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7.9.24

Ma io mi domando ma come diavolo si fa a prendere in giro Bebe vio ? A ironizzare sulle sue cicatrici?



Seguendo  le  paraolimpiadi     da   due  \  tre edizioni  di paraolimpiadi    conoscevo già la storia di Beatrice " Bebe " Vio . Una storia molto commovente e  ognoi volta  che  apprendo che   vince ( ma  anche  no )  una medaglia   mi luccicano gli occhi   . Infatti essa  come  molte delle   storie  degli atleti\e olimpici  e   paraolimpici     è  una storia  da fare venire le lacrime agli occhi.Cosi  come   ho  scritto  

 
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Una cosa che mi ha molto colpito di queste ultime #olimpiadi e #paralimpiadi, sono le atlete/gli atleti italiane/i e le interviste, le loro risposte, il senso della vita e dello sport.
In aperta contrapposizione, molto spesso, allo stile e ai modelli delle classi dirigenti \ culturali del Paese.

utte le reazioni:
   Giuseppe Posadino, Mimma Pallavicini e 1 altra persona


 

 Ammirevole e degna di stima il coraggio e la determinazione,  come   tutti   gli atleti paraolimpici   ed  olimpionici  (ma anche no ) che  si mettono  indiscussione  ed  lottano  per  il  riscatto  e  i  loro  limiti   , di questa ragazza che non si arrende alle disgrazie agli urti della vita e che mette cervello, anima e cuore fino a raggiungere i propri obiettivi. Quelli che l’attaccano soprattutto gratuitamente  dovrebbero solo vergognarsi perché non hanno nulla di umano e nessuna empatia ed immedesimazione verso la sua situazione .Ma io mi domando come


da Professor X

ma come diavolo si fa a prendere in giro questa ragazza? A ironizzare sulle sue cicatrici? Ho letto dei commenti indecenti, indecenti a dir poco ! Ecco, quando aveva soltanto 11 anni, Beatrice viene colpita da una forma di meningite acuta. I medici nel tentativo di salvarle la vita le amputano le braccia e le gambe. Così, di colpo a 11 anni una bambina che fino al giorno prima era stata felice e spensierata si trova senza braccia e senza gambe. La meningite le ha anche lasciato delle profonde cicatrici, sul corpo, sul volto, ma la malattia non ha rappresentato la [sua] fine. Non ha messo fine alla passione di Beatrice per il fioretto. Pensate che questa meravigliosa ragazza è stata l'unica atleta al mondo a gareggiare con quattro protesi! Quattro, avete capito bene.E ha stravinto. Sempre. A Tokyo e a Rio ha conquistato l’oro e il bronzo, ma la sua non è stata soltanto una vittoria sportiva. Ha commosso tutti quanti con il suo sorriso scoppiettante, con la sua ironia, e la capacità di scherzare, anche davanti alle avversità più grandi. Perché Bebe oltre a lasciare il segno nella storia del fioretto, ha lasciato il segno nel cuore di mezzo mondo. Ecco questa è la storia di Beatrice, o Bebe Vio come si fa chiamare lei.L’altro ieri, dopo un incontro spettacolare a Parigi, Bebe conquista la sua quinta medaglia olimpica. E qualche idiota ne ha approfittato per attaccarla. Per deriderla. E allora mi domando: ma che diavolo è successo alle persone? Il problema non è più l’ignoranza e neanche la stupidità, è proprio tutto il resto che manca. Non è che molti non hanno un cuore, è proprio di un cervello che sono sprovvisti. Ecco perché a questi leoni da tastiera voglio rispondere così: non siete uomini, e non siete neanche animali, perché le bestie sono migliori di voi. Hanno più umanità. A Bebe invece voglio dire una cosa soltanto: bravissima! Una CAMPIONESSA… dentro e fuori, in tutto!


Infatti ne avevo già parlato in un precedente post qui se non erro , ma mi piace ricordarlo , ha gareggiato con il cognome della madre

da labodif



Il cognome della madre.
A queste Paralimpiadi Bebe Vio è diventata Bebe Vio Grandis. Perché a quello del padre ha aggiunto il cognome materno.
A Fanpage ha spiegato: “È stata una scelta famigliare comune di aggiungere il cognome di mamma, ci tenevamo a farlo per puro orgoglio. Abbiamo impiegato un po’ di tempo perché è stato veramente un casino fare tutte le pratiche. Pensavamo fosse giusto nei confronti di mamma, della famiglia di mamma, avere quella parte di storia con noi.
E lei ne è stata fiera”.
Avere quella parte di storia con noi.

