Inizialmente , ed è questo uno dei motivi per cui avevo snobbato la visione cinematografica e stavo per fare la stessa cosa con le due puntate televisive, avevo l'intenzione di non guardarlo in quanto il solito film agiografico commissionato dala famiglia
Ma poi come i naviganti vengono attrati dal richiamo delle sirene ( I II ) ho ceduto complice 1) il batage pubblicitario e mediatico ., 2) queste interviste di https://movieplayer.it/ al regista e poi alle attrici .,, 2) consiglio e critiche entusiaste d'amici fans , fra cui anche gente che lo ha conosciuto direttamente , ho ceduto alla visione del film , anzi della fiction in quanto l'ottimo regista Luca Facchini è specializzato in tale genere avendo girato La nuova squadra e La Nuova Squadra - Spaccanapoli .
Ora a livello al livello cinematografico, secondo alcuni comenti trovati in rete non ha reso molto perche' e' stato girato con tempi e inquadrature adatte alla tv,
Infatti è una fiction con tutto quel che ne consegue. Quindi deve essere "potabile" per un pubblico generalista, che di Fabrizio De André magari conosce "La canzone di Marinella" e poco altro.
Infatti concordo con questo intervento qui sotto
Infatti è una fiction con tutto quel che ne consegue. Quindi deve essere "potabile" per un pubblico generalista, che di Fabrizio De André magari conosce "La canzone di Marinella" e poco altro.
Infatti concordo con questo intervento qui sotto
Un film senza infamia e senza lode , bambu come diciamo noi sardi . Certo è Ottima l'ambientazione e la fotogrfia ,dei luoghi , eccetto in cui c'è solo un brevissimo accennno alla campagna astigiana a Revignano d'Asti dove i de andrè sfollarono durane la guerra . Ottima l'interpretazione degli attori su una sceneggiatura scialba e agiografica con punte di stuchevolezza . Brravissimi gli attori principali ma anche queli secondari in particolare : 1) MATTEO MARTARI è Luigi Tenco 2) GIANLUCA GOBBI è Paolo Villaggio . Infatti Nnessun riferimento a sua madre , figura importantissima , nessun cenno , salvo qualche semplice batturta la semplice battuta a Fernanda Pivano , Don gallo , i creatori della rivista A figure di spicco insieme a nella vita di Faber Nessun approfondimento delle figure di "contorno " ( fratello , figli ) . Mancanza di dettermnanti e dolorosi fatti della biografia di de andrè come il periodo della tossicodipendenza di cristiano e le reazioni del padre . qui altre mancanze e stranezze .
Alcune persone sono quasi ridicolizzati in particolare la figura di Puny ( ma perche' offenderla cosi' ? ) e alcuni come don Gallo e Gianni Tassio ( ma forse verso quest'ultimo c'è una sorta di damnatio memoriae visto che , per un piccolo screzio , cose che succedono fra amici intimi com'erano lui e faber , gli eredi di Fabrizo trasferiscono la sede dell'associazione fabbrizio de Andre da Genova sarebbe stato giusto che fosse rimansta li in via del campo visto che Faber si faceva inviare li tutta la corrispondenza anche la più privata nel suo negozio , a Milano ) , altri come Grilo di cui de andrè è stato testimone di nozze ma ncano o fanno solo delle invisibili comparsatre come il caso do don Gallo . Le mie critiche \ stroncatuire possomo trovare conferma \ supporto e posso fr capire del perchè lo reputo unopera senza infamia e senza lode sono questi due arrticoli . Il primo di https://www.rockol.it/ che riporta l'interventgo di Walter Pistarini, quello che consideriamo il massimo esperto italiano sull’argomento De André, webmaster di http://www.viadelcampo.com/ e autore di svariati volumi dedicati al cantautore genovese (il più recente è questo, ma ce ne sono anche altri ) << [...] Il film fiction sicuramente per scelta narrativa, si focalizza sul Fabrizio De André uomo, e molto poco sull’artista. Viene dato molto spazio ai rapporti famigliari, al rapimento, e poco al cantautore. Viene raccontato che ha avuto successo, ma non si capisce perché: sembra quasi che gli sia piovuto dal cielo. C’è qualche risicato accenno al suo amore per la poesia, ma manca, ad esempio, la sua ricerca spasmodica per la parola giusta nei testi, che fosse una parola corretta, non banale e per di più facilmente comprensibile. De André era anche molto meticoloso in studio di registrazione, per essere certo che il prodotto finito fosse come lui lo voleva. Questa volontà di ricerca della perfezione (sempre irraggiungibile, d’accordo, ma ricercata continuamente) nel film manca completamente.E poi, sempre sotto il profilo artistico, si è stati un po’ troppo leggeri: la Karim sembra che sia l’unica casa discografica di Fabrizio, perdipiù gestita da furboni (che c’erano, indubbiamente, ma era nata con gente preparata). Un accenno almeno a Tony Casetta ci sarebbe dovuto essere: è stato il secondo discografico di De André, e aveva una fede incrollabile sulle sue capacità che lo portò da “Volume 1” a “Rimini”. E’ vero che il testo di “La città vecchia” venne modificato (“specie di troia” divenne “pubblica moglie”) ma esistono anche 45 giri con la prima versione, quindi ci fu una prima produzione... insomma, quell’episodio andò in modo leggermente diverso.
