5.7.24

«Sono una ballerina con la sindrome di Down. Mi prendevano in giro sui social, ma ora rappresenterò l'Italia ai Mondiali»

 lo so che  dovrei  smettere  di mitizzare  le persone     con handicap    ed  considerarle   come tutte le  altre persone   (  cosa  che  per  me lo sono  già  )   come suggerito  da  (  vedere il caso ...  ehm.... la storia  di Giulia Ghiretti,Campionessa paralimpica con un palmares di 27 medaglie internazionali, un record del mondo nei 50 farfalla in vasca corta e un titolo mondiale nei 100 metri rana e  ci cui  ho  parlato   nel  58  della    rubrica  diario    di  bordo )  . Ma  fin quando    in italia   l'handicap in particolare  la  sindrome di   down     e   simili ( autismo  , iper attività , ecc  )  sono visti con stereotipi  e  luoghi comuni   i  principali descritti   in : MI GIRANO LE RUOTE  (  sotto    a  sinistra    la  copertina  )  di Angela Gambirasio  - Voltalacarta   Narrativa non fictionASIN B0136H67NM cartaceo 11,90€ | Ibs   ., ebook 2,99€ | Amazon     

 Io sono handicappata: questa è l’unica cosa sulla quale tutti concordano. Beh, magari poi i normodotati mi definirebbero “disabile” o “diversamente abile” più che handicappata, ma le definizioni politicamente corrette non hanno mai cambiato la sostanza. Al di là di questo, io ho idee diverse dagli altri su come condurre una vita da una sedia a rotelle. Da sempre medici, giornalisti tuttologi e buona parte della società provano a spiegarmi come dovrei definirmi, comportarmi e vivere, insomma, quello che ci si aspetta da gente come me. Mi attribuiscono la sessualità di un angelo, pensano che stia chiusa in casa a lacrimare sulle mie sciagure o magari a pregare affinché qualcuno, lassù, ponga fine a una vita irrimediabilmente infelice. Beh… ho sempre deluso le aspettative altrui, soprattutto quelle schifose. Così ho deciso di raccontarvi la tragicomica realtà di una come me, che vive tra barriere architettoniche e mentali. Come faccio ad andare avanti pur non potendo camminare? Semplice: rotolo!


  confermati   da questa intervista  rilasciata  al  sito   culturalfemminile.com     dall'autrice   . 
 Ma    davanti a  tali  storie   come  questa  riportata  sotto   non riesco a   a considerare    ( e  è per  questo che  ho perso molte amicizie  con persone disabili o sono   in pessimi rapporti con loro  )  le loro vicende   con una  perifrasi   da  una storia  sbagliata   di De andrè   vioè :   storie   speciali  per  gente  normale   storie   normali per  gente   speciale 

 Ma  ora  ecco la  storia  di Giada  Canino  (  foto  sopra  a  sinistra  ) unione  articoli  di  https://www.ildigitale.it/ (  da  cui   ho preso anche  la  foto  ) la  prima  parte   e   la  seconda   , mi pare leggo.it ,  tramite   https://www.msn.com/it-it/salute/other   



Giada Canino, 18enne con sindrome di down di Calolziocorte in provincia di Lecco, è una campionessa italiana e regionale di danza paralimpica. La sua passione è da sempre ballare e sui suoi profili social è solita pubblicare video in cui si esibisce.È stata spesso presa di mira da molti bulli ed haters, i quali hanno scritto sotto ai video frasi come “sembri ubriaca” o “non sai ballare”, e altri insulti. Ma la 18enne non si è mai arresa e da poco è stata convocata dalla Federazione italiana, come riporta il “Corriere della Sera”: rappresenterà il nostro Paese ai Giochi mondiali invernali Special Olympics 2025, nella danza sportiva, più specificatamente nella categoria hip hop, che si svolgeranno dal 6 al 17 marzo.La Federazione ha convocato in totale altri otto ballerini che si sfideranno contro più di 1000 danzatori provenienti da 103 Paesi in tutto il mondo. Ecco cosa ha raccontato Giada dopo aver saputo della convocazione: “Quando è arrivata, quasi non riuscivo a crederci. Mi impegnerò al massimo, orgogliosa di rappresentare il mio Paese, ma il ringraziamento più grande va ai miei genitori per tutto quello che fanno per me”.
Dagli allenamenti alla convocazione per i Mondiali Invernali 2025
Giada Canino ha iniziato a ballare fin da piccola e ha iniziato a praticare hip hop a livello agonistico nel 2018. Tesserata per la società Rosy Dance di Villongo, in provincia di Bergamo, assieme a Giada sono stati convocati altri due ballerini e amici con cui si allena, Andrea Tomasoni e Stefano Brevi. Ecco il messaggio della convocazione per i Giochi mondiali invernali 2025 inviata dal comitato Special Olympics Italia, come riporta “LeccoToday”:

Carissimi, siamo veramente felici di comunicarvi la convocazione dell’atleta Giada Canino, appartenente al team Rosy Dance in qualità di atleta titolare nella disciplina della danza sportiva per i prossimi Giochi Mondiali Invernali di Torino. Siamo certi che un così grande evento segnerà il coronamento del percorso svolto in questi anni dall’atleta e sarà fonte di grande soddisfazione per la sua famiglia e per tutto il suo team.

La danza, una passione che le scorre nel sangue fin da quando è piccola. Così decide di riprendersi mentre balla alcune coreografie e di pubblicarle, poi, su TikTok. Ma la reazione degli utenti non è quella che aveva immaginato. Molte persone hanno iniziato a giudicarla per il modo in cui danzava, ma lei non si è mai arresa e ha continuato a portare avanti il suo sogno. E adesso rappresenterà l'Italia nella danza sportiva, categoria hip hop, ai mondiali invernali Special Olympics 2025. Questa è la rivincita di Giada Canino, una ragazza di Lecco di 18 anni con la sindrome di Down, che ha raccontato la sua storia al Corriere della Sera: «Sui social mi hanno presa in giro per come ballavo, vomitandomi addosso una valanga di insulti. Dicevano che sembravo ubriaca. Ora rappresenterò l’Italia ai Giochi mondiali invernali Special Olympics 2025, nella danza sportiva, categoria hip hop. E lo farò con grande orgoglio».
La storia di Giada
Ha scoperto la sua passione per la danza da piccola, quando ha iniziato a imitare le Veline in tv. Da quel momento ha iniziato a prendere lezioni di danza, arrivando a prendere lezioni a livello agonistico. Degli allenamenti che sono riusciti a farla diventare campionessa regionale e italiana di danza paraolimpiaca. Poi ha aperto un profilo di TikTok, che adesso conta più di 23mila follower. Una notorietà che l'ha portata a essere presente in un filmato insieme ai giocatori del Milan (la sua squadra del cuore) e a esserci anche al Memoriale della Shoah con il ministro Piantedosi, la senatrice Liliana Segre e il capo della polizia Pisani, durante l’evento organizzato dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori. Insomma, Giada con il suo
I Giochi mondiali Special Olympics 2025
I Giochi mondiali Special Olympics si terranno il prossimo anno, dal 6 al 17 marzo a Torino. Per prepararsi a inizio settembre parteciperà agli allenamenti con la squadra Nazionale, ai quali parteciperà insieme ad altri due ballerini della squadra paralimpica della Rosy Dance di VillongoStefano Brevi e Andrea Tomasoni. «Sono miei amici, sarà meraviglioso condividere questa esperienza con loro - ha  dichiarato la ballerina - quando è arrivata la convocazione della Federazione quasi non riuscivamo a crederci». 

