27.2.07

Il vento del tempo - Lucia merli





Lucia Merli - Il vento del tempo



La vita ha molte tappe, tutte importanti... e tutte meritano di essere vissute.
Sono le grandi cose che segnano la vita, ma sono le piccole che le danno sapore

26.2.07

La fidanzata di Padoa Schioppa

Tratto dal sito effedieffe http://www.effedieffe.com

La fidanzata di Padoa Schioppa

Maurizio Blondet

26/02/2007


I due giovani «innamorati»

Anche gli illuministi cedono alla forza irrazionale della passione.
In età senile, Barbara Spinelli e Padoa Schioppa si sono innamorati: ciò non è strano come sembra.
I gerontologi sanno che succede così anche negli ospizi per vecchi.
In quei luoghi di vacanza pre-mortuaria dove «o' pesce», come lo chiamano a Napoli, «non ha più pensieri», infuriano passioni roventi, nient'affatto impediti da pannoloni e sedie a rotelle.
Padoa non ha mai dovuto render conto di nulla: non ha pensieri propri, letteralmente, a parte quelli che gli vengono dettati dal «Washington consensus» e dal Fondo Monetario.
Il suo cervello, felicemente libero, è aperto ai richiami di Cupido.
Fatto sta che Padoa Schioppa ha abbandonato la moglie Fiorella Kostoris, economista di scostante  e immotivata presunzione, e s'è accasato con la sua Barbie.
Li unisce l'ideologia oligarchica: lei è figlia del massone Altiero, massimo artefice delle trame dietro le quinte che hanno proliferato l'eurocrazia a-democratica; e lui è stato l'inventore dell'euro e della «crisi monetaria pianificata» (quella che tutti ci ammorba) in qualità di economista preferito da Jacques Delors, in odore di pedofilia (quest'ultimo).
Si somigliano anche nella pretesa di pensosità, di emettere oracoli; e nella convinzione della loro superiorità su tutti gli altri goym.
Erano fatti per cadere l'uno nelle vizzose braccia dell'altro.
Questa circostanza privatissima doveva essere esposta in via preliminare, per comprendere l'enorme e furente articolessa che la Spinelli ha scritto per La Stampa di domenica. (1)
Un rovente editoriale a tutta pagina, che commenta la crisi del governo Prodi: o meglio prende le difese del suo Tommaso, ministro-chiave nel governo.
Qui, la forza dell'amore si rivela con gli ululati di rabbia, le bave d'odio che la Barbie vomita sulla sinistra estrema, colpevole secondo lei di aver rischiato di far cadere il suo Schioppa.
E' «un male italiano», ulula l'innamorata: «L'ideologismo di un'estrema sinistra che ha avuto la sciagurata leggerezza di candidare irresponsabili al Parlamento», anzi, peggio: «Una patologia che affligge la maggior parte dei politici e tutta la classe dirigente, attori economici, intellettuali, i giornalisti».
Questa patologia che colpisce tutti, Confindustria, ultrasinistri, artigiani, giornalisti de Il Corriere, elettori di sinistra  (tutti tranne lei e il suo Tom) consiste in «un'amnesia»: questi, che si permettono di criticare le azioni del governo, dimenticano che il Prodi-Schioppa li ha salvati da «dieci anni dominati da Berlusconi».
E' questo il pericolo estremo che gli ultrasinistri («i perdenti radicali») hanno dimenticato.
Nella prosa furibonda della Barbie, il Cavaliere assurge al rango di Male Assoluto.
La metafora antinazista non è casuale.




Per la Spinelli, i senatori rifondaroli che hanno bocciato il loro stesso governo, anzi tutta la «classe dirigente, guarda da nove mesi al governo Prodi attraverso le lenti falsificatrici di Berlusconi».
Dunque ci siamo: chi critica il governo anche da sinistra si macchia «oggettivamente» di berlusconismo, è succube della sua nefasta influenza.
E' lo stesso ragionamento per cui chi critica Israele come oppressore è antisemita, negatore dell'olocausto e membro onorario del Terzo Reich.
Chi protesta contro un governo che lascia i soldati in Afghanistan, che ha aumentato l'esazione fiscale in modo spietato, che punisce gli artigiani, che fa comunella con il blocco dei banchieri nazionali e globali (Goldman Sachs) «adotta l'antipolitico spregio della politica ereditato dal decennio berlusconiano».
«Le menzogne di Berlusconi mirano a far apparire il governo illegittimo», grida la Spinelli: lesa maestà!
E gli irresponsabili di Rifondazione, soggiogati dalle TV di Berlusconi, gli danno ragione.
Un esempio? L'idea berlusconiana  che «i senatori a vita non possono sostenere la maggioranza senza perdere dignità morale».
E' una menzogna: e l'innamorata, perso il lume della ragione, cita Cossiga che avrebbe votato in passato per Berlusconi senza essere allora accusato di immoralità.
Le sfugge - l'amore acceca - che la situazione qui è un po' strana: tutti i senatori a vita, nessuno
escluso, sono stati scelti e nominati «in quanto» sostenitori della sinistra.
Potrebbero essere sostituiti da robot, la Comau (FIAT) potrebbe fornirle macchine computerizzate ad un prezzo sicuramente più basso di quel che ci costano i robot Cossiga, Ciampi, Colombo e Scalfaro.
Tanto si tratta di votare in un modo solo.
L'ansia per le sorti del suo Tom la travolge.
Essa intima agli smemorati che hanno rischiato di rimettere in sella il Cavaliere: «Consegnare per la terza volta l'Italia a Berlusconi è un'opzione che deve sparire».
E' un diktat, è un ordine che viene dai piani alti, tutti squadra e compasso, che la Barbie frequenta da quando ce l'ha introdotta papà Altiero.
«L'opzione deve sparire» ha un senso alquanto inquietante.
Il Cavaliere ha tutti i difetti della sua superficialità ed ignoranza politica (basta vedere le persone di cui si è circondato).
Ma ha anche quasi il 30 % dei voti degli italiani.
Mettiamo che vinca le elezioni.
Come si fa a farlo sparire come «opzione»?




La Barbara Spinelli non arretra davanti all'ovvia risposta: con la «dittatura» di Prodi.
Il governo che ci schiaccia il collo, specie ora che Prodi ha obbligato tutti i suoi partiti e partitelli a firmare i dodici punti, è diventato una «dittatura di salute pubblica».
E' «un CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale formato tra le più diverse forze per ricostruire la legalità dopo il '43»: la dittatura provvisoria partigiana e antifascista.
A questo siamo di nuovo.
Il suo Tommaso è lì per servire la patria  (e la Goldman) dal fascismo che torna con la faccia di Silvio.
E' lì come co-dittatore con Prodi.
Qualunque errore, contraddizione, tassazione o porcheria vanno perdonati a questo regime, perché è un governo di salute pubblica.
Qualunque critica è vietata.
Così si salva la democrazia: con la dittatura oligarchica dei tecnocrati e dei banchieri.
Così ha sempre pensato Altiero Spinelli, il papà.
Ma così pensano, fateci caso, le Brigate Rosse: se Berlusconi è il Male Assoluto (ancorchè votato a maggioranza relativa), se si tratta di liquidarlo come «opzione», allora è giusto - anzi un dovere - prendere le armi, incarcerare i dissidenti, gambizzare e ammazzare i suoi complici oggettivi.
Lo dice anche Giorgio Bocca, che c'è di nuovo il fascismo.
Lo dice anche Scalfari di Repubblica, che ha esortato Prodi a costituirsi in dittatura di salute pubblica.
E' il pensiero e l'intenzione di tutto un ambiente, potente e benissimo ammanicato, giù giù fino ai sindacati e al partito armato.
Ciò che allarma, è che questo dev'essere anche il «pensiero» (se così si può chiamare l'attività neuronale dell'individuo) di Padoa Schioppa.
L'innamorata ripete cose che i due si saranno detti a letto, nei salotti che frequentano insieme, nelle eurocrazie di cui entrambi sono interni.
Riflette i loro intimi scambi, quelli che gli americani chiamano i «pillow talks» («i discorsi del cuscino» post-coitum), e insieme la grande strategia del blocco parassitario di potere cui partecipano.




