25.12.17

presepe simbolo di fede ma anche di laicità usato in maniera strumentale e farisea ( la mussolini e i teocon ) e da una parte male per una politica buonista e politicamente corretta a tutti i costi ( oresidi che lo vietano per non offendere gli immigrati o di religione diversa )



 per  chi  mi leggesse  da poco o per la prima  volta (  gli alri  posso  saltare    questo spiegone  ) . Sappia   che   non sono   contro  chi  fa il presepe  a scuola  .

Un presepe Infatti   io   sono  cresciuto  ed   hofatto i primi studi   ( elementari  ed  medie  )   nel periodo  intermedio  tra :   il concordato    del  1929 (  i  patti Lateranensi di   Benito Mussolini e il segretario  vaticani   Pietro Gasparri )  e  il   concordato   1984  (  Villa Madama, a Roma,dall'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, per lo Stato italiano e dal cardinale Agostino Casaroli Segretario di Stato Vaticano )   .  Inoltre   i  nonni  , speciamente  qelli  paterni  ultra  cattolici   ho conosciuto  il presepe sia  a casa  che  a scuola  (  elementari e  medie )    non   me la sento di  proibirlo o  d'imporlo    forzatamente   .   E vero     che  il presepe    sia  in  forma  clasicca  e povera  sia  in forma  ricca  ed opulenta     fa parte  della  nostra  tradizione    ed  usanza     e  dovrebbe   come suggerisce   Il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi  come  riportato   da  

dall'agregatore    news  mobile    http://www.newsrepublic.net/ 


«Carissimi fratelli e sorelle, come i pastori anche noi dobbiamo portarci alla grotta di Betlemme per incontrare Maria e Giuseppe e il Bambino adagiato nella mangiatoia. Come? Sono certo che molti di voi hanno allestito il presepio dentro la propria casa. È anche questo un modo, semplice e diretto, per testimoniare la fede cristiana di fronte a quelli che, in nome di un laicismo insipiente e arrogante [  buonismo  d'accato come preferisco  chiamarlo io  ], pretendono che oggi il presepio non s'ha da fare. A questo proposito il nostro Consiglio Comunale, con il voto unanime dei suoi 34 componenti, ha deliberato che il presepio venga allestito anche nei luoghi pubblici come le scuole. È un fatto che onora il Consiglio e la nostra Città di Trieste».Il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi incentra sul presepe il suo messaggio di Natale ai fedeli: «Il presepio è come un libro aperto, pieno di insegnamenti necessari per condurre una vita buona. Ci insegna la sacralità della vita umana nascente, della maternità della donna e della famiglia fondata sul matrimonio. Ci insegna che le persone umili, i pastori, sono privilegiate perché chiamate per prime ad incontrare Gesù. Ci insegna la pace (“Pace in terra agli uomini di buona volontà”) e l'accoglienza di altri popoli (i Magi venuti dall'Oriente). Ci insegna il rispetto per la natura e per gli animali creati da Dio: per rendere viva la rappresentazione della Natività, nel presepio, in genere, non mancano mai le stelle, le campagne, i monti, i corsi d'acqua e il bue, l'asinello e le pecorelle. Ci insegna, soprattutto, quanto sia bello incontrare Gesù».«Papa Francesco ci incoraggia a seguire questa direzione - aggiunge Crepaldi -: "...fermiamoci a guardare il presepe... Entriamo nel vero Natale con i pastori, portiamo a Gesù quello che siamo, le nostre emarginazioni, le nostre ferite non guarite, i nostri peccati. Così, in Gesù, assaporeremo lo spirito vero del Natale: la bellezza di essere amati da Dio. Con Maria e Giuseppe stiamo davanti alla mangiatoia, a Gesù che nasce come pane per la mia vita. Contemplando il suo amore umile e infinito, diciamogli semplicemente grazie: grazie, perché hai fatto tutto questo per me". Buon Natale a tutti! ».
Come capisco    chi  come  i  neo  teocon    (  vedi il video   al lato    )  ,   reagiscono  in maniera   chiusa e  propogandistica  : <<  Da quest'anno da alberista divento presepista". Giorgia Meloni invita tutti gli italiani a seguirla: "Ho deciso di farlo da quando nessuno nelle scuole lo fa più. Come fa ad offenderti Gesù bambino? Come può offendere la nostra cultura ? Quello che io sono è in questo simbolo", conclude la leader di Fratelli d'Italia, "e voglio che Ginevra, mia figlia, lo sappia. A Natale noi celebriamo questi valori. Quest'anno prendiamo il pastorello e facciamo la rivoluzione del presepe  >>
Infatti la vera laicità è quella di lasciare libertà di farlo o di non farlo , di dire a me non piace a me si , ecc o di farlo perchè lo si sente davero o in maniera ipocrita e conformista come affermava il poeta trilussa ( 1871-1950 )

.

A me   non importa  e lo  fai  per omologazione   e  ipocrisia ( vedere i primi minuti  del    video  sopra  )  o perchè ci credi  ,mi  da  fastidio       che   lo si  imponga  :   con  la  scusa della pseudo   laicità ( uno  stato  o  dittatura    che  impongono e  rendono  obbligatorio  una  fede  , qualunque  essa    sia   non  è laicità  )    sia  ce lo  si  proibisca perchè  sei ateo   o   specialmente  per  il  laicismo insipiente  \  buonismo d'accato dettato da : ignorannza , disinformazine , luoghi comuni , mancanza di dialogo e confrontoi fra culture diverse . Infatti fa più notizia quei lupi travestiti d'agnello cioè dirigente scolastico che proibisce o non fa celebrare il natae nel senso religios: non c'è un musulmano( o almeno sono pochisssimi e fondamentalisti quelli contro ) che sia uno che abbia mai detto beh contro il presepe; ci sono invece decine o forse centinaia di casi di persone di fede islamica che hanno collaborato ad allestirlo. Per essi Gesù è un grande profeta, e la sua mamma è degna di venerazione. Ma tant'è -  come dice questo articolo  preso da   http://www.ilsussidiario.net/  ---   con l'ignoranza e il pregiudizio le fake news vanno a nozze e diventano mentalità diffusa.

 qualunque  posizione   abbiate ancora    buon     natale 

24.12.17

DI ALBERI, CANI E BAMBINI © Daniela Tuscano

L'immagine può contenere: 2 persone, spazio all'aperto
Fa pena Spelacchio, l'abete rosso che illumina (si fa per dire) il Natale di Roma, giunto agonizzante alla mèta e dichiarato ufficialmente morto. Per taluni i suoi rami poco fronzuti sono un'allegoria del degrado in cui versa la capitale. In realtà quel simulacro di natura non rappresenta altro che se stesso, ed è già troppo. La sofferenza di Spelacchio, il suo grido muto, rimbombano nel pensiero, strazianti e insopportabili. Non c'è mai stata pietà per l'abete piangente, come non ce n'è per i suoi compagni di sventura, all'apparenza floridi, che adornano le piazze del mondo. Anch'essi, dopo il fulgore delle feste, giungeranno esausti al macero e nessuno vi baderà più. Nessuno ha mai badato nemmeno a Bruno, un cagnone di nove anni che un manto l'aveva, soffice e inutilmente copioso. Numerosi fruitori di social network ne avevano condiviso più volte la fotografia. Ma lo sguardo dolcissimo di Bruno, alla fine, s'è arreso. È morto là dov'era nato, forse ignorato, forse compatito da altri sguardi senza fortuna, che l'avrebbero voluto ma non ce l'hanno fatta. Perché ce ne sono tanti di problemi e tu sei un eccesso di dolore, il tuo spazio fuori misura, i tuoi anni un'escrescenza. Vegetali e animali se ne vanno senza sfogo, col nudo esistere e per questo la loro dipartita lacera il cuore. Gli umani non sono mai così inermi se non quando s'affacciano al mondo - o l'abbandonano. E lì, in quell'attimo di pura dipendenza, la parentela con gli altri viventi emerge tragicamente uguale. Dovremmo rammentarlo sempre. Ma siamo figli ingrati, e generiamo figli traditi. È il caso di Karim, il neonato siriano rimasto orbo e orfano a seguito d'un bombardamento. La Siria in guerra è sparita dai notiziari, come una Betlemme contemporanea. Karim ha perso tutto, se non la sua bellezza che rifulge tanto più intatta nella parte immacolata del volto. Ma lo sfregio, quell'atroce virgola al posto dell'occhio rammenta la casualità disattenta del suo destino. Ci dice precisamente che si è Karim quando i congeneri smettono di pensarci. Allora, come le piante e gli animali, diveniamo numeri, danni collaterali o semplicemente fatica. Karim il monocolo svela la nostra cecità interiore.