4.7.24

diario di bordo n 60 anno II . MATRIMONIO IN METROPOLITANA , «Paralizzata per sempre per uno scherzo di un'amica al party prima del matrimonio: l'ho voluta comunque come damigella», Separate alla nascita, sorelle gemelle si ritrovano su TikTok: «Era uguale a me, abbiamo indagato e ho scoperto la verità»

 

  ogni luogo per  sposarsi    va  bene  .  L'articolo Coppia senza soldi organizza matrimonio in metropolitana: un successo proviene da Bake News.

                                                    Coppia senza soldi organizza matrimonio in metropolitana 

                                                                                           © TikTok

Quando una coppia si ritrova con pochi soldi per organizzare un matrimonio coi fiocchi serve fantasia ecco la storia di Daniel ed Esmy che per il sì hanno scelto la metropolitana di New York. Daniel Jean non aveva i soldi necessari per poter organizzare alla sua fidanzata Esmy Valdez un matrimonio esagerato. E così ha avuto la sua idea: organizzare le nozze nella metropolitana di New York. “Non avevamo i soldi per organizzare il ricevimento da sogno che avevo sempre immaginato”, ha detto al NY Post Jean, 39 anni, di professione responsabile marketing, sottolineando l’elevato costo dell’organizzazione di nozze a New York. “Ho deciso di sorprenderla organizzando un ricevimento fantastico sulla metropolitana L”, ha detto Jean.

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Matrimonio in metropolitana costato solo 3mila dollari

Lui e Valdez, estetista trentottenne, hanno celebrato ufficialmente il loro matrimonio con una cerimonia privata in chiesa il 27 giugno. Martedì 2 luglio invece i due hanno brindato alla loro presunta unione insieme a 20 amici all’interno di una carrozza della metropolitana piena di perfetti sconosciuti. E per farlo hanno speso in tutto 3.000 dollari. Secondo recenti statistiche raccolte dal Post pronunciare il fatidico sì con una cerimonia e un ricevimento standard nella Grande Mela può costare alle coppie fino a 63.000 dollari.
Jean, tuttavia, scelse l’amico Jodell “Joe the Show” Lewis per organizzare la loro serata economica in metropolitana. “Ho presentato il ricevimento, il mio amico Christopher Dupree ci ha aiutato a gestire l’allestimento e abbiamo assunto una wedding planner, Anya, per aiutarci con la produzione generale”, ha detto Lewis, 40 anni, comico, al Post. Lewis aveva già diretto diverse feste sgargianti sul treno, tra cui una festa in piscina bagnata.

Il video del matrimonio in metropolitana diventa virale

“Abbiamo ricevuto il cibo preparato dallo Chef O di O’s Grill Spot [a Brooklyn], abbiamo avuto una torta, bevande e musica dal DJ Whoo Kid”, ha detto Lewis della festa di nozze. “È stata una festa incredibilmente divertente e memorabile per circa $ 3.000 che sarebbero costati $ 30.000 in una sala ricevimenti”.E la frugalità ha fatto miracoli anche in un altro modo per Valdez: ha raccontato al Post che la loro accoglienza sfrenata ha ulteriormente approfondito il suo amore per Jean. “Quando sono salita sul treno e ho visto tutto, ho pensato: ‘Wow, ho scelto la persona giusta'”, ha detto entusiasta la novella sposa. Le immagini virali dei festeggiamenti hanno totalizzato più di 363.000 visualizzazioni su TikTok.


La gente in questa città pensa che sia importante per gli uomini avere cose costose per stupire la donna dei loro sogni”, ha aggiunto. “Il nostro ricevimento era tutto incentrato sull’amore”. “Ma non esiste nessun altro posto al mondo in cui puoi celebrare le tue nozze su un treno e ricevere così tanto amore da persone felici che non conosci nemmeno”.


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da   www.leggo.it    tramite  msn.it   • 8 ora/e • 2 min di lettura


© Social (Facebook etc)



Una storia di dolore, profondo e inaspettato, ma soprattutto una storia di vita, di rinascita, di accettazione: Rachelle è rimasta paralizzata per sempre dopo uno scherzo della sua migliore amica durante l'addio al nubilato e il giorno del matrimonio ha dovuto percorrere la navata in sedia a rotelle. Eppure, tra le damigelle della sposa, quell'amica era presente e anche con lei ha celebrato l'unione con l'uomo della sua vita.«Non mi piacerà mai essere paralizzata - dice la donna, mamma e moglie - Ma il trucco sta nel guardare sempre al lato positivo, nella vita». Rachelle ha deciso di raccontare la sua storia tramite una serie di video sui social, non solo il drammatico momento dell'incidente, ma anche tutto ciò che è successo dopo, a dimostrazione che nonostante gli ostacoli che ha dovuto superare, è riuscita a raggiungere la felicità.
L'incidente in piscina e il matrimonio
«Quattordici anni fa il mio mondo ha tremato - scrive Rachelle nella didascalia del video pubblicato su TikTok, raccontando la sua storia -. Avevo 24 anni e la mia vita stava andando alla grande. Avevo comprato casa, ottenuto il primo lavoro vero e mi ero fidanzata con il mio amore dell'università. Era arrivato il momento di festeggiare l'addio al nubilato e io ero al settimo cielo! Dopo una serata fuori a divertirci tra amiche siamo tornate a casa per fare una nuotata in piscina».Nulla di strano in tutto ciò. Poi l'incidente inaspettato: «Un'amica mi ha spinta in piscina. Sono stata colta di sorpresa, sono caduta di testa e mi sono rotta il collo, il che ha causato una lesione istantanea al midollo spinale. Potrei parlare nel dettaglio di tutto ciò che è successo quella sera - scrive Rachelle -, ma questa è una storia di amore, famiglia e di ostacoli superati. Un anno dopo ci siamo sposati, abbiamo avuto una bimba e quattro anni dopo abbiamo una vita fantastica».Rachelle non vuole raccontare il dolore, ma la gratitudine: «Lasciatemi dire... vorrei che ci fosse una cura. Ci penso spesso. Ma è possibile volere una cura e comunque andare avanti con la vita ed essere grati per ciò che si ha. In tanti ambiti sono davvero, davvero fortunata, e me ne rendo conto. Il mio messaggio è di essere sempre grati, umili e gentili... e fate attenzione vicino all'acqua!».
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Sorelle gemelle si trovano grazie a TikTok