Grazie Bebe.



4.9.24

Bebe vio gareggia con il cognome della madre , Quattrocento tonnellate di sabbia per il calcio paraolimpico a5 , anche alle olimpiadi russia ed ucrania si odiano il caso Ihar Boki , Qualche dritta per seguire la scherma in carrozzina , Trance agonistica Elisabetta Mijno,

Bebe Vio Grandis. Parigi 2024 è la terza Paralimpiade a cui la campionessa mondiale di scherma


 partecipa ma con un altro cognome in aggiunta. Non è uno nuovo, semmai uno doppio: ha voluto che nella distinta ufficiale ci fosse anche quello della madre, Teresa, e non solo quello di suo padre, Ruggero.
Perché Bebe Vio partecipa alle Paralimpiadi con un "nuovo" cognome
Perché lo ha fatto? Le sue parole nell'intervista a Fanpage.it spiegano bene qual è il senso della scelta fatta qualche tempo fa e che adesso torna di stretta attualità: "È stata una scelta familiare comune di aggiungere il cognome di mamma, ci tenevamo a farlo per puro orgoglio. Abbiamo impiegato un po' di tempo perché è stato veramente un casino fare tutte le pratiche. Pensavamo fosse giusto nei confronti di mamma, della famiglia di mamma, avere quella parte di storia con noi. E lei ne è stata fiera".
Lo è sempre stata, anche nei momenti peggiori. Quando sua figlia, a 11 anni, venne colpita da una meningite fulminante sentì il mondo crollarle addosso: a causa di un'infezione i medici furono costretti ad amputarle i quattro arti. Fu straziante ma "non ho mai pensato di mollare un secondo, mai – disse in un'intervista la signora Grandis –. Non ho mai perso la speranza che Bebe potesse sopravvivere
Nonostante vi avessero detto che c'era il 97 per cento di probabilità che morisse".
Chiese a suo marito: "Rideremo ancora?". Lo ha scoperto solo vivendo e oggi anche per questa ragione (e molte altre) Beatrice Maria Adelaide Marzia (il nome per intero all'anagrafe dell'Azzurra) Lo porterà con grande orgoglio sulle spalle. E non sarà affatto un peso per la responsabilità che sente di avere con tutti i riflettori puntati addosso. Anzi, le darà maggiore forza quando salirà in pedana nel fioretto femmibile B per difendere il titolo conquistato a Tokyo 2020, il secondo dopo il successo a Rio 2016.
Quando gareggia Bebe Vio: le date e gli orari nel fioretto individuale e a squadre



Domani, mercoledì 4 settembre (a partire dalle ore 12:00), Vio Grandis si batterà nell'individuale e poi giovedì 5 nella prova a squadre assieme ad Andreea Mogos, Loredana Trigilia e Rossana Pasquino (dalle 10:00). Brasile, Giappone e adesso la Francia: "Ci arrivo con un'altra testa", ha confessato a Il Messaggero spiegando le differenti emozioni vissute nelle tre edizioni dei Giochi: il debutto, la soddisfazione di un trionfo arrivato in un momento storico delicato per il periodo oscuro e di cattivi pensieri provocati dall'epidemia globale di Covid ("ma anche perché ero reduce da un brutto infortunio") e ora l'esperienza da veterana in "un villaggio pieno di gente e stadi pieni" rispetto ai rigidi protocolli sanitari e alla profilassi previsti nel Sol Levante.
"Le Paralimpiadi sono una figata pazzesca – ha spiegato al sito ufficiale della Federscherma -, perché in questo periodo si dà davvero grande attenzione al nostro movimento". L'importanza dell'evento sportivo va di pari passo a un messaggio altrettanto forte: "Aver cambiato la mentalità della gente. Oggi i bambini parlano di sport e disabilità a scuola, fanno i giocattoli con le protesi o le carrozzine e noi non siamo più eroi".


anche  alle    paraolimpiadi russia  ed ucrania   si odiano  il  caso Ihar Boki 

Ieri il nuotatore bielorusso Ihar Boki ha vinto la sua quinta medaglia d'oro a queste Paralimpiadi, nella gara dei 200 metri misti, dopo aver già vinto i 50 stile libero, i 100 farfalla, i 100 dorso e i 400 stile libero: è la sua 21esima medaglia d'oro paralimpica, un numero impressionante che lo rende il nuotatore più vincente nella storia delle Paralimpiadi. La categoria in cui gareggia è la S13, per atleti con

