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24.12.25

STANCO NATAL e NATALE DEI POVERI

Cari amici    vicini e  lontani   . Ecco  giunti alla  vigilia      e  a  chiderci      come ogni   anno  . A che serve una festività rossa sul calendario? A non andare al lavoro pur essendo pagati, per i cinici. A tenere liberi i credenti, che devono fare il “tagliando” alla propria fede, visto che per la maggior parte le festività sono religiose, pensa la Chiesa. E a ricordare che, in fondo, una fede i credenti ce l’hanno, pur se male in arnese. Premesso che questi Caffè sono scorretti e non c’è un ufficio reclami, esagerare sarebbe
sbagliato. Perché c’era, ora meno, un’altra ragione per cui la festa, per quanto sempre più “commerciale”, sia osservata: è l’unico giorno dell’anno in cui è difficile sfuggire al dovere di riunirsi alla famiglia. In molti casi, poi, mette assieme diverse famiglie, o quella allargata. Certo, Benjamin Netanyahu, detto Bibi (in ebraico בנימין נתניהו‎) continiuano i.n maniera diretta o indiretta a massacrare e far massacrare da coloni sionisti i palestinesi e Putin continua a bombardare gli ucraini e il contrasto con le ingozzate al cenone, talvolta degne di un reparto di gastroenterologia, è lacerante. Ma è giusto festeggiare, anche per i non credenti: ci si riunisce comunque intorno alla stessa tavola, cosa che dovrebbero fare anche le coppie separate che hanno figli, evitando di torturarli con i turni: «Cenone con mamma e pranzo del 25 con papà». E sì, ci stanno pure il cugino antipatico e il nonno catarroso: è famiglia. Per una sera, al diavolo guerre, tg e slogan pubblicitari. E' Natale .  Ma  non per     questo    dimentiucare     chi soffre

  da  unione      sarda  del  24\12\2025 


Giuseppe, 74 anni, vive in un giaciglio di fortuna sotto l’Asse mediano di scorrimento, di fronte all’ex Motel dell’Agip, all’uscita da Cagliari. «Siete arrivati, posso avere un tè caldo?», dice ai volontari della Croce Rossa di Cagliari che, ogni notte, arrivano a portargli pasti caldi, bevande e alimenti. Carmen e Stefano, neanche trentenni, un passato di tossicodipendenza e prostituzione, vivono, hanno trovato rifugio sotto un ponte in via Po. Bruno, poco più che cinquantenne, dopo aver perso il lavoro è finito a vivere in strada: adesso la sua casa è un materasso poggiato su due piazze di cartone, il suo tetto è la vecchia scala mobile del mercato di San Benedetto (chiuso per ristrutturazione). «Non dormo da tre giorni, con la pioggia è impossibile», racconta.
Invisibili
Poche storie, invisibili, ai margini delle strade della città, oscurate dalle luci natalizie. Ma quelle di Giuseppe, Carmen, Bruno non sono storie isolate di vite sfortunate. C’è quella di Pierluigi, nelle gallerie Ormus, o Marino, in viale Marconi. I senza fissa dimora nel capoluogo assistiti dai volontari dell’Unità di strada della Croce Rossa di Cagliari sono un vero e proprio esercito silenzioso che continua a crescere: 55 persone vivono al freddo in strada. Esistenze precarie, vite riscaldate anche a Natale dai volontari della Croce Rossa. «Ogni sera, fino a mezzanotte, usciamo con la scusa di portare un pasto caldo, ma l’obiettivo principale è quello di fare con loro una chiacchierata, capire come stanno, scherzare con loro, se possibile, portarli per un attimo fuori dalla condizione di vulnerabilità in cui si trovano», dice Alessandro Montis, referente dell’Unità di strada della Croce rossa di Cagliari.
Il giro
Il servizio dell’Unità di strada viene garantito tutti i giorni, Vigilia, Natale, Santo Stefano e Capodanno compresi, da una decina d’anni grazie all’accordo con l’assessorato comunale alle Politiche sociali, ma è da vent’anni che i volontari girano la notte a portare un po’ di conforto alle persone senza fissa dimora. Nei giorni di festa, come ogni notte, si comincia verso le 19. L’appuntamento è nella sede della Croce Rossa, in viale Merello. Da qui i volontari dell’unità di strada partono per distribuire la cena e conforto: la notte di Natale è una come tutte le altre dell’anno per i volontari. Solo il menù è una festa, e questo cambia per gli assistiti. «Per Natale un pasto diverso, lasagne, cotoletta impanata, panettone o pandoro», spiega Luisa Pellerano, delegata obiettivo inclusione sociale della Cri di Cagliari.
Le vite
Tutti i volontari dell’unità di strada della Croce Rossa di Cagliari conoscono e chiamano per nome i senzatetto, per restituire loro un’identità che altrimenti si perderebbe fra cartoni, roulotte, tende e ricordi del passato. Spesso si tratta anche di persone che prima avevano uno “status”: «Ho fatto per tanti anni il muratore, ero capo cantiere e pure bravo», racconta Giuseppe, da 30 anni in strada. «Mi è sempre piaciuto lavorare, poi le cose sono andate male e sono finito così». Cosa desidera per Natale? «Solo una casa, un letto dover poter dormire al caldo e un bagno dove fare una doccia con l’acqua calda tutte le mattine».
Nella vita dei senza fissa dimora i giorni di festa sono uguali a tutti gli altri: sempre in strada. Perché chi vive in strada è sempre un ex qualcosa, un impiegato, un operaio, un marito, finito senza un tetto per le avversità della vita. «Vivevo con i miei genitori in affitto in via Monti, poi sono morti ed è cominciato il calvario», racconta Bruno. «Ho trascorso dieci mesi in ospedale per una broncopolmonite. Chiedo solo un posto per dormire, per mangiare mi arrangio». Che regalo vorrebbe per Natale? La risposta è sempre la stessa. «Un posto dove poter dormire e lavarmi», risponde Bruno. Perché in roulotte vivono i più fortunati. Chi non ha un mezzo, proprio come Bruno, dorme all’addiaccio.
Il servizio dei volontari della Croce rosse finisce a mezzanotte. Piove ancora, i volontari consegnano gli ultimi pasti e regali.

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buone feste

  si come sareste  stufi  o   assueffati ad  immagini  religiose    \  confessionali    vi  propongo    da  bastardi    dentro     questa