Cielo di Damasco
Che folgora illumina incanta converte
Orchestre tropicali
Ghettoblaster di Trenchtown
Armi nella casbah
Frammenti di guerra ma santa è la guerra

Miracolo da salmodia la contrapposizione
Che libera tutti i giusti da ogni merda di prigione
Dal dio dagli eserciti alla privatizzazione
Liberaci da tutti i mali

Miracolo da salmodia la controinformazione
Che recita la merce in fondo è distruzione
Il verme di partito il trafficante e il suo padrone
Non avranno assoluzione

Madonna di gitani
Roulotte e campi nomadi
Nel cancro di un’Europa di razza
Preserva il cuore puro a chi non ne vuol sapere
Di mura di nazioni e confini

Guarda “differenza” parola bandita
Ormai
Mentre
La periferia del mondo aspetta ancora
Ricchi e baraccopoli
Esplosioni a Bogotà
Orchestre arroventate
Tamburi e popoli oscuri sorridono
Uomini e cappucci
Fratellanze e traffici
Veleno a Mogadisho
E pioggia di piombo sul cuore d’Europa

Miracolo da salmodia la contaminazione
Il mondo e la preghiera hanno una sola direzione
Non è l’ipocrisia di casta o religione
Che libera da tutti i mali

Miracolo da salmodia la rivendicazione
Tra polvere e macerie
Lamiere e distruzione
Gli artigli della patria la divisa ed il bastone
Non avranno assoluzione

Miracolo da salmodia la controimposizione
Che libera tutti i giusti da ogni merda di prigione
Dal dio dagli eserciti alla privatizzazione
Liberaci da tutti i mali

Miracolo da salmodia la controinformazione
Che recita la merce
In fondo è distruzione
Il verme di partito il trafficante e il suo padrone
Non avranno assoluzione

Miracolo da salmodia la contaminazione
Il mondo e la preghiera hanno una sola direzione
Non è l’ipocrisia di casta o religione
Che libera da tutti i mali

.


 Con questo  è tutto al prossimo disco


Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano

 


