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spiritualità falsa e vera
canzoni e film di riferimeti
Sweet Child o' Mine- Guns Roses
cover Banda do Sul feat. Natascha - Sweet Child o Mine
Captain Fantastic - Wikipedia in particolare la scena della cremazione della madre
LA FALSA SPIRITUALITA'
31.3.25
perdonare e perdonarsi
ho visto uno degli ultimi video di Kiko.Co https://www.facebook.com/k.kiko.co/videos/471288302704582 e mi è venuto in mente questo dialogo interiore che qui sotto ripropongo .
dipende da caso a caso in quanto si deve
- Comprendere perché devi farlo.
- Accettare che i fallimenti non ti rendono una cattiva persona.
- Non temere di ricominciare. Adottare una nuova mentalità, imparando dagli errori del passato.
- Identificare le emozioni che hanno portato al senso di colpa.
- Assumersi le proprie responsabilità.
- Saper perdonarsi. Guardarsi allo specchio e riconciliarsi con sé stessi.
- Chiedere perdono sinceramente e dare a se stessi un'altra occasione.
20.3.25
Il dolore di un papà cinque anni dopo: «Elisa vorrebbe vedermi felice, sorrido alla vita per lei»Pierpaolo Riccobono ha perso la figlia 15enne nel febbraio 2020 in un incidente stradale. Ora racconta come si è salvato: «Lei è il mio faro
Il dolore di un papà cinque anni dopo: «Elisa vorrebbe vedermi felice, sorrido alla vita per lei»Pierpaolo Riccobono ha perso la figlia 15enne nel febbraio 2020 in un incidente stradale. Ora racconta come si è salvato: «Lei è il mio faro
di Luca Fiori
Sassari
«Il tempo non allevia niente. Però ti aiuta, giorno per giorno, a uscire dalle tenebre in cui si ritrova improvvisamente chiunque debba affrontare la tragedia che è capitata a me. All’inizio vedevo tutto nero, poi piano piano, grazie a lei, ho ripreso a vedere la luce e ora voglio godermi la vita a pieno, come mia figlia avrebbe voluto per il suo papà».Pierpaolo Riccobono, sassarese di 53 anni, agente di commercio, cinque anni fa - nei giorni in cui il
Pierpaolo quale è stato il momento più difficile?
«Il momento più difficile è stato “il momento”. Perché quando la vita si spezza ti vengono a crollare tutte le certezze, tutti i pilastri che ti eri costruito. E il pilastro principale della mia vita era Elisa. Perché io, come qualsiasi genitore, vivevo, facevo e sognavo sempre perché c’era lei. Volevo sempre il bene per mia figlia, sempre vederla sorridere. Poi improvvisamente il buio».
E poi cosa è successo?
«Quando la vita ti mette davanti a tragedie di questo tipo hai tre possibilità. La prima, lo dico senza tanti giri di parole, è cercare un ponte e andarsene per sempre. La seconda è vivere strisciando e la terza è cercare di godersi il bello della vita, sapendo che ogni figlio desidera sempre vedere i propri genitori felici. Io ho scelto la terza possibilità, perché so che Elisa non vorrebbe vedermi strisciare, ma vuole la mia felicità».
E ora come sta?
«Sto bene, grazie. E grazie di avermi fatto questa domanda, non tutti hanno il coraggio di farmela. Questi cinque anni li ho vissuti sulle montagne russe. È stato un delirio, perché la cosa più importante al mondo mi è venuta a mancare. Ma fin da subito ho sentito che lei era sempre con me, che mi aiutava ad affrontare questo dramma. E cercando di reagire, grazie alle sue linee guida, perché lei ora è semplicemente il mio faro, sono riuscito a godermi la vita. Cosa che non avevo mai fatto prima. Avevo vissuto una vita strana, quasi a limite. Elisa mi ha insegnato a godermela, sotto tutti i punti di vista. Quando penso a lei, cioè ogni istante della mia giornata, e ho delle difficoltà di vita quotidiane, lei mi dà sempre le risposte».
E quali sono le risposte?
«È una semplice equazione quella che faccio: lei vuole il bene per me, come tutti i figli del mondo».
Che rapporto avevate?
«Splendido, di totale fiducia e complicità. Ricordo quando un giorno in macchina, a 14 anni, mi confidò che aveva iniziato a fumare. Le dissi che le sigarette non le avrebbero fatto bene, ma non mi arrabbiai. Poi venni a sapere che lo aveva raccontato felice ai suoi amici. Sapeva che poteva fidarsi di me e questo mi riempie ancora di gioia».
La festa del papà che giornata sarà?
«Sarà un giorno in cui penserò a lei ancora di più. Ma sempre con il sorriso e con un occhiolino per la mia bambina».
In quei giorni di marzo del 2020, poco dopo la tragedia, lei prese pubblicamente le difese del ragazzino che guidava la moto, che era stato attaccato sui social. Fu un gesto molto altruista.
«Insieme alla mamma di Elisa ci facemmo una semplice domanda: Elisa cosa avrebbe voluto? E anche in quel caso la risposta me la diede lei».