Il Natale ha senso solo qui. Esiste per i Karim, per i numeri, per gli accidenti della storia, per chi non ha potere né riscatto. Il fanciullo divino non è un Dio dolciastro, ma condivisione dell'estrema fralezza; l'attimo più puro della vicenda umana ma anche il più prossimo allo stato naturale, dove la casa è una grotta o una stalla, con armenti e fieno. Natale giunge come un rifiuto delle gerarchie e dei grattacieli mentali che l'uomo erige quando s'illude di saperne di più, e prevarica sugli altri.
Abbiamo visto tanti presepi viventi in questi ultimi anni. L'immagine più veridica, che riassume le storie di tutti i dimenticati, è oggi proprio quella dei cristiani mediorientali. Ecco dunque, nei campi profughi, numerose Marie con bambino, anch'esse strappate alla loro terra, perfino da una Betlemme in cui oggi i fedeli in Cristo si contano sulle dita d'una mano. Se della Siria non si parla più, di costoro, dispersi in innumerevoli Egitto, i "mass-media" non hanno mai parlato. Tantomeno in Occidente, più occupato a smontare presepi di gesso che a badare a quelli autentici. Essi hanno fede. In noi, oltre noi. Ma a noi è demandato il compito di non spegnerla, di tornare in basso, alla pianura, alla relazione. Altrimenti sarà soltanto un altro giorno passato invano, un intoppo, un eccesso. Una festa collaterale.

© Daniela Tuscano

22.12.17

chi lo ha detto che il natale vada celebrato con una messa . la storia del cappellano carcerario Salvatore Bussu e del vescovo di Giovanni melis fois ( 1916-2009 ) il cui gesto porto alla lege Gozzini


da legge prima o  dopo  quiesta  storia    date  vi   per evitare  casi becero  populismo e scrivere  \  dre  cazzate   alla  salvini   senza  sapere    il contesto  e  leggere il testo  della  legge 





Essendo troppo piccolo  per riportare   una testimonianza  diretta   su tale  episodio  avvenuto nerl  1983     e  sconosciuto  (  infatti anch'io  ignoravo  lo  appreso da  un articolo uscito in questi giorni    sula  pagina della  cultura   \  speciale  natale     dell'unione sarsa ,   solo cartaceo  l'online    free   non è  prevvisto  , ai  più   riporto alcuni articoli trovsato online . 

Il primo  è    un intervita   di Luciano Piras  che trovate  qui   sotto  presa da https://www.tpi.it/2017/04/26/salvatore-bussu-prete-lotta-diritti-terroristi-carcere/




Il prete che si è battuto per i diritti dei terroristi in carcere

La storia di Don Bussu, il prete giornalista che ha difeso i diritti dei carcerati, nell'intervista a Luciano Piras, autore del libro “I terroristi sono miei fratelli”

26 Apr. 2017

   
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Salvatore  Bussu     dalla rete  
A  dicembre  1983 Giovanni Paolo II fa il suo ingresso nel carcere di Rebibbia per stringere la mano al suo attentatore, il turco Ali Agca. Lo stesso mese un umile prete di provincia, cappellano del carcere nuorese di Badu e’ carros, si autosospende dal suo mandato sacerdotale. Piccolo di statura ma gigante nel coraggio, Don Salvatore Bussu [ foto a  destra   ]  viene da Ollollai, un piccolo paese all’interno della Sardegna, in provincia di Nuoro.Don Bussu si è schierato senza timore in difesa dei reclusi, che da tempo stanno attuando lo sciopero della fame. Oltre a essere un prete, è anche un giornalista, cosa che l’ha aiutato non poco nella sua battaglia. Quella del 1983 è la prima rivolta pacifica nella storia delle carceri italiane a denunciare le condizioni disumane in cui vivono i reclusi. Alcuni dei carcerati hanno un passato da brigatisti, come Franco Bonisoli e Alberto Franceschini. Il cappellano parla apertamente di “terrorismo di Stato”, facendo da catalizzatore per una tempesta di polemiche che fa addirittura intervenire l’allora ministro di Grazia e Giustizia Mino Martinazzoli per attenuare il regime di massima sicurezza in cui i brigatisti sono reclusi.                                                             
Quella del 1983 è la prima rivolta pacifica nella storia delle carceri italiane a denunciare le condizioni disumane in cui vivono i reclusi. Alcuni dei carcerati hanno un passato da brigatisti, come Franco Bonisoli e Alberto Franceschini. Il cappellano parla apertamente di “terrorismo di Stato”, facendo da catalizzatore per una tempesta di polemiche che fa addirittura intervenire l’allora ministro di Grazia e Giustizia Mino Martinazzoli per attenuare il regime di massima sicurezza in cui i brigatisti sono reclusi. 
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Don  Giovanni  Melis  Fois   1916-2009  )  da  
http://blogs.dotnethell.it/Oristano/ShowImage.aspx?ID=6326
Il parlamento si mette a lavorare sul caso e arriva alla stesura della legge Gozzini, dando attuazione al dettato costituzionale che prevede il divieto di detenzione senza il rispetto dei diritti umani. Il provvedimento supera una legge del 1975, che prevedeva la possibilità di far prevalere esigenze di sicurezza sulle norme di rieducazione e di trattamento umano. 
Le legge Gozzini diventa allora bersaglio di attacchi, così come lo stesso Don Bussu che la difende sempre a spada tratta. Con il gesto di schierarsi dalla parte dei brigatisti reclusi il sacerdote non vuole certo appoggiarne l’operato – cosa di cui spesso viene accusato – ma lottare per un trattamento degno di una società civile. Don Bussu cerca il giusto equilibrio fra la pena da scontare e l’aspetto rieducativo per il recluso, facendo leva sul concetto del perdono nella fede cristiana. 
La vicenda è stata raccontata nel libro “I terroristi sono miei fratelli” di Luciano Piras, giornalista del quotidiano La Nuova Sardegna. Il titolo è provocatorio come le parole che il cappellano del carcere ha utilizzato per manifestare la sua posizione. Il libro ricostruisce la storia con l’aiuto dello stesso Don Bussu.
Quanto è stata decisiva la battaglia di Don Bussu nella riforma carceraria italiana?
Dire che la battaglia di un umile prete della periferia sarda è stata decisiva, può sembrare un’ esagerazione. Eppure, quella lontana e clamorosa “rivolta” partita da Nuoro è stata determinante nella storia d’Italia, tant’è che ha segnato il definitivo tramonto del vecchio ordinamento penitenziario fermo al 1975, anche se ormai nessuno sembra più ricordarsene.
Era stato lo stesso senatore Mario Gozzini, padre della riforma del 1986, del resto, a sottolineare che gli scioperi della fame nel supercarcere di Badu ‘e Carros e il cosiddetto “sciopero della messa” del cappellano don Salvatore Bussu segnarono uno spartiacque nella vita carceraria: prime rivolte, salite sui tetti, violenze anche estreme; dopo, simili fatti sono diventati rarissimi. Tant’è vero che il parlamento dimostrò presto di aver recepito la “sollecitazione” arrivata dalla Barbagia. 
Don Bussu è stato inizialmente visto dalle istituzioni sia politiche che clericali come un ingombrante peso. Va inoltre aggiunto che allora non si avevano certo gli stessi mezzi di comunicazione di oggi per poter promuovere una simile battaglia. Quali sono i suoi meriti nell’essere stato persuasivo e abile anche nella comunicazione?
Ingombrante? Mite e pacifico, persino timido, ieri come ancora oggi, don Bussu è stato addirittura additato come sovversivo. È stato bollato come “il cappellano delle Br”… roba da matti! Ha avuto comunque la fortuna di avere dalla sua parte un grande vescovo, monsignor Giovanni Melis, che non condivise le “dimissioni” di don Bussu, e soprattutto non condivise le parole dirompenti che don Bussu usò per “dimettersi” da cappellano, ma lo sostenne ugualmente perché certo che il suo prete agiva in pace con la coscienza, da vero cristiano senza steccati. 
Ma se è vero che don Bussu è un prete che ha avuto una parte non marginale nella sconfitta del terrorismo italiano (Gozzini lo ha ribadito più volte), altrettanto vero è che don Bussu è battagliero nato, direttore del settimanale diocesano L’Ortobene. Un giornalista inquieto per Cristo, che proprio per questo ha saputo usare uno dei più popolari e diffusi canali di comunicazione di massa di allora: l’agenzia Ansa.
È all’Ansa che consegnò la sua lettera di dimissioni, è l’Ansa che spinse la notizia ovunque. Sempre attento al mondo dell’informazione, probabilmente oggi don Bussu affiderebbe quella sua lettera ai social, a Facebook… anzi, no… credo che si affiderebbe più a Twitter. 
Da uomo di Chiesa Don Bussu si è spesso appellato alla laicità della Costituizione italiana, che prevede che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Quanto nella pratica oggi un carcere italiano può garantire questo diritto costituzionale?
da http://iltaccuinodellevoci.blogspot.it/2014/10/un-prete-e-i-terroristi-di-salvatore.html