Amore ed interesse, quando sono uniti, sono una forza invincibile.
E temibile.
Le legittimità è solo la loro, perché si amano e ci guadagnano; la democrazia non conta, se contesta questa legittimità, e i posti lucrosi, e i lussuosi salotti di cui sono padroni o servi, le loro sinecure,
i loro privilegi.
Questo è il nostro destino: siamo vittime della forza dell'amore senile, come giustamente accade quando ci si lascia governare da decrepiti intramontabili e irresponsabili.
Solo un'ultima obiezione: la modesta proposta alla direzione di La Stampa di sospendere le collaborazioni della Barbara Spinelli, almeno fino a quando le fiamme dell'amore per il ministro dell'Economia non si saranno, non si dice estinte, ma cominceranno a languire.
La fidanzata del ministro non può scrivere a difesa del malgoverno del suo ministro convivente: c'è qui un conflitto d'interesse.
La Barbie parla palesemente «pro domo sua», letteralmente intesa come il suo nuovo nido d'amore. Mica solo Berlusconi ha i conflitti d'interesse.
Non c'illudiamo che la proposta possa essere accolta.
Ma non si sa mai.
Dopotutto La Stampa s'è privata degli articoli di un'altra innamorata pazza: quelli che Fiamma Nirenstein, sposata ad un colonnello del glorioso Tsahal,  mandava da Israele.
Pezzi di un'oggettività e lucidità a tutti nota, ma alquanto oscurati dal palese conflitto d'interesse.
La Nirenstein oggi scrive su Il Giornale, dove può dare sfogo ai suoi ululati anti-semiti (anti-arabi) per amore di Sion e del marito: là non si guarda per il sottile.
Speriamo, dunque, contra spem.


Maurizio Blondet





Note

1) Barbara Spinelli, «Il perdente radicale», La stampa, 25 febbraio 2007.

io spammo

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Senza titolo 1664


tratto dal sito de La Stampa http://maxgiordani.blog.lastampa.it/mxgiordani/


Turigliatto for president.






Prodi chiede pieni poteri ad una massa di disperati allo sbaraglio che sentono oramai inevitabile una sconfitta che non li porterà più al governo almeno per i dieci anni a venire. Come bilancio non c’è male davvero: la destra, guidata da un vero leader (qui, ripeto, non discuto le idee che certamente non approvo ma la capacità di fare squadra e la personalità politica del cavaliere) ha governato per cinque anni di fila ed ora si prepara a governare per i prossimi dieci per un totale di quindici anni bell’e buoni contro ducento e passa giornatelle appena di questi signori che si sono rivelati tutto meno “di sinistra” e che ora si rimbeccano nel loro pollaio senza neanche la dignità che pure i perdenti dovrebbero avere.
Il povero Turigliatto messo alla gogna da Rifondazione per non aver obbedito agli ordini dei giochini di palazzo è l’unica figura degna di uscire a testa alta da questa vicenda che toglierà a Rifondazione ed ai Comunisti Italiani tanti di quei voti che forse non riescono ancora ad immaginare tutti intenti, ora, a sputare condanne verso la coerenza di un uomo.
Il governo sarebbe caduto anche se i Turigliatto & Co non avessero votato contro in quanto la sconfitta era gia stata decisa dal voto contrario dei senatori a vita tutti protesi verso piazza S.Pietro e via Veneto eppure ci tocca assistere a questa ignobile farsa della gogna che certamente aggrava ancor di più una situazione davvero imbarazzante.
Nei 12 punti di Prodi, si noti, non compaiono più i DICO, non compare più la legge 30 e tante belle cosine che ci avevano promesso per governare. I 12 punti sono un accozzaglia di richieste vaghe per i quali tutti tremanti di paura i signorini decaduti si affretteranno a dire si. Tutto a costo di non tornare ad indossare i jeans al posto della giacca di Caraceni ai quali si erano presto abituati.
Avanti pure Prodi-bis, ammesso che ce la facciate, fateci divertire ancora e per favore stavolta “dite qualcosa di sinistra” in attesa degli intellettualetti impegnati che ora ci diranno pure che il governo, anziché Bertinotti, lo avrebbe fatto cadere il povero Turigliatto.
Intanto sui muri delle periferie delle nostre città questa mattina si leggevano scritte fresche di vernice rossa. Una tra tutte ci fa sorridere e pensare mentre fermi al semaforo di Torre Spaccata angolo via Togliatti leggiamo: Turigliatto for president!




  


autore :    m@xgiordani Il mio punto di vista sul mondo che vivo. Puoi leggermi anche su www.tifeoweb.it



25.2.07

la tv oggi

ISabato sera    , essendo  i miie amici  tutti  con l'influenza  ,  mi sono  visto  ( anxzi rivisto in quanto   oltre le repliche  non c'è  niente  d'interessante  c  diverso  dal cabaret  e avanspettacolo )  la  trasmissione  speciale  fatta  da Piero Angela  su Garibaldi .
Mia  madre oggi a  ptranzo   si è meravigliata  , perchè   di solito me  ne  sto  a leggere  ed  ascoltare  la radio  che ancora  anche  se   distanza di anni luce  per i cambiamenti di costume   dagli anni  '70 mantiene  ,soprattutto quelle via web  ,  quello che cantava  Finardi qualche tempo  fa  : <<  Amo la radio perché arriva dalla gente entra nelle case e ci parla direttamente| se una radio è libera ma libera veramente | piace anche di più perché libera la mente >>  o  a leggere  fumetti , libri  o il giornale  .


dallìagenda 
Smemoranda ( www.smemoranda.it 16 mesi 2007  Liberi di essere liberi

Mi ha detto   : <<  
che strano tu di solito  guardi  i noir , i simpsons  ,  la  squadra   e dei  film in dvd \ dvx    e ogni tanto vai ad Olbia  ----  visto che   sono ormai  due\ tre  anni che nella mia città  manca  un cinema  --- a vedere   i film   >> .

Come  potete notare,  soprattutto  coloro che mi seguono  dall'inizio    ciò non significa che io odi la tv   infatti : 1) oltre i programmi  citati prima   guardo anche   i programmi , anche  se registrati  visto che raramente  vanno in onda in orari decenti  di storia  e  di cultura   ; 2)  guarda la trasmissione ssatellittare  artè   , altro  che  quelle  italiane  dove  per cercare  le perle  devi rovistare  nel fango ( metaforicamentte parlando )  ; 2) seguo il  news groups  it.media.tv  . E che la penso   come Tiziano Terzani  : <<  non c'è più nemmeno bisogno della dittatura  , ormai , perchè la dittatura   è quella dela scuola  , della  televisione  , di  quello che  t'insegnano  . Spegni il televisore  e guadagni libertà >>  anche  se  non in misura  cosi radicale  perchè hai il telecomando , soprattutto il  tasto del silenziatore , o quello di spegnimento  . * usasiamolo *  come  dice la  vignetta riporta ta  nelle  righe  precedenti

E adesso?

Allegria allegria. E' in corso la crisi del governo più bello che ci sia. Tutto si risolverà, come nei migliori varietà. Comici, ballerine, tutti in fila indiana, uno spettacolo con tante luci e tanti colori, canti, suoni, balli. Dovremmo fare un monumento a Turigliatto e Rossi, i due senatori di terza fila che hanno regalato indimenticabili momenti di felicità a Emilio Fede, a Feltri, Belpietro dopo mesi di amarezza. Giuliano Ferrara, poveretto, era addirittura caduto in depressione ed era calato due etti, ma pochi giorni fa è stato visto vicino Via dell'Umiltà (non troppo, però, non si sa mai) a mangiarsi un panino con la porchetta insieme a La Russa e la Santanché (ma chi è?). I "nostri" stanno ora spargendo perle di saggezza, in un'atmosfera di "volemose bene" davvero commovente, mentre un mare di miele sta coprendo le ragioni (immaginiamo, profonde...Stiamo parlando di persone serie o no?) che hanno portato in questi mesi un fioccare di distinguo, di punzecchiature, di minacce di crisi da parte di varie componenti della maggioranza. Ci DICOno: state tranquilli, ragazzi. Stiamo lavorando per voi, e rifaremo un Governo più bello e più superbo che pria. Tutte le divergenze, risolte. Ora va tutto bene. L'Afghanistan? No problem. La Tav? No problem. Le pensioni? No Problem. La base Nato di Vicenza? No problem.  I DICO? Quelli non sono più un problem. Bene, allora. Stiamo allegri. Ci dispiace per Belpietro e per Fede, che ricominceranno a masticare amaro. Però, in lontanza, mentre sentiamo l'orchestra suonare, ci sembra di vedere il capitano dire al mozzo di bordo "Signor Mozzo, io non vedo niente. C'è solo un po' di nebbia che annuncia il sole...andiamo avanti tranquillamente" (Francesco De Gregori, perdonaci se puoi) e ci sovviene un dubbio. Stanno lavorando per noi, o per Silvio? Buon tutto!