Una studentessa si è imbattuta in un video di TikTok di una ragazza che le somigliava tantissimo: ha iniziato a seguirla sui social credendo che fosse semplicemente un caso. Sono diventate amiche e solo dopo hanno scoperto di essere sorelle gemelle, vittime di un enorme traffico umano durato più di 50 anni. Elene, 19 anni, della Georgia, stava guardando alcuni video su TikTok quando le è apparsa una clip girata da una ragazza di nome Anna con dei tratti somatici identici ai suoi: naso, bocca, occhi e mani, tutto di quell'adolescente le ricordava se stessa. Le due sono diventate amiche, «senza sospettare che potessimo essere sorelle - spiega Anna - ma entrambe sentivamo che tra noi c'era un legame speciale».Quando le rispettive famiglie delle ragazze hanno svelato a ciascuna di averle adottate, le ragazze hanno deciso di indagare. Con un test del DNA hanno scoperto di essere sorelle gemelle. «Ho avuto un'infanzia felice - ha raccontato Anna a The Sun - ma d'un tratto tutto il mio passato mi sembrava un inganno. Ho fatto fatica a elaborare l'informazione, ad accettare la nuova realtà: le persone che mi hanno cresciuto per 18 anni non sono i miei genitori biologici. Ed ora avevo anche una sorella».
50 anni di adozioni condotte illegalmente
Dietro la loro adozione c'è una storia davvero sinistra: le due ragazze «sono tra le decine di migliaia di bambini georgiani venduti illegalmente in uno scandalo di traffico di neonati durato decenni», riferisce la testata inglese. «Il piano, scoperto dai giornalisti e dalle famiglie in cerca di parenti scomparsi, prevedeva il furto di neonati alle loro madri, molte delle quali si sentivano dire che i loro bambini erano morti ed erano stati sepolti nel cimitero dell'ospedale». Il fenomeno è durato per oltre 50 anni, «sorprendentemente orchestrato dagli operatori sanitari stessi», i quali falsificavano gli atti di nascita e affidavano i neonati a nuove famiglie in cambio di denaro.
La giornalista georgiana Tamuna Museridze combatte ancora contro questa macabra criminalità. La donna, che è lei stessa vittima di questo sistema malato, gestisce un gruppo Facebook dedicato al ricongiungimento dei bambini sottratti ai loro genitori, il quale conta 200 mila membri attivi. Tamuna afferma di avere le prove che almeno 120.000 bambini sono stati rubati ai loro genitori e venduti tra il 1950 e il 2006, anno in cui le misure anti-tratta del presidente riformista Mikheil Saakashvili hanno definitivamente stroncato il sistema.
Molte coppie che scoprono un problema nella fertilità sono disposte a ricorrere a un'adozione illegale, purtroppo, come ha fatto la mamma di Elene: «Adottare da un orfanotrofio sembrava impossibile a causa delle liste d'attesa incredibilmente lunghe», ha dichiarato la donna. Nel 2005 un conoscente le parlò di una bambina di sei mesi disponibile per l'adozione presso un ospedale locale, dietro pagamento di un compenso e lei ha accettato, perché le sembrava l'unica occasione rimasta per allargare la famiglia. Alcuni infermieri hanno portato Elene direttamente a casa sua e lei non ha compreso fino in fondo che si trattava di un'operazione illegale. Per formalizzare l'adozione, ci sono voluti mesi estenuanti di ritardi burocratici, ma poi la coppia ne uscì con successo: Elene era la loro bambina, a tutti gli effetti.
Al momento, il gruppo Facebook gestito dalla giornalista ha riunito più di 800 famiglie; mentre gli organi di giustizia georgiani cercano di rintracciare tutti i responsabili di traffico umano. Qualcuno è stato arrestato, ma si presume che la maggior parte dei professionisti coinvolti sia ancora a piede libero. Anna e Elene non provano risentimento per la faccenda: oggi sono due ragazze gioiose di essersi trovate e sono concentrate sul vivere al meglio il loro rapporto.

La favola dell’underdog: non aveva mai vinto una partita prima di Wimbledon! Chi è l’avversario di Musetti al 3° turno






La favola dell’underdog: non aveva mai vinto una partita prima di Wimbledon! Chi è l’avversario di Musetti al 3° turno

 Paolo Cagnoni  da  https://www.thesocialpost.it/  Pubblicato: 04/07/2024 18:46




A volte lo sport regala favole che sembrano uscire direttamente dalla fervida mente di qualche autore fantasy. Ed è certamente questo il caso di un giovane, ma non giovanissimo giocatore argentino. Che ha dalla sua una innata simpatia, che gli viene riconosciuta dagli addetti ai lavori, ma il cui curriculum tennistico era piuttosto povero. Almeno fino a un paio di giorni fa. Stiamo parlando dell’argentino Francisco Comesana, 24 anni il prossimo ottobre, 1,78 per 72 chilogrammi di peso, che solo grazie ai risultati nei tornei Challenger era riuscito a salire fino al 122esimo posto nella classifica mondiale. Tanto che il sito dell’ATP, accanto al suo nome, riportava (fino all’altroieri) questa segnalazione: “Nessuna biografia disponibile. Sfortunatamente, al momento non disponiamo di informazioni sulla biografia di questo giocatore”. Comesana è arrivato a Wimbledon senza avere mai vinto in carriera nemmeno un match ATP nel circuito maggiore. Prima di essere ammesso nel tabellone principale a Londra, l’argentino aveva rimediato due sconfitte al primo turno nei tornei minori italiani ed era stato battuto dal numero 245 del mondo Broom nelle qualificazioni di Eastbourne.

Non c’era da stupirsi, peraltro, visto che quello, per Comesana, era il primo match su erba della carriera. Poi è successo il primo “miracolo”: opposto al numero 6 del tabellone, il bizzoso Andrey Rublev, Francisco ha giocato la partita della vita. Al suo secondo match su erba in assoluto. Oltretutto, essendo come molti argentini un “regolarista“, l’erba non sembrava essere il terreno più adatto a lui. Invece, come in una favola il 24enne argentino ha battuto il molto più quotato atleta Russo in quattro set, provocandogli una crisi di nervi. Tanto che Rublev ha finito per spaccarsi letteralmente una racchetta su un ginocchio. Comesana gioca un tennis essenziale, è veloce nel muoversi sul campo e possiede un innato coraggio nel tirare i colpi. Coraggio che lo ha portato a scrivere un’altra pagina della sua storia tennistica nel secondo turno del torneo londinese. Opposto al neozelandese Walton, il giovane argentino ha vinto un’epica e infinita battaglia terminata con il punteggio di 7-5 1-6 6-7 (12-14 al tie break!) 6-1 7-6 (10-8 al tie break).



Un epilogo pazzesco per il più inaspettato degli underdog che si sia visto da tempo sull’erba inglese. Un giocatore che non aveva mai vinto una partita del circuito ATP e che ha inanellato due piccoli trionfi proprio nel torneo più prestigioso del mondo, eliminando uno dei primi 10 giocatori in classifica. E ora si troverà opposto al terzo turno al nostro Lorenzo Musetti, che ha vinto un match maratona contro l’altro italiano Luciano Darderi al quinto set. Un motivo in più per seguire un’altra puntata della favola di questo giovane underdog argentino, anche se ovviamente tiferemo per il talentuosissimo Lorenzo. Ma con un occhio di riguardo per questo 24enne argentino che, come minimo, si è guadagnato una vera biografia sul sito dell’ATP, oltre all’ammirazione del pubblico e, chissà, a una carriera futura giocata a livelli più alti. I colpi li ha, il coraggio non gli manca. Benvenuto nel tennis di Serie A e in bocca al lupo, Francisco Comesana!

Manuela Petrangeli uccisa, la prima compagna del killer: «Mi ha telefonato e mi ha detto "spero sia morta", così l'ho convinto a consegnarsi» chi le capisce le donne .....

...... anzi che essere contente perchè il tuo ex che avevi lasciato aveva lasciato quando sua figlia, ora ventenne, frequentava le elementari , e lo avevi anche denunciato per maltrattamenti , vuole uccidersi .

  da  ilgazzettino.it   online     tramite   https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/


Manuela Petrangeli uccisa, la prima compagna del killer: «Mi ha telefonato e mi ha detto "spero sia morta", così l'ho convinto a consegnarsi»  

 di C. Moz. • 45 min • 2 min di lettura  


                                                © Ansa


«Non so come ho fatto a convincerlo, sono rimasta al telefono con lui per 40 minuti fino a quando non mi ha passato un carabiniere. Ora non so che dire a mia figlia ma ciò che ho fatto era doveroso». Debora Notari è la prima compagna di Gianluca Molinaro, l’operatore socio sanitario di 52 anni che, oggi, al
Portuense ha ucciso a colpi di fucile la madre del suo secondo figlio (Manuela Petrangeli). Debora lo aveva lasciato quando sua figlia, ora ventenne, frequentava le elementari. E lo aveva anche denunciato per maltrattamenti. Ed è stata lei a convincere l’uomo a costruirsi. Debora ha i capelli legati in una treccia, lo sguardo perso. Aspetta di potere entrare nella caserma dell’Arma.