Purtroppo l’Italia, quanto a sistema penitenziario, è ancora ferma allo stato delle caverne. Le violazioni dei diritti umani nelle carceri italiane sono quotidiane. Violazioni della legalità accertate in giudizio anche davanti a corti interne, tanto che ormai si parla di una giurisprudenza costante. E non sono io a dirlo, sia chiaro: sono gli stessi dati ufficiali del ministero della Giustizia, a testimoniarlo, e – cosa ancora più grave – le ripetute sentenze di condanna inflitte allo Stato italiano dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.
La Corte di Strasburgo ha detto più volte che il primo colpevole, spesso, è lo stato che costringe i detenuti a scontare pene inumane e illegittime. Diversi sono i casi emblematici che fanno della Repubblica italiana uno stato “fuori norma” e parecchio lontano dal rispetto dei diritti fondamentali della persona e dagli impegni assunti formalmente con la sottoscrizione di atti e convenzioni internazionali.

Ancora oggi, dunque, le carceri italiane presentano standard molto bassi. Spesso la Corte di Strasburgo ne ha evidenziato la gravità. Qual è lo stato delle carceri italiane adesso rispetto agli altri paesi? 
In una parola: pessimo. Basti pensare che appena qualche anno fa, mentre nella Repubblica Ceca la percentuale dei detenuti in attesa di primo giudizio era ferma all’11 per cento, in Italia toccava la soglia del 42 per cento. Una vera e propria cancrena che lascia l’Italia indietro rispetto al resto dell’Europa e al mondo occidentale.
Una misura eccezionale – la “custodia cautelare” o “detenzione preventiva” – che invece diventa sistematica, “perché in Italia non si riesce a concludere i processi in tempi ragionevoli”, come denunciava già nel 1991 Mario Gozzini. Significa che oggi quasi il 20 per cento dei detenuti è in carcere da innocente, visto che “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”, come recita l’articolo 27 della Costituzione repubblicana. 
Che uomo è oggi Don Bussu? Si sente ancora, nonostante l’età, un combattente sacerdote?
Don Bussu resta il leone di sempre, anche se “la vecchiaia avanza e le forze non sono più quelle di prima”, scherza con la sua tipica autoironia. A quasi novant’anni, dopo essersi ritirato dalla vita pubblica è in cerca del meritato riposo. Ma è comunque sempre pronto a rifare quello che ha fatto, se ci dovessero essere le stesse condizioni di quel Natale 1983, quando uscì dal supercarcere nuorese di Badu ‘e Carros sbattendo i cancelli, mentre quasi in contemporanea papa Wojtyla entrava in una cella di Rebibbia per visitare il suo attentatore Alì Agca. 




A dihttps://www.tpi.it/2017/04/26/salvatore-bussu-prete-lotta-diritti-terroristi-carcere/#r a don Salvatore Bussu cappellano del supercarcere Badu ‘e Carros dal 1981 al 1984 e autore del libro “Un prete e i terroristi. Attraverso Badu ‘e Carros un viaggio nel mondo dell’eversione” qui http://iltaccuinodellevoci.blogspot.it/2014/10/un-prete-e-i-terroristi-di-salvatore.html un ottima recensione con alcuni estratti . E gli articoli della nuova sardegna del 

07 gennaio 2004 

«Vogliamo riappropriarci della nostra dignità di uomini»


NUORO
.Domenica 11 dicembre 1983. Don Bussu, cappellano a Badu 'e carros da appena due anni, ha un colloquio con sei detenuti politici. Sono stati loro, Alberto Franceschini, Claudio Pavese, Massimo Gidoni, Rocco Micaletto, Franco Bonisoli, Roberto Ognibene, capi dele Brigate rosse rinchiusi nel carcere speciale, a chiedere l'incontro. Gli annunciano di avere cominciato tre giorni prima uno sciopero della fame: «Non vogliamo semplicemente protestare contro le disumane condizioni di esistenza cui ci costringono, e che tu ben conosci perchè le devi sperimentare anche sulla tua persona quando ti viene persino impedito di entrare in sezione a parlare con noi - gli spiegano -. Con questa scelta vogliamo innanzitutto riappropriarci di qualcosa che ci appartiene in modo veramente inalienabile: la nostra identità di uomini, la nostra vita vera, profonda». Qualche giorno più avanti si affiancò a loro anche Giuseppe Federigi.
Don Bussu prova con insistenza a farli desistere, senza successo. Sollecita l'intervento del vescovo Giovanni Melis, che si impegna senza riserve. Parla con Franceschini ma ottiene un cordiale e deciso rifiuto: lo sciopero andrà avanti anche a costo della vita. Dopo la messa della vigilia di Natale il cappellano torna a casa: «Furono ore terribili, dovevo fare qualcosa, a tutti i costi». La decisione fu immediata, impetuosa. Scrisse una lettera di fuoco che mise a rumore l'Italia: «Mentre dei miei fratelli - perchè tali me li sento, chiunque essi siano e qualunque reato abbiano commesso - muoiono lentamente, non posso continuare a esercitare il mio ministero a pochi passi di distanza, come se nulla stia avvenendo. Da oggi perciò interrompo il mio servizio pastorale a Badu 'e carros». Fu subito un caso nazionale e soprattutto politico. Si apri la strada alla modifica dell'articolo 90 della legge di riforma delle carceri del 1975 (l'approdo sarà la legge Gozzini), che fu all'origine del malessere e dello sciopero poichè prevedeva l'isolamento totale della struttura penitenziaria in caso di particolari esigenze di sicurezza.
Badu 'e carros, inaugurato nel settembre del 1969 cominciò nel '77 a ospitare i nomi più importanti del terrorismo. Nell '80 fu teatro di una rivolta guidata dai brigatisti Valerio Morucci, Alberto Franceschini, Mario Rossi e Roberto Ognibene.