In questi giorni di scontri di piazza, di noiosi duelli televisivi, di giornalismo da quattro soldi e di tante altre questioni che si aprono senza essere richiuse, io ho un moto inquieto. O meglio, sono proprio incazzata con gli eventi, con i soggetti di questa storia a passo di gambero, sempre per citare Umberto Eco. Mi chiedo come si fa a proporre ancora una volta in Europa, questa grande multinazionale della finanza e della banche, questa bandiera stellata che ancora non ci illumina, ma al massimo ci oscura ponendo l’Europa un passo indietro, verso lo stato liberale ottocentesco, questa politica neoliberista della flessibilità, che dal mio punto di vista ha solo un nome: precariato. Già il solito precariato ottocentesco alla base del rapporto servo-padrone che fa del lavoro un ricatto. Questo secondo il neoliberismo è il futuro ed invece è il passato più nero della nostra storia. Io non posso non indignarmi di fronte alla distruzione dello Stato Sociale, che avrà tanti difetti per carità, ma rappresenta nella spirale della Storia un punto d’arrivo, una concezione dello Stato che può essere migliorata, ma non abbattuta a colpi di antiche, obsolete randellate liberali. La verità è rivoluzionaria diceva Gramsci: sì, e allora vi sbatto in faccia la mia verità! La flessibilità va bene, ma solo per noi formiche, parenti ed amici si sistemano nel più sicuro angolo dell’amministrazione pubblica, dando sfogo ai clientelismi più nauseabondi della nostra classe politica. Ci chiedono di diventare imprenditori di noi stessi, ma infine il lavoro non è che quello che avremmo trovato addirittura prima della rivoluzione industriale ed oltre, quello a cottimo, quello senza sicurezze, per cui ho sentito dire ad un imprenditore noto che ci vogliono meno sicurezze e più flessibilità. Ma che mondo stiamo costruendo? Il movimento operaio lottò con tutta la veemenza della disperazione per costruire questo Stato Sociale di sanità pubblica, di istruzione di pubblica, di sicurezza sul lavoro e di un futuro pensionistico che garantisse ai suoi figli di non finire in mezzo ad una strada e di avere anche da anziani, una vita dignitosa. Dignità, ecco la parola chiave. E la nostra classe politica in piena crisi postfordista, chiuse le fabbriche, si beava delle piccole aziende del nord est, la più grande idiozia di questo secolo ormai alle spalle: oggi schiacciate dalla globalizzazione vanno nei paesi in via di sviluppo dove la manodopera è talmente a basso costo che non facciamo che creare nuove sacche di povertà e di sfruttamento, dove per anni nella civile, si fa per dire, Italia, i lavoratori erano lasciati alla mercè dei loro datori di lavoro perché trattasi di piccole imprese di massimo quindici operai dove le garanzie sindacali e legislative sono assenti. E tutti a brindare alla piccola impresa padana, ed io mi mangio le mani davanti a questo proletariato senza coscienza, a questo sindacato venduto agli interessi del partito. La contrattazione nazionale da fastidio, da fastidio cioè il potere, l’unico rimasto, della classe operaia e che se ne dica questa esiste ancora ed anzi, proprio in questo periodo di crisi quest’ultima s’allarga con la proletarizzazione dei ceti medi che deve contrastare un sottoproletariato allo sbando sempre più crescente che si butta sul primo partito che promette; spazi lasciati al notabilato, alla mafia, al clientelismo o direttamente non vota. Ritengo sia allucinante quello che oggi sta accadendo: paradossalmente sono le forze di sinistra, gli operai e tutti i lavoratori dipendenti a scendere in piazza per salvare le aziende dei propri datori di lavoro. La borghesia italiana ha dimostrato di non essere in grado nemmeno di creare ricchezza e lavoro, di fare gli investimenti che gli spetterebbero, secondo una visione liberale e capitalistica, altro che comunismo. E i comunisti? I comunisti vanno a fare i disegnini nelle tavole di contrattazione per spiegare come si gioca al “piccolo capitalista”: e dall’altra la sciagura del mondo imprenditoriale italiano, fermo agli anni ottanta, che perde denaro in borsa come al casinò. Qualcuno dovrà spiegare a questa gente che non è il monopoli. Io m’incazzo, perché anche noi formiche avremmo tanto da dire, noi che riusciamo a vedere solo l’angoscia del futuro. Il paradosso regna incontrastato: gli operai difendono il padronato dal processo di smantellamento dell’industria, per salvare posti di lavoro non certo per un atto di carità cristiana, la borghesia sperpera in borsa non investendo e non creando ricchezza se non quella delle loro ville multimiliardarie, i comunisti salvano il capitale perché la rendita è pure peggio. E gli studenti scendono in piazza per ricordare al mondo che loro sono il futuro e che questo futuro che si sta creando è precariato, povertà, un ritorno al passato spaventoso per cui, per me che mi sento europea perché vengo dalla questa storia di lotte per la dignità e per la vita davvero, non posso che schierarmi con i ragazzi francesi e dire al mondo intero “anche le formiche, nel loro piccolo, s’incazzano!”.


 


Stefania Calledda

18.3.06

Senza titolo 1193






dalla  nuova sardegna   del 16\03\2006 pagina culturali di paolo Merlini <<  i Muri d'orgosolo  che parlano 









Francesco Del Casino, protagonista con oltre 150 dipinti di una stagione culturale che ha trasformato il paese
