Signora Notari, lei è stata molto coraggiosa. Ma ci racconta cosa è accaduto?
«Avevo preso un giorno dal lavoro, non sentivo più il mio ex compagno da anni, io l’avevo denunciato per maltrattamenti quando mia figlia era ancora piccola. Gianluca era stato anche in carcere per un paio di mesi poi aveva intrapreso un percorso di recupero ma non avevamo più rapporti».

Manuela Petrangeli uccisa in strada a Roma. «Amore di mamma, ti vengo a prendere». Poi gli spari dell'ex dall'auto
Eppure l’ha chiamata dopo il femminicidio.

«Sì, e quando ho visto che era lui sono rimasta sorpresa perché mi aveva bloccato su tutto. Ho risposto e biascicava parole confuse. Mi diceva le ho sparato spero sia morta».
E lei cosa ha fatto?

«L’ho tenuto al telefono. Gli ho chiesto Gianluca di che parli? Cosa è successo? E lui mi ha detto che aveva sparato a Manuela, che si voleva uccidere e poi che girava in auto con il fucile. Ho avuto paura».


Non ha però staccato la telefonata.
«No, gli ho detto "Gianluca non fare altro. Vai dai carabinieri". Gli ho chiesto dove si trovasse e lui mi ha risposto a Selva Candida. Conoscendo la zona perché ci abito, gli ho detto di andare dai carabinieri di Casalotti. Lui non voleva ma io ho insistito, gli ho detto che poi lo saremmo andato a trovare con mia figlia ma ovviamente non è vero. E sono rimasta al telefono fino a che non mi ha passato un carabiniere».

3.7.24

dalla sindrome DHD o DDAI a casmpione olimpionico di nuoto la storia di Micheal Phelps

 È il 1990 a Baltimora, Maryland. Un giorno la maestra d'asilo convoca d'urgenza mamma Deborah, per tutti Debbie."Michael non riesce a stare seduto, non sta mai tranquillo, non riesce a focalizzare" dice la maestra."Forse è solo annoiato" risponde Debbie."Impossibile. Si rassegni, semplicemente suo figlio non è dotato, non sarà mai in grado di focalizzarsi su nulla" sentenzia la donna senz'appello. Il bambino in questione, quel Michael, di cognome fa Phelps, ha 5 anni, è cresciuto senza padre in una famiglia interamente femminile, insieme alla madre e alle due sorelle, e fino a quel momento non ha quasi mai messo piede in una piscina. Quando lo fa per la prima volta, è talmente terrorizzato all'idea di bagnarsi la faccia, che l'istruttore è costretto a insegnargli il dorso. Michael ha un talento innato, ma discontinuo. A scuola non va meglio. Tutte le sue insegnanti ripetono a Debbie sempre le stesse cose: "Non riesce a concentrarsi in nessun compito", "non è portato per questa o quella materia", "infastidisce il compagno di banco". Debbie allora decide di sottoporlo a una visita specialistica. La diagnosi è chiara: ADHD o DDAI, meglio noto come Disturbo da deficit di attenzione/iperattività.Ma Debbie, oltre ad essere una mamma, è anche insegnante e preside. E si mette in testa di dimostrare a tutti che sbagliano. "Sapevo che, se avessi lavorato duro con Micheal, lui avrebbe potuto raggiungere tutti gli obiettivi che si fosse prefissato.” Lavora a stretto contatto con le insegnanti di Michael e, ogni volta che una di loro le dice "non riesce a fare questo", lei risponde: "Bene, cosa possiamo fare per aiutarlo?" Di fronte alle sue difficoltà con la matematica, gli trova un tutor e un metodo che susciti l'interesse di Michael, con problemi di questo tipo: “Quanto tempo impieghi a nuotare per 500 metri se nuoti ad una velocità di 3 metri al secondo?”.Trasforma i limiti di suo figlio in opportunità. Ogni volta che lui ha uno scatto di rabbia o di frustrazione in piscina, lei dagli spalti gli fa un segnale convenzionale a forma di C che, nel loro linguaggio privato, significa "Ricomponiti".Michael migliora a scuola, mentre in vasca è già un piccolo squalo: a 11 anni, è più forte e veloce di qualsiasi altro suo coetaneo che abbia mai nuotato negli Stati Uniti. Debbie viene, allora, convocata per il secondo colloquio più importante della vita di Michael. Questa volta non è una maestra d'asilo ma il suo allenatore, Bob Bowman. È il maggio del 1996."Signora, ora le dico cosa succederà" esordì. "Nel 2000 Michael parteciperà ai Trials olimpici. Non so se conquisterà la convocazione, ma sicuramente farà parlare di sé. E nel 2004 sarà senza dubbio un atleta che vincerà delle medaglie olimpiche. E saremo solo all’inizio”.Bob sbagliava. Nel 2000, a Sydney, non solo Michael si qualificherà nei 200 metri farfalla, ma raggiungerà la finale, classificandosi al quinto posto, sfiorando il podio e una medaglia. Aveva 15 anni appena compiuti. Da quel giorno, per i successivi 16 anni, Phelps conquisterà 83 medaglie, di cui 66 d'oro, 28 olimpiche, 33 iridate, in otto diverse discipline, diventando, nel 2008 a Pechino, l'atleta con più ori (otto) in una sola edizione della storia dei Giochi e, per distacco, il nuotatore più vincente di ogni tempo, oltre a uno degli sportivi più forti di ogni sport o epoca.Quel campione inarrivabile e icona planetaria, che ha appena compiuto 39 anni, è stato un bambino con deficit dell'attenzione diagnosticato, come decine di milioni di altri bambini come lui in tutto il mondo. Con la sola fortuna di avere avuto al suo fianco una donna e una professionista che non lo ha mai giudicato, né giustificato, ma lo ha spinto a tirare fuori il proprio talento dove altri vedevano solo disturbi, disattenzione e iperattività. Avrebbe potuto rassegnarsi, come le aveva consigliato la sua prima maestra d'asilo. Invece Debbie ha deciso di fare qualcosa di molto più lungo e faticoso: credere in suo figlio.Forse nessuno di quei milioni di bambini diventerà mai Michael Phelps - che importa? - ma dietro lo stigma di una diagnosi e di un giudizio senz'appello, ci sono persone con talenti e capacità fuori dal comune in qualunque ambito o professione. A volte quello che manca è solo qualcuno disposto a vederli e a riconoscerli. Una come Debbie Phelps, per esempio.

l Mezzi pubblici e vestiti, le (discutibili) misure anti-violenza delle donne e la necessità di un approccio educativo più completo e informato riguardo relazioni affettive e sessuali per prevenirla insomma educare i giovani



                                       di Manuela Cirinnà • 3 ora/e

Più di due terzi delle giovani donne italiane vivono con la paura costante di essere vittime di violenza o molestie. È quanto emerge da una ricerca inedita di Eumetra per Telefono Donna Italia, che getta luce su paure, percezioni e vissuti di oltre 800 giovani tra i 16 e i 25 anni.La paura di subire violenza è una presenza costante nella vita delle giovani donne italiane, influenzando profondamente il loro comportamento quotidiano. Il dato impressionante del 66% delle giovani donne che teme di vivere episodi di violenza o molestie mette in luce una realtà allarmante. Questa paura non è solo teorica, ma si traduce in azioni concrete e strategie di auto-protezione.