“La canzone di Marinella”, secondo quello che raccontò più volte lo stesso De André, era stata ispirata da un fatto accaduto nell’astigiano: che bisogno c’era di farlo accadere ad Arenzano, in Liguria ? L’amicizia con Luigi Tenco è ben rappresentata, ma “Preghiera in gennaio” nasce anche dall’emozione che Fabrizio provò quando si precipitò a Sanremo durante la notte della morte di Tenco e vide il suo amico morto con la testa fasciata. Avrei speso anche un’immagine per il funerale di Luigi, a cui Fabrizio partecipò con pochissimi “colleghi”.
E le collaborazioni? Capisco che mettere in scena tutti i collaboratori di De André era tecnicamente impossibile, ma così si è perso un altro aspetto fondamentale del suo essere artista: lui ricercava e selezionava le collaborazioni sia sui suoi dischi ma anche su dischi altrui (“Questi posti davanti al mare” con Ivano Fossati e Francesco De Gregori, “La fiera della Maddalena” con Max Manfredi, “Davvero davvero” con Mauro Pagani, “Cose che dimentico” con Cristiano e Carlo Facchini eccetera). Si vedono solo, e per pochissimo, un giovane Massimo Bubola, e per un po’ di più Riccardo Mannerini (presenza che abbiamo molto apprezzato), ma che dire di Piovani, Reverberi, De Gregori, Pagani, Fossati? Il film non riesce a far capire l’importanza di questo tipo di rapporti.
Non si parla dei Tempi duri (l’unico gruppo prodotto da Fabrizio De André, che coinvolgeva il figlio Cristiano), né della casa discografica che crearono lui e Dori, la FaDo, che produsse anche Bubola e la stessa Dori.. E' vero che “Principe libero” racconta molto dell’uomo Fabrizio, quasi certamente grazie anche al contributo di Dori Ghezzi, ma dice poco della genialità che ha reso Fabrizio De André una figura fondamentale nella storia della musica d’autore italiana. >> qui l'intero articolo.
IL secondo è di Francesca Camponero per http://www.artslife.com : <<< [.... ] la grossa pecca del Principe libero (questo il titolo del film) è che nelle tre ore della sua durata non tiene il tempo, e soprattutto non mette a fuoco quello che andava messo a fuoco di questo personaggio-chiave per la storia della musica italiana, quello che Fernanda Pivano definiva come “la voce di Dio”.Poca la poesia e ancor meno la sacralità, che erano in Fabrizio, malgrado tutti i conflitti e le contraddizioni dentro di lui.
>> Gli sceneggiatori Giordano Meacci e Francesca Serafini si sono dati più da fare nell’esplorare le vicende personali del cantautore senza raccontare la parte crativa dell’artista inserita in un contesto storico ben preciso.
Eppure le canzoni di Faber procedono di pari passo con le sue idee politiche, con l’abilità di non far avvertire mai questo al pubblico. Anche Genova si vede, certo, ma poco e quel poco non è attinente alla realtà: vicoli deserti, come vuota la spiaggia di Boccadasse.
Luoghi che sia negli anni’60 che oggi pullulano di gente che li vive a pieno. Così anche se Marinelli e Fantastichini cadono più volte in un leggero accento romano è sicuramente il problema minore.
La scelta registica di incentrarsi sui rapporti con la prima moglie Puni e poi sulla storia con Dori Ghezzi non eleva il racconto su un piano più ampio, come quello dell’amore, risolutivo e fondamentale in tutta la poetica di De André. Un vero peccato.Il film ci presenta un artista irrequieto alla perenne ricerca della libertà privata e professionale, non tenendo però conto della complessità intellettuale che era in Fabrizio. Nessuna attinenza alla realtà nei suoi rapporti con la famiglia e con il figlio Cristiano. Tra i due esisteva un rapporto difficile, conflittuale, assolutamente travagliato. “Lui era un uomo fragile, saliva sul palco con la bottiglia di Glen Grant e ti coinvolgeva nel suo dolore fino a farti piangere – raccontò il figlio in un’intervista. “Se mi vuoi bene piangi” dicono le parole di una sua canzone, questo era il suo modo di sentire che era corrisposto. Tutti quelli che lo hanno amato sanno che vuol dire.Questo era Fabrizio De Andrè, quello che evidentemente non è stato raccontato, o non si è voluto raccontare. Il figlio era contrario a quest’operazione, una scelta complessa, veicolata purtroppo attraverso l’usuale canone televisivo italiano, che purtroppo ha finito per inserirsi immediatamente nelle dinamiche, formali del piccolo schermo. Forse Cristiano De Andrè aveva visto lontano. >> qui l'articolo completo
Ora va bene che non è cosa facie fare un botopic quando una persona di notevole spessore artistico e culturale pari ad un Bob dylan e ad un Guccini morto da poco (quasi 20 anni fa ) non sia semplice e che i nomi vanno cambiati per evitare fiuguracce e problemi ( vedi il romanzo il giorno del giudizio di Salvatore Satta ) ma da li ad arrivare a stravolgere \ sminuire detterminati fatti e persone ce ne vuole ma da li a sttravolgere per farne la solita pappa agiografico ce ne passa Un Luca Facchini con coraggio , avrebbe dovuto osare ed insistere per una sceneggiatura migliore , a differenza delle due fiction precedenti ( vedere url citati sopra ) in cui era stato coraggioso ad affrontare temi tabu o strumetalizzati come la corruzione e le nefandezze ( ovviamente senza generalizzare ) delle forze dell'ordine . Peccato un occasione persa per far conoscere de andrè alle nuove generazioni oltre la mitizzazione e l'agiografia .