  e   del 14\4\2008
«Vogliamo riappropriarci della nostra dignità di uomini»NUORO.Domenica 11 dicembre 1983. Don Bussu, cappellano a Badu 'e carros da appena due anni, ha un colloquio con sei detenuti politici. Sono stati loro, Alberto Franceschini, Claudio Pavese, Massimo Gidoni, Rocco Micaletto, Franco Bonisoli, Roberto Ognibene, capi dele Brigate rosse rinchiusi nel carcere speciale, a chiedere l'incontro. Gli annunciano di avere cominciato tre giorni prima uno sciopero della fame: «Non vogliamo semplicemente protestare contro le disumane condizioni di esistenza cui ci costringono, e che tu ben conosci perchè le devi sperimentare anche sulla tua persona quando ti viene persino impedito di entrare in sezione a parlare con noi - gli spiegano -. Con questa scelta vogliamo innanzitutto riappropriarci di qualcosa che ci appartiene in modo veramente inalienabile: la nostra identità di uomini, la nostra vita vera, profonda». Qualche giorno più avanti si affiancò a loro anche Giuseppe Federigi.
Don Bussu prova con insistenza a farli desistere, senza successo. Sollecita l'intervento del vescovo Giovanni Melis, che si impegna senza riserve. Parla con Franceschini ma ottiene un cordiale e deciso rifiuto: lo sciopero andrà avanti anche a costo della vita. Dopo la messa della vigilia di Natale il cappellano torna a casa: «Furono ore terribili, dovevo fare qualcosa, a tutti i costi». La decisione fu immediata, impetuosa. Scrisse una lettera di fuoco che mise a rumore l'Italia: «Mentre dei miei fratelli - perchè tali me li sento, chiunque essi siano e qualunque reato abbiano commesso - muoiono lentamente, non posso continuare a esercitare il mio ministero a pochi passi di distanza, come se nulla stia avvenendo. Da oggi perciò interrompo il mio servizio pastorale a Badu 'e carros». Fu subito un caso nazionale e soprattutto politico. Si apri la strada alla modifica dell'articolo 90 della legge di riforma delle carceri del 1975 (l'approdo sarà la legge Gozzini), che fu all'origine del malessere e dello sciopero poichè prevedeva l'isolamento totale della struttura penitenziaria in caso di particolari esigenze di sicurezza.
Badu 'e carros, inaugurato nel settembre del 1969 cominciò nel '77 a ospitare i nomi più importanti del terrorismo. Nell '80 fu teatro di una rivolta guidata dai brigatisti Valerio Morucci, Alberto Franceschini, Mario Rossi e Roberto Ognibene.



Quando don Bussu chiamò «fratelli» le Br

Testardo, don Bussu. Nella rossa Reggio Emilia c'erano i Nomadi e Pierangelo Bertoli decisi a mettere in piedi un megaconcerto pur di portare alla ribalta pubblica la brutalità del regime carcerario cui erano costretti i brigatisti detenuti: l'arcivescovo della città, Camillo Ruini, tuttavia, condannò aspramente l'iniziativa e il progetto musicale mori sul nascere. A Nuoro, invece, il cappellano di Badu 'e Carros, don Salvatore Bussu, andò avanti come un trattore, ascoltò soltanto la voce della sua coscienza di uomo e di prete, chiamò i terroristi «miei fratelli» e per loro usci allo scoperto provocando un ciclone talmente potente che costrinse il ministro di Grazia e Giustizia Mino Martinazzoli ad intervenire.
«Quel giorno don Salvatore non se la sentiva di dire messa come se niente fosse. Era il giorno di Natale del 1983. Con il suo vescovo, monsignor Giovanni Melis, aveva parlato a lungo di ciò che stava accadendo a Badu 'e Carros, il supercarcere di Nuoro, di cui era cappellano. Sei e poi sette brigatisti avevano cominciato lo sciopero della fame». È cosi che prende avvio la ricostruzione della prima rivolta pacifica nella storia dei penitenziari italiani.
«In passato le rivolte erano sempre state molto accese, con uso di bombe artigianali, esplosivi, con scontri diretti, feriti e qualche morto» scrive Annachiara Valle nel suo libro appena uscito con la Rizzoli, 'Parole, opere e omissioni. La Chiesa nell'Italia degli anni di piombo" (266 pagine, 17 euro). «Adesso, invece - prosegue l'autrice, giornalista di Jesus e collaboratrice di Famiglia Cristiana -, si sceglie una via diversa e, due giorni dopo l'ultimo incontro tra Franceschini, Bonisoli e il cappellano, il 7 dicembre, comincia lo sciopero della fame». Alberto Franceschini e Francesco Bonisoli non erano due detenuti qualsiasi: il primo era considerato lo stratega del terrorismo rosso, capo incontrastato delle Br, assieme a Renato Curcio; il secondo era stato nel comitato esecutivo che gesti il rapimento di Aldo Moro. Nati entrambi a Reggio Emilia, venticinque anni fa sia Franceschini sia Bonisoli erano rinchiusi nelle celle del 'braccetto della morte" di Badu 'e Carros. E con loro c'erano tanti altri terroristi della vecchia e della nuova guardia.
Giovani sottoposti a un regime speciale che don Bussu non esitò a bollare come «terrorismo di Stato, non meno condannabile del terrorismo delle Brigate rosse». È questa frase che scatenò il putiferio. È grazie a questa frase, tuttavia, che il Parlamento accelerò la discussione della riforma, arrivata poi con la Legge Gozzini. Avvenimento, quello nuorese, che Annachiara Valle focalizza nel quinto capitolo del suo libro freschissimo di stampa. Avvenimento emblematico e decisivo, nel più vasto panorama del ruolo assunto dalla Chiesa nella triste stagione della lotta armata e nella confusione che ne derivò negli anni seguenti. Una testimonianza coraggiosa, quella di don Bussu cappellano, che la Valle giustamente inserisce nella sua inchiesta, un viaggio spesso doloroso tra i conflitti e le lacerazioni che misero alla prova la tenuta dello Stato democratico e che soprattutto durante il sequestro Moro non risparmiarono neppure gli ambienti ecclesiastici.
«Specchio del mondo che la circondava, la Chiesa accoglieva in sé una pluralità di anime, diverse per sensibilità e visione strategica, e alternava aperture e arrocamenti, rigore e coraggiosa disponibilità all'ascolto». Da un lato le alte gerarchie mediarono tra lo Stato e le Br per il rilascio del giudice genovese Mario Sossi, dall'altro invece sposarono la linea della fermezza nel caso di Aldo Moro. Sul fronte delle parrocchie, intanto, non si fermò mai e poi mai l'opera instancabile e magari silenziosa di sacerdoti semplici come padre Ernesto Balducci o don Salvatore Bussu. «Sono certo - ha raccontato Bonisoli ad Annachiara Valle - che la storia del terrorismo sarebbe stata diversa se a Badu 'e Carros, e in tante altre carceri italiane, non ci fosse stato qualcuno in grado di accogliere il nostro grido e di trasformarlo in positivo».