© Fornito da Adnkronos

 Più di sei ragazze su dieci adottano misure preventive come evitare i mezzi pubblici nelle ore serali e notturne, preferire abiti più coprenti e cercano la sicurezza di una telefonata mentre tornano a casa.


Paura e precauzioni quotidiane


Questi comportamenti rivelano un livello di allerta che condiziona fortemente la loro libertà e il loro stile di vita. Le giovani donne sentono il bisogno di navigare nella vita pubblica con una costante attenzione alla propria sicurezza, rinunciando spesso a libertà che i loro coetanei maschi danno per scontate. La paura di un’aggressione fisica rappresenta la preoccupazione più diffusa, ma anche altre forme di molestia influenzano significativamente le loro abitudini Le differenze di genere emergono chiaramente anche nella percezione delle cause di comportamenti violenti. Molti ragazzi ritengono che l’abbigliamento provocante o l’assunzione di alcol e droghe possano giustificare le molestie, una visione che le ragazze respingono fermamente. Queste ultime, infatti, sottolineano che nessun comportamento, stato di alterazione o scelta di abbigliamento può mai giustificare una violenza. Questa disparità di percezione evidenzia la necessità di una maggiore educazione e sensibilizzazione sulle tematiche della violenza di genere, non solo per proteggere le giovani donne ma anche per rieducare i giovani uomini a una cultura del rispetto e della parità. I dati di Eumetra, dunque, non solo raccontano una realtà preoccupante, ma lanciano un appello urgente a tutta la società per un cambiamento profondo e strutturale.Questa ricerca, mai effettuata prima d’ora, – racconta Stefania Bartoccetti, fondatrice di Telefono Donna – rivela il grado di consapevolezza dei giovani nei confronti del rispetto delle donne ed è un atto dovuto per affrontare il tema della violenza in maniera preventiva”.

L’impatto di social e trap

Un aspetto cruciale emerso dall’indagine condotta da Eumetra riguarda l’influenza dei social media e della musica trap sull’immagine e sul trattamento delle donne nella società contemporanea. Secondo i risultati, quattro ragazze su dieci ritengono che i social media contribuiscano a dipingere una visione negativa delle donne, mentre oltre la metà delle intervistate crede che questi strumenti favoriscano comportamenti offensivi. Dall’altro lato, solo il 10% dei ragazzi attribuisce ai social media la responsabilità di creare una visione distorta delle donne. Similmente, la musica trap è stata identificata come una fonte di contenuti che spesso trivializzano o riducono le donne a stereotipi sessualizzati. Secondo il 40% delle ragazze intervistate, i testi delle canzoni trap contribuiscono a diffondere un’immagine poco rispettosa delle donne. Questo dato contrasta con l’opinione di solo il 20% dei ragazzi, indicando una percezione differenziata tra i generi riguardo al modo in cui la musica influisce sulla percezione delle donne nella società.

La paura nelle relazioni

La paura di subire violenza o molestie non si limita ai contesti pubblici, ma permea anche le relazioni interpersonali delle giovani donne italiane. Secondo l’indagine, il 56% delle ragazze teme i partner gelosi come potenziali minacce. Questo timore è praticamente assente tra i ragazzi, evidenziando una disparità di percezione tra i sessi riguardo alle dinamiche di controllo e di violenza all’interno delle relazioni sentimentali.Questa paura influisce profondamente sulle decisioni quotidiane delle giovani donne. Quasi tre ragazze su dieci hanno ammesso di aver fatto rinunce, come modificare il proprio abbigliamento o limitare la propria vita sociale, per accontentare il partner e prevenire comportamenti potenzialmente aggressivi. Queste scelte non sono solo una risposta alla minaccia percorsa, ma anche un riflesso della pressione psicologica e emotiva che molte ragazze vivono nelle loro relazioni.



La difficoltà della denuncia


L’indagine ha rivelato le complesse dinamiche che circondano la denuncia delle violenze subite dalle giovani donne italiane. Nonostante l’alto livello di consapevolezza riguardo ai rischi e alle paure legate alla violenza, molte giovani donne affrontano significativi ostacoli nel processo di denuncia. Un primo ostacolo critico è rappresentato dalla reticenza delle vittime, che spesso preferiscono tacere per timore di ritorsioni. Questo atteggiamento riflette una profonda preoccupazione nel confrontarsi con un sistema giudiziario e sociale che potrebbe non offrire il supporto necessario. Come sottolineato da Renato Mannheimer, Advisory Board Consultant di Eumetra, “Mi ha molto colpito che, secondo le ragazze, il tema della violenza sulle donne è molto sottovalutato, soprattutto dagli uomini, dalla classe politica e dalla Chiesa”. Questa percezione può contribuire a un clima generale di sfiducia verso le istituzioni. In aggiunta, la ricerca ha evidenziato come alcuni ragazzi intervistati ritengano che una donna sia in parte responsabile se rimane con un partner violento senza denunciarlo. Questa opinione riflette una mancanza di comprensione delle dinamiche complesse che spesso caratterizzano le relazioni abusive, come il controllo psicologico e le minacce di violenza futura. Altro ostacolo significativo è la mancanza di supporto istituzionale e sociale efficace. Le giovani donne possono temere di non essere credute o di non ricevere il sostegno necessario dalle autorità competenti, il che può dissuaderle ulteriormente dalla denuncia.Affrontare queste sfide richiede un impegno continuo da parte di istituzioni, organizzazioni e società civile per migliorare l’accesso alla giustizia e garantire un supporto completo alle vittime di violenza di genere. La sensibilizzazione e l’educazione sono essenziali per promuovere una cultura di rispetto e di protezione per tutte le donne che vivono esperienze di violenza.







Educazione sentimentale e sessuale





L’indagine esplora anche l’educazione affettiva e sessuale, rivelando un divario significativo tra ragazzi e ragazze. Secondo i dati raccolti, c’è una differenza marcata tra ragazze e ragazzi riguardo all’informazione e alla formazione emotiva e sessuale. Le ragazze emergono come più coinvolte e informate riguardo all’educazione affettiva. Per il 60% di loro, l’educazione affettiva si definisce come la capacità di relazionarsi con rispetto e di gestire i propri sentimenti. Queste informazioni sono spesso acquisite attraverso internet, ma anche tramite l’influenza di insegnanti e genitori, soprattutto nelle fasce di età più giovani, come dimostrato dai dati relativi alle giovanissime tra i 16 e i 17 anni. Nel contesto dell’educazione sessuale, i dati evidenziano una prevalenza del passaparola e dei media digitali rispetto al coinvolgimento degli adulti. Mentre la figura degli insegnanti e dei genitori rimane importante, solo il 20% dei ragazzi indica di ricevere informazioni significative da questi canali. Inoltre, il 40% dei ragazzi ammette di considerare la pornografia come una fonte d’informazione, contrapposta a soli due ragazzi su dieci tra le ragazze.Questi dati mettono in luce la necessità di un approccio educativo più completo e informato riguardo alle relazioni affettive e sessuali. Educare i giovani su come sviluppare relazioni rispettose e consensuali è cruciale per contrastare stereotipi dannosi e promuovere una cultura di rispetto reciproco. L’educazione deve essere inclusiva, riflettendo la diversità delle esperienze e delle identità, e deve fornire gli strumenti per affrontare le sfide emotive e sociali che i giovani incontrano nella loro crescita.Collegando questo approccio educativo alla tematica della violenza di genere, è essenziale garantire che l’educazione sentimentale e sessuale non solo informi, ma anche trasformi le norme culturali e sociali, preparando le nuove generazioni a costruire relazioni sane e rispettose in un contesto di pari opportunità e dignità per tutti