Boki con la più recente delle sue 5 medaglie d'oro di Parigi 2024,
 quella dei 200 metri misti (Sean M. Haffey/Getty Images)
disabilità visiva lieve. Boki ha 28 anni e le prime Paralimpiadi a cui partecipò furono quelle di Londra 2012, quando di anni ne aveva 16 e vinse 5 medaglie d'oro.
Per cinque volte, quando Boki ha vinto, al posto dell'inno bielorusso è stato fatto suonare quello paralimpico, come prevede il regolamento per gli atleti russi e bielorussi, che a causa dell'invasione russa dell'Ucraina (sostenuta dalla Bielorussia) gareggiano senza bandiera e sono indicati come atleti neutrali. Boki in questi giorni si presenta in piscina indossando una tuta lilla, senza richiami ai colori della bandiera bielorussa (rosso e verde), e le sue vittorie non sono conteggiate nel medagliere. Nella gara dei 50 stile libero, domenica, ha vinto davanti a due ucraini, Illia Yaremenko e Oleksii Virchenko, che sul podio si sono rifiutati di posare con lui per la foto di rito con le medaglie e hanno festeggiato a qualche metro di distanza da Boki, che è sembrato a metà tra l'imbarazzato e il dispiaciuto.

Questa  storia    mi  ha  fatto  venire  mente  la  vignetta  di Mauro Biani  letta  su thread   poco  prima del  post  

Alle Paralimpiadi di Parigi ci sono in tutto 88 atlete e atleti russi e 8 bielorussi, più del triplo dei 30 complessivi che c'erano alle Olimpiadi. È un fatto che si spiega anche con la maggiore tendenza inclusiva della competizione: alle Olimpiadi per esempio la federazione di atletica aveva escluso del tutto russi e bielorussi, alle Paralimpiadi non è successo.




Quattrocento tonnellate di sabbia





Il torneo di calcio a 5 per ciechi, che è iniziato domenica, si gioca nello stesso luogo, molto spettacolare, che era stato scelto per le partite di beach volley alle Olimpiadi: un'arena temporanea montata sul champ-de-Mars, il giardino pubblico sotto la Tour Eiffel.
Come ha raccontato il quotidiano francese Le Monde, nelle due settimane di pausa tra le Paralimpiadi e le Olimpiadi gli organizzatori non hanno avuto tempo di rimuovere le 400 tonnellate di sabbia portate lì per il beach volley, quindi hanno deciso di installarci sopra una struttura di legno, sopra la quale mettere poi il campo sintetico per il calcio a 5. Un po' per caso e con un po' di fortuna, pare sia stata una buona scelta anche per il gioco: la sabbia assorbe i rumori e riduce il riverbero, consentendo ai calciatori di sentire meglio la palla e le indicazioni delle guide.



Qualche dritta per seguire la scherma in carrozzina

Ieri è iniziata la scherma in carrozzina con i tornei singolari di sciabola, dove l'Italia ha vinto un bronzo con Edoardo Giordan. Oggi invece tocca al fioretto e in pedana ci sarà quindi la più nota atleta italiana a queste Paralimpiadi, Bebe Vio. Fioretto e Spada prevedono anche un torneo a squadre, come alle Olimpiadi, mentre la sciabola no.
Le regole della scherma in carrozzina sono in gran parte le stesse della scherma olimpica, con la differenza più evidente che sta ovviamente nel fatto che atlete e atleti sono seduti su una carrozzina:

Un attacco di Edoardo Giordan durante la finale per il bronzo
vinta contro l'ucraino Andrii Demchuk (Steph Chambers/Getty Images)
questa è fissata a terra in modo che non si muova ed è ruotata di 110° rispetto alla direzione della pedana. La distanza tra gli schermidori viene stabilita di volta in volta in modo che quello con il braccio più corto possa arrivare a toccare l'altro con l'arma.
Sono ammesse atlete e atleti che hanno subito lesioni al midollo spinale, con amputazioni alle gambe, con una paralisi cerebrale o in generale con una disabilità che richieda l'uso della carrozzina. Ci sono due categorie, A e B: la prima per atleti con una disabilità almeno a una gamba, ma che hanno una buona mobilità del tronco e possono quindi muoversi avanti e indietro per schivare i colpi; la seconda per chi ha disabilità che non permettono movimenti del tronco e che influenzano in parte anche l'uso del braccio armato. È vietato stare piegati all'indietro per schivare i colpi per più di 15 secondi e una parte del corpo deve sempre restare a contatto con la carrozzina (due regole che si riferiscono perlopiù agli atleti di categoria A).Per il resto, le regole sull'uso delle armi sono quasi del tutto le stesse valide anche alle Olimpiadi.


