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19.10.19

Modena, Erika Borellini, 25 anni,assiste da sei anni la madre invalida ma non può iscriversi alla Magistrale per voto di laurea: lanciata petizione su Change.org

Risultati immagini per erika borellini
 Odio  le  petizioni.  online , anche  se  a  volte  poche in realtà    le ho sostenute  ed  questo  è uno dei casi  .Essa  è la  storia   di Erika  Borrelini   di 25  anni   25 anni, ha dovuto dividere lo studio con l'assistenza h24 alla mamma, colpita da aneurisma cerebrale, da quando ha 19 anni. Si è laureata con 84/110, ma per un solo punto non può iscriversi alla specialistica che ha sempre sognato: "A chi è nella mia situazione non vengono riconosciute nemmeno le agevolazioni degli studenti-lavoratori. Ma accudire una persona invalida è un impiego a tempo pieno"
perchè  dimostra  come  la  scuola   sia  priva  , ovviamente   dipende  da  caso a  caso  ,  d'umanità  e di buon senso  . insomma   legata  ancora    ,   salvo eccezioni appunto  a quello che  contestava  don Lorenzo Milani ( 1923-1967 )  in lettera  ad  una professoressa, vedere  il   video   riportato  sotto sotto magistralmente interpretata  nell'opera teatrale cara-professoressa  da  Beppe  Casales 
  



E questa storia      \  caso  n'è  l'emblema  




Erika Borellini, 25 anni, ha dovuto dividere lo studio con l'assistenza h24 alla mamma, colpita da aneurisma cerebrale, da quando ha 19 anni. Si è laureata con 84/110, ma per un solo punto non può iscriversi alla specialistica che ha sempre sognato: "A chi è nella mia situazione non vengono riconosciute nemmeno le agevolazioni degli studenti-lavoratori. Ma accudire una persona invalida è un impiego a tempo pieno"


                                   da  il fatto quotidiano  del 18.10.2019 
                                                       di Martina Milone

“Io voglio studiare e mi dispiace se il mio voto non è adeguato per proseguire con la magistrale. Ma rifarei tutto da capo perché un punto non vale la salute di una persona”. Erika Borellini viene da vicino Carpi, nel Modenese, ha 25 anni e da sei è la caregiver di sua madre, colpita da un aneurisma cerebrale il 20 maggio del 2013. Lo scorso febbraio si è laureata all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia nella triennale di Ingegneria elettronica, ma la sua votazione, secondo i regolamenti della facoltà, non è sufficiente per l’accesso alla magistrale. Un solo punto la separa dalla possibilità di proseguire gli studi in quella che è la sua passione, con l’obiettivo un giorno di realizzare attrezzature biomediche. “Ho preso 84 su 110 – spiega a Ilfattoquotidiano.it – Ma per la specialistica servono almeno 85 punti. E non esiste nessun esame integrativo, se ci fosse studierei volentieri. Ma è un numero di sbarramento e non ci sono altre possibilità di accesso”.
Un’ingiustizia secondo Erika che, per sbloccare la situazione, dopo aver provato senza risultati a presentare il suo caso al rettore Angelo Oreste Andrisano, ha deciso di lanciare una petizione su Change.org. In poco più di una settimana, l’appello di Erika ha raggiunto oltre 80mila firme, arrivando anche in Parlamento con un’interrogazione presentata dalla senatrice del Movimento 5 stelle, Maria Laura Mantovani.
Petizione studentessa
Volume 100%