Lei da anni scrive sui social messaggi positivi, di speranza. Si concludono sempre con la frase “Più uno”.
«Quando scrivo sui social mi rivolgo a Elisa, non lo faccio per avere like o compassione. Non ho ricette per chi sta vivendo il mio dramma purtroppo, ognuno deve trovare la sua strada da solo. Ma ogni genitore deve sapere che un figlio, anche se non c’è più, non vorrebbe vederlo triste. La vita merita comunque di essere vissuta al meglio, nonostante le tragedie. “Più uno” era il modo di quantificare con lei l’amore che provavo nei suoi confronti, era una cosa nostra che continuo a fare».
Crede che ci sia qualcosa dopo la vita?
«Credo nell’uomo. E credo che l’inferno e il paradiso siano su questa terra. E credo anche che la vita ce la costruiamo noi, dobbiamo essere abili nel seminare bene per ricevere bene».
Come vede il suo futuro?
«Lo vedo».
egli ha saputo metabolizzare ( in realtà non passa mai ma possiamo renderlo meno cruento e doloroso ) . Ma soprattutto insieme alla moglie
da
https://www.fanpage.it/attualita/sassari-elisa-muore-a-15-anni-genitori-difendono-ragazzo-che-guidava-moto-lasciatelo-in-pace/
[...]
Gavina Cubeddu sono i genitori di Elisa. E ora difendono Enrico, il 17enne che guidava l’Aprilia 125 da cui sono caduti, per le minacce ricevute. Lo fanno con un post su Facebook: “Volevo semplicemente dire a tutte quelle persone che se la stanno prendendo con Enrico con minacce e altro di prendersela con me. Siete solo dei poveracci che non capite la sofferenza di due famiglie. Non auguro a nessuno, neanche al mio peggior nemico, di passare quello che stiamo subendo dalla vita. Ma penso che sia dovuto solo a un stramaledetto destino infame. Per le persone che vogliono fare del male a Enrico devono passare sul mio cadavere. Fatti forza Enrico, ti vogliamo bene, Pierpaolo e Gavina”.Il post è stato condiviso da molte persone, che hanno apprezzato l’atto di amore dei due genitori nei confronti del ragazzo, nonostante quello che è avvenuto. A La Nuova Sardegna, Pierpaolo Riccobono aggiunge: “Spero che serva a qualcosa, magari ad aiutare a crescere e a ragionare i ragazzini che stanno attaccando ingiustamente Enrico. Poteva capitare a chiunque quello che è successo, ma nessuno può più fare niente. Due sere fa avevamo a casa 40 amici di Elisa, quella che lei chiamava la sua greffa. E ora io e Gavina possiamo solo cercare di dare il buon esempio a questi ragazzi”.
26.2.17
piccole cose ed insignificanti per gente normale grandi cose e intense per gente speciale
http://ilcamminodelperdono.eu/
Canzone suggerita è pane e sale di zucchero
I due video più popolari e condivisi nei giorni scorsi , sui giornali di informazione on line e su i social , sono stati i seguenti: quello dei Nas girato da una telecamera a circuito chiuso dell’Ospedale Loreto mare di Napoli in cui si vedono dipendenti strisciare anche venti badge di colleghi, infermieri radiologi medici, che così risultavano presenti ed erano invece, per esempio – è un dato reale, il caso di un primario – a giocare a tennis. Ciascuno di noi è stato o ha avuto parenti in ospedale, un ospedale pubblico, e ha anelato l’incontro anche fuggevole, anche in corridoio, con il medico curante oppure in ufficio pubblico o segreteria e sa di cosa si parla . Non servono commenti, mi fermo qui altrimenti scado nei (spesso mi capita ) nel populismo e nel qualunquismo sterile \ malpancismo . Il secondo mostra due dipendenti di un supermercato di Follonica, amena località della toscana marittima, che filmano ridendo due donne sorprese a frugare nei cassonetti e da loro chiuse a chiave nella gabbia dei locali dell’immondizia. Non essendo frugare nei cassonetti qualcosa che si possa desiderare per piacere, che non si faccia se non in casi di estremo bisogno, anche in questo caso non direi altro ci ha già pensato qualcuno con un suo editoriale e c'è ancora qualcuno\a che non ha mandato come si diceva un tempo il cervello all'ammasso e che risponde colpo su colpo 😄😇😛 a Salvini e ai suoi seguaci
Giuseppe Scano ha condiviso il post di Daniele Sensi.
Solo poi il giornalista ha riportato la notizia di questi dipendenti della Lidl di Follonica che hanno rinchiuso due donne rom trovate a rovistare tra i cassonetti: riprese, irrise e, ovviamente, subito condivise sul web.
Io so che questa è la banalità del male.
Io, stamattina, ho pianto.
Esistono altri mondi di cui si parla meno, che circolano meno on line ma che ci sono, formidabili, nella realtà , ma che se non ci sono vip o personaggi dello star system nazionale ed internazionale passano in secondo piano e vengono " censurati e nascosti " nelle pagine interne di cronaca o edizioni locali .
Non son che altro dire se non per lasciarsi con questa canzone ora in oda alla radio
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