questa storia mi ricorda tanto l'anime
sui monti con annette in particolare questi tre episodi
A tutti i costi
「吹雪の峠をこえて」 - fubuki no touge wokoete 23 ottobre
1983Lucien viene a sapere dalla sorella Marie che a Montreaux c'è un bravo medico che forse potrebbe guarire la gamba di Dany. L'intervento è molto costoso, ma Lucien non ha intenzione di farsi sfuggire il medico. Dopo aver racimolato tutti i suoi risparmi e anche quelli di Pegin, parte, all'insaputa di tutti, alla volta di Montreaux. Ma durante il viaggio si scatena una terribile tempesta.
40 In nome dell'Amicizia
「立ち上がれ ルシエン」 - tachiaga re rushien 30 ottobre
1983Sorpreso da una terribile tempesta, Lucien, sfinito, crolla tra la neve. Nel frattempo Pierre si mette sulle sue tracce, ma il cattivo tempo lo costringe ad interrompere le ricerche. Lucien sta per arrendersi, ma il desiderio di parlare con il dottore di Montreaux e quindi di dare a Dany una possibilità di guarigione è più forte di tutto.
Una speranza per Dany
「ダニーを診てくれますか」 - dani wo mite kuremasuka 6 novembre
1983Dopo mille difficoltà, Lucien raggiunge Montreaux. Contatta il dottor Givette e gli racconta di Dany. Il medico accetta di curare Dany ed assieme a Lucien parte per Roncinterre.
quanti ricordi d'infanzia
da
http://www.lastampa.it/2017/01/25/italia/cronache/
Un viaggio a piedi nella neve, così il figlio riunisce i genitori prima della morte
LAPRESSE
Pubblicato il 25/01/2017
ANTONELLA BORALEVI
Ci sono quattro metri di neve, tra i monti Sibillini e i monti della Laga, su per i boschi di faggi e di castagni. Neve intonsa, che nessuna ruspa finora ha trovato il tempo di sfiorare.
La strada è bloccata da giorni.
La neve fresca sono sabbie mobili che ingoiano le gambe, ogni passo sollevi una montagna.
Acquasanta Terme, duemilaottocento abitanti, un bel paese sperso in alto, a 19 km da Ascoli Piceno, è un tumulo bianco. La neve è dappertutto e è insormontabile.
Ma l’amore, e mi secca doverlo dire proprio io, che della retorica dell’amore sono nemica giurata, davvero vince tutto.
Romolo Nespeca, quaranta anni e qualcosa, venerdì scorso ha attraversato, un passo per volta, una gamba per volta, talvolta a gattoni, per due ore e mezzo di cammino, quell’universo bianco e gelato.
E’ andato nella frazione di Venamartello, ha preso tra le braccia sua madre, che di anni ne ha sessanta e di forza fisica molta meno di lui.
Era già buio.
E siccome non arrivavano né l’elicottero né lo spazzaneve, Romolo, con la mamma tra le braccia, talvolta sorreggendola, talvolta spingendola nel passaggio stretto che si sforzava di scavare con le mani nella muraglia di neve, ha fatto altre due ore di cammino, per arrivare all’ospedale.
Sulla porta, è quasi svenuto dalla fatica.
Ma era lì. Ce l’aveva fatta.
All’ospedale, c’era suo padre che moriva. Romolo e sua madre non volevano che morisse solo.
Alle nove di sera, in quell’ospedale che era irraggiungibile ma che l’amore ha raggiunto, quel marito e quella moglie che avevano diviso la vita, si sono potuti abbracciare. «A mezzanotte» ha detto Romolo «mio padre è morto,tra le braccia di mia madre».
Perchè ho scelto di raccontarvi questa storia?
Ho sentito l’obbligo di farlo. Perchè certe volte l’amore trionfa davvero.
E la retorica perde.