Trance agonistica

Elisabetta Mijno era probabilmente l'arciera su cui c'erano più aspettative tra tutti i 9 atleti e atlete della squadra italiana di tiro con l'arco (la più numerosa insieme a quelle di Turchia e Cina): ieri ha disputato un torneo di arco ricurvo (quello tradizionale, anche detto arco “olimpico”) senza quasi commettere errori, in cui alla fine ha vinto la medaglia di bronzo dopo una semifinale persa per pochi millimetri. Lei ha fatto capire che aveva aspettative un po' più alte, parlando alla Rai dopo il torneo: «Le medaglie sono sempre una soddisfazione, poi il colore cambia e c'è differenza», ha detto. E poi, senza sbilanciarsi, «non posso dire che sia stata una brutta giornata».


                         Mijno durante un tiro del torneo di ieri (Elsa/Getty Images)

Mijno ha 38 anni, è una medica specializzata in ortopedia e traumatologia ed è paraplegica da quando aveva 5 anni a causa di un incidente d'auto. È una delle pochissime arciere paralimpiche a essere state convocate anche nella nazionale degli atleti che non hanno disabilità. È descritta come un'atleta eccezionalmente determinata e seria (come forse avrete un po' intuito dalle dichiarazioni qui sopra), e sembra che ieri durante il torneo nessuno riuscisse a parlarci, tantomeno i media che provavano a farle qualche domanda tra una partita e l'altra. Guido Lo Giudice, addetto stampa della federazione italiana di tiro con l'arco che commenta le gare sulla Rai, a un certo punto ha raccontato come una grande conquista l'essere riuscito a intercettarla molto brevemente, con lei che ribadiva di voler parlare solo a fine torneo. «Dimmi almeno com'è il campo di gara», le ha detto lui. «È un campo di gara», ha risposto lei.

2.9.21

L’assurda decisione: vince l’oro alle Paralimpiadi, lo squalificano per un ritardo di 3 minuti Muhammad Ziyad Zolkefli Tokyo 2020, la proposta di matrimonio in diretta tv, sulla pista delle Paraolimpiadi e le lacrime di gioia di bebne vio




    chi dice   che  alle  paraolimpiadi non succede  nient e d'interessante     si sbaglia  di grosso . Perchè handicap  a parte    sono   gente  come  noi     che soffro ,  gioiscono   , ed lottano   .



L’assurda decisione: vince l’oro alle Paralimpiadi, lo squalificano per un ritardo di 3 minuti
Muhammad Ziyad Zolkefli ha conquistato la medaglia più preziosa nella gara del lancio del peso ma la sua gioia è stata smorzata dalla decisione dei giudici di gara, successivamente confermata dal Comitato Paralimpico Internazionale. È arrivato in sala chiamate con un ritardo di 3 minuti, una “trasgressione” che gli è costata cara.
                             A cura di Maurizio De Santis
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Muhammad Ziyad Zolkefli s'era presentato alla gara di lancio del peso delle Paralimpiadi con 3 minuti di ritardo. Non immaginava che 180 secondi gli sarebbero costati cari, regalandogli un finale di gara amarissimo. L'atleta malese va in pedana e dà il meglio di sé: conquista l'oro nella classe F20 ed esulta. Il sapore della vittoria è dolcissimo, lo ripaga dei sacrifici fatti e delle ore trascorse ad allenarsi, è il coronamento di una preparazione che parte da lontano ma – almeno nel suo caso – è andata a schiantarsi contro l'intransigenza dei commissari di gara del Comitato Paralimpico Internazionale.
Per la commissione la decisione è giusta: "non aveva alcun motivo valido che lo giustificasse", è la versione dei giudici. Perché permettergli di andare in pedana? C'è una spiegazione anche a questo: inizialmente sembrava che le sue ragioni fossero valide ma in seguito la sua spiegazione è stata smentita dai fatti. Tanto rigore nei confronti Zolkefli ha scatenato le proteste: "vergognoso", "è assurdo", "non è giusto privarlo della medaglia ottenuta con tanta fatica" sono alcune delle frasi più ricorrenti per censurare quell'atteggiamento così fiscale dei giudici di gara.
Le regole sono regole – è la posizione dei giudici riportata dall'Associated Press – . Non è stata colpa degli ucraini se il malese era in ritardo. Si è giustificato dicendo che l'annuncio era in una lingua che non capiva.
Quanto accaduto a Tokyo è divenuto un caso politico. Il ministro dello Sport della Malesia, Ahmad Faizul Azumu, ha deciso di occuparsi personalmente della questione e ha dato incarico al consiglio nazionale di aprire un'indagine per chiarire tutti gli aspetti di una vicenda che è sembrata paradossale nella sua (eccessiva) severità. A beneficiarne è stato l'ucraino Maksym Koval che era arrivato secondo e aveva ottenuto la medaglia d'argento, salvo ritrovarsi con il metallo più prezioso al collo.
La rabbia dell'atleta malese e della federazione del suo Paese è motivata anche da un'altra ragione. Secondo le informazioni raccolte, sarebbe stata proprio la protesta dell'Ucraina a spingere i giudici di gara a valutare con maggiore severità l'arrivo in ritardo nella sala chiamate di Zolkefli.