Luciano Piras

20.12.17

non sempre a natale ci sono guerre .israele migliaia di donne ebree, musulmane e cristiane hanno camminato insieme in Israele per la pace

In Israele è avvenuto un piccolo grande miracolo quasi completamente ignorato dai Media: migliaia di donne ebree, musulmane e cristiane hanno camminato  insieme in Israele per la pace. Nel nuovo video ufficiale  del movimento Women Wage Peace, la cantante israeliana Yael Deckelbaum canta la canzone Prayer of  the Mothers , *La preghiera delle Madri* , 
insieme a  donne e madri di tutte le religioni, mostrandoci che la  “musica” sta cambiando e deve cambiare. Un miracolo tutto femminile che vale più di mille parole vuote ed inutili.

19.12.17

come sopravvivere alle feste di natale . X° come non farsi stressare dai regali ed evitare di comprare cagate chje poi verranno riciclate

Fare  regali di Natale  è non solo  è un’arte, espressione contestarta  da  alcuni\e  che  la  vedono   piuttosto (  secondo me   s'integrano a vicenbda  ) un segno di civiltà, di cultura e soprattutto di affetto e dedizione.  
Il nocciolo della   questione   non è quanto si può spendere a come farlo nel modo migliore e più appropriato. Perché più degli oggetti contano le intenzioni, i biglietti personalizzati scritti a mano e altri piccoli accorgimenti in grdo di far risparamiare tempo, soldi e inutili fatiche. Avete  già pensato ai regali di Natale ?  
Ogni anno la ricerca dei dono migliori rischia di trasformarsi in una corsa stressante dell'ultimo minuto  o  di coincludersi  con l'acquisto  di   cagate  come quella  qua  saotto presa  da   questo   elenco   di regali  da evitare   suggerito da  http://www.finedininglovers.it/blog




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Perché invece non acquistarli online o farli a casa? ....  Ora lo  so   che m'ero promesso    di fare  un post  semplice  sul tema dei regali ma  ho ricevuto  alcune  email  e messaggi su  messangers    del  tipo   :  <<  tu  che hai  fatto   delle  ottime ed utili guide    sunregali     quest'anno  cosa   consigli  ? .,   hai  qualche  suggertimento  su regali  di quest'ìanno .,  ecc  >>  e mi  sono  detto ma  s facciamo  anche  quest''anno  un post. Ora  poichè siti e  giornali  saranno pieni di congli interessati   sui  regali ed  affini    , non proporrò un elenco  come gli ultimi due  anni  , ma  una  semplice  guida    su come  farlo  onde  evitare   riclo passivo  ( il classico  sbolognamento ) o insoddisfazioni  , pattumiere  colme  di regali inutili , malumori assopiti per  il politicamente  corretto  \ quieto vivere      del non  saper  o  voler  dire   che  il regalo  era una schifezza o non mi piace   ,  ecc  .
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Ecco  Se qualcuno\a di voi pensa che fare un regalo voglia dire entrare in un negozio comprare la prima cosa che le capita sotto mano , farla impacchettare ,uscire e  darla   al destinatario, beh sbaglia. Infatti  è  ovvio che si può fare,specie   quando si manca  di originalità  o  si va  di fretta  , perchè magari si  è  saputo  all'improvviso   di un dettermininato  evento o cena    di gruppo natalizia ( in questo caso  è  meglio farlo  successivamente    a meno che  non si tratti di un regalo  fatto collettivamente   )   ma è un'azione che non si può considerare come “regalare” nel vero senso della parola    perché  fare un dono significa metterci tempo testa e cuore. Non è mia intenzione darvi alcun tipo di consiglio sulla tipologia di regalo ( magari  lo farò   come hio fatto  gli altri anni  nel prossimo post…  chi lo  sa  ), bensì quella di suggerirvi  come si fa un regalo, cioè cosa mettere in atto  per scegliere quello che poi sarà il dono giusto, gradito, usato e apprezzato.
Risultati immagini per regalo natale  Ma ora  bado alle ciancie   ed iniziamo
Innanzittutto  non esiste  mai  un regalo perfettoal 100 %   capita a tuti\e  (  sottoscritto compreso  ) di  sbagliare  , di non azzeccare  o peggio    come  mi è successo anni fa  d'invertire   la  scelta  del regalo cioè ad  ****  appassionato di calcio  ho regalatyo  un libr comico     per  riprendersi da  un lutto familiare  ad *****  il libro sul calcio in reltà era  una serie  di racconti   mi pare  di Stefano benni   o  Gravina   .
 Infatti  il regalo perfetto   è quasi un arte per  pafrasare   http://over-anta.blogspot.it/2014/10/saper-regalare-e-quasi-unarte.html (  da cui ho deliberamente  tratto   i miei consigli  per la  guida  di quest'anno   ) ma  soprattutto   secondo quanto dice  quest'articolo di  http://www.50epiu.it/Home dipende
da  varie  variabii di cui bisogna tenerne  conto   quando  si fa  un regalo non solo a natale  .  eccone alcune   :
  •    dai destinari cioè la  persona  o  le persone  a cui   si fa  . Familiari   ,partner  , amante  ,  prarenti  diretti  , parentame ,  amici\che  . e dal loro  carattere 
  •   eventi ed occassioni ( matrimoni ,  anniversari ,  compleanni   , pensionamenti  ,  ecc  )    che a  volte    capita     che   avvengano nel mese  di  dicembre 
  •   dalla scelta    di vita      di una persona   es   è  vegetariano  \  vegano  (  ecco tre  ottimi siti su cosa  regalare    loro 1   2  3 4
  • dalle  diverse  culture  
 su  https://www.regali.it/  ( sito   da  usare  non solo  a  natale  )  in particolare   alla  voce  https://www.regali.it/esperienze qui troverete     ottimi  suggerimenti conigli 

oltre   all'articolo   vedere, url  nelle  righe  precedenti    blog , http://over-anta.blogspot.it/2014/10/
mi  sono ispirato  a    questo  articolo  del settimanale   D  del quotidiano la Repubblica


Attivate il vostro spirito di osservazione. 
  toglietevi dala testa  che   “quando faccio un regalo, prima di tutto deve piacere a me”. Beh è sbagliato! Perché io posso odiare la marmellata, mentre la persona cui devo fare il regalo la adora! Mica siamo gemelli o  tutti uguali   ed   conformi   d'avere   abbiamo gli stessi gusti. Quindi  meglio  invece mettersi nei panni della persona che riceverà il dono e non guardare sempre e solo il nostro ombelico !!!  Inoltre ormai oggi tutti abbiamo tutto, e quindi, per centrare l’obiettivo bisogna studiare bene i gusti e il carattere della persona cui vogliamo fare un regalo per capire ad esempio se ama leggere, o se  gli piace la musica, se fa sport o se  è un poltrone, se colleziona qualcosa o se ama il cinema, se adora le cose che luccicano (non necessariamente diamanti) o  se le detesta ecc. Una dele variabili  di  cui  parlavo    nele righe  precedenti . Infatti ad ogni persona va preso il giusto regalo di natale. Prima di partire in quarta alla ricerca dell'oggetto più originale e sfizioso dell'inverno, fermiamoci un attimo a riflettere e chidiamoci se il regalo di Natale a cui stiamo pensando piaccia più a noi o al destinatario... Cercate di focalizzarvi sulla personalità della persona, sui suoi gusti e sulle cose che preferisce: solo in questo modo si riesce a selezionare al meglio i regali di natale da fare.Infatti potetre anche " Spiare " il loro   instagram e Facebook ,  visto  che  i  social network sono una fonte preziosa di informazioni in fatto di regali di Natale. Curiosare tra i post e le loro condivisioni  potrebbe  aiutare  a trovare   ( o avvicinarsi  ) l'idea giusta anche per la persona più difficile da accontentare.
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potete   visitare non solo per  i regali ma  anche  per  i  pensierini 
   1) i mercatini .  nei banchi si trovano spesso delle idee molto originali e di solito i prezzi sono più bassi che nei negozio si hanno dei regali particolari fatti a mano  .  O  anche    pagine  fb   e  internet  come  quest a https://www.facebook.com/MercatinoAnnunciItaliano
 2) gli Outlet ormai essi sono presenti in tutte le città ed offrono prodotti di marca con sconti molto 3)  Internet  ormai è appurato che acquistare online è molto conveniente ed  può essere usato  anche da chi  odia  le  folle   o  per  last  minute  . Vi consiglio di acquistare online specialmente nel caso in cui vogliate regalare libri, videocassette, cd e prodotti elettronici ma anche abbigliamento ed accessori  difficili   da  trovare   in loco . La cosa fondamentale è di selezionare siti seri e tenere conto dei tempi di consegna. 4)  In edicola trovate  vecchi cd  o  dvd   oppure  libri  editi   da grossi quotidiani   visto  che  ormai  essi stanno diventando dele case  editrici   che  difficilmente  troverete  in libreria   . Esempio  ,   quest0anno  io   ho fatto un pensierino  di  natale   per  un amico   interessato  a  vite  dei santi e  simili     di natale   comprando  un libro  , anzi due     al prezzo di  uno    , non ricordo   di quale    giornale   cattolico  o pseudo    tale   fosse.
5) mercatini dell'usato