Siena lo chiamano il Cencio. E’ il Drappellone, questo il suo nome per chi in piazza del Campo ci va solo il 2 luglio e il 16 agosto, che prima del Palio viene mostrato in municipio e resta lì, per sei giorni, esposto al giudizio spesso impietoso dei toscani più toscani del mondo, i senesi. Come il protagonista di questa storia, Francesco Del Casino, il pittore dei murales di Orgosolo. Saranno fischi o applausi a decretarne il gradimento, ma tanto indietro non si torna: alla fine della corsa, andrà insieme con tutti gli onori alla contrada vincitrice. Spesso a brandelli, tanta è la foga dei trionfatori nel brandirlo correndo per la piazza. E’ un simbolo stesso del Palio, e la sua realizzazione viene affidata ogni volta a un artista diverso. Uno per il Palio di luglio, uno per quello di agosto. Così, nella storia delle edizioni troviamo nomi prestigiosi come Renato Guttuso, Gianni Dova, Aligi Sassu, Ernesto Treccani, Mimmo Paladino, Emilio Tadini, Luigi Ontani, Emanuele Luzzati, Jim Dine, Fernando Botero per citare solo i più noti. Se dunque è un onore, per un artista qualsiasi, ricevere questo incarico, figuriamoci per un artista senese. Anche se magari si maledirà in eterno per aver dipinto con tanto amore il Cencio finito alla contrada avversaria. Perché a Siena, non c’è santo, come direbbero loro, ma l’imparzialità sul Palio non esiste. A Francesco Del Casino quest’onore è toccato nel 2003, per il Palio del 2 luglio. «Beh, certo è stato molto gratificante. E per un senese in modo particolare. Io sono dell’Oca ma non è che sono molto appassionato di Palio», dice con raro understatement nel suo toscano stretto. Poi si corregge: «Anche se, logicamente, quando perde l’Oca ci sto male. Quest’anno ha vinto la Torre, sono stato abbastanza male, ma d’altra parte erano 45 anni che non vinceva, sicché... Il mio Cencio quell’anno lo prese la Selva, che è sempre meglio della Torre...».
 Comunque sia, con l’Oca o senza, Francesco Del Casino, pittore e ceramista, da quell’anno è entrato a far parte della storia di Siena, dopo aver segnato in modo indelebile (o quasi, è il caso dire, perché non esiste dipinto che non abbia bisogno di restauro) quella recente di Orgosolo. Perché questo signore, classe 1945, che ancora sorride e si entusiasma come un ragazzo, è stato protagonista, proprio in Barbagia, di una stagione culturale che è ormai intessuta con il presente dell’ex paese del malessere per eccellenza: il muralismo. E’ sua infatti una larghissima parte delle centinaia di pitture che affrescano le facciate delle case di Orgosolo e che richiamano migliaia di visitatori (il paese vanta settanta-ottantamila presenze turistiche all’anno).
 Ma come c’è arrivato a Orgosolo Francesco Del Casino? «Davvero per caso», dice l’artista dalla sua casa a Siena, dov’è tornato a vivere assieme alla moglie e al figlio da una ventina d’anni. «Era il 1965, mi ero diplomato da un anno all’istituto d’arte di Firenze, avevo passato l’esame di abilitazione ed ero in cerca di lavoro. Dalle mie parti non c’era un posto libero, iniziavo a disperarmi quando venni a sapere, insieme con un amico compagno di studi, che in provincia di Nuoro le cattedre per gli insegnanti di materie artistiche erano vacanti. Lo sapemmo un giorno prima della scadenza delle domande. Certo, la scelta non era facile: la Sardegna allora era un mondo lontanissimo, quasi un mondo a parte, soprattutto l’interno. Dovevo decidere in fretta, indicando due o tre località. E al mio amico dissi: boh, io vo’ a Orgosolo». Non c’era mai stato, Francesco, in Barbagia, ma aveva visto come tanti suoi coetanei il film di Vittorio De Seta, «Banditi a Orgosolo» appunto, un’opera ancora oggi insuperata per la forza delle immagini e della storia. Un’opera con una forte connotazione politica, in quei tempi di governo democristiano. E Francesco, negli anni che precedettero la contestazione studentesca, era un giovane impegnato politicamente, area marxista-leninista. E l’amico dove finì? «Andò a Macomer, perché gli piaceva il nome. Poi gli è piaciuta anche la città, infatti ci rimase».