“In Italia la figura del caregiver familiare (circa 9 milioni di persone, ndr) – dice ancora Erika – non ha le giuste tutele legislative e non è riconosciuta a tutti gli effetti come un lavoro. Ci sono dei procedimenti in corso, ma comunque in nessuno viene posto il problema dei figli che studiano e devono accudire i loro genitori”. È il caso anche dell’ultimo ddl relativo al tema presentato in Senato, il 1461. Negli 11 articoli proposti si parla di riconoscere la figura del caregiver, definito come “la persona che gratuitamente assiste e si prende cura in modo continuativo del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado”, di garantirgli una tutela previdenziale, “fino a un massimo di tre anni di contributi figurativi”, e di fornirgli un supporto in ambito sociale, come quello psicologico o formativo. Ma, appunto, non c’è traccia del caso dei giovani che, sottolinea la 25enne, “spesso hanno anche 16 o 17 anni e assistono genitori o parenti malati di Sla o di bipolarismo“.
Se fosse stata riconosciuta come studentessa-lavoratrice, Erika non sarebbe stata considerata fuori corso e avrebbe avuto diritto ai 2 punti aggiuntivi per la laurea, riuscendo ad accedere alla magistrale. Ma il problema sarebbe rimasto. “Secondo il regolamento dell’Ateneo, con il part-time avrei potuto solo spalmare un anno di studio in due, quindi fare l’università in sei anni invece di tre. Ma avrei potuto dare il 50 per cento degli esami all’anno, con una tabella di marcia da definire nel piano di studi a inizio anno o da integrare con una richiesta al Consiglio – racconta ancora – Ma il lavoro di caregiver non è prevedibile, un giorno mia mamma sta bene il giorno dopo non lo so. Come studentessa-lavoratrice avrei solo rallentato il mio percorso ma con delle tempistiche non flessibili che invece servirebbero agli studenti come me”.
In questi mesi, dalla laurea ad oggi, quando ormai le iscrizioni per il corso di studi magistrale stanno per scadere, Erika ha provato di tutto. “Già prima di laurearmi sapevo che il mio punteggio non sarebbe stato sufficiente, quindi ho scritto al direttore di corso raccontando la mia situazione e allegando i documenti del tribunale e quelli dei medici che attestavano quanto fosse stata importante la mia presenza a fianco di mia mamma. Ho aspettato per mesi una risposta dal Rettore che è arrivata in via ufficiosa solo ad agosto – continua – Mi hanno convocata dicendo, in pratica, che fare un’eccezione avrebbe leso uno dei pilastri dell’università che è l’uguaglianza fra studenti. Poi mi hanno risposto anche in via ufficiale, sempre negativamente, anche a settembre”.
Intanto, però, la 25enne ha scoperto che, se per il corso di studi magistrale il suo voto di laurea è considerato “troppo basso”, al contrario per dare singoli esami non è così. “Per loro io posso tranquillamente dare esami pagandoli singolarmente, anche 200 euro l’uno. E, per ipotesi, laurearmi in moltissimo tempo, visto che con questo sistema ne potrei dare solo tre per anno accademico”, spiega sottolineando il controsenso. “In pratica non vado bene per seguire un intero corso, ma sono sufficientemente preparata per i singoli esami di quel corso. Assurdo, vista anche la mancanza di ingegneri con laurea magistrale in Italia “.
Per non “stare con le mani in mano”, comunque, Erika ha provato a iscriversi alla magistrale di Ingegneria meccatronica, a Reggio Emilia, per la quale basta una votazione di 80 su 110, ma le difficoltà sono molte. “Vengo da un percorso di studi totalmente diverso, quindi per accedere dovrei acquisire altri 40 crediti formativi universitari integrativi in materie meccaniche – dice ancora – In pratica l’equivalente di cinque esami. Avendo ricevuto la risposta solo ad agosto è praticamente impossibile che io riesca a prepararli entro dicembre, quando scadono le iscrizioni. Devo capirli e per me le cose vanno fatte bene o non si fanno per niente”.
L’impegno di Erika con la mamma Lorenza in questi sei anni è stato costante. “Dopo l’aneurisma è stata un anno in neuroriabilitazione a Correggio. Poi è iniziato il lungo travaglio a casa. Era piena di infezioni, con la tracheotomia e il sondino per mangiare”. In sei anni Lorenza ha subito sei interventi. In tutti Erika era al suo fianco. “Lei comunica solo con gli occhi e io le facevo da ‘traduttrice’ per i dottori – spiega – Ero quasi h24 con lei. Studiavo seduta vicino al letto dell’ospedale e da lì andavo direttamente a dare gli esami”. Anche la gestione in casa non è stata semplice. “Abbiamo una signora che ci aiuta, ma trovarne una che andasse bene anche a mia madre è stato difficile”. Una dedizione che però ha dato i suoi frutti in questi anni. “È migliorata molto. È considerata totalmente cosciente, tanto da aver riottenuto il diritto di voto lo scorso anno. E ora mangia per bocca”.
Dal 2013 la routine quotidiana di Erika ha dei ritmi scanditi, diversi da quelli di una normale studentessa. “Mi sveglio alle 6,30 e faccio l’igiene quotidiana a mia madre. Poi vado a lezione e torno per darle da mangiare a pranzo – racconta – Poi riparto per le lezioni al pomeriggio. La sera le faccio un po’ di fisioterapia, per evitare le piaghe. Alle 22,30 dopo averla messa al letto, sono distrutta anche io, quindi vado a dormire e difficilmente riesco a mettermi a studiare”. E poi, ancora, il sabato è dedicato alla preparazione degli “omogeneizzati” da dare alla madre per tutta la settimana, “e di domenica usciamo anche insieme a mio padre. La portiamo al centro commerciale o, quando è caldo, al lago o al mare”.
È per tutte queste ragioni che Erika, spinta anche dagli amici, ha deciso di lanciare la petizione. La studentessa si è rivolta al ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, e alla ministra delle Pari opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti, chiedendo che gli studenti caregiver possano godere dello stesso trattamento degli studenti lavoratori. Magari con una flessibilità maggiore. Per il suo caso specifico, invece, ha provato nuovamente a rivolgersi al Magnifico Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia per chiedergli di “rivedere il regolamento universitario prevedendo la figura del caregiver al suo interno” e di darle “una proroga così da potermi iscrivere al corso di Laurea Magistrale”. “Il rettore ha già risposto dicendo che gli dispiaceva ‘per la studentessa’ – conclude Erika – ma che ‘non vuole dare privilegi’. Beh, vorrei proprio vederli questi miei privilegi”.