24.2.07

Senza titolo 1663

                               Ricavato dal sito: http://www.effedieffe.com

                                                                                                

Quanto costa Kabul

Maurizio Blondet

24/02/2007



Il presidente del Pakistan Gen Pervez Musharraf


La NATO e gli USA hanno in Afghanistan 35 mila militari. Secondo Arnaud De Borchgrave (1), che cita conti della stessa NATO, mantenere laggiù ciascuno di quei soldati costa 4 mila dollari al giorno (tre di questi soldati da 4 mila dollari al giorno, di cui non è resa nota la nazionalità, sono stati uccisi nei giorni scorsi ad Herat, apparentemente da una mina).
Un cinico potrebbe commentare che le guerre coloniali non sono più così convenienti come un tempo.
Ma i giudici di una futura Norimberga dovranno considerare questa cifra un’atrocità, un crimine contro l’umanità in quanto tale: basta calcolare quanto avrebbe reso questo denaro se fosse stato dato agli afghani in scuole, strade, case, sanità.
Questa spesa quotidiana di guerra continua da sei anni, sei anni d’occupazione.
E Kabul è piena di vedove con bambini, ridotte a mendicare (le ho viste) a cui un dollaro al giorno, trenta al mese, cambierebbe la vita.
Negli Stati Uniti, la povertà «estrema» è cresciuta tra il 2000 e il 2004 del 14 % per le famiglie, e del 20 % tra i singles.
Si considera «estrema» la povertà di famiglie il cui reddito non supera i 7.775 dollari «l’anno» -  meno di due giorni del costo di un soldato a Kabul.
Estrema è la povertà di individui che percepiscono meno di 5.229 dollaro «all’anno», poco più del costo di un giorno per un soldato occupante.
(2)
E ci sono in USA milioni di persone che effettivamente guadagnano meno di 6 mila dollari annui.
Non si trova denaro per alleviare la loro condizione (tra i poveri «estremi» sono sovra-rappresentati negri e bambini).
Si trova il denaro a fiumi per la guerra in Afghanistan.
Per bombardare, uccidere, opprimere e fare il male, non mancano i mezzi.




Emma Bonino dovrebbe provare a ricordarci perchè siamo lì: per liberare le donne dal chador?
E il Paese dai Talebani?
Per debellare Al Qaeda?
Il chador resta.
I Talebani tornano.
Quanto ad Al Qaeda, se non è un’invenzione pura e semplice, viene detta in ripresa.
Un cinico potrebbe fare il calcolo dei costi rispetto ai benefici, e trovare poco conveniente l’investimento.
«Vincere costerà più risorse, più forze e altri cinque-dieci anni di sforzo persistente», ha dichiarato Anthony Cordesman, del CSIS (Center for Strategic and International Studies) alla commissione esteri del Senato.
Cordesman ha aggiunto: «Chiunque sia stato in Afghanistan sa che corriamo seriamente il rischio di perdere».
Per parte sua, il generale Musharraf, il dittatore del Pakistan, ha già fatto la sua scelta: sa che l’Occidente non avrà la persistenza (e i soldi) per occupare l’Afghanistan altri dieci anni, ed ha già fatto i suoi passi per insediare aKabul un regime talebano «moderato».
Del resto il suo servizio segreto, l’ISI, i Talebani li conosce bene, avendoli formati, armati e mandati a governare l’Afghanistan per conto degli americani.
Musharraf ha i guai suoi.
Il suo appoggio a Bush (necessitato: «Chi non è con noi è contro di noi», gli aveva detto il presidente, ventilando un cambio di regime a Karachi) gli ha suscitato nel Paese una forte, fanatica opposizione.
Secondo il ben informato De Borchgrave, che è reduce dal Pakistan e dal Waziristan, Musharraf ammette che l’1 % dei pakistani è pronto a farli la pelle, ed a insediare un regime islamico con la violenza: si tratta di 1,6 milioni di pakistani.
Il Pakistan non è solo il Paese islamico più popoloso dopo l’Indonesia, è anche il solo che disponga di un arsenale nucleare.
Potrebbe essere il Pakistan a rappresentare il pericolo che Israele paventa dall’Iran, con isterica esagerazione.
A quel punto, l’investimento potrebbe rivelarsi risibilmente non conveniente.




Ma quel che non hanno ottenuto le guerre dementi di Bush e i 4 mila dollari al giorno per soldato occidentale, potrebbe ottenerlo Musharraf.
L’uomo forte pakistano ha stipulato una sorta di patto, il 5 settembre scorso, con i cinque maggiori capi tribali del Nord-Waziristan, la terra di nessuno da cui si ritiene operino i Talebani e «Al Qaeda» (se esiste) per le loro incursioni in Afghanistan.
I capi gli hanno garantito che modereranno i Talebani, così ha detto Musharraf alla NATO.
E’ invece probabile che abbia preso accordi per salvare se stesso e il suo regime.
E’ questo che ci siamo guadagnati con 4 mila dollari al giorno, per ogni soldato, e per sei anni.

Maurizio Blondet





 

Note
1)
 Arnaud De Boirchgrave, «Afghan war timelines», Washington Times, 23 febbraio 2007.
2) Steven Wolff, Robert Johnson, Jack Geiger, «The rising prevalence of severe poverty in America: a growing threat to public health», American Journal of Preventive Medicine, ottobre 2006, pagine 332-341.

Senza titolo 1662


Renato Guttuso, Occupazione delle terre incolte in Sicilia, 1949/50, olio su tela cm.270x330, Dresdsa, Gëmaldgalerie


dal blog  http://veronikamalatadinatura.splinder.com



PER UN’AGRICOLTURA CONTADINA CONTRO LE PROPOSTE DELL’UE SU PAC E OCM  VINO.un'agricoltura contadina, contro le proposte dell’UE su OCM Vino e PAC Manifestazione nazionale a Roma




Per un'agricoltura contadina, contro le proposte dell’UE su OCM Vino e PAC Manifestazione nazionale a Roma
Stiamo assistendo ad una preoccupante concentrazione di potere corporativo sopra un diritto umano basilare come l'alimentazione. Si stima che nei prossimi anni, solo 4 o 5 grandi catene di generi alimentari si aggiudicheranno la leadership globale, un potere immenso che ne fa ormai l'unica porta di accesso dei consumatori al cibo e l'unica porta di accesso dei produttori ai consumatori, con un forte impatto su tutta la catena agroalimentare. Infatti l'apparente varietà di prodotti offerti in Europa viene ottenuta con 170.000 tonnellate di aromi industriali che non hanno nessun componente nutritivo e comportano anzi rischi per la salute, d'altra parte provocano una tremenda riduzione della biodiversità su cui si basa la nostra alimentazione. Abbiamo alimenti impacchettati ad arte e per essere venduti e conservati in un paio di settimane si utilizzano recipienti che impiegano centinaia di anni per degradarsi. Il modello estensivo di produzione agroindustriale contribuisce in maniera pesante a distruggere l'equilibrio necessario per la sopravvivenza del pianeta. Il mondo rurale vero, che vive del lavoro contadino, producendo alimenti sani e nutritivi non è compatibile con un monopolio distributivo multinazionale che esige prodotti di tipo industriale, ne impone i prezzi e determina le stesse tipologie di prodotti da coltivare. Nel nostro pianeta vivono 1.300 milioni di contadini, e, nonostante il ruolo prezioso che svolgono, di questi solo il 6% gode di un benessere adeguato ai propri investimenti finanziari e umani. Anche in Italia il 10% circa delle famiglie che vivono dei frutti della terra si trova al di sotto della soglia assoluta di povertà, e il 36% vive con un reddito inferiore ai 1000 euro al mese. Continua la moria di aziende agricole come da fonti ISTAT. "L’agricoltura italiana ha visto scomparire in cinque anni circa un quinto delle proprie aziende”. Sino ad oggi le scelte politiche non hanno assolutamente privilegiato il mondo contadino. Se non ci sarà una drastica inversione di tendenza, al 2010 il bel paesaggio agrario nazionale vedrà la sopravvivenza solo della metà delle aziende che esistevano nel 2000. Invece le autorità infieriscono, quasi a voler eliminare anche il ricordo di quell’agricoltura contadina che si era andata perfezionando negli ultimi millenni ma non coincide con le esigenze della globalizzazione. La Politica Agricola Comunitaria (PAC), che rappresenta ben 85% della spesa globale dell’Unione Europea, determina da anni ormai tutta la nostra alimentazione eppure viene elaborata con le lobby, senza nessuna consultazione democratica e senza alcun rapporto con i cittadini. Ha già causato dei danni irreparabili al mondo agricolo intervenendo in maniera massiccia a favore dell’agroindustria e a discapito dell’agricoltura contadina, che riceve il colpo finale dalle ultime dichiarazioni della Commissaria Europea Marianne Fischer Boel secondo le quali molti agricoltori "avranno bisogno di un altro reddito oltre a quello agricolo" dopo il 2013. Ora la Commissione Europea, in nome della competitività, si appresta ad estirpare 400.000 Ettari di vigneti, ed a modificare l’intero sistema del settore vitivinicolo europeo. Con l’OCM vino, deregolamenta gestione, trasformazione e commercializzazione dei vigneti e del vino: - riduce il vino ad una semplice bevanda e cambia radicalmente la stessa definizione di "Vino" per rendere il prodotto europeo simile a quello dei nuovi Paesi emergenti (Usa, Australia, Cile, Argentina, ecc.) - omologa il gusto, separando totalmente il vino dal suo territorio, e, cosa ancor più grave, dalla tradizione agricola affinché i vini più “venduti” si possano produrre ovunque, a condizione di avere il giusto cocktail di sementi, fertilizzanti, pesticidi ed agenti di sapore…- liberalizza le pratiche enologiche ammettendo l’uso di trucioli o di agenti chimici di vario genere per dare il sapore del legno, ridurre l’acidità, addolcire, aumentare o diminuire la gradazione alcolica…- elimina completamente ed immediatamente gli aiuti di mercato, Alcune Regioni hanno addirittura adottato sanzioni per gli agricoltori biologici che reimpiegano i le proprie sementi anziché comprarle dai distributori riconosciuti. La pratica di reimpiego dei semi è sempre stata alla base dell’agricoltura, oggi invece esistono istituzioni che identificano, regolamentano e classificano i semi, ed è vietato ushttp://splinder.com/are i propri semi se non sono riconosciuti dall’istituzione, così come è vietato lo scambio di semi tra contadini… Il ministro De Castro afferma così la nuova linea politica del governo in materia agricola: “promozione e sostegno delle esportazioni sui mercati esteri, accrescere la dimensione delle imprese del settore favorendo i processi di concentrazione cooperativa e societaria e l’accorpamento fondiario…" Noi pensiamo che chi lavora la terra e produce cibo deve poter essere protagonista della filiera, in accordo con i consumatori, crediamo nella filiera corta e nell’alleanza tra lavoratori delle campagne e lavoratori delle città, nella trasparenza dei processi e del prezzo, nella fiducia reciproca che si fonda su sistemi di produzione e consumo locali, legati all’identità di un territorio. Per difendere la nostra alimentazione e la nostra cultura, il rapporto con la terra quale fondamento di una società che la rispetti, per arrestare la desertificazione dei nostri campi, per fermare l’avanzata di un’agricoltura senza agricoltori, serve un movimento cittadino e diffuso, serve una nuova consapevolezza. Quello che è in gioco è ciò che ingeriamo giorno per giorno, l’agricoltura è la prima tra le attività umane e non si può “esternalizzare” o delegare ai venditori di merendine, mentre ci concentriamo sul settore terziario. Anche le decisioni relative al settore agricolo devono essere partecipate. Sono necessari altri modelli di pensiero, d’agricoltura e di mercato. Vogliamo unirci per organizzare il rifiuto del modello neoliberista che vuole l'agricoltura industriale e monocolturale della UE da una parte e un'elitaria produzione dei cosiddetti prodotti tipici dall'altra, quali facce della stessa medaglia, Vogliamo mantenere e ridisegnare un circuito virtuoso tra qualità della produzione, qualità del prodotto e qualità delle relazioni sociali, Vogliamo un'agricoltura contadina. Manifestazione NazionaleSabato 17 Marzo ore 11.00 a Roma davanti al ParlamentoConnettivo terra TERRA, Vignaioli Critical Wine, Associazione Crocevia