 «L’inizio non fu proprio facile, anche per via della lingua. Allora tutti, anche molti ragazzi a scuola, parlavano in sardo. Ma non ci volle molto per ambientarmi. Devo dire che in questo mi aiutò la scelta di abitare a Orgosolo e non, chessò, a Nuoro, come facevano molti colleghi». Si trovò di fronte una comunità chiusa? «Quello era il luogo comune più diffuso su Orgosolo, che in effetti allora era un paese diciamo così un po’ difficile. C’era una certa diffidenza verso s’istranzu, verso chi veniva da fuori. Ma era giustificata dal fatto che, pur essendo frequenti le visite di studiosi o turisti interessati al lato politico e antropologico del paese, erano talmente pochi coloro che vi si stabilivano». E i ragazzi? «Trovai degli studenti curiosi, molto ricettivi. C’erano molte meno distrazioni di oggi. E non dimentichi - dice Francesco - che era la mia prima esperienza di insegnamento, sicché fu una scoperta per entrambi. Col tempo cominciai anche a capire il sardo».
 L’esperienza del muralismo, per Francesco e dunque anche per Orgosolo, arriva dieci anni dopo, nel 1975. «In realtà il primo murale fu realizzato nel 1969 - dice l’artista - da Dioniso, un gruppo di compagni, in gran parte anarchici, arrivati da Milano che facevano teatro di strada. Non credo neppure che fosse il primo realizzato in Sardegna, perché a San Sperate avevano iniziato prima».
 Erano anni di impegno, e Francesco strinse contatti con il circolo culturale di Orgosolo, lo stesso che ebbe un ruolo di primo piano nel No al progetto Generalpiani per il Parco del Gennargentu e successivamente nella rivolta di Pratobello contro la creazione di un poligono militare. «In quel periodo non dipinsi, quasi me ne dimenticai, tanto era l’impegno politico», dice oggi Del Casino. In quegli anni conosce Francesca Davoli, insegnante anche lei, di Orgosolo, che nel 1972 è diventata sua moglie.
 In realtà molti dei manifesti con i quali allora a Orgosolo si manifestava il dissenso portano la sua firma. Il primo murale ufficiale, dopo un paio d’affreschi in qualche bar, comunque arriva nel 1975. Fa seguito a un’esperienza didattica, multidisciplinare si direbbe oggi, sui valori della Resistenza. «Si avvicinava il trentennale del 25 Aprile, allora l’antifascismo era molto sentito, così decidemmo, io e alcuni insegnanti, di mettere insieme idee ed energie e coinvolgere i ragazzi in un progetto di ricerca che riguardasse la storia del Paese ma anche quella di Orgosolo». Si partì dai manifesti, ne vennero realizzati circa duecento, e uno di questi fu trasformato in un murale al quale Francesco lavorò con gli studenti della scuola media di Orgosolo.
 Cominciò così quella stagione culturale che ha cambiato volto al centro della Barbagia. Da allora Del Casino ha realizzato almeno centocinquanta murales, la maggior parte di quelli ancora presenti in paese, anche se molti sono stati cancellati dal tempo. I temi cambiarono: dall’antifascismo si passò alle lotte dei pastori, all’opposizione al miraggio industriale, alla repressione dello Stato. Li univa, e li unisce, quel segno un po’ picassiano, comunque di derivazione cubista, che è tipico di Francesco Del Casino. Oggi lo ritroviamo nei suoi quadri o nelle splendide ceramiche, che sono l’ultima frontiera di questo artista straordinario per il quale l’arte è comunque, prima di tutto, impegno sociale. «Ho cominciato con la ceramica nei primi anni Novanta, quando sono andato in pensione dalla scuola e ho iniziato a lavorare, da volontario, in un laboratorio all’interno dell’ex manicomio di Siena. Lo faccio tutt’ora, dando una mano a una cooperativa che aiuta persone con disagi psichici o handicap. Io mi occupo appunto di attività artistiche. La scoperta della ceramica è nata così, per caso e per necessità».
 A Siena, Francesco, la moglie e il figlio sono tornati nel 1985, ma la Sardegna è sempre nel cuore. Ci viene ogni estate, a salutare parenti e amici, e dà uno sguardo ai suoi murales. Succede che prenda il pennello in mano e metta rimedio all’usura del tempo, o che attualizzi il significato di un messaggio che dopo anni ha perso attualità ed efficacia. Dopo il suo trasferimento l’esperienza dei murales a Orgosolo si è praticamente interrotta, anche per molti altri, da Pasquale Buesca a Vincenzo Floris e Gianfranco Fistrale, che avevano lavorato con lui.
 Non che non avesse più muri a disposizione, Francesco, che per uno spazio su cui dipingere ha sempre, diciamo così, un’attrazione fatale («dipingo su qualsiasi muro mi capiti a tiro»). Ma perché l’abito del muralista iniziava a stargli stretto: «Era diventata un po’ una camicia di forza», ammette. Ma lo rifarebbe? «Certo, perché c’è sempre qualcosa da dire. E l’arte serve soprattutto a questo».








