non riciclate
  A meno che  non siate  al  disperazione  .  Se  proprio volete   fatelo  , tanto  ormai l'uso  è  sdoganato da  più parti  . Ma   preferite        il riciclo    attivo  ( doppioni  , mancanza  d'idee ,  pochi  soldi  ,   fare  un regalo originale  ad  una persona  regalando  sia  che lo abbia doppio  ma  anche  no  . Una cosa   che  tu  hai  in casa  e  a cui tieni particolarmente  ma   vuoi donare   a quella persona  una   cosa a cui tieni , una  cosa     che  a  te  non serve  più  o  ti ricorda   brutte  cose , non hai voglia  di fare  buon viso a cattivo  gioco )   a      sia   riciclo passivo (    fatto per pigrizia  fisica  e mentale  , incapacità  di fare  buon viso  a cattivo  gioco , una  cosa  che  vuoi subito  sbolognare   )      eccovi   comunque  ottime guide   su come farlo  senz a fare  figuracce  di .....   :  
1) http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.it/2016/12/come-superare-le-feste-di-natale-3.html
2 ) https://www.agendalugano.ch/episodes/1271/l-arte-del-riciclo-dei-regali
3)  http://www.robadadonne.it/65370/riciclare-i-regali-di-natale/
http://urbanpost.it/come-riciclare-i-regali-di-natale-8-regole-infallibili/

 Fare una lista dei doni
Scrivere numero dei regali da fare e relativi destinari è il primo passo per riuscire nella difficile impresa di accontentare tutti, specialmente se le persone a cui tenete sono numerose . E soprattutto non correre il rischio di dimenticarsi di qualcuno.Infatti fare sempre una lista di ciò che volete comprare è utile . Non lasciatevi trascinare , se  è possibile  , dalle offerte o da ciò che i negozi promuovono con precise strategie  di mercato . I soldi che si spendono quando si acquista d’impulso sono al  70\80 % sprecati o mal  spesi  in quanto creano  doppioni  o riciclo da parte dei riceventi , insmma  i cosidetti regali  di .....   di cui parlavo nelle righe  precedenti  . Per non pentirsi di un acquisto importante ( ma  anche non )  meglio prendere una pausa: “Sugli oggetti costosi -- come dicono  la maggior parte  delle  " guid e natalizie  "  bisogna riflettere. Una volta lontani dal negozio e dal commesso insistente, probabilmente cambierete idea”, suggerisce il neuropsicologo.
Anche lo studio di eBay,Ammazzon  , i social  . ecc  offrono  una soluzione: high intensity interval shopping, mutuato dall’allenamento ad alta intensità così di moda nelle palestre. In pratica: non concentrare tutti gli acquisti in una giornata o negli ultimi giorni  al centro commerciale. Meglio dedicarsi a un regalo alla volta, per poco tempo, magari in pausa pranzo, all’uscita dall’ufficio, tra un appuntamento e l’altro. Infine, visto che lo shopping dovrebbe essere un piacere, sarebbe opportuno acquistare online le cose più semplici, le più noiose e le più difficili da trovare. In modo da avere più tempo per il resto e per godersi , senza  stress  ( salvoche  non i  sia  apatici ) l’atmosfera natalizia.



Galateo di Natale: 10 regole per non sbagliare con i regali


Stabilire un budget

Esattamente come si fa con un piano aziendale, per i regali di Natale occorre preventivare una cifra massima di spesa. L'ammontare va poi diviso per numero di doni e importanza dei destinatari.
Siate flessibili
Anche se la lista ed  il budget   sono un’ottima guida, dovete anche essere consapevoli , specie se  non riuscite  e  non siete  anticipatori  ma  last  minute  della data e dell’offerta dei prodotti. È per questo che dicevo direttamente  ed  indirettamente  di non scegliere cose troppo specifiche, perché correte il rischio di impegnarvi in qualcosa di preciso e poi rimanere frustrate se dovesse andare male   
Extra e\o imprevvisti
Per quanto possiamo aver pianificato le cose, c’è sempre qualcuno che resta fuori o  si  è  " obbligati"  o  succede  un imprevvisto   e in questo caso non ci sarà più tempo per uscire a comprare di corsa qualcosa. La mia raccomandazione è sempre quella di comprare due scatole di cioccolatini, un paio di bottiglie di vino o qualche prodotto gourmet unisex che vada sempre bene. Non vi è mancato nessuno? Non importa, potrete goderveli voi !
Rilassatevi
Portate il vostro mp3 con una playlist che vi piace, prendetevi una pausa di dieci minuti tra un acquisto e l’altro per prendere un tè o un caffè, respirate a fondo… Ricordate che se non trovate il regalo che cercate non è la fine del mondo, e forse potete trovare anche qualcosa di molto meglio se mantenete la mente aperta e la calma.

 Scegliete un buon orario

È vero il detto “Chi dorme non piglia pesci”. Siate tra le prime ad arrivare, soprattutto considerando che molta gente questa settimana ancora lavora, e quindi può andare a fare acquisti solo la sera, quando voi starete già uscendo dai negozi. Al mattino, poi troverete anche la merce ordinata, e questo faciliterà la vostra ricerca.

Cercate rinforzi

A volte  possiamo essere molto egocentrichi e credere che se non facciamo personalmente le cose non riusciranno bene. È il momento di lavorare in squadra, dando anche al partner   o marito   se  si fanno  il regalo  lo si fa   in due   una lista perché cerchino alcuni dei regali da fare (magari quelli semplici). Se avete figli piccoli, cercate di trovare qualcuno che se ne occupi per un paio d’ore per poter andare a fare acquisti più calme e concentrati

 Niente false aspettative

Essere positivi è giusto, essere illusi no oameno non tanto  . È vero che potete avere la fortuna di trovare tutto rapidamente (e magari anche in offerta) e senza tanto stress, ma le probabilità indicano che in genere queste sono giornate complicate per l’ansia che suscita la festa imminente, il fatto che i bambini sono spesso già in vacanza e alcuni genitori (che hanno già fatto tutti i regali) li portano a divertirsi con le attività che propone il centro commercialeo le varie associazioni cittadine  , molte cose sono già esaurite, o ci sono  gli stronzi  di natale   che te le  soffiano  ecc. È meglio tenere tutto questo a mente



Galateo di Natale: 10 regole per non sbagliare con i regali

 Tenere le ricevute

Un dettaglio importante spesso non considerato: conservare tutte le ricevute degli acquisti. Infatti questi scontrini serviranno per gli eventuali cambi qualora taglie, oggetti o colori non saranno quelli giusti oppure se non conoscete o cononoscte da poco il destinatrio oppure se non sapete se quel regalo possa piacergli o ce lo dovesse avere , e lo debba cambiare .