per chi volesse saperne di più  su tale  srgomento e  sulle motivazuioni dei manifestanti  trova  nell'url  sotto  maggiori   dettagli 


23.2.07

Senza titolo 1661

tratto dal sito di effedieffe   http://www.effedieffe.com/

No, non si tornerà a votare

Maurizio Blondet

22/02/2007


L'intervento di D'Alema al Senato: la maggioranza non vuole tornare al voto, il 54% per il Prodi bis o un altro governo.


Abbiamo lettori di reazioni fulminee. A pochi minuti dalla caduta del governo Prodi, già mi chiedono cosa ne penso, cosa succederà, cosa c'è dietro.
Qualche esempio:
«Ho letto il suo articolo ('Cieco servilismo della destra dopo Vicenza'): ha indovinato il modo con cui la destra poteva far cadere il governo, non ha previsto che l'avrebbero fatto sul serio. Io le chiedo come è potuto succedere, cosa è cambiato a chi giova.?E glielo chiede uno che è contento che sia andata così ma mi sa che qualcosa è cambiato, anche la sollecitudine con cui Prodi si è dimesso è un po' strana per i tempi della politica italiana. Cosa mi può o mi sa dire? Mi scuso se le rivolgo la domanda con la confidenza che si può avere con un amico, ma un po' è così che la sento dopo che da qualche mese la leggo. Grazie».
Massimo F.
«Salve Direttore, lei ha ben sottolineato il tentativo del governo di destra di fare fuori il governo Prodi. Però è accaduto con il 'colpo del Senato'. Mi aspetto da lei un ampio commento di questa vicenda con tutte le conseguenze che ne derivano. In particolare, sottolineo che a marzo prende la direzione della Unifil in Libano l'Italia. Con il nuovo avvento di Berlusconi, che ha dimostrato di sostenere sia Israele che gli Stati Uniti, è in vista una bella primavera! Con i migliori saluti!».
Noah Irénée.




Ebbene, che posso dire? Non dispongo della sfera di cristallo.
Né di notizie di prima mano, come Renato Farina (l'agente Betulla, intravisto in TV in Transatlantico col telefonino, e che oggi scrive firmandosi  «Dreyfus» e attribuendo la vittoria a Ruini).
Ho solo una certezza: in questa caduta c'è il trucco.
Anzi più trucchi, un intrecciarsi di furbizie incrociate troppo furbe da decifrare.
Quel che non so è «chi» ha fatto il trucco maggiore.
D'Alema è il primo indiziato.
Prodi si sta febbrilmente costruendo il suo blocco di potere personale («il blocco dei taglieggiatori», bancario, Goldman Sachs  e pseudo-IRI) e lo sta facendo a spese dei DS, usurandoli e appoggiandosi contro di loro alla galassia della sinistra estrema (il 19 % dei voti).
E così, D'Alema ha posto l'ultimatum: o si vota sulla mia politica estera o tutti a casa.
Confidando nei riflessi pavloviani di senatori no-global, ha rotto per ora la complicità Prodi-ultrasinistra.
E' così? Bisognava essere nella riunione del consiglio dei ministri subito convocata, per saperlo. Mastella ha detto che Massimo «sta inciuciando per farci fuori con il Cavaliere».
Un incredibile «coso» di larghe intese con Polo, AN, e DS e Margherita? (1)
Ma il trucco potrebbe averlo fatto Prodi.
Lo suggerisce la drammatizzazione dei giornali suoi complici e dell'ultrasinistra «di governo», furiosa contro i suoi due senatori dal volto umano, schifati di dover continuare a votare provvedimenti di destra.
«Questi ridanno il paese a Berlusconi!», è l'unanime allarme.
Allarme pretestuoso.
Ma fatto per allarmare il popolo girotondino, e per ricordare il vero e solo motivo per cui la malformata galassia delle sinistre plurime s'è raccolta attorno a Prodi: contro Berlusconi, a qualunque costo.
Anche a costo di fare tutto di destra.




Insomma l'incidente può rafforzare Prodi, che non ha un partito suo.
Lo dice Il Corriere della Sera: «Prodi non intende lasciare palazzo Chigi».
Ha ancora bisogno di tempo per consolidare il suo blocco di potere privato.
Nella riunione al consiglio dei ministri, ha proposto «un governo del presidente con pochi ministri»: insomma Napolitano, che è dei suoi, dovrebbe lasciarlo lì a fare il tecnico di se stesso.
Ha proposto anche «un grande partito democratico dall'Udeur a Rifondazione», una creatura fantastica, un centauro fatto di molti animali: ma che è appunto il suo blocco anti-Cavaliere.
Ecco a cosa serve il partito democratico prossimo e mai venturo.
Secondo Di Pietro, Prodi s'è addirittura infuriato quando «qualcuno ha proposto un esecutivo con i quattro partiti maggiori», insomma il «coso» di larghe intese.
No, no e no, ha detto Prodi.
Casini non viene: «Ha chiesto per sé la presidenza del Consiglio per sé».
Magari, un aiutino da Follini, questo a Prodi piace.
Casini, altro furbetto.
Fassino gli ha subito chiesto la disponibilità ad allargare la maggioranza, e lui ha replicato: no, «a meno che non mettiate sul piatto la testa di Prodi».
E questo ci dice che Berlusconi non ha alcuna reale possibilità di andare al governo al posto di Prodi.
Casini non lo permetterà, va per conto suo.
Una roba degna di Ballarò, il solo vero programma comico delle sinistre RAI (già il nome è un omen).
Lì, interessante vedere la grinta con cui una senatrice rifondazionista, credo si chiami Palermi, ha messo sotto processo il «traditore di classe» Fernando Rossi, colpevole di aver votato contro D'Alema: si è capito che, se si fosse ancora ai bei tempi, il poveretto sarebbe già stato cremato sotto la Lubianka, dopo classico colpo alla nuca.
La grintosa del Politburo ha avuto la faccia di ricordare al traditore deviazionista che lui non è stato votato spontaneamente dagli elettori, è stato messo in lista dalla segreteria.
Come si permette di avere una coscienza, questa escrescenza individualista e borghese?


