Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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2.5.15
RAGAZZI
A Milano è scoppiata una bomba atomica, un fungo di fuoco atroce e, come i suoi precedenti storici, assurdo, infame, blasfemo. Nella sua piccineria, addirittura peggiore degli altri. Perché non ha nemmeno le "motivazioni" d'una guerra. Simboleggia solo l'assenza, il grado zero della ragione, lo spappolamento strafatto di pecore impazzite. In quel fungo si raggruma lo scarto e la sconfitta d'una società senza baricentro, televisiva, pronta alla dimenticanza (ben diversa dal perdono), non per longanimità ma per rifiuto di crescere, per timore di dover ammettere i propri errori. Siamo il mondo dei diritti senza doveri; e i primi, senza i secondi, si tramutano sempre in prepotenze. Quanto accaduto mostra la protervia della dittatura del singolo, la fallacia della democrazia emotiva, e siano essi teppisti (come sono), figli di bravi papà che in nome della lotta al "capitalismo" devastano auto di operai ed esercizi pubblici, "studenti" giunti in seconda superiore all'età record di 75 anni o emuli di qualche vecchia carogna della c.d. lotta armata, poco cambia. Gli "Er Pelliccia" in versione lombarda proseguono la loro marcia funebre: e li si definisce sempre ragazzi, anche quando non lo sono da un pezzo, anche quando esserlo non li esime dall'assumere atteggiamenti responsabili sia pure manifestando disagio. I mezzi li hanno, glieli abbiamo forniti; lo speriamo, almeno. Ma il punto sta proprio nel continuare a considerarli ragazzi, che poi, nell'accezione comune, significa fanciulli, incapaci d'intendere e volere, al massimo un po' birichini. "So' ragazzi!". E invece no, "colpa vostra se non eravate ancora nati" avrebbe declamato Pasolini. "So' ragazzi": e ci sentivamo sicuri, ieri mattina, con le strade pattugliate da forze dell'ordine che quell'ordine non hanno garantito. E stessimo tranquilli, spezzeremo le reni all'Isis, ha giurato il geniale ministro Alfano, anch'egli un ragazzo, uno che si paragona a John Kennedy per aver conquistato il potere da giovane. Ci siamo arresi di fronte a un drappello di luttuosi frombolieri. Società di ragazzi, quarantenni giocherelloni, mondo distratto, che gestisce la cosa pubblica in modo barbaro, sbandato, sterile. Questo giovanilismo, quanto appare caduco, vecchio. Rancido.
Daniela Tuscano
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