Un rettore  ottuso , insomma  un passacarte    che  non distingue  la regola   dall'eccezione  

5.2.16

Fermiamo l'attivista dello stupro Roosh V e gli incontri dei suoi alleati italiani



È ignobile, nel 2016 non si riesce ancora a fermare un crimine contro l'umanità di questo tipo? Perché questi maschi sono sempre a piede libero?

da https://www.change.org/




Sabato 6 febbraio, alle ore 20:00 (ora locale) i seguaci di “Roosh V” e del suo blog “Return of Kings”, dai contenuti decisamente misogini, sessisti e violenti, terranno degli incontri segreti in diverse parti del mondo. In Italia i punti d'incontro previsti dovrebbero essere in tre città: Roma, Bari e Reggio Calabria. Roosh V, ovvero Daryush Valizadeh, è autore di diversi libri autoprodotti dal titolo Bang, che in inglese indica non solo un’esplosione ma anche l'atto sessuale. La sua serie di libri, così come il suo forum, il suo account Twitter e il blog sono qualcosa di peggio di un manifesto della misoginia.

Valizadeh si adopera per istruire gli uomini su come adescare delle donne ed eventualmente violentarle, perché non ha nessuna importanza se la donna sia consenziente o meno all’atto sessuale. Non solo: secondo la sua ideologia criminale, lo stupro dovrebbe diventare legale negli spazi privati. Senza farsi troppi scrupoli Valizadeh cerca di insegnare agli uomini come violentare e farla franca.

Una citazione tratta dal suo libro Bang Iceland: “Mentre tornavo a casa, ho capito quanto lei fosse ubriaca. In America, fare sesso con lei sarebbe stato uno stupro, dal momento che, legalmente, non era in grado di dare il suo consenso. Non aiuterebbe il fatto che io ero sobrio, ma non posso dire che mi interessasse o che abbia addirittura esitato. Non razionalizzo le mie azioni, fare sesso è ciò che faccio.”

Altre dichiarazioni reperibili su Twitter o altri canali online qualificano il suo pensiero in modo ancora più esplicito: “parto dal presupposto che qualsiasi ragazza io incontri sia una sporca p****na fino a prova contraria”. Su Twitter ha dichiarato che si recherà in Australia in occasione dell’incontro internazionale e ha identificato le sue prede:“belle ragazze australiane tra i 18 e i 22 anni, sono libero per una bevuta”.