Prossimo passo il restauro



I progetti del Comune per il futuro dei murales



Il problema non avrà la stessa portata del restauro della Cappella Sistina, ma se ne parla da qualche anno e intervenire è abbastanza urgente. I murales di Orgosolo, o almeno molti di essi, hanno necessità di un intervento che fermi il degrado degli anni e dell’esposizione alle intemperie. La maggior parte delle pitture lasciate dal Del Casino e compagni è ancora al suo posto, anche perché il pittore senese, quando d’estate torna a Orgosolo, prende pennello e colori e ritocca qua e là. «Ma finisce che ne faccio uno nuovo», dice lui. Il problema comunque se lo pone anche l’amministrazione comunale: non vuole che questo patrimonio, insieme con l’esperienza umana che rappresenta, vada perduto. «Da tempo è nostra intenzione metterci al lavoro - dice l’assessore alla Cultura, Luisa Muravera - Si tratta ora di stabilire il modo e il canale di finanziamento. Lo stesso Francesco Del Casino potrebbe essere coinvolto nel progetto, coordinando il lavoro di altri restauratori. Ma ciò che ci preme è che quella stagione di impegno culturale non vada perduta. Crediamo anzi che vada riproposta, stimolando l’avvio di una nuova che abbia gli stessi presupposti della precedente: l’impegno sociale, l’alto connotato civico che il muralismo ha avuto a Orgosolo. Non ci interessano rassegne estemporanee, ma creare un fermento che, come allora, coinvolga la popolazione su temi attuali. Penso alla Costituzione violata, alla guerra, al razzismo, alle nuove ingustizie sociali». (p.me.)









per  coloro volessero  approfondire  l'argomento ecco alcuni  link e documenti 


http://snipurl.com/nt8v con ottime  foto e  ottime  news  sui  murales  d'orgosolo


http://snipurl.com/nt8t storia del muralismo in sardegna  con ottime foto  ddei murales  nele zone di cagliari














Il libro MURALISMO  IN  BARONIA di Nicoletta Congiu, artista diplomata nelle Belle Arti. (murales di Sardegna Nuoro) chi fosse interessato all'acquisto può farne richiesta a: metafisico46@hotmail.com  Euro 22. (circa 200 pagine) con moltissimi documenti fotografici delle opere e gli artisti.  Si può visionare il sito http://www.comune.irgoli.nu.it/ita/index.shtml



Senza titolo 1192

Quando ti chiedi che serve vivere o perchè  viviamo  ?
Risponditi  che non c'è  bisogno di chiedertelo e di tormentarti perchè non vrai  mai una  una risposta    definitiva  \ fissa   , ma  che  lo scoprirai  vivendo , ovvero creando 

Grazie e ne approfitto.

5 GIORNATE MILANOe non voglio essere provocatorio. E' sempre difficile entrare in una casa dove si è stati invitati con tanta simpatia e arrivare con i vestiti mentali, culturali e caratteriali propri e inevitabilmente diversi, o anche contrastanti, con quelle di chi ti ospita. Eppure, come ho scritto altrove, io ho trovato sorprendente che la Milano di questi ultimi anni, quella Milano della Lega e di una certa parte di AN ottusi e chiusi nel loro rancoroso mondo forse ricco di soldi ma di ben poco altro, trovasse la voglia e il tempo di riprendere antichi messaggi, tanto da ridare loro spazio e visibilità.


Nei libri di storia dei miei tempi (50/60 anni fa) il riferimento era la "PATRIA", quella maiuscola, più modestamente il 1848 in tutta Europa era la volontà delle nuove generazioni di voler prendere in mano la propria vita e per questo una parte della borghesia e quella parte di plebe che voleva diventare popolo trovarono un primo momento di unità. Poi sappiamo cosa accadde da una parte e dall'altra.