2.7.24

Lanusei, trasforma l’orto abbandonato in un gioiello: premiata la novantunenne Ilma Mereu e Barman globetrotter torna all’ovile: meglio fare il pastore Davide Usai ha preferito Baunei a Milano, Lugano e Porto Cervo

unionesarda.it   

La donna, da sempre amante del verde, ha dato nuova vita a un angolo dimenticato del centro storico

La premiazione (foto Cama)



Signora Ilma Mereu, 91 briose primavere, ha ricevuto un omaggio da alcuni concittadini per il suo impegno nella cura del verde. La sua splendida terrazza fiorita che affaccia su via Roma incanta i passanti che spesso gli dedicano qualche scatto. Ma la sua passione per il verde l’ha spinta ad acquistare un piccolo orto abbandonato nel centro storico e rimetterlo a nuovo. L’ha pulito, diserbato e reso un gioiello. Ha fatto tutto da sola, a 91 anni. Così, alcuni suoi concittadini, molti dei quali suoi ex alunni - signora Ilma era un’insegnante - hanno deciso di premiarla per ringraziarla per il suo impegno.
Si sono organizzati tramite Whatsapp e in quattro e quattr’otto hanno acquistato un alberello e una targa - realizzata da Gianleonardo Viglino - che è stata consegnata ieri in gran segreto. Infatti, per la signora Ilma è stata una vera sorpresa. Con la complicità della nipote Maria Domenica Rabissoni, signora Ilma è stata accompagnata nell’orticello recuperato all’abbandono.
Lì ad attenderla c’erano le sue amiche e gli organizzatori della sorpresa. Tra gli organizzatori, Marisa Murgia che spesso ha sottolineato l’impegno di signora Ilma per Lanusei: «L’idea è nata in maniera molto spontanea su Whatsapp e tante persone hanno subito aderito, a testimonianza di quanto sia benvoluta e apprezzata. È un pensiero per dirle grazie per il suo impegno».



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Barman globetrotter torna all’ovile: meglio fare il pastoreDavide Usai ha preferito Baunei a Milano, Lugano e Porto Cervo
Davide Usai (L'Unione Sarda)



Faccio le valigie, parto e non so quando ritorno. Questa storia comincia più o meno così, con un ragazzo traboccante di curiosità e affamato di mondo. Uno di quelli che saltano per guardare cosa c’è oltre, lontano dai confini. E tutto intorno sembra stare un po’ stretto. Davide Usai, classe 1993 di Baunei, lascia l’Istituto agrario per iniziare a fare esperienze lavorative, prima in paese, poi oltre l’isola, a Verona e Milano.
Professionista
Proprio a Milano consegue un diploma frequentando un corso barman riconosciuto a livello internazionale: questa, per lui, sembrava essere la sua strada. «Il diploma mi ha permesso di proseguire e approfondire la mia esperienza. Ho lavorato per 15 anni in questo settore, partendo dal fare il cameriere vicino casa per passare a locali cinque stelle, a Lugano, Porto Cervo e nella Svizzera francese. Tra un lavoro e l’altro, spinto dalla mia grande curiosità di vedere il più possibile il mondo, sono partito in Australia per anno, in una fattoria, per imparare l’inglese. Se avessi trovato un lavoro nella ristorazione probabilmente sarei rimasto lì», racconta. Dopo essersi allontanato di oltre tredicimila chilometri da casa, dopo aver raggiunto i livelli più alti come barman, dopo aver lavorato nei locali più chic e super lusso, ad un certo punto capisce che quell’ambiente non fa più per lui
«Troppo chic, basta così»
«Mi trovavo in un locale 5 stelle all’interno di un castello, nella Svizzera francese. Lì ho capito che forse avrei fatto bene a rientrare a casa perché non mi piaceva più quello che stavo vivendo: un ambiente troppo chic ed esclusivo, persone fredde e distaccate che non ti guardavano neanche in faccia, non esisteva più il rapporto con il cliente. Ho iniziato a pensare di tornare alle origini, nell’ovile di mio padre e prima ancora di mio nonno», spiega Davide. Per capire che ciò di cui aveva davvero bisogno in realtà è sempre stato lì. Visto che le esperienze sono utili anche per comprendere cosa non si vuole per la propria vita, inizia a progettare un futuro diverso nell’ovile di famiglia: lascia il suo lavoro, la strada che sembrava ormai segnata, per tornare a casa e cambiare completamente le sue giornate.
«Adesso - racconta - vivo all’aria aperta, a contatto con la natura. Passo le mie giornate nel Supramonte, mi occupo degli animali - abbiamo un centinaio di capre – penso alla mungitura, preparo il formaggio, poi la sera faccio rientrare il bestiame. Mi occupo anche dell’orto, quasi tutti i giorni. Ho lasciato il vecchio lavoro per stare in ovile e progettare, costruirne un altro su misura per me, più lento: vorrei offrire delle esperienze ai turisti, ospitarli nel nostro ovile che già ora è aperto a tutti i visitatori curiosi». Dieci anni fa non avrebbe mai immaginato che sarebbe andata così e che il luogo da cui si allontanava lo avrebbe richiamato a gran voce. «Ho fatto le mie esperienze, ho visto cosa c’era fuori, cosa c’era oltre questi confini e ho preferito tornare qui. Mi piaceva il viaggiare - non dico che adesso non mi manchi -, però preferisco questa dimensione. Voglio coltivare i miei ortaggi, fare il formaggio, preparare i liquori e - conclude - pensare di offrire tutto questo ai turisti che vogliono scoprire questo pezzo di Sardegna».

Fabiana Carta

chi lo ha detto che i prof siano solo carogne ? Prof muore per un malore improvviso, la classe va sulla sua tomba dopo l'esame di maturità: «Una parte di lei è qui con noi»

COLONNA SONORA
LA STRADA-MCR( MODENA CITY RAMBLERS )

 
  dopo la notizia : << Maturità 2024, professoressa muore la notte prima degli esami: una collega fa trovare a ogni studente un cuore e un biscotto >> eccone un altra che dimotra come nonsempre i prof sono : apatici , carogne , ma anche punti di riferimento . concordo questo commento


Mirella Aversano
Che bello!
Quando la scuola è abitata di vita, i risultati non possono essere che questi!
La vita, oltre la vita e i ricordi monito per conquistare nuove conoscenze e sensibilità❣️ 


preso insieme e alla foto del giornale ) dall'account fb citato sotto nell'articolo




Un malore improvviso subito dopo i colloqui a scuola con genitori e alunni, poi la morte inaspettata a soli 55 anni. Da quando Michela Ferrante, insegante di Italiano e Latino del liceo Jommelli di Aversa, è venuta a mancare un anno e mezzo fa, il 13 dicembre 2022, per i suoi studenti è cominciata una lunga notte. Nessuno tra loro l'ha mai dimenticata, così come non l'hanno fatto i colleghi. E oggi, nei giorni dell'esame di maturità, i ragazzi della quinta F  (  foto    inizio  post  )  hanno voluto ribadire quanto la figura della professoressa sia stata per loro fondamentale.
Lo hanno fatto con una richiesta insolita al termine dell'esame: essere accompagnati al cimitero. «Avevano il desiderio di ringraziare la loro prof che non c’è più, ma che hanno sentito vicino tutti i giorni in cui è mancata. Una sensibilità che ripaga di tutto l’impegno profuso in cinque anni di insegnamento», ha raccontato al Corriere della Sera la docente di filosofia e scienze umane Enza Picone. È stata lei ad accompagnare i ragazzi e a condividere su Facebook la foto della visita accompagnata da un messaggio rivolto alla collega, ma che non può lasciare indifferenti anche coloro che non hanno avuto la fortuna di incrociarne i passi.
Al cimitero dopo la maturità
«Certi legami non si spezzano mai. Capita raramente, ma capita che l’amore di e per una persona continui, anche in sua assenza. Ed è così che una classe di ragazze e ragazzi di quinta liceo, decidano, appena conosciuto l’esito dell’esame di maturità, di andare a condividerlo con chi non c’è più, con la loro insegnante di italiano e latino, troppo presto e troppo velocemente andata via», scrive l'insegnante nel lungo post.