Mastella parla con D'Alema




La democrazia italiana è questa: voti assegnati da quelli che in URSS si chiamavano «gli Organi amministrativi», la polizia interna del PCUS.
Ancor più ridicolo il dito puntato sui «poteri forti» che sarebbero, secondo la piccola Beria, la Confindustria (e passi: Pininfarina, assenteista totale, era lì per astenersi), e anche «la Chiesa che non ci ha perdonato i Dico».
Lì, il traditore sarebbe Andreotti.
Nemmeno un pensiero a quei cinque senatori a vita, a quel partito dei non-eletti-da-nessuno che ha sostenuto Prodi fino ad ora.
E' stato questo partito-robot a dare la maggioranza al governo: e prima, non c'erano lodi sufficienti per i robot.
Ora lo hanno sfiduciato, e i robot sono diventati traditori.
La mia previsione, per quel che vale, è che Prodi tornerà a governare con Padoa Schioppa, Goldman Sachs e con i  senatori che hanno sfilato col popolo di Vicenza (il solo consapevole e non furbetto). Elezioni anticipate darebbero il governo a Berlusconi, cosa che dovremmo tutti rimpiangere, per il suo bushismo imbecille.
Figurarsi.
Intanto, fra poche settimane, comincia in Afghanistan l'offensiva di primavera.
E come ricorda giustamente Noah Irènée dalla Francia, l'Italia prende il comando dell'Unifil in Libano a marzo.
Che governo ci sarà dietro i soldati, quando i talebani cominceranno ad ammazzarli, e gli israeliani ad umiliarli con le loro provocazioni ininterrotte?
Tutta l'ambiguità sinistroide e anche destroide e Kippà peserà su di loro.




Riusciremo almeno a portarne in patria i corpi dall'Afghanistan, oppure dovranno essere bruciati sul posto con un bidone di benzina, come faceva la Legione straniera a Diem Bien-Phu? Nemmeno un pensiero alla cruda, demenziale realtà in cui ci ha trascinato la stupida incompetenza bellica USA.
Nemmeno un pensiero alla crisi della NATO, di cui il primo vero responsabile è Bush.
Nessuna revisione delle «alleanze» nel discorso di D'Alema.
Perché la NATO si sta sgretolando.
Persino Tony Blair è più a sinistra di D'Alema: ha annunciato il ritiro graduale dall'Iraq, e basta leggere i giornali americani per capire la costernazione che ciò ha suscitato in USA: l'alleato privilegiato ci abbandona.
Di più: Blair ha  dichiarato che vuole «cooperare» con l'Iran e con la Siria. (2)
Uno schiaffo chiarissimo a Bush.
Forse persino lui s'è stufato di fare il servo di Usraele, a cui ha pagato un prezzo altissimo rovinandosi le storiche relazioni britanniche col Medio Oriente e con i suoi cittadini musulmani interni.
Seguiranno nella defezione gli australiani.
I danesi sono già in partenza.
L'Italia dunque, per una volta, non sarebbe la prima ad abbandonare la nave che affonda.
Persino Christiane Amanpour ha riferito sulla CNN che un'alta personalità iraniana ha definito gli Stati Uniti non un nemico, ma «un alleato naturale» per Teheran.
Ciò sottolinea che la politica pro-Israele di Bush non «è» la politica naturale USA, ma una sua patologica distorsione.
L'Iran è pronto a parlare, dice anche la CNN.
Insomma, forse, sarà lo sgretolamento dell'alleanza a salvare D'Alema.
E a mantenere al potere Prodi.
Coi coltelli affilati dietro la schiena, tutti i furbetti e il blocco del taglieggio.

Una cosa è certa: non ci chiederanno di rivotare, non tornerà il Polo.
Non lo vuole nemmeno il Cavaliere.
Ha già proposto, come premier, Amato, l'uomo di Israele.
Un furbetto anche  lui, ma con lampi di idiozia.





Maurizio Blondet





Note
1)
Piero Verderami, «Unione, il giorno dei sospetti», Il Corriere della Sera, 22 febbraio 2007.
2) Jeffrey Stinson, «Blair says he is prepared to work with Syria, Iran», Usa Today,  21 febbraio 2007.

Senza titolo 1660

Melting pot, melting times



(crogiolo di razze, crogiolo di tempi)











Io viene de Cote d’Ivoire. Mio villaggio stava poco cibo. Però aria buona, tanto posto attorno, tutti capisce me. Scappa perché stregone dice che io sfortuna villaggio. Tribù ascolta sempre stregone. Loro vuole kill me. Dopo un giorno. Madre dice scappa. Scappa lontano. Io fa sentiero. Tanto sentiero. Fino grande porto. Loro dice che no bono stare lì. europa buono. Cibo, femmine. Nessuno kill me dentro europa. Io con tanti in piccola nave. Paura. Uno cade. Acqua kill. Dopo arriva questo grande villaggio. Non capisce. Tutto corre corre. Uno guarda segni e fa uguale. Nessuno spiegare me segni. Mia testa male. Loro parla piano dentro pezzi neri o argento. Loro parla e mette orecchio vicino. Messo giorni capire. Loro parla lontano. Ma loro no piace io parla forte, se trova amico su sentiero. Loro no piace niente io fa. Prima, in villaggio, io sento dolore pancia. Io libera culo. Tutti posti boni. Qua no. Gente arrabbia. Tanto diverso. Sentito storia di macchina che corre tempo. Grande uomo dice no esiste macchina che corre tempo. Ma io dice esiste. Io viaggia su macchina tempo a venire qua.




Io sa tanto adesso. Io impara lingua. Io mette su familia. Ma dificile. Tanto dificile. Io non fa niente e uomo abito nero dice tu va casa tua. Nessuno avisato tanto dificile. Sole no buono qua. Io sogna sole, dopo piange.














P.S. Chi credesse che il presupposto di questa piccola storia sia esagerato, sappia che il mio primo amico di colore, originario della Guinea Bissau, era davvero fuggito dal villaggio, perché condannato a morte, senza aver fatto nulla di male. Ma apparteneva ad una famiglia dichiarata ufficialmente immonda dallo stregone. La condanna consisteva nell’avvelenamento del cibo.


Lettera di una mamma

 

 


UN APPELLO IMPORTANTE. SONO UNA MAMMA BIOLOGICA, ALLA RICERCA DI SUA FIGLIA, NATA IL 6 GENNAIO 1984 A PALERMO, TOLTA CONTRO LA MIA VOLONTA', CHI PUO' AIUTARMI?  


clikkate e entrate nel mondo di SperanzaDivina





Carissimi amici vorrei farvi leggere una lettera di una mamma ♥


chissà riusciamo a contattare sua figlia?


 Dedicato a Te SperanzaDivina     



 

Senza titolo 1659

Il governo Prodi vada avanti.
Non c'è nessun motivo per trasformare il voto di oggi in una crisi politica generale.


 
Intervenendo al Senato il Ministro degli Esteri D'Alema ha evidenziato gli elementi di discontinuità che caratterizzano la politica estera del nostro governo indicando alcuni importanti impegni e obiettivi che debbono essere portati avanti con ancora più determinazione insieme alle organizzazioni della società civile e agli enti locali che nel nostro paese operano in tanti per la pace, i diritti umani e la giustizia.
 
Grandi sfide sollecitano il nostro paese ad assumersi sempre maggiori responsabilità in Europa e nel mondo. Di questa nuova politica c'è bisogno per contribuire attivamente al superamento dell'unilateralismo e delle logiche di guerra, per ridare spazio alla politica, al diritto e alle istituzioni internazionali democratiche, alla lotta alla miseria, alla prevenzione e soluzione pacifica dei conflitti, alla giustizia e alla democrazia internazionale.
 
Chiediamo al Governo Prodi di mantenere aperto il dibattito e il confronto che oggi si è svolto al Senato e di estenderlo a tutto il paese perché sempre più grande sia la consapevolezza e la partecipazione diretta dei cittadini e delle loro organizzazioni.
 
Ci sono molti valori e obiettivi condivisi dalla stragrande maggioranza degli italiani. Ci sono anche scelte che debbono ancora essere dibattute e compiute in modo democratico e partecipato.
 
Il Governo Prodi vada avanti. Lo deve agli italiani che non sopporterebbero di tornare indietro.    Lo deve ai tanti cittadini del mondo che confidano nella nuova politica estera dell'Italia.
 
Primi firmatari:
Arci, Associazione per la pace, Auser, Beati i costruttori di pace, Centro per la pace Forlì Cesena, CNCA Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Consorzio Italiano di Solidarietà, Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Forum Ambientalista, Gruppo Abele, Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, Libera, Lunaria, Rete Nuovo Municipio, Tavola della Pace, Uisp, Un ponte per...