Perchè lo ricordo in questa casa così giovane, così legata ai veri problemi dell'umanità di oggi? Perchè ritengo sia giunto il momento di cercare punti di incontro prima che di frizione. Naturalmente senza per questo rinunciare a quei principi fondamentali senza i quali nulla ha più senso.


Ricordiamoci sempre, tuttavia, che perchè i sogni possano diventare realtà occorre dare loro delle gambe reali, altrimenti non sono dei sogni, sono degli sballi.

17.3.06

Senza titolo 1191

«Berlusconi è il più grave e pericoloso fenomeno politico in Europa. Rappresenta la più seria minaccia alla democrazia europea dal 1945.
Il suo governo ha esercitato una maligna influenza sulla vita democratica italiana. Come si può tacere un simile argomento»

Martin Jacques, The Guardian, Gran Bretagna, 16 marzo

16.3.06

Senza titolo 1190









sentendo  via  radio zombi di  diego cugia  del 16\3\2006   ho sentito  questa  favola  Giacomo di cristallo )  di  gianni rodari
e mi sono ritornati  alle maenti i ricordoi di quando ero bambino  che  i miei  mi raccontavano  favole lle sue favole  e i suoi racconti  , devo avere  ancora  conservati alcuni suoi libri  .  Inoltre mi  venuto  in mente   una  caratteristica   , che non riesco  nè a far morire  nè  ad equilibrare   del mio cartattere . Infatti  , lo so che  è sbagliato per uno che cerca se stesso , mio sono identificato con essa in quanto  nonostante    dica  le bugie mi sgamano  sempre , e  cosi pure   per la verità  che  dico sempre  in faccia  infatti in miei  mi dicono : << non sempre si può dire quello che si pensa  >> . Volete un esempio  ? Bene  eccovelo . In terza superiore \ quarta superiore   feci uno scherzo un po'  pesante  , chiusi a chiave  con una  classe    un cane  di professoressa  (   chimica  se non ricordo amle )  al terzo piano dell'edificio  per quasi due  ore . Nonostante  la classe  che avevo coinvolto  , quelli della mia classe  mi difesero  lei  scopri  guardandomi in volto  che ero stato io  . la  favola in questione  è questa
<<
Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente. Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l'aria e l'acqua. Era di carne e d'ossa e pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente.Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca.Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente poté vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: ridisse la verità e la palla di fuoco si dissolse. Per tutto il resto della sua vita non disse più bugie.Un'altra volta un amico gli confidò un segreto, e subito tutti videro come una palla nera che rotolava senza pace nel suo petto, e il segreto non fu più tale.Il bambino crebbe, diventò un giovanotto, poi un uomo, e ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e indovinare le sue risposte, quando gli facevano una domanda, prima che aprisse bocca.Egli si chiamava Giacomo, ma la gente lo chiamava “Giacomo di cristallo”, e gli voleva bene per la sua lealtà, e vicino a lui tutti diventavano gentili.Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore, e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo. Chi osava protestare spariva senza lasciar traccia. Chi si ribellava era fucilato. I poveri erano perseguitati, umiliati e offesi in cento modi.La gente taceva e subiva, per timore delle conseguenze.Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno. Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza.Il tiranno fece arrestare Giacomo di cristallo e ordinò di gettarlo nella più buia prigione.Ma allora successe una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo era stato rinchiuso diventarono trasparenti, e dopo di loro anche i muri del carcere, e infine anche le mura esterne. La gente che passava accanto alla prigione vedeva Giacomo seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse di cristallo, e continuava a leggere i suoi pensieri.Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire.Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.

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di Gianni Rodari da "Il gatto viaggiatore"





gli appunti di berlusconi durante il confrontoi con prodi





Nando dalla Chiesa: ho visto cose che voi umani.