«Questa foto non vuole spettacolizzare sentimenti intimissimi. Vuole mostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, la straordinarietà di una donna e di un’insegnante, Michela Ferrante, che continua ad essere amata e ricordata dai suoi alunni. Questa foto vuole mostrare che, quando la scuola funziona, gli adolescenti sono in grado di sviluppare sensibilità e capacità emotive profonde, accogliendo il dolore per trasformarlo in crescita matura e consapevole. Questa foto è anche il mio personalissimo orgoglio: nessuno dei miei studenti si è lamentato o stupito per il voto che ha ricevuto ma tutti mi hanno chiesto di essere lì, per l’ultima volta, con loro, in silenzio, con gli occhi lucidi, ciascuno con il proprio ricordo. Michela, abbiamo fatto un buon lavoro: oggi davanti a me c’erano uomini e donne che porteranno per sempre con sé quello che abbiamo loro insegnato, la meraviglia della vita, la passione delle idee e la volontà di cambiamento».
La lettera degli studenti
Gli studenti della classe quinta F, al termine del loro percorso di studi, hanno consegnato ai docenti una lettera che conferma l'ottimo lavoro svolto dalle inseganti. Dopo aver ringraziato i professori non hanno potuto fare a meno di rivolgere un pensiero anche a «lei», la prof «che non potremmo mai dimenticare, che con la sua gentilezza e la sua leggerezza illuminava le nostre giornate e che avrebbe fatto il tifo per noi fino alla fine. Ci conforta pensare che una parte di lei sia qui con noi oggi e ci stia ascoltando, anche se da lontano».

perchè non dobbiamo stare zitti sul femminicidio e dobbiamo andare al di la delle panchine rosa ed altri gesti simbolici

 Le  polemiche    sul discorso del padre  a Filipo Turreta  e la  risposta     di Elena Cecchetin  mi hanno    fatto  cambiare  idea  e   per  una volta  smetto di delegare   ad  altri\e il mio pesiero  sul  femminicidio    \ violenza  di genere  . 
IL  femminicidio  \  violenza  di genere   sta diventando  se  non è   già    sempre  più  allarmante  , cioè  non è più  solo cronaca nera   ma   un fenomeno     al quale   orami rischoiamo d'abituarci ed  assueffarci    visto  che  ormai  siamo  oltre  la  soglia  (   già pesante   )   di una donna  ucciisa  , senza  contare  le  aggressioni   e   le  violeze   ,     ogni  72  ore  . Quindi mi chiedo  ma le  proteste   degli attivisti \e   contro la  violenza  di genere   \  femminicidi     sono davvero efficaci  opppure il solito fuoco  di paglia  ? Sul tali tematiche  si è  ritornati a parlare  oltre  che  l'ultimo ( ?  )  orripilante   delitto    e per  alcuni bliz    dimostrativi ,   che     giustamente  ne     sottolineano  l'urgenza     a livello sociale , come quello orgnizzato dal gruppo     bruciamo tutto , nato in ricordo della povera  Giulia    che ha  colorato di rosso  la  celebre  scalinata  di triità  dei monti a  Roma  .  Ora  queste  doimostrazioni   posso giocare  un ruolo importate nel  processo   di sensibilizzazione  dell'opinione  pubblica    (  soprttutto  giovanile   abbindolata   da programmi tv  introisi di   cultura  misogena  e   da  maschio alfa )   sul tali tematiche   . Ma  loro efficacia  , come fa  anche  notare    Marilisa  d'amico *    dipende  da  molteplicif attori   Se  da  una parte  tasli  azionoi attiranol'attenzione el pubblico  creando dibattiti   e portasdo tali argomenti al centro delle  scena  -E quindoi la  visibilità ottenuta   mette in luce  problematiche   spesso sottovalutate .  Però    d'altra parte  esse   possono   essere polarizzanti  e d essere  scambiati  \  percepiti come un eccezione  negativa  assimilandoli  al  vandalismo   conil rischio di distogliere   l'attenzione    dal messaggio   che  si vuole trasmettere   e portare  ad  una condanna  dell'azione  piuttosto   a  una riflessione     sul  problema  denunciato  . Quindi  oltre ai bliz  dimostrativi  che  possono  essere  ache mal interpretati  miglio  una  campgna  di sensibilizzazione   ed  educazione   fi dai primissimi anni  di scuola  . In maniera  da   da 'aumentare la  consapevolezza   contro la  violenza  di geere    e  lavorare con le  nuove geerazioni   per  diffondere   un modello relazionale   realmente ispirato alla parità   di genere  .  Ma   allo stesso tempo  fare  pressioni     e  proporre leggi d'iniziativa popolare   per   adeguare   il codici penali e  civili   e il  processi   contro tali crimiini 

* Professore ordinario di Diritto costituzionale e Prorettore con Delega alla Legalità, Trasparenza e Parità di Diritti presso l’Università degli Studi di Milano  e  fondatrice       dell'osservatorio   violeza  sulle  donne   https://ovd.unimi.it/profilo/prof-ssa-marilisa-damico/ 

  

le studentesse Linda Conchetto, Virginia Gonzales e Lucrezia Novello del liceo Foscarini di Venezia che hanno fatto scena muta all'esame per protesta vanno premiate o punite come chiede Mario Giordano al mistro Valditara ? secondo me elogiate e per voi ?



DI  COSA  STIAMNO  PARLANDO   le  due versioni  a  confronto




   fra  i tanti  commenti   contrari  a tale  gesto   c'è  quello    del  giornalista Mario Giordano, che ha fatto un appello al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara nelle pagine de La Verità. Mario Giordano a Valditara: “Questo è il merito? Le alunne vanno punite, non applaudite”    reo    d'aver   fatto sapere, durante il G7 di Trieste che  avrebbe    dato  mandato  alle strutture del dicastero di verificare se vi sono stati “errori o abusi da parte dei commissari”. Per questo il direttore dell’ufficio scolastico regionale ha già avviato le verifiche del caso, incaricando degli ispettori di andare a verificare nel liceo classico veneziano come siano andate effettivamente le cose. La lettura  della lettera   lettura  mi  a taLmeente  indignita da   scrivere  di getto   la mia  risposta  per  quel  che  vale  ,  punto per   punto .

in corsivo   le  mie  risposte  

 

Ecco la lettera, provocatoria, del giornalista al numero uno del dicastero bianco:


 “Caro Giuseppe Valditara, caro ministro dell’Istruzione e del Merito, le scrivo per sapere se nella scuola che lei ha in mente sia prevista la promozione per gli studenti che fanno scena muta agli esami. Mi domando se questo è il ‘merito’ che lei ha voluto addirittura inserire nel nome del suo ministero. E allo stesso tempo mi domando: se uno che fa scena muta passa l’esame senza problemi, che diavolo bisogna fare per farsi bocciare? Prendere a schiaffi i commissari? Bucare loro le ruote delle auto?”.