Di fatto la sua serie di libri e i suoi canali di comunicazione hanno raccolto un seguito sufficiente (solo il canale YouTube conta 19.000 iscritti) da indire una serie di incontri di scala internazionale, ognuno dei quali sarà presentato da uno dei suoi proseliti. L’iniziativa, promossa dal suo sito web, ha lo scopo di unire uomini con simile mentalità e simili scopi affinché possano discutere e meglio apprendere le idee e strategie sopra menzionate. L’accordo tra queste persone è di trovarsi in spazi pubblici e nella prossimità di monumenti o luoghi conosciuti. Soltanto uomini etero sono autorizzati a partecipare.

L’americano ha minacciato (incitando anche il suo gruppo di seguaci misogini a fare lo stesso) qualsiasi donna o uomo che protesti contro l’evento di “furiose punizioni”. Inoltre ha chiesto che i contestatori vengano filmati e ha promesso che la sua folla “anti-femminista” sarà pronta a “farli a pezzi” come punizione per essersi schierati contro la violenza sulle donne.

Non siamo disposte ad accettare questa forma di terrorismo nei confronti delle donne. Gli attivisti sostenitori dello stupro minacciano in modo diretto la nostra sicurezza e contribuiscono a rendere normale l’abuso fisico e psicologico di donne e ragazze.

Chiediamo che le forze dell’ordine si adoperino per evitare che questi incontri abbiano luogo. Se questo atto di prevenzione non dovesse avvenire, ancora una volta si saranno ostacolati e svalorizzati i tentativi di fermare la violenza contro le donne.

Al di là degli improbabili (si spera) progetti per la legalizzazione dello stupro, e del fatto che questi siano o meno all'ordine del giorno negli incontri di venerdì, rimane innegabile l'effettiva pericolosità del movimento, del suo leader e delle varie “tribù” disseminate per il mondo. In una società come la nostra – in cui lo stupro è sì reato, ma allo stesso tempo le responsabilità non sono chiaramente attribuite a chi lo compie (come avviene invece per gli altri crimini) e si innesca spesso e volentieri un processo di deresponsabilizzazione del carnefice e colpevolizzazione della vittima – il riunirsi di una comunità di individui che si spalleggiano l'un l'altro e trovano nelle loro “tribù” una giustificazione ai loro comportamenti criminali è un lusso che non possiamo concederci. Alla luce degli ultimi femminicidi apparsi sui giornali è più che mai importante agire, non possiamo permettere che queste ideologie di violenza e prevaricazione ottengano ulteriore appoggio o promozione. Chiediamo alle istituzioni di prendere una chiara posizione contro gli obiettivi degli attivisti.

Non possiamo accettare queste visioni dall’intento criminale nel nostro Paese.

Per favore agite.



UPDATE: sul sito di Valizadeh il meetup risulta cancellato ma invitiamo a non abbassare la guardia. Per la vostra sicurezza ricordiamo che i luoghi d'incontro in Italia sarebbero dovuti essere:
Bari — Parco 2 Giugno, di fronte all'entrata principale su Viale Einaudi.
Reggio Calabria — Museo Nazionale, di fronte all'entrata principale.
Rome — Alla Scalinata di Trinità dei Monti, di fronte al negozio della Montcler, all'angolo di Via Condotti.



Fonti:


http://www.cultora.it/petizione-fermare-roosh-v-lo-scritto…/
http://www.rooshv.com/full-city-listing-and-meeting-points
http://www.dailymail.co.uk/…/The-seedy-code-followers-pro-r
https://au.news.yahoo.com/…/anti-women-group-who-believe-r…/
https://www.pedestrian.tv/…/3106b432-01c8-48e4-b186-ce828aa
http://www.huffingtonpost.es/2016/02/04/machistas-radicales_n_9156466.html?ncid=tweetlnkeshpmg00000001
https://www.dnainfo.com/chicago/20160203/rogers-park/loyola-warns-students-of-pro-rape-mens-rights-meetup-near-campus
http://www.returnofkings.com/79393/private-meetups-protocol-to-attend-meetups-that-now-have-hidden-meeting-locations
http://www.independent.co.uk/news/uk/home-news/roosh-v-cancels-pro-rape-pick-up-artists-meetings-safety-concerns-a6852671.html
http://www.theguardian.com/australia-news/2016/feb/04/daryush-roosh-v-valizadeh-cancels-neo-masculinist-meetings-over-safety?CMP=share_btn_fb

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