un conto è vendere carne ma arrivare a esporre in vetrina una capra con appena un mese di vita per destinarla alla macellazione ( a far giocare il figlio e a fornire latte in età adulta secondo la versione data dal macellaio ) , è un abrobrio
fonte unione sarda online del 25\12\2013
NAPOLI Era esposta in vetrina sepolta da decine di suoi simili sanguinanti e appesi a un gancio: ma era viva e vegeta la capretta chiusa nella gabbia di una macelleria dei Camaldoli, a Napoli. A salvarla la segnalazione del garante dei diritti degli animali del Comune di Napoli, Stella Cervasio, accolta dalla Asl Veterinaria che, con le guardie ambientali comunali guidate da Enrico Del Gaudio, hanno sequestrato l'animale portandolo via dal negozio.I veterinari hanno riscontrato che l'età dell'ovino - appena un mese di vita - era insufficiente per toglierlo alle cure della madre. Il negoziante, inoltre, non possedeva alcuna certificazione che attestasse né la provenienza né la tracciabilità dell'animale, requisito indispensabile per ogni singolo individuo della specie in un esercizio commerciale.«Il titolare - racconta il garante - ha sostenuto che la capretta non era destinata alla macellazione ma a far giocare il figlio e a fornire latte in età adulta e ha rifiutato di venderla a numerosi attivisti animalisti che volevano acquistarla».La polizia veterinaria sottoporrà l'animale ad analisi e visite mediche, quindi la capretta diventerà adottabile, ma solo da chi la terrà in vita non voglia farne una portata per il pranzo di Natale
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NAPOLI Era esposta in vetrina sepolta da decine di suoi simili sanguinanti e appesi a un gancio: ma era viva e vegeta la capretta chiusa nella gabbia di una macelleria dei Camaldoli, a Napoli. A salvarla la segnalazione del garante dei diritti degli animali del Comune di Napoli, Stella Cervasio, accolta dalla Asl Veterinaria che, con le guardie ambientali comunali guidate da Enrico Del Gaudio, hanno sequestrato l'animale portandolo via dal negozio.I veterinari hanno riscontrato che l'età dell'ovino - appena un mese di vita - era insufficiente per toglierlo alle cure della madre. Il negoziante, inoltre, non possedeva alcuna certificazione che attestasse né la provenienza né la tracciabilità dell'animale, requisito indispensabile per ogni singolo individuo della specie in un esercizio commerciale.«Il titolare - racconta il garante - ha sostenuto che la capretta non era destinata alla macellazione ma a far giocare il figlio e a fornire latte in età adulta e ha rifiutato di venderla a numerosi attivisti animalisti che volevano acquistarla».La polizia veterinaria sottoporrà l'animale ad analisi e visite mediche, quindi la capretta diventerà adottabile, ma solo da chi la terrà in vita non voglia farne una portata per il pranzo di Natale