  L'intenzione delle ragazze non era  farsi bocciare  ma  denunciare l'ingiustizia .  evidentemente  da  giornalista    ,  che dovrebbe  essere  non ha  letto  bene  le  motivazioni  che  contesta o è  in malafede


“La nostra scuola continua a cadere a pezzi. E, mi creda, cade a pezzi anche perché gli studenti possono permettersi di sfidare le commissioni d’esame senza essere puniti.  anzi, uscendone come delle vittime. O, peggio, degli eroi. 


 falso     hanno avuto un pessimo voto     all'esame     tanto  , visto  che la matematica  non è  un opinione  ,   tan da  prendere     la  sufficenza   . perchè     generalmente       non si ricorda    contestazioni  fatte   una  in maniera diretta  e  pubblica  ma  solo quando si fa riscorso   al tar  


Ma davvero lei pensa che si possano valorizzare i talenti dei giovani promuovendo chi fa scena muta?  

secondo me   si  perchè  anche    il  contestare    e   prendere  coscienza    dell'ingiustizia  e  non tacendola  o    accettarla  passivamente  \   senza  reagire     lo   si può definire talento  


Può anche darsi che il professore di greco nel correggere i compiti sia stato troppo severo, magari perfino ingiusto. Ma quelle ragazze devono capire che prepararsi alla vita significa anche prepararsi a subire le ingiustizie. Ad affrontarle. A superarle”.

 appunto     è quello che hanno  fatto e lo hanno fatto anche a  nome degli altri\e    compagni di  classe  contestando   tali correzioni   . Ma   mettendo in evidenza      che   qualcosa  non andava    visto     che    ci sono state  10  insufficenze  su 14  al compito di greco nella stessa  classe  . Quindi o sono scemi o dono pusillamini i comosgni che hanno applaudito quando loro prima di fare scena muts hanno letto il loro " comunicato "


“Vede, caro ministro, io non ce l’ho con loro. Ci sta che a 18-19 anni ci si voglia ribellare. Ci sta la protesta eclatante. Chi ha sbagliato siete voi. La scuola. Lei che la guida. Che ha deciso di mandare gli ispettori a indagare sì, ma non sui ragazzi ma sui commissari d’esame. Avete sbagliato perché non avete fatto capire loro che le regole si possono infrangere ma non impunemente. Che l’autorità (in questo caso il prof) si può contestare, ma pagando un prezzo. Chi lo fa deve essere sanzionato. Non diventare vittima o, peggio, un eroe.

mi  scuso   se   le  rispondo     con   una  risata 😂🤣 perevitare di scaere  in  volgarità ed  insulti   . Ma     sono state  punite  con un voto basso    


 Qualche tempo lei fece punire severamente un’insegnante per un’Ave Maria in classe. Possibile che, nella sua scuola, il prof che recita una preghiera debba essere punito e lo studente che fa scena muta all’esame debba essere applaudito?”.

paragoni insulsi e  ..... mi trattengo per  educazione  e  rispetto .  la  sua  affermazione   è come    paragonare    : << chi ruba    nei  supermercati e   chi gli costruiti  rubando  (  citazione  cantautoriale   ) >>  e  corromponendo . Cioè  chi  viola la  legge   la maestra  della preghiera    (   e  non solo  visto che  è   indagata per  altri abusi   e  violazioni )   e   chi    e  chi protesta     contestando  una decisione   ,  in questo caso   anche discutendo    il  la  correzione del  suo  compito 


stavo finedo  di scrivere  la  mia   umile risposta   a Giordano  in quanto     non sono   un ministro  ma   sia  figlio e parente di  ex  insegnanti  in pensione  ( estimo mio padre      lettere  alle scuole medie mia madre  , lettratura  italiana  alle   superiori mia   zia )   ed     fuori   dal mondo   della  scuola : da liceale   dalla maturità ( anno scolastico   1994\5  ) e come  studente  universitario dalla laurea la ( 2011  )   in  quanto  subito  dopo la  laurea presa per  motivi di salute  e  di lavoro    sono dovuto andare   aiutare mio padre    anzichè  insegnare  , leggo    che  oltre  a quella  di Giordano     ci sarebbero  altre reazioni   retrograde  e  faziose  .
Tra le reazioni di ferma condanna al gesto delle liceali c’è quella dell’assessora regionale uscente all’Istruzione, Elena Donazzan, più fazioso    ed imbelle  di quello  di  Giordano  a  cui  ho  risposto nelle  righe  precenti . Infatti tal  signori   ignorano   sapendo  di  ignorare    che    A  Difesa  delle   ragazze  è intervenuta     la stessa  preide dell'istituto in qiuestione  .  Il  che   dimostra   la  loro   ottusità  e   faziosità  tanto da  non aver  capito  neppure    ,  il  loro gesto  . 

Ecco  cosa ha dichiarato   la  preside  

https://corrieredelveneto.corriere.it/notizie/venezia-mestre/cronaca/24_giugno_30/scena-muta-alla-maturita-la-preside-delle-studentesse-ribelli-il-valore-dimostrato-conta-piu-dei-voti-4505d2aa-21eb-4e03-828f-950d7584dxlk.shtml


La preside: «Sorpresa per l'intera comunità scolastica»Interviene, dopo giorni di silenzio, anche la preside del liceo classico Alessandra Artusi, che difende i colleghi ma anche le ragazze: «Non nascondo la complessità di aver seguito la situazione mentre ero membro esterno in un’altra scuola, ho scelto la strada del silenzio perché sarebbe stato inopportuno dire alcunché, mentre i lavori della commissione erano ancora in corso. Ora - aggiunge - ritengo sia doverosa una mia riflessione e comunicazione ufficiale. La scelta di queste studentesse, che mai avevano dato segnali critici o polemici nei confronti della didattica delle lingue classiche, hanno davvero colto di sorpresa l’intera comunità scolastica».«Il valore delle ragazze va oltre una manciata di punti»«La loro scelta va rispettata, sono giovani che hanno voluto esprimere così la loro protesta per una forma di disarmonia. - spiega ancora la docente - Ho il massimo rispetto per il lavoro della commissione d’esame, nonostante le numerose insufficienze. Non spetta a me giudicare i commissari, sono docenti di grande esperienza. Non c’è motivo di pensare che ci siano stati errori grossolani di valutazione. La vicenda seguirà il suo corso con un accesso agli atti ed eventuali procedure che potranno seguire ma non c’è motivo di pensarla in termini di ripicche e azioni personalistiche senza fondamento. - infine aggiunge - Il valore che è trapelato di queste ragazze va ben oltre a una manciata di punti che possiamo attribuire a una prova, restano studentesse brillanti».Questa disobbedienza va punita, perché è una provocazione e una mancanza di rispetto nei confronti dei docenti e dell’istituzione scolastica: così facendo dimostrano di non essere realmente mature. Se molti degli studenti della classe hanno preso un brutto voto nella versione di greco vuol dire che non hanno studiato o che non sono stati preparati abbastanza bene e non hanno raggiunti i livelli sufficienti previsti. Potrà anche esserci stato un problema a livello di docenza, ma quando si entra nel mondo degli adulti si viene valutati anche sul fronte comportamentale, e questo lo definisco un atto di disobbedienza molto grave. Promosse anche facendo scena muta all’orale? Evidentemente avevano fatto bene i loro conti, il che vuol dire che non hanno neanche il coraggio di rischiare”.


  a voi  cari lettori ogni giudizio  in merito 



Secondo voi una donna di 46 anni che non si è sposata e non ha avuto figli è incompleta o completa ? io la risposta la ho . ma Vorrei sapere cosa ne pensate.

 colonna  sonora    Bandiera  -  di Giulia  Mei   Secondo alcuni mie utenti di fb che hanno commentato questo mia provocazione ...