La delusione per il quarto posto e la conseguente eliminazione nelle semifinali dei 200 metri, categoria non vedenti, è durata davvero poco per Keula Nidreia Pereira Semedo. Appena finita la gara delle Paralimpiadi, l'atleta di Capo Verde ha ricevuto sulla pista d'atletica di Tokyo la proposta di matrimonio, con tanto di anello, dalla sua guida, Manuel Antonio Vaz da Veiga. Lei ha detto subito sì e così i promessi sposi si sono abbracciati tra gli applausi del pubblico in tribuna.

Le lacrime di Bebe Vio dopo aver vinto l'oro nel fioretto alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. L'atleta si è avvicinata agli spalti, è salita su una sedia e ha abbracciato il suo team tra l'emozione generale

28.8.21

Paralimpiadi, Bebe Vio vince l’oro: «Non è scontato essere qui, ad aprile ho rischiato la morte per un'infezione»

  La storia  di bebe  vipo  la  conoscete  tutti  .  Ma la medaglia  vinta  a queste  paraolimpiadi  la ripaga    di quello che ha  dovuto affrontare per  essere  a questa edizione delle  paraolimpiadi di Tokyo . Infatti  
  leggo sul corriere  della sera  d'oggi   che 

Paralimpiadi, Bebe Vio vince l’oro: «Non è scontato essere qui, ad aprile ho rischiato la morte per un'infezione» 

di Redazione Sport 

 La schemitrice oro nel fioretto femminile. Altre quattro medaglie sono venute dal triathlon e dal nuoto desc img Bebe Vio conquista la medaglia d’oro a Tokyo, bissando il trionfo di Rio 2016. La 24enne veneziana ha battuto la cinese Zhou 15-9 nella finale di fioretto individuale categoria B. Conquistato un vantaggio di ben 5 lunghezze di vantaggio sull’avversaria, ha avuto un piccolo sbandamento, subendo tre stoccate consecutive. Poi ha ripreso in mano il match e ha chiuso la sfida. «Ho avuto un infortunio abbastanza grave, parecchio grave e mi han detto che neanche era» scontato «tornare a tirare. Quindi  essere qua è magnifico. Abbiamo preparato tutta l'Olimpiade in due mesi. 
Quindi è stata veramente tosta». Ha dichiarato Vio dopo la cerimonia di premiazione.  Dopo lo storico trionfo, la portabandiera italiana si è lasciata andare a un momento di felicità e commozione con il suo
staff. Abbracci e pianti sulla pedana, poi è corsa verso la tribuna, per continuare i festeggiamenti. «Se sembra impossibile, allora si può fare...2 volte!», ha commentato l’atleta su Instagram. Parlando con i giornalisti a Tokyo, Bebe Vio ha spiegato nello specifico che tipo di difficoltà ha dovuto affrontare nel suo percorso fino alle gare: «I primi quattro anni della preparazione sono andati benissimo, anche nel periodo del Covid, anche grazie ai miei allenatori e alle Fiamme Oro perché ho ripreso persino prima delle altre avversarie.






