COSA E' SUCCESSO
Alberto Veronesi dirige la Boheme bendato per protesta, il pubblico non gradisce e fischia. Figlio dell’oncologo Umberto, è passato dal Pd a Fdi
Il direttore del Festival Puccini contro la scelta del regista di ambientare l'opera nel '68 francese. "Non voglio partecipare allo scempio visivo di un autore, che viene stuprato"
Stuprano la Boheme di Puccini e io la dirigo bendato. Ha fatto scalpore la decisione provocatoria del maestro Alberto Veronesi che la sera del 14 luglio sul palco del Gran Teatro Puccini di Torre del Lago è salito con una benda sugli occhi. Rivolgendosi al pubblico ha spiegato: “Non voglio vedere queste scene”.
Christophe Gayral, regista di questa versione della boheme commenta , sempre sul corriere del 16\7\2023 il gesto del direttore d’orchestra: «Sapeva tutto fin dall’inizio e non aveva avuto nulla da ridire, quella benda è arrivata dopo le uscite di Sgarbi» .
Ora Di prime tempestose e di regie contestate è piena la storia del teatro d’opera. Nel 2015 ad esempio alla Royal Opera House il Guillaume Tell firmato da Damiano Michieletto creò scandalo per una scena di stupro, e già alla prima della Scala del 2009 aveva fatto scalpore la sensualissima Carmen di Emma Dante: Zeffirelli se ne disse sconcertato. "Ma che il direttore d’orchestra si bendi gli occhi per non vedere quanto viene presentato sul palco, lo trovo un’assoluta sciocchezza", commenta Alberto Mattioli, storico della musica, critico e drammaturgo, autore di vari saggi, fra cui Pazzo per l’opera e il più recente Gran Teatro Italia (Garzanti). Infatti ecco cosa ancora Alberto Mattioli, in https://www.quotidiano.net/cronaca/il-critico-musicale-modernizzare-lopera-scelta-normale-e-giusta-3a8cbdca
Mattioli, perché non approva il gesto del maestro Veronesi ?
"Perché suppongo che un direttore d’orchestra, quando conduce un’opera, abbia visto prima la messinscena e l’allestimento: avrà sicuramente parlato con il regista, avrà effettuato delle prove... Non ho assistito alla recita a Torre del Lago, quindi non posso parlare da testimone, ma che senso ha bendarsi gli occhi la sera della prima? Se non ritiene adatta la regia, il direttore può bocciare lo spettacolo in anticipo e abbandonare il progetto".
Qualcuno lo ha già fatto nella storia?
"Certo. È rimasta memorabile la querelle fra Luca Ronconi, al suo debutto operistico alla Scala nel 1974, con il maestro tedesco Wolfgang Sawallisch. Era stato progettato un intero Ring di Wagner con la regia di Ronconi e le scene di Pier Luigi Pizzi, ma dopo Valchiria e Sigfrido il direttore decise di abbandonare il progetto per i dissapori con il regista. L’intero Ring venne poi ripreso e completato a Firenze con Zubin Mehta sul podio".
Il direttore rischia davvero di essere soltanto un ‘battitore del tempo’?
"Ma per carità... Il direttore è il responsabile dello spettacolo, il vero dominus. Proprio per questo può far notare le sue osservazioni prima dello spettacolo: non ha senso farlo dopo. Nel 1924, Arturo Toscanini annunciò che non avrebbe diretto la prima postuma di Turandot se avesse dovuto eseguire anche Giovinezza: Mussolini allora restò a casa e Toscanini la spuntò".
È sbagliato ambientare una Bohème nel ‘68 francese?
"Assolutamente no. Tra l’altro una Bohème calata negli stessi anni, con la regia di Stefano Trespidi, vicedirettore artistico della Fondazione Arena, è andata in scena proprio pochi mesi fa al teatro Filarmonico di Verona e nessuno ha mosso ciglio. Chi si scandalizza per una Bohème sessantottina allora non dovrà mai mettere piede all’Opèra di Parigi, dove è in repertorio un allestimento con Rodolfo e Mimì astronauti nello spazio".
Ma non è una provocazione?
"Qui la provocazione non c’entra. In base ad alcuni riferimenti storici presenti nel libretto, i fatti narrati nella Bohème si possono datare attorno al 1845-‘46 a Parigi. I giovani protagonisti hanno esattamente gli stessi ideali e le stesse passioni di quelli che (tra l’altro nelle stesse strade) avrebbero dato vita al ‘68 francese. E quindi la gioventù della soffitta ha gli identici sentimenti di quella dei nostri anni. Portare le opere a un’epoca più vicina al pubblico è utile per aiutarlo a comprenderne il significato e anche a identificarsi nei personaggi. La più bella Bohème che io abbia visto è quella firmata da Graham Vick per il Comunale di Bologna: era ambientata fra gli studenti dell’Erasmus".
Forse troppo?
"No, perché anche in tutta la storia dell’arte troviamo tantissime attualizzazioni. Pensi a capolavori come la Vocazione di San Matteo di Caravaggio, dipinta nel 1599, dove i personaggi sono vestiti con abiti di quell’epoca, e non certo del periodo storico a cui si riferisce l’episodio, e alle Madonne dei grandi artisti che indossano vesti rinascimentali. Dovremmo cancellarle tutte ?
ma allora non si può neppure contestare ? certo che si può e si deve è il sale della democrazia . Ma farlo perchè lo senti tu non come le pecore perchè te lo suggerisce l'altro .Ma soprattutto farlo informandoti vedendola prima . Infatti Sgarbi e Veronesi contestano proprio quella valenza sociale e politica. «Si vede che non conoscono bene il libretto di Giacosa e Illica, ispirato al romanzo di Henri Murger, Scene di vita di Bohème. Dove un gruppo di giovani, Rodolfo e i suoi amici, poeti, pittori, filosofi, vogliono amare, ubriacarsi di vino e di carezze, cambiare il mondo. Non mi pare così strano e ancor meno forzato trovare un parallelo tra quegli artisti poveri, traboccanti di vitalità e ideali, e i ragazzi del ’68. La Bohème di Puccini è intrisa di poesia e emozioni ma anche di un contesto utopico e sociale».E quindi un riadattamento ci può anche stare senza però snaturare completamente la base dell'opera . Ed da quel che ho letto non mi sembra che cio' sia avvenuto .
prima fa " lo scemo " ed i servizievole visto che lo ha fatto cosi sembrerebbe su sugerimento di Sgarbi e poi anzichè accettare le conseguenze cosa fa piange e fa la vittima
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non rendendosi conto che anche il filogovernativo IL GIORNALE lo rimprovera