Per adesioni: ufficiostampa@arci.it    tavola@perlapace.it

Senza titolo 1658

dalla  lista  disarmo  di http://italy.peacelink.org/
 
Italia: un altro militare morto per uranio, vittime salgono a 45

ROMA - Un giovane militare di 24 anni, originario di Salerno, è morto due giorni fa a Roma per un tumore dovuto ad una presunta contaminazione da uranio impoverito. Lo rende noto Domenico Leggiero, dell'Osservatorio militare, secondo cui salgono così a 45 le vittime della cosiddetta Sindrome dei Balcani, mentre i malati sono 513.Il giovane, riferisce Leggiero, era un volontario dell'Esercito, più volte in missione nell'area balcanica, dalla quale era tornato affetto da Linfoma di Hodgkin. "Gli era stata riconosciuta la causa di servizio - aggiunge Leggiero - ma non aveva ancora preso un soldo".La morte è arrivata dopo una lunga malattia e quattro trapianti.



Lo so che  non è  coerente   con la  strada   da me intrapesa dela  nonviolenza , e anche dal punto  di vista  etico e morale   ,  augurare la morte   di qualcuno\a   ma non riesco a tratttenere la mia indignazione   ed esclamare :
<< 
a quando la morte  di un figlio di qualche pezzo grosso dell'esercito  o di qualche politico   perchè  ci si accorga  di tale  problema  ? >>

22.2.07

Senza titolo 1657

Un uomo nuovo per il nuovo millennio

 

            Da qualche anno siamo entrati in un nuovo millennio. Con grande stupore e non poca delusione abbiamo dovuto accettare che nell’inutile frenesia che anima l’uomo contemporaneo in pochi si sono lasciati affascinare da quest’evento. Eppure il semplice pensare all’anno 2000 avrebbe dovuto risvegliare il nostro animo assopito. Neppure una data tanto affascinante, mille volte evocata dalla fantasia popolare e letteraria, ha costretto l’uomo alla resa dei conti con la propria coscienza e con la propria identità. In un attimo – un solo unico istante - si sono tolti 3 nove, aggiunti 3 zeri e tutto è continuato come prima. Eppure a volte anche un evento solo esteriore come è un cambio di data potrebbe essere lo spunto per un cambiamento più consistente. Soprattutto quando, come oggi, ce n’è davvero la necessità. Ma è così l’uomo contemporaneo. Non sa più sognare. Non sa più immaginare. Non sa più creare un proprio mondo. Non sa più rigenerarsi. Per avere una visione, bisogna essere vivi.

            È chiaro che l’uomo che il XX secolo ci ha consegnato è un uomo che non resisterà molto alle sfide del nuovo millennio. È un uomo spento, rassegnato e depresso. Un automa programmato per essere infelice. Non potrà ancora andare avanti per molto. Occorre – è evidente - cambiare rotta.

            La gran parte degli individui oggi non vivono una vita propria. Vivono una vita indotta. Non sviluppano il proprio io. Sono totalmente schiacciati da un’omologazione massiccia, meri esecutori di un modello imposto da un super-pensiero dominante. Ed è inutile stare a sottolineare che non tutti sono omologati, che non tutti sono vittime di tale super-pensiero. Non illudiamoci: tutti ne siamo vittime. È solo una questione di misura. C’è chi è totalmente schiavo, chi lo è meno, chi infine si ribella ma finisce lo stesso risucchiato nel vortice. Nessuno si senta escluso da questo nostro discorso. Anche noi che scriviamo siamo parte del mondo che tanto condanniamo. Abbiamo però deciso di avere la forza di scrivere queste righe e lanciare con decisione l’allarme.

            Oggi è socialmente improduttivo e poco utile sviluppare una propria identità, è dato per scontato che l’unica via da seguire sia conformarsi ai modelli in uso. Prendere un numeretto, mettersi in coda dietro agli altri e aspettare il proprio turno: questo è l’uomo contemporaneo. Senza possibilità di scelta. Senza via d’uscita. Senza scampo.

            La cosa che angoscia maggiormente è osservare che spesso nell’individuo non è più presente neppure una scelta di convenienza. Oggi l’uomo non sceglie neppure più di conformarsi per un bieco calcolo utilitaristico. Oggi l’uomo non vede neppure più la possibilità di una scelta di questo tipo. Non sceglie neppure se conformarsi o no (sarebbe già qualcosa, sarebbe già una scelta!). È tutto dato per scontato. Prendere il numeretto, mettersi in coda e aspettare.

Ma dietro a chi ci mettiamo in coda? Chi è che seguiamo? Perché? E cosa ne sarà di noi? Cosa stiamo inseguendo?

            Tutto questo non è dato chiedersi. Numeretto, in coda, attendere. Questa è la nostra esistenza. Abbiamo dovuto attendere millenni di sviluppo e progresso della nostra civiltà per questo entusiasmante epilogo!

C'è sempre un doppio modo di osservare il mondo. Con sguardo distratto e superficiale e con sguardo attento. Bene. Se noi osserviamo distrattamente la realtà che ci circonda potremmo avere l'impressione di abbondanza, ricchezza, divertimento continuo, spensieratezza. Ma se guardiamo al di là delle apparenze scopriremo che nonostante l'abbondanza, la ricchezza e il divertimento continuo ci troviamo ogni giorno a parlare con uomini tristi, rassegnati, avviliti, depressi. Uomini svuotati. Scambiano la frenesia e l’eccitazione per felicità. Il divertimento continuo è molto simile ad un rimbecillimento generale. Per quale motivo un uomo che sembra avere tutto e poter soddisfare ogni desiderio alla fine è un depresso cronico? E qui non parliamo di uomini malati, di anziani. Parliamo di giovani. Giovani e sani. E questo è davvero terribile. I giovani. Per quale motivo i nostri ragazzi sembrano sempre più annoiati e privi di vitalità? Perchè nel loro sguardo c'è stanchezza, mentre dovrebbe esserci il fuoco ardente della giovinezza? Dov’è finita la fantasia? dov’è l’immaginazione? dove i sogni?

Se i nostri giovani sono spenti, il nostro futuro è terribilmente buio.

            Tutto questo non possiamo più accettarlo. Crediamo ormai di aver raggiunto il punto più basso di una spaventosa parabola ultradecadente. Probabilmente non si era mai percepita nella storia dell’umanità tanta desolazione. Per fortuna si avvertono sparsi segnali di sgomento, di preoccupazione. C’è qualcuno che, finalmente, lancia segnali di allarme. E noi siamo tra questi. Ma noi non vogliamo solo lanciare segnali di allarme, noi vogliamo fornire a tutti una via d’uscita da questa tremenda situazione. Ed è per questo, per svegliare le nostre anime e le nostre coscienze, che oggi noi lanciamo con enorme convinzione questo nostro Manifesto.

 

Manifesto del Neofuturismo

 


  1. Noi vogliamo liberare l’uomo. Vogliamo scuotere l’animo di chi è schiavo dell’omologazione e inconsapevole di quanto sta subendo, e spingerlo ad intraprendere la strada per l’affermazione della propria individualità.

  2. Noi siamo per riscoprire l’unicità di ogni individuo. Oggi ogni uomo crede di lottare da solo per la conquista di qualcosa. In realtà tutti gli uomini lottano gli uni contro gli altri per gli stessi obiettivi imposti dall’alto. Potremmo avere tanti uomini con tanti sogni (ognuno il proprio!); abbiamo invece un unico sogno (non nostro!) inseguito disperatamente da tutti gli uomini. Potremmo avere una vita serena ed entusiasmante; e invece annaspiamo in un mare di noia e frustrazione.

  3. Ogni uomo ha la propria personalità, le proprie qualità, le proprie bellezze. Noi vogliamo che ognuno scopra la bellezza della propria esistenza. Che ognuno diventi se stesso e non un calco di altri. Ogni uomo è creatore.

  4. L’uomo del passato viene creato dalla società, l’uomo del futuro si crea da sé.

  5. Noi vogliamo vincere una scommessa con tutti gli uomini. Dobbiamo tornare a pensare ai nobili valori che fanno grande l’uomo: coraggio, spontaneità, audacia, vitalità, energia, generosità, dinamismo, volontà. E dobbiamo pensare a tutte le belle idee per cui si muore: amicizia, amore e alti ideali.

  6. Noi vogliamo un uomo che sappia reagire alle sofferenze e alle avversità ritrovando fiducia nei propri mezzi, forza di volontà e spirito di sacrificio.

  7. Noi non vogliamo uomini che accettino supinamente o passivamente ogni situazione subendola senza discutere. Vogliamo uomini che criticano, polemizzano, mettono in dubbio. Nè pecore, né automi. Vogliamo uomini.

  8. Noi amiamo l'arte in tutte le sue espressioni. L'arte è creazione, quindi l'arte è libertà. L’uomo attraverso l’arte si autorappresenterà e autoaffermerà.

  9. Le possibilità offerte alla creazione e all’arte sono lo specchio della società. Negli ultimi decenni l’arte è stata confinata in ridicoli circoli autoreferenziali e allontanata totalmente dalla società. Una società in cui l’arte sia in questa posizione è una società in cui qualsiasi margine di rinnovamento è a priori precluso.

