7.9.24

Ma io mi domando ma come diavolo si fa a prendere in giro Bebe vio ? A ironizzare sulle sue cicatrici?



Seguendo  le  paraolimpiadi     da   due  \  tre edizioni  di paraolimpiadi    conoscevo già la storia di Beatrice " Bebe " Vio . Una storia molto commovente e  ognoi volta  che  apprendo che   vince ( ma  anche  no )  una medaglia   mi luccicano gli occhi   . Infatti essa  come  molte delle   storie  degli atleti\e olimpici  e   paraolimpici     è  una storia  da fare venire le lacrime agli occhi.Cosi  come   ho  scritto  

 
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Una cosa che mi ha molto colpito di queste ultime #olimpiadi e #paralimpiadi, sono le atlete/gli atleti italiane/i e le interviste, le loro risposte, il senso della vita e dello sport.
In aperta contrapposizione, molto spesso, allo stile e ai modelli delle classi dirigenti \ culturali del Paese.

utte le reazioni:
   Giuseppe Posadino, Mimma Pallavicini e 1 altra persona


 

 Ammirevole e degna di stima il coraggio e la determinazione,  come   tutti   gli atleti paraolimpici   ed  olimpionici  (ma anche no ) che  si mettono  indiscussione  ed  lottano  per  il  riscatto  e  i  loro  limiti   , di questa ragazza che non si arrende alle disgrazie agli urti della vita e che mette cervello, anima e cuore fino a raggiungere i propri obiettivi. Quelli che l’attaccano soprattutto gratuitamente  dovrebbero solo vergognarsi perché non hanno nulla di umano e nessuna empatia ed immedesimazione verso la sua situazione .Ma io mi domando come


da Professor X

ma come diavolo si fa a prendere in giro questa ragazza? A ironizzare sulle sue cicatrici? Ho letto dei commenti indecenti, indecenti a dir poco ! Ecco, quando aveva soltanto 11 anni, Beatrice viene colpita da una forma di meningite acuta. I medici nel tentativo di salvarle la vita le amputano le braccia e le gambe. Così, di colpo a 11 anni una bambina che fino al giorno prima era stata felice e spensierata si trova senza braccia e senza gambe. La meningite le ha anche lasciato delle profonde cicatrici, sul corpo, sul volto, ma la malattia non ha rappresentato la [sua] fine. Non ha messo fine alla passione di Beatrice per il fioretto. Pensate che questa meravigliosa ragazza è stata l'unica atleta al mondo a gareggiare con quattro protesi! Quattro, avete capito bene.E ha stravinto. Sempre. A Tokyo e a Rio ha conquistato l’oro e il bronzo, ma la sua non è stata soltanto una vittoria sportiva. Ha commosso tutti quanti con il suo sorriso scoppiettante, con la sua ironia, e la capacità di scherzare, anche davanti alle avversità più grandi. Perché Bebe oltre a lasciare il segno nella storia del fioretto, ha lasciato il segno nel cuore di mezzo mondo. Ecco questa è la storia di Beatrice, o Bebe Vio come si fa chiamare lei.L’altro ieri, dopo un incontro spettacolare a Parigi, Bebe conquista la sua quinta medaglia olimpica. E qualche idiota ne ha approfittato per attaccarla. Per deriderla. E allora mi domando: ma che diavolo è successo alle persone? Il problema non è più l’ignoranza e neanche la stupidità, è proprio tutto il resto che manca. Non è che molti non hanno un cuore, è proprio di un cervello che sono sprovvisti. Ecco perché a questi leoni da tastiera voglio rispondere così: non siete uomini, e non siete neanche animali, perché le bestie sono migliori di voi. Hanno più umanità. A Bebe invece voglio dire una cosa soltanto: bravissima! Una CAMPIONESSA… dentro e fuori, in tutto!


Infatti ne avevo già parlato in un precedente post qui se non erro , ma mi piace ricordarlo , ha gareggiato con il cognome della madre

da labodif



Il cognome della madre.
A queste Paralimpiadi Bebe Vio è diventata Bebe Vio Grandis. Perché a quello del padre ha aggiunto il cognome materno.
A Fanpage ha spiegato: “È stata una scelta famigliare comune di aggiungere il cognome di mamma, ci tenevamo a farlo per puro orgoglio. Abbiamo impiegato un po’ di tempo perché è stato veramente un casino fare tutte le pratiche. Pensavamo fosse giusto nei confronti di mamma, della famiglia di mamma, avere quella parte di storia con noi.
E lei ne è stata fiera”.
Avere quella parte di storia con noi.

Grazie Bebe.



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