Galateo di Natale: 10 regole per non sbagliare con i regali

Scrivere sempre un biglietto 
A volte esso è Molto, molto più importante ( in caso aveste partener o persone carissime ) del contenuto di un regalo è il biglietto personalizzato che lo accompagna. Fondamentale , secondo il galateo delo regalo , che sia scritto a mano e che racconti l'affetto, l'amicizia o il legame tra le due persone.

Galateo di Natale: 10 regole per non sbagliare con i regali



Evitate di fare regali chiaramente costosi

 A meno che non siano per il partner o i figli  o  amici\che intime  ) . Essia   che a parte svuotarvi il portafoglio, potrebbero anche mettere in imbarazzo chi li riceve perché si sentirà in obbligo di ricambiare con qualcosa di pari valore e magari non ne ha voglia, o non se lo può permettere. E poi non è certo facendo  regali costosi che vi farete apprezzare: l’affetto non si dimostra con i soldi
Pensateci  per tempo e non all’ultimo minuto.
 Lo so che non è facile ,  pensare che un oggetto che stiamo vedendo potrebbe essere un bel regalo di Natale per Tizio, ma se vi sforzerete un po’ e riuscirete a non focalizzarvi solo su Dicembre per comprare i regali, la vostra vita diventerà molto più facile. Io esempio   ogni volta che trova qualcosa di divertente/insolito/curioso/particolare/  in qualche negozio, qualsiasi sia il mese, (  a  volte  esagerando    arrivando  a  comprare  un regalo di natale  dal mese  di settembre  )  penso a chi potrebbe piacere tra  le sue amicizie e lo compro, lo impacchetto, scrive il bigliettino (altrimenti mi dimentica per chi l’ho comprat o)  e lo metto via  fino a natale   , salvo imprevvisti  un  un evento imprevvisto  : compleanno , ecc  .
Inoltre   non cercare i regali di Natale all'ultimo minuto  la cosa migliore da fare è di programmare l'acquisto dei regali di Natale in anticipo in modo da essere sicuri di trovare quello che si cerca e di evitare : le corse deleterie   co relaticvo stress  dell'ultimo minuto.E poi facendo così a Natale si ritrova sempre con tutti i regali già pronti e si evita le code, gli affanni e soprattutto i prezzi altissimi tipici di quel periodo,oltre che  i regali indotto ed  influenzati dala pubblicità  e di compraere   delle cagate
Evitate di proclamare ai quattro venti o concordare  con gli amici e  parenti  “quest’anno niente regali” per poi presentarvi con un dono. se avete detto”  niente regali”, niente deve essere Anche se è piccolo,  altrimenti chi lo riceve si sentirà come un cretino che ha abboccato e non può ricambiare (perché , ovviamente, non vi ha comprato nulla). figura  di merda    fatta  in prima persona  quando cercavo di cambiare  \ trasformare  la  mia   esagerata  generosità   verso  tutti\e (  anche gente  che   non ti cafga  durante  l'anno     o  ti tratta malissimo )  .
Create (o fatevi creare)   sempre una bella confezione.

Infatti  Non dimenticatevi che   genealmente  il pacchetto è già metà regalo, quindi  qualunque cosa ci sia dentro, va presentata come se fosse un diamante da 50 carati. Chi riceve un regalo , in qual momento si trasforma sempre in un bambino/a  e quindi perché non dargli la gioia di chiedersi “cosa ci sarà dentro questa bellissima confezione”? In questo caso “l’abito” fa il monaco, eccome se lo fa !
 Non fate mai alcun accenno , neppure velato, al costo dell’oggetto che state donando
Questo forse vi farà inorridire, perché a voi magari  non è mai successo , ma accade più spesso di quanto si pensi. . Dire “sono felice che ti piaccia, con quel che l’ho pagato!” oppure “ mi fa piacere che il mio sacrificio venga apprezzato” o ancora “ so che magari ho esagerato un po’, ma ho preso un bonus quindi ho potuto comprartelo” oltre che di cattivo gusto è anche di cattiva educazione !! 
  E se avete concordato con il negoziante che l’acquisto fatto  potrà essere sostituito con una misura diversa o con un altro oggetto, non mettete lo scontrino nel regalo (anche se serve in moltio  casi  per poter fare il cambio) , ma accompagnate voi  sìè possibile  la persona nel negozio ed evitate a tutti i costi che veda quant’è l’importo.

Quando dare il regalo?  Se è un regalo di matrimonio, va mandato almeno dieci giorni prima ; se è un regalo di compleanno o anniversario  va dato il giorno stesso; se è per Natale attenetevi  se siete tipi precisi   ed pignoli   \  convenzionali  alle tradizioni della persona cui fate il dono. (quindi il 24 o il 25 dicembre) . La cosa davvero importante è non scordarsi mai di accompagnarlo con un biglietto  che non porti la sola scritta “auguri”. Un po’ di sforzo creativo (basta andare su internet e si trovano frasi a bizzeffe) vi permetterà di essere ricordati anche per quello che augurate e non solo per il regalo che  avete fatto. 



Come dare  il regalo?  A parte consegnarlo direttamente nelle mani del destinatario, ci sono anche altri modi, un po’ più originali che potete adottare: per esempio nasconderlo sotto il cuscino, oppure sotto il tovagliolo, o ancora nella tasca del pigiama o  nelle famose scatole cinesi (l’ultima è quella che contiene il regalo) oppure  legare il pacchetto a un filo che correrà per tutta la casa e il cui capo verrà dato alla persona che, un po’ come Pollicino, dovrà seguire il filo per trovare il regalo, oppure  far finta di esservene dimenticati e chiedere a qualcuno di portarvelo in un preciso momento facendo così un bell’effetto sorpresa, o  ancora - e questo è l’ultimo -  mettere dei bigliettini con suggerimenti per la “caccia”  a partire dalla porta di casa fino al regalo.

 per  disperati  (   come  a  volte  capita     anche  al  sottoscritto )  ed inesperti 



  •  chiedere i desiderata  come  suggerimento occhio però a  non mandare la stessa richiesta    a  più  amici\che  ,  onde  ( a me  è sucesso  )   doppioni  
  •  farvi  aiutare  da    un parente  o  amico\a o  regalarlo  insieme  (  genitori  ai figli\e , fratello e  sorella  ai familiari  , ecc )
  •  oppure prendere  colui  o colei     a cui dovete  fare  un regalo   e  dirgli devo fare  un regalo a  ....    cosa mi sugerisci    \  secondo te  va bene  e  poi in realtà  e  per lui  \ lei 
  •  dire  vai  in  qualunque  negozio  \ centro commerciale   scegliti quello che  vuoi   e dire ( se  si è molto in  intimità ) passo io  a  pagare oppure  mettersi d'accordo  con  il negoziante    e  dire  passa  questa  persona      puoi prendere    quello  che  preferisce   passo io  a pagare 
  • Le   Gift Cards , ovvero i buoni regalo da spendere in punti vendita e grandi magazzini, sono sempre un'ottima idea. E offrono una grande possibilità di scelta. Anche  se     generalmente  chi riceveil regalo  potrebbe sapere quanto avete  speso perchè  al costo dell’oggetto che state   donando.  Quindi  usateli  con estrema ratio ed  in caso di disperazione 
Galateo di Natale: 10 regole per non sbagliare con i regali