  10. Noi vogliamo una società aperta e dinamica. Una società in continua evoluzione.

  11. Noi condanniamo senza mezzi termini tutti i comportamenti vili, disonesti, falsi e meschini. E avverseremo sempre ogni mentalità utilitaristica e opportunistica.

  12. Noi vogliamo essere liberi di esprimerci, liberi di parlare. Ed è per questo che non accettiamo la dittatura del politicamente corretto, moderna forma di censura-dittatura per intrappolare il pensiero e la creatività individuale e costringerci ad accettare il super-modello imposto.

  13. La nostra fiducia nell’uomo ci impone di avere fiducia anche nei prodotti dell’uomo. Ma ricordiamo sempre di non cedere all’idolatria della tecnica. L’uomo deve dominare totalmente i suoi prodotti, non adorarli in modo insensato. Tenendo conto di questa imprescindibile premessa, l’uomo deve vedere nelle innovazioni tecniche delle opportunità, non dei prodotti di cui essere spaventati.

  14. Noi condanniamo i media monodirezionali, che si sono rivelati strumenti inadatti allo sviluppo creativo dell’uomo contemporaneo. Hanno paralizzato e anestetizzato l’uomo privandolo delle possibilità di esprimersi e riducendolo a passivo ricettore di pensieri prefabbricati. I media tradizionali sono lo strumento attraverso il quale si è realizzata la deprimente omologazione che noi stiamo denunciando. Ma il futuro, fortunatamente, è un altro. E’ proprio il nuovo millennio che ci sta offrendo una possibilità per uscire da questo incubo. I nuovi media partecipativi permettono al singolo individuo di essere coautore e partecipe del messaggio e della creazione di nuove idee. Il fruitore ha quindi la possibilità di uscire dal suo ruolo passivo e diventare autore, creatore e comunicatore. Sappiate che le idee che state leggendo nascono sul web e che questo Manifesto verrà lanciato sul web e avrà il web come principale mezzo di diffusione.


 

Con questo Manifesto noi proclamiamo la nascita dell’uomo del terzo millennio. Con questo Manifesto vogliamo esaltare la nostra fiducia nelle possibilità dell’uomo. Le potenzialità dell’uomo sono infinite. Volgete lo sguardo attorno a voi: tutto quello che vedete l’ha creato l’uomo, l’abbiamo creato noi. Non ci sono limiti alle nostre facoltà creative. Rigeneriamo le nostre vite e creeremo un uomo nuovo per il nuovo millennio.

 

Alessio Brugnoli, Armando Di Carlo, Antonio Saccoccio, Cosimo Zecchi

Senza titolo 1656

21.2.07

Senza titolo 1655



tratto dal sito  EFFEDIEFFE - http://www.effedieffe.com


Aerei-pirata sull’Europa 


Maurizio Blondet

20/02/2007


L' MC-130P «Combat Shadow»



C'è uno Stato canaglia che sta facendo sorvolare l'Europa a suoi aerei, dichiarando alle torri di controllo una sigla-fantasma.
Nei piani di volo e ai controllori, i piloti dichiarano di essere il «volo JGO» (seguito da un numero), ossia della compagnia canadese «JetsGo» di Montreal.
Solo che questa ditta di voli low-cost è da tempo fallita.
Lo denuncia l'ICAO, l'organizzazione dell'Aviazione Civile, organo mondiale di controllo. (1)
E' un fatto completamente illegale oltre che pericoloso per la sicurezza.
Lo Stato canaglia che compie queste azioni - da sette anni - si chiama Stati Uniti d'America.
Gli aerei che nascondono con la sigla JGO nei piani di volo che sono obbligati a depositare sono velivoli dell'Air Force e dell'US Army, che per lo più fanno la spola tra e per i Balcani.
Si tratta di Learjet 35, di cargo militari C-130 e di più allarmanti MC-130P «Combat Shadow», un apparecchio specificamente concepito dalla Lockheed per «operazioni clandestine o in territorio ostile». (2)
Il «Combat Shadow», attrezzato per volare essenzialmente di notte, serve primariamente a rifornire in volo elicotteri che portano truppe speciali in missioni segrete; serve anche a recuperare i commandos da esfiltrare e a rifornirli con lanci del materiale bellico di cui abbisognano.
In almeno un caso, dice l'ICAO, un aereo della CIA già identificato come usato per le «extraordinary renditions» (trasporto di sospetti  per farli torturare) è decollato da una base aerea USA appena dopo l'atterraggio di un aereo falsamente indicato come JGO.
L'analisi dei piani di volo ha stabilito che questi aerei sono basati a Tuzla in Bosnia, a Pristina (Kossovo), e ovviamente ad Aviano, Italia, oltre che a Ramstein in Germania, il quartier generale dell'Air Force in Europa (USAFE).

L'11 dicembre 2004 un volo JGO 80 - un Learjet 35 del Dipartimento USA della Difesa - è stato indicato come diretto da Tuzla ad Aviano.
Il piano di volo è stato copiato 15 volte per 15 destinazioni, compresa una destinazione indicata come «XXX» nel piano.
Il volo fu definito «humanitarian». Ma anche «state» (volo del governo) e «protected» (diplomatico).
Mentre il falso JGO 80 era in volo, l'USAFE cambiò alcuni orari del piano di volo, e anche la registrazione del velivolo: l'apparecchio, prima dichiarato 9999E, divenne 40112E, restando ovviamente lo stesso Learjet 35 JGO 80.
Mentre questo aereo era a terra a Tuzla, nello stesso aeroporto un Ilyushin 76 stava caricando 45 tonnellate di armamenti e munizioni venduti dalle forze armate bosniache e destinato al Ruanda, in violazione dell'embargo ONU. (3)
L'Ilyushin ha sorvolato l'Italia con la prua verso l'Africa.
Il Learjet è decollato 55 minuti dopo.
Amnesty International ha denunciato che «le autorità USA sono impegnate in una operazione clandestina di trasporto d'armi al Ruanda contro l'opposizione dell'Unione Europea».
Il 24 febbraio 2004 invece prende il volo da Aviano un «Combat Shadow», falsamente indicato come volo JGO 50.
Destinazione ignota.
Due giorni dopo lo stesso aereo viene segnalato a Pristina, al momento di decollare per Tuzla.
Dopo l'arrivo a Tuzla, da Tuzla decolla per Aviano un executive Gulfstream 5, con la falsa identità di volo JGO 47, che atterra ad Aviano alle 23,11.
Il giorno seguente, da Aviano parte il già citato Learjet 35 per destinazione ignota, stavolta come volo SPAR 92.
La sigla significa «Special Air Resources», un servizio di volo militare USA che suole trasportare alti ufficiali.

Il fatto è che lo SPAR 92 è lo stesso numero di volo dell'aereo usato dalla CIA per portare l'imam Abu Omar dopo il suo sequestro a Milano nel 2003.
Dopo le proteste dell'ICAO, l'USAFE ha dichiarato che i voli JGO significano «Joint Guard Operation», sigla usata per le operazioni NATO nei Balcani.
Ma le operazioni con questo nome sono finite nel 1998.
Inoltre, la sigla JGO appartiene ancora alla compagnia canadese JetsGo, e l'ICAO non assegna due volte la stessa sigla.

Maurizio Blondet



Note
1)
 Jon Swain, «US military planes criss-cross Europe using bogus call sign», Times, 17 febbraio 2007.
2) Per le caratteristiche del Combat Shadow si veda il sito dell'US Air Force, http://www.af.mil/factsheets/factsheet.asp?fsID=116 
3) Si trattava quasi certamente di un apparecchio della flotta di Victor Bout, il più famoso mercante d'armi del pianeta, formalmente ricercato dagli USA ma spesso «noleggiato» da Washington per operazioni coperte del genere descritto. Si veda il nostro articolo: «Attentato ad Hariri», 10 febbraio 2007.


 




tratto dal sito  EFFEDIEFFE - http://www.effedieffe.com

20.2.07

Senza titolo 1654

Apprendoi in ritardo   di un  grande  evento  ignorato   dai  media  ufficiali i quali  hanno dato retta  alle  cassandre  dei politici  ( poi rilevate un fiasco  ) e si sono concentrati sulla manifestaziione  di Vicenza  ( di cui si parlato   anche questo blog  )    e  non si sono concentrati  s sulla manifestazione    di reggio calabria del  tenuta losso  giorno . nonostante  essa  - come riporta www.ammazzatecitutti.org -- abbia  ottenuto  Dal Capo dello Stato giunge ai ragazzi di ‘Ammazzateci tutti’, promotori ed organizzatori della manifestazione, “un augurio sincero per il successo della manifestazione”. Mi unisco aiI giovani animatori del Movimento antimafia calabrese  che esprimono la loro “immensa gratitudine al Capo dello Stato, accogliendo il Suo Alto Patronato come sprone per andare avanti sulla strada di un cambiamento che dovrà portare la Calabria e tutto il Sud d’Italia verso la liberazione dal giogo delle mafie”.

ecco un estratto della  cronaca  di tale manifestazione  dallo scomodo blog  da  cui  ho tratto le foto    www.byros.splinder.com

(....)
Sentito il file audio? Io ci credo in questi ragazzi, ho creduto nella loro manifestazione, ma non tutti hanno risposto all'appello e come ha gridato col cuore Aldo Pecora, responsabile dell'associazione e ideatore del motto: "E adesso ammazzateci tutti", chi doveva esserci e non c'è stato dovrà renderne conto.Come sempre la Provincia di Crotone è fanalino di coda e lo è anche in queste cose: c'erano pullman e gruppi di persone da Cosenza, da Catznaro, da Vibo Valentia oltre che logicamente da Reggio Calabria ma, salvo abbagli, dalla Provincia di Crotone c'ero solo io.Un gruppo di Cotronei aveva provato ad organizzarsi ma poi hanno rinunciato.Per me è stata una bella esperienza e mi rimarrà il rammarcio di non aver portato mio figlio Antonio!

