sono finite le Paralimpiadi, mancano 1.404 giorni alle Olimpiadi di Los Angeles e noi ( anche se in realta dovrei dire io perchè seppur iscritti er poter pubblicare per una cosa o per l'altra non pubblicate o no comentate , se non sono io a prendere i vostri post e pubblicarli a nome vostro ) ci sentiamo già un po' così.
<blockquote class="twitter-tweet"><p lang="fr" dir="ltr">Wagner Moura, "Sad Pablo Escobar Meme" <a href="https://t.co/TU33qe2mYC">pic.twitter.com/TU33qe2mYC</a></p>— Rhode Islander (@rhodeislander) <a href="https://twitter.com/rhodeislander/status/1792011406570668118?ref_src=twsrc%5Etfw">May 19, 2024</a></blockquote> <script async src="https://platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>
L'obiettivo di promuovere una maggiore inclusione della disabilità che le Paralimpiadi si prefiggono è un po' in contraddizione con il fatto che ai Giochi ci sono disabilità molto poco rappresentate, per quanto non meno diffuse nella società, e cioè quelle di tipo intellettivo
IL velocista francese Ezra Frech, uno di quelli che è finito spesso in
foto e video in queste settimane (Ezra Shaw/Getty Images)
Formalmente alle Paralimpiadi è prevista una categoria per atlete e atleti con disabilità intellettive in tre sport (su 22): atletica, nuoto e tennistavolo (ping pong). Nella pratica però sui circa 4.400 atleti ai Giochi paralimpici di Parigi solo 161 rientravano in queste categorie, e non c'erano affatto, per esempio, atleti con la sindrome di Down o con disturbi dello spettro autistico. È una critica che viene mossa da tempo alle Paralimpiadi e che ha delle ragioni storiche e sportive in parte note e comprensibili. La presenza di atleti con disabilità intellettive infatti è molto ridotta da quando si scoprì il più grande scandalo nella storia delle Paralimpiadi: ai Giochi di Sydney 2000 la nazionale spagnola vinse agilmente il torneo maschile di basket per atleti con disabilità intellettive, ma venne fuori dopo che su 12 giocatori in squadra solo 2 avevano realmente disabilità. Per paura di ulteriori imbrogli, alle successive due edizioni dei Giochi – Atene 2004 e Pechino 2008 – gli atleti con disabilità intellettive furono del tutto esclusi, per poi essere riammessi a partire da Londra 2012 con criteri di valutazione della loro disabilità molto più severi. C'è però anche un altro aspetto che secondo i critici influirebbe su questa sottorappresentazione, e ha a che fare con il modo in cui il comitato paralimpico, gli sponsor e i media scelgono di promuoverle. Nelle foto, nei video motivazionali e nelle campagne pubblicitarie la disabilità motoria è di gran lunga la più rappresentata (anche rispetto alla disabilità visiva), perché è più immediata e comprensibile per il pubblico e anche perché è banalmente più “fotogenica”: le foto degli atleti in carrozzina o con le protesi concorrono ad alimentare una narrazione più epica degli sportivi paralimpici, spesso presentati come esempi di forza e resilienza e come fonte d'ispirazione per le altre persone. Molto più difficile sarebbe mostrare atleti con disabilità apparentemente invisibili, o con posture più goffe e meno “eroiche”. Foto e video motivazionali però non sono evidentemente l'unico modo di promuovere e raccontare le Paralimpiadi: molti chiedono che nei prossimi anni il Comitato paralimpico lavori per includere più sportivi con disabilità intellettive e per spiegare meglio la loro condizione.Ma soprattutto eviti casi come quello della Pocellato penalizzata da chi ha un grado di disabilià doivers dalla sua qui ,maggiori dettagli https://www.fanpage.it/sport/altri-sport/francesca-porcellato-delusa-alle-paralimpiadi-regole-assurde-perdo-con-chi-e-meno-disabile-di-me/
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dalla New Paris del Ilpost
Quarantaduemilacentonovantatré metri
Ieri nella maratona T12, per atlete con disabilità visive, la spagnola Elena Congost era inizialmente arrivata terza in poco più di 3 ore, a circa 12 minuti dalla prima e 2 e mezzo dalla seconda (le marocchine Fatima El Idrissi e Meryem En-Nourhi, medaglia d'oro e d'argento). Aveva festeggiato molto insieme alla sua guida, Mia Carol Bruguera, soprattutto perché lui sembra essere arrivato al traguardo quasi per miracolo: nell'ultimo tratto zoppicava visibilmente, aveva i crampi, non riusciva a reggersi in piedi. In quegli ultimi metri i loro ruoli si erano praticamente invertiti: era Congost che cercava di sorreggerlo e guidarlo, tirandolo col cordino che tiene guida e atleta costantemente collegati durante tutta la gara e che normalmente le guide usano per far capire ad atleti e atlete in che direzione andare.