  • il  riciclo vedere   gli  url    nelle  righe  precedenti per  evitare  figuracce 


Ma  generalmente  visto  i troppi balzelli ,  tasse  ,  e  costo  della  vita  alto    si  hanno    pochi soldi per i regali  sappiate   che  Non serve spendere tanto per i regali di Natale: l’importante è donare emozioni e qualcosa che dimostri il nostro affetto

 Adesso breve pausa natalizia. La guida continuerà il 27.Auguri e buone feste

14.12.17

problema dei social network Si sa che la gente dà buoni consigli \sentendosi come Gesù nel tempio, tanto dfa non di stinguere una provocazione da un post autentico

canzono consigliate   \  colonna  sonora



L'immagine può contenere: una o più persone
Piccola premessa prima d'iniziare a raccontare la mia esperienza su fb Non vorrei che questo prost provocatorio sia preso sul serio come è avvenuto nella maggior parte degli interventi nella discussione avvenuta sulla mia bacheca di Fb ( trovate la discussione qui ) alla condivisione di una slide provocatoria sull'anoressia . Non penso minimamente quello che di Il rapper Salmo , che si ha fatto benissimo ad sollevare il problema grave e presente fra giovani e giovanissimi , quello dell''Anoressia , ma lo ha fatto in maniera sbagliata ed in un periodo in cui la gente non riesce più a distinguere più provocazioni ed << (... ) Si sa che la gente dà buoni consigli \ sentendosi come Gesù nel tempio
si sa che la gente dà buoni consigli\ se non può più dare cattivo esempio.(...)  >>  .                                              Infatti ciò può risultare  pericolo  ed  è una delle tante   , se non   quella  primaria  di diffusione   e laforte resistenza  d'esse ,   di bufale e   di fake news  e  news  complottiste  
Unun mio parente che è anche fra i contatti di facebook mi ha scritto sia in commenti in altri post ( poi rimossi perchè fuori luogo ) sia in privato di torglierlo .
Eccovi tutta la discussione che tale mio post  ha provocato https://goo.gl/5fwmTS e la discussione che ho avuto in questo post , in cui riportavo a mo' di provocazione per suscitare un dibattito su tale argomento uno scritto o \ intervento di qualche anno di un rapper sull tema dell'annoresia ,la slide , che trovate al lato , di un intervento del famoso rapper salmi Salmo qualche anno fa

12.12.17

Battista Liserre Prof in Francia: “Scappate dall’Italia, dove i politici hanno distrutto tre generazioni di giovani”

  da  https://www.ilfattoquotidiano.it/ del 10\12\2017

Nel 2012 Battista Liserre è partito da Cosenza per fare un dottorato a Marsiglia e non è più tornato. E adesso insegna civilizzazione italiana al campus dell’Essca e all’università di Aix-Marseille. "In Italia a 30 anni sei considerato un ragazzino. Qui, a quell'età, si ricoprono ruoli di grande responsabilità"


di Elisa Murgese | 10 dicembre 2017

Prof in Francia: “Scappate dall’Italia, dove i politici hanno distrutto tre generazioni di giovani”




“Finita l’università avevo due strade: restare in Italia a casa dei miei genitori, aspettando che qualche scuola del nord mi chiamasse per una supplenza, o tentare la mia chance all’estero”. Così, nel 2012, Battista Liserre è partito da Cosenza per fare un dottorato a Marsiglia e non è più tornato. “Vista la situazione italiana non avevo molta fiducia. In Italia le poche borse per fare un dottorato sono destinate a figli, parenti e amici dei professori. E anche quando hai la fortuna di entrare nelle grazie di un docente lavori gratis o, con qualche borsa di studio, arrivi al massimo a 900 euro al mese”. Eppure, per ben due anni il 33enne calabrese ha lottato per non abbandonare la nostro penisola, partecipando a bandi di dottorato in tutta Italia. Peccato che la prima risposta è arrivata da un istituto francese, l’Università Aix-Marseille


Un primo traguardo che gli ha aperto “possibilità inimmaginabili per il nostro paese”, come insegnare all’università ad appena 28 anni. “Quando ritornavo in Italia nessuno mi credeva, mi prendevano per pazzo, perché lì a 28 anni sei considerato ancora piccolo e impreparato per il mondo del lavoro”. E mentre in Italianon credevano alla sua carriera francese, Battista preparava le mosse per il suo scacco matto visto che oggi è riuscito a diventare insegnante di civilizzazione italiana nel prestigioso campus dell’Essca (école de management) a Aix en Provence, oltre ad essere da ben quattro anni chargé de cours (ovvero professore a contratto) della stessa materia all’università di Aix-Marseille.
“Il paradosso è che mentre in Italia sotto i 30 anni ti considerano un ragazzino, qui in Francia molti miei colleghi trentenni lavorano già da sette anni ricoprendo ruoli di grande responsabilità”. Infatti Battista, appena arrivato in Francia, si sentiva addirittura a disagio di iniziare la sua carriera accademica a 28 anni compiuti. Un imbarazzo che mese dopo mese si è sciolto, fino ad permettergli di ricoprire l’ambita carica di docente.
La Francia, secondo Battista, “non è il mondo dei sogni ma unpaese normale in cui lo stato aiuta davvero i suoi cittadini. Solo che, per come siamo trattati in Italia, a noi gli aiuti francesi sembrano del tutto innaturali”. Un esempio? I trasporti pubbliciche, stando alla sua esperienza, funzionano benissimo e non sono quasi mai in ritardo. Oppure il riconoscimento della professione del docente, che lo porta a guadagnare il 35% in più dei suoi colleghi italiani. “Sono finiti gli anni in cui per viaggiare o permettermi quello che desideravo dovevo passare per i miei genitori”. Inevitabile quindi per Battista vedere in un possibile ritorno in Italia un “fallimento”, a meno che questo non avvenga dopo la pensione. Tanto che, a 33 anni, l’insegnante francese d’adozione arriva a considerarsi “privilegiato” se pensa a molti suoi amici della sua età che “abitano ancora a casa con i loro genitori, avendo perso la speranza di trovare un lavoro”.
“Non è facile lasciare tutto e ricominciare. Purtroppo non abbiamo deciso noi di partire, ma è l’Italia a non fare nulla per trattenerci
“Non è facile lasciare tutto e ricominciare. Purtroppo non abbiamo deciso noi di partire, ma è l’Italia a non fare nulla per trattenerci”. Un meccanismo ormai noto che porta i giovani a formarsi in Italia a non trovare un altrettanto valido collegamento tra università e mondo del lavoro. “Inoltre, la nostra è una protestacontro lo stato italiano, una specie di guerra culturale”, continua il 33enne. “Infatti, spero che grazie a noi che viviamo all’estero e rimpolpiamo le statistiche sui giovani che lasciano il nostro paese, i governi riflettano sulla drastica situazione d’invecchiamento della nostra penisola. Anche se non si fa nulla di concreto almeno si apre il dibattito”.
Italiani all’estero che non vogliono sentirsi dire che lasciano affondare la loro terra, sentendosi ambasciatori del proprio paese in terra straniera. “I miei coetanei, a causa di politiche sbagliate , non si meritano di non avere un futuro come ogni nostro concittadino europeo”. Il consiglio che dà a chi si sta affacciando sul mondo del lavoro? “È triste dirlo ma scappate da una classe politica che sta uccidendo tre generazioni di giovani – che mai nessuno ridonerà al nostro paese – e andate all’estero a realizzare i vostri sogni. Andare a lavorare fuori dall’Italia è ormai l’unica strada percorribile”.