L'ultimo anno, invece, è stato parecchio «sfigato» per via dell'infortunio che ho avuto», queste le sue parole. «Lo scorso 4 aprile mi sono dovuta operare e sembrava che questa Paralimpiade non doveva esserci, abbiamo preparato tutto in due mesi, non so come cavolo abbiano fatto. Non ci credevo di arrivare fin qui, perché ho avuto un'infezione da stafilococco che è andata molto peggio del dovuto e la prima diagnosi era amputazione entro due settimane (dell'arto sinistro; ndr) e morte entro poco. Sono felice, hai capito perché ho pianto così tanto? L'ortopedico ha fatto un miracolo, si chiama anche Accetta tra l'altro... è stato bravissimo, tutto lo staff lo è stato. Questa medaglia assolutamente non è mia, è tutta loro». Paralimpiadi di Tokyo 2020, Bebe Vio non parteciperà alla gara di sciabola: «Spero di potervi dare spiegazioni» Nel corso della giornata l’Italia aveva ulteriormente incrementato il già cospicuo medagliere con due medaglie, un bronzo e un argento conquistate nel triathlon, e altri due podi dello stesso tipo conquistati nel nuoto. Ad oggi l’Italia ha vinto 18 medaglie – 5 ori, 7 argenti e 6 bronzi – ed è il decimo paese nel medagliere.


12.4.18

BEBE VIO SU TOPOLINO ma i media non hanno qualche altro atleta disabile da santificare ?

Ma basta non se ne può più ci manca solo che spunti fuori quando apri la moca del caffè...ma basta, trattatala con rispetto, come una persona qualsiasi. 

  da  https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/11

Niente limiti per Bebe Vio che diventa anche un fumetto su TopolinoLa schermitrice 21enne, medaglia d’oro di fioretto alle Paralimpiadi di Rio 2016, ha sempre amato le sfide, anche quelle considerate impossibili. Una fra tutte? Quando ha deciso di farsi un selfie con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, superando le regole imposte dai servizi di sicurezza a stelle e strisce. Bebe, in pochi anni ricchi di trionfi sportivi internazionali, è diventata un simbolo vincente di vitalità, determinazione, passione agonistica e soprattutto rispetto delle diversità per un mondo fatto di inclusione per tutti, in particolare per i bambini con disabilità. Così a renderle omaggio ci ha pensato anche Topolino. Il numero 3255 del settimanale della Disney, in vendita dall’11 aprile con una nuova veste grafica e rinnovati contenuti, per l’occasione speciale ha dedicato alla campionessa nata a Venezia, e colpita a 11 anni da una meningite fulminante che l’ha portata all’amputazione di gambe e braccia, un nuovo personaggio chiamato Bebe Pio.

Con i testi di Francesca Agrati, i disegni di Mattia Surroz e le foto di Barbara Santoro, Bebe è protagonista di tre brevi storie che traggono spunto da fatti realmente accaduti della sua vita, dal selfie con il predecessore di Trump alla passione per la moda e i tacchi alti, passando per l’amatissimo nonno che conserva tutti i suoi trofei. “Se c’è un ostacolo, c’è anche una soluzione. E bisogna iniziare proprio dai bambini”, dice rispondendo alle domande dell’intervista dei due Toporeporter Giulio e Andrea di otto anni, “perché i grandi ce li siamo già giocati, mentre su di voi possiamo ancora contare. Se un bambino vede una delle mie protesi non si volta dall’altra parte, ma mi chiede come funziona, mi tocca, mi chiama Barbie Robocop. E’ figo. Tanti grandi, invece, mi guardano strano, scantonano: la non conoscenza crea la paura”.La giovane autrice del libro “Se sembra impossibile, allora si può fare” è protagonista anche di un filo-diretto con i lettori di Topolino grazie all’iniziativa “Scrivi a Bebe”. L’obiettivo è invitarli a inviare a superbebe@topolino.it messaggi e disegni dedicati al tema “Supereroi oltre le barriere”. I migliori tra quelli inviati verranno pubblicati sul numero di Topolino di metà giugno, in occasione deiGiochi senza barriere, l’appuntamento che si terrà il 14 giugno allo Stadio dei Marmi di Roma organizzato dall’associazione Art4sport della famiglia Vio. L’organizzazione è nata per aiutare i portatori di protesi a praticare il loro sport preferito, trovando nella passione sportiva un motivo per reagire alla malattia.





Sai di aver raggiunto il successo, non quando vinci l'oro a Rio 2016, ma quando la Disney ti dedica la tua versione papero con storia annessa 
😁😁


raccontare i femminicidi \ amori criminali di oggi con quelli del passato il caso Beatrice cenci

 Per  il 25  novembre   anzichè raccontare  le  recenti   storie di femminicidio \  d'amore criminale  che   in una società sempre  più ...