Dopo 42.193 metri di maratona, cioè a due metri dalla fine, per un attimo Congost ha perso il contatto col cordino (si vede a 1:19 del video) nel tentativo di tenere in piedi Carol Bruguera, in un momento in cui le gambe avevano ceduto e sembrava stesse per finire a terra. Questo attimo di disattenzione, praticamente sul traguardo, le è costato caro: Congost è stata squalificata, perché il regolamento impone che per nessuna ragione guida e atleta possano lasciare il cordino durante la gara.
Dopo l'arrivo Carol Bruguera ha preso in braccio Congost per festeggiare la medaglia di bronzo: non sapevano ancora della squalifica (Andy Lyons/Getty Images)
È una squalifica molto severa e che in queste ore è stata molto contestata, anche dalla stessa Congost, dal momento che non ha tratto alcun vantaggio dal mollare il cordino e che l'avversaria più vicina, la giapponese Misato Michishita, si trovava a quasi tre minuti e mezzo di distanza: Michiscita è stata avvisata del terzo posto quando ormai la gara era finita da un po'.
Congost ha 36 anni ed è stata medaglia d'oro paralimpica nella maratona T12 a Rio 2016. La storia della sua squalifica ha ricordato un po' quella dell'italiano Dorando Pietri, che alle Olimpiadi di Londra 1908 arrivò primo nella maratona ma non vinse: fu squalificato perché appena prima del traguardo i giudici lo aiutarono a stare in piedi.
71
Finiti i Giochi è arrivato anche il momento di contare le medaglie. Senza sorprese, il medagliere è stato stravinto dalla Cina, con ben 220 medaglie di cui 94 d'oro, quasi il doppio della Gran Bretagna che è arrivata seconda. L'Italia è arrivata sesta (sopra la Francia!) ma soprattutto si è superata: ha vinto 71 medaglie, 24 delle quali d'oro, e ha stabilito così un nuovo record alle Paralimpiadi, confermando di avere un movimento paralimpico molto in crescita. Tre anni fa a Tokyo erano state 69 (14 d'oro). Lo sport in cui è andata meglio, ma ormai lo sapete, è di gran lunga il nuoto, da cui sono arrivate 16 medaglie d'oro e 37 complessive.
Rispetto al medagliere delle Olimpiadi ci sono un po' di differenze che saltano all'occhio: gli Stati Uniti terzi e non primi per esempio, o la presenza nelle prime posizioni di nazionali un po' inaspettate, come l'Ucraina – di cui avevamo già spiegato il successo – e il Brasile.
Il Brasile è arrivato quinto, ha vinto 89 medaglie (25 d'oro) e si era presentato a queste Paralimpiadi con una delle delegazioni più numerose al mondo, con 255 atleti e atlete. Ha una tradizione paralimpica ormai consolidata, dovuta a investimenti statali che in molti sport quasi pareggiano quelli per le Olimpiadi e in alcuni casi li superano: il programma statale che garantisce uno stipendio agli atleti di alto livello, per esempio, dà l'equivalente di 23,6 milioni di euro all'atletica paralimpica e circa 14,5 milioni di euro all'atletica olimpica.
Parì cosi come miei post olimpici sono finiti , ma se avete apprezzato questo modo di raccontare lo sport, sul Post ed eventualmente sul blog troverete molte altre storie e spiegazioni che potrebbero interessarvi. Per le Olimpiadi e Paralimpiadi invece se ne riparlerà tra circa un anno e mezzo, nell'inverno del 2026, quando i Giochi saranno in Italia (!) a Milano e Cortina.
A presto!
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