Rosario Rizzuto con alcuni degli amici di Cosenza e non solo.


per  tutti coloro volessero leggersi il resto del'articolo lo trovano qui  con il toccante file midi delle parole  di  Rossana Scoppeliti (  che ritrovate   in uno dei link sotto riportati   )    figlia del famoso  giudice Antonio Scopelliti ammazzato dalla mafia e   sempre delllo stesso autore  Sulla stessa manifestazione :


Gallery Fotografica con 169 immagini


La registrazione audio di un’intervista a Rosanna Scopelliti.


Un breve video dell’entusiasmo dei ragazzi


 








Peccato  che  con il resto  della  penisola e la sardegna   non ci sia  anzi c'è ma  fa  schifo la continuità territoriale    altrimenti sarai andato la con loro  , in quanto  : 1)  anche  la mia  isola  sono presenti sempre di più le infiltrazionia mafiose  ; 2 ) perchè  la  la  loro opposizione  dal basso  alla mafia da  fastidoio  in quanto  cerca di coinvolgere   la gente al di fuori delle  logiche   di partito  ma  soprattutto  perchè mettono in atto   cio che disse : << La  lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità >> Paolo Borsellino (  foto a destra conl'amico  - collega   Giovanni Falcone ucciso  con  la sua scorta  nell'attentato di  capaci   )  ammazzato  insieme alla sua scorta  in un attentato    dalla mafia  ( e non  solo )




 riporto qui  sopra  da youtube  il video  dello spot  per la manifestazione  tenutasi il 17\2\2007  con sottofondo  della canzone del rapper  lorenzo jovanotti  ma  visti i miei pasticci con internet   , se nel caso  visto che ancora non riesco a capire come  metterli  sui post  , lo trovate  i su youtube  cercando ammazzatecitutti o facendo copia e incolla , perchè  splinder  non capisco il perchè  non li rende  cliccabili  ecco  i due url in questione 
1)  http://tinyurl.com/34flp4
e 2)  tinyurl.com/344nmg . Opppure direttamente sul loro   portale   antimafia  il cui url  è stato citato nelle righe precedenti  di questo post 



Senza titolo 1653

«Andrea aveva 23 anni, tutti i giorni si faceva 80 chilometri per recarsi al lavoro. Il 20 giugno Andrea si alza alle 4 del mattino per essere in fabbrica alle 5. Alle 6,10 la pressa si ferma, Andrea d’istinto si sporge dentro ma all’improvviso la macchina si rimette in moto... Ora Andrea non c’è più e in casa resta un grande dolore e un silenzio enorme... manca la sua musica, la sua chitarra, la sua tromba...»
Graziella Gagliardoni Morota, mamma di Andrea, morto sul lavoro

Senza titolo 1652

Lo  so che  sarei di patrte  in quanto ho dei pèarenti medici   ( un cugino che fa  il radiologo a Como ) 

Ccari medici  e  cari infermieri   imparate   a  scrivere  bene    ed  evitate  la fretta  ,  a volte  è  meglio una cosa fatta bene  che una cosa fatta male    e  creare problemi ad altri  come   queste  qui


Firenze, dramma per tre trapiantati "Organi da una donna sieropositiva"






E' accaduto all'ospedale Careggi. La notizia data dai vertici sanitari
L'incidente per l'errore di trascrizione di un biologo del laboratorio analisi Secondo i medici è "elevata" la possibilità che siano contagiati dal virus dell'Hiv Il Centro nazionale trapianti: "Primo caso dopo 40 anni e circa 25mila interventi"






FIRENZE


Gli organi espiantati da una donna sieropositiva sono stati impiantati su tre pazienti toscani. "Elevata", affermano i medici, la probabilità che siano stati contagiati dal virus dell'Hiv. E' accaduto all'ospedale fiorentino di Careggi. Un errore umano sarebbe all'origine dell'incidente, giudicato dai sanitari "un evento estremamente grave".
A rendere noto il fatto sono stati il direttore dell'Organizzazione toscana trapianti, Franco Filipponi, e il direttore sanitario dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi Mauro Marabini.
Tutto è accaduto a causa dell'errore di trascrizione di un dirigente biologo del laboratorio di analisi dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi che ha riportato il risultato fornito dal macchinario utilizzato per l'esame del sangue: da positivo in negativo al virus Hiv. L'incidente è emerso nel corso di una analisi successiva al trapianto, al laboratorio di analisi dell'archivio biologico di Pisa dove i campioni dei donatori vengono conservati in attesa di un eventuale utilizzo.
I tre organi, fegato e reni, erano stati espiantati nei giorni scorsi all'ospedale fiorentino da una donna di 41 anni morta per una emorragia cerebrale che, secondo i sanitari, era quasi sicuramente all'oscuro di essere sieropositiva. La storia clinica della donna, i cui familiari hanno consentito l'espianto, era risultata compatibile con una eventuale donazione. Quanto agli organi, dalla visione macroscopica e bioptica, erano risultati in ottime condizioni e perfettamente funzionanti. Buono anche il risultato dell' esame ematochimico, mentre quell'errata trascrizione ha trasformato un esame positivo all' Hiv in negativo.
"Elevata", secondo i sanitari la probabilità che i tre pazienti impiantati siano contagiati dal virus dell'Hiv. Anche se, hanno precisato, la vita dei pazienti "non è a rischio né immediato né futuro".
Attorno a loro è stato subito attivato un cordone di protezione della privacy, immediatamente avviate le terapie farmacologiche atte a ridurre il rischio di sieroconversione. Il dirigente biologo che ha commesso l'errore potrebbe essere perseguito solo di querela di parte. Un eventuale procedimento amministrativo a suo carico, è stato sottolineato, potrebbe esser preso solo a conclusione di una verifica sulla passata e presente attività del laboratorio.
"Un tragico errore umano, l'unico caso in quarant'anni di trapianti in Italia". Scosso Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti. "Il primo dopo circa 25mila". "Un errore fatale - aggiunge - avvenuto all'interno di una procedura controllata, sicura, efficiente, e di cui i cittadini possono fidarsi ciecamente. Un sistema che - ricorda l'esperto - viene messo in atto ogni volta seguendo delle linee guida fondate su standard internazionali. E che, in questo tragico caso, ha mostrato anche di essere estremamente trasparente".
Nanni Costa ha anche sottolineato che "nessuno è sfuggito davanti alle sue responsabilità, l'ospedale fiorentino ha immediatamente riconosciuto le sue colpe e ha attivato immediatamente le procedure virali e anafilattiche sui tre trapianti che hanno ricevuto gli organi". Eppure, ammette, il rischio che i tre pazienti contraggano il virus dell'Hiv "è altissimo".



 concludo dedicando  a  loro  questa  canzone  di enzo del re


Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
chi è veloce si fa male e finisce in ospedale
in ospedale non c'è posto e si può morire presto

Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
la salute non ha prezzo, quindi rallentare il ritmo
pausa pausa ritmo lento, pausa pausa ritmo lento

sempre fuori dal motore, vivere a rallentatore

Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
ti saluto ti saluto, ti saluto a pugno chiuso
nel mio pugno c'è la lotta contro la nocività

Lavorare con lentezza senza fare alquno sforzo

Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza

Senza titolo 1651

FIAT


Con questo accordo «è stata definitivamente superata la crisi della Fiat che avrà effetti positivi su produttività e occupazione», ha dichiarato, alla conclusione dell’incontro, il ministro del Lavoro, Cesare Damiano. Soddisfatto per il piano anche Guglielmo odalisca_brunaEpifani, segretario generale della Cgil, per il quale tuttavia non ci deve essere soltanto un impegno pubblico ma quello della stessa Fiat: «Se lo Stato acconsentirà a tutte le richieste della Fiat queste devono essere le ultime. Poi Fiat non chieda più nulla»


Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco prima e seconda parte

Con questa piccola guida a puntate, che potrete ritagliare e conservare, vi daremo ogni settimana un consiglio pratico per mettervi al sicu...