-Ho visto approvare in Parlamento la legge sul falso in bilancio il giorno dopo l'11 settembre. Di corsa, per onorare con il nostro lavoro - cosi' ci venne detto - i morti di New York.
-Ho visto la commissione giustizia del Senato prolungare i suoi lavori dopo la mezzanotte solo per 3 leggi in 5 anni: per il falso in bilancio, per la Cirami, per l'immunita' delle piu' alte cariche dello Stato.
-Ho visto aprire l'ultima legislatura con una legge ad personam, che abolisce l'imposta di successione sui patrimoni piu' grandi. E l'ho vista chiudere con una legge ad personam, che abolisce l'appellabilita' delle sentenze di assoluzione.
-Ho visto il Parlamento decidere quali magistrati possono o non possono restare in servizio, alzando e abbassando l'eta' pensionabile secondo le convenienze: fuori Borrelli dentro Carnevale.


leggi tutto
http://www.censurati.it/index.php?q=node/3358



Senza titolo 1189

Berlusconi in poco tempo ha detto che evadere le tasse è morale, che i giudici sono disturbati mentali e che gli italiani devono trovarsi un lavoro in nero. E sono cose che ha detto in pubblico. Ora mi chiedo: se in pubblico dice queste cose, quando si vede da solo con Previti, cosa si dicono?

Maurizio Crezza

15.3.06

Senza titolo 1188

«Spesso fa più rumore
il tonfo di un albero che cade
che una foresta intera
che cresce e non si vede»




Molto spesso il male fa più rumore del bene.Ed è per questo che sembra che ci sia solo male in giro. Ma io credo che ci sia tanto ma tanto bene sommerso, al buio, nascosto. Ed è per questo che non lo vediamo. Bisognerebbe guardare meglio. Soffermarsi in silenzio, rallentare, rallentare i ritmi quotidiani che ci travolgono. Se solo tutta la confusione del mondo diventasse improvvisa quiete, se tutto il chiasso diventasse improvviso silenzio, se la nostra corsa diventasse improvvisa immobilità forse riusciremmo a sentire i fili di erba crescere e il respiro degli alberi e dei fiori sbocciare.


L’Iran annuncia la costruzione di una seconda centrale nucleare

dal sito paginedidifesa.it

L'Iran avvierà entro i prossimi sei mesi la costruzione di una nuova centrale nucleare che dovrebbe essere realizzata interamente da tecnici locali e alimentata con uranio arricchito nel Paese. Lo ha detto il ministro dell'Energia, Parviz Fattah. "Un accordo è stato firmato con l'Organizzazione per l'energia nucleare iraniana, e abbiamo già ricevuto il progetto dal capo della stessa organizzazione, Gholam Reza Aghazadeh", ha affermato Fattah, citato dal quotidiano 'Sharq'.
L'annuncio è stato dato mentre si attende a New York una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sul programma nucleare iraniano, dopo che l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha chiesto alla Repubblica islamica di sospendere tutte le attività legate all'arricchimento dell'uranio e di cooperare pienamente per togliere i dubbi su eventuali fini militari delle sue attività. Ma Fattah ha detto che la nuova centrale sarà alimentata proprio dall'uranio arricchito nel Paese, attraverso il centro di conversione di Isfahan e quello per l'arricchimento vero e proprio a Natanz.

"La scorsa settimana - ha detto il ministro - abbiamo visitato i due impianti e abbiamo discusso per due giorni con i responsabili. Ora siamo sicuri che l'Organizzazione per l'energia nucleare può produrre il combustibile necessario". La prima centrale nucleare iraniana è ancora in fase di ultimazione a Bushehr, sulla costa del Golfo, ad opera di tecnici russi. L'impianto, il cui costo finale previsto è di 800 milioni di dollari, avrà un reattore da 1.000 megawatt.

L'avvio della centrale, già ritardato di diversi anni, è ora previsto entro la fine del 2006. "Tuttavia - ha affermato Fattah - la Russia ha già promesso diverse volte di far partire le operazioni, promesse che poi non ha mantenuto. Sono ritardi che mi preoccupano". Il 26 febbraio scorso Gholam Reza Aghazadeh aveva annunciato che entro un mese Teheran avrebbe dato vita a gare d'appalto per la costruzione di due nuove centrali sempre a Bushehr, gare alle quali sarebbe stata ben accolta la partecipazione di Mosca.

Senza titolo 1187

Come fanno a scattare le foto le persone ipovedenti e cieche? Le tecnologie utilizzate.

Alle scorse Paralimpiadi di Parigi il fotografo cieco João Maia da Silva ha stupito tutti con i suoi scatti. Ma come ha fatto? Scattare foto...