Luoghi che sia negli anni’60 che oggi pullulano di gente che li vive a pieno. Così anche se Marinelli e Fantastichini cadono più volte in un leggero accento romano è sicuramente il problema minore.
La scelta registica di incentrarsi sui rapporti con la prima moglie Puni e poi sulla storia con Dori Ghezzi non eleva il racconto su un piano più ampio, come quello dell’amore, risolutivo e fondamentale in tutta la poetica di De André. Un vero peccato.Il film ci presenta un artista irrequieto alla perenne ricerca della libertà privata e professionale, non tenendo però conto della complessità intellettuale che era in Fabrizio. Nessuna attinenza alla realtà nei suoi rapporti con la famiglia e con il figlio Cristiano. Tra i due esisteva un rapporto difficile, conflittuale, assolutamente travagliato. “Lui era un uomo fragile, saliva sul palco con la bottiglia di Glen Grant e ti coinvolgeva nel suo dolore fino a farti piangere – raccontò il figlio in un’intervista. “Se mi vuoi bene piangi” dicono le parole di una sua canzone, questo era il suo modo di sentire che era corrisposto. Tutti quelli che lo hanno amato sanno che vuol dire.Questo era Fabrizio De Andrè, quello che evidentemente non è stato raccontato, o non si è voluto raccontare. Il figlio era contrario a quest’operazione, una scelta complessa, veicolata purtroppo attraverso l’usuale canone televisivo italiano, che purtroppo ha finito per inserirsi immediatamente nelle dinamiche, formali del piccolo schermo. Forse Cristiano De Andrè aveva visto lontano. >> qui l'articolo completo
Ora va bene che non è cosa facie fare un botopic quando una persona di notevole spessore artistico e culturale pari ad un Bob dylan e ad un Guccini morto da poco (quasi 20 anni fa ) non sia semplice e che i nomi vanno cambiati per evitare fiuguracce e problemi ( vedi il romanzo il giorno del giudizio di Salvatore Satta ) ma da li ad arrivare a stravolgere \ sminuire detterminati fatti e persone ce ne vuole ma da li a sttravolgere per farne la solita pappa agiografico ce ne passa Un Luca Facchini con coraggio , avrebbe dovuto osare ed insistere per una sceneggiatura migliore , a differenza delle due fiction precedenti ( vedere url citati sopra ) in cui era stato coraggioso ad affrontare temi tabu o strumetalizzati come la corruzione e le nefandezze ( ovviamente senza generalizzare ) delle forze dell'ordine . Peccato un occasione persa per far conoscere de andrè alle nuove generazioni oltre la mitizzazione e l'agiografia .
da amazzon |
Ecco quindi che con questo stragemma " legale " che ha permesso d'accorciare i tempi di passaggio dal cinema alla tv e poi in dvd . Ma soprattutto farà da traino all'ennesima uscita in edicola di tutte le sue opere stavolta in vinile , sia l'ennessimo cofanetto Tu che m'ascolti insegnami, il cofanetto che contiene i brani rimasterizzati di Fabrizio De Andrè.esce Tu che m'ascolti insegnami, che contiene i brani rimasterizzati di Fabrizio De Andrè. Iniziative secondo me sono da raschiamento del fondo del barile il che mi conferma che 1) Anche la famiglia de Andrè soffre della difficoltà , comune a tutte le famiglie di personaggi celebri e popolari a smarcarsi anche se in questo film c'è un tentativo anche se pur vago , da quella caraterristisca agiografica e mitologica del personaggio , 2) la mancanza di coraggio , cosa che invece lui ebbe din mandare a .... chi lo ha truffato con contratti capestro . 3) la mancanza d'uscire dagli schemi e da rituali iconoclasti ed agiografici pubblicare cose poco note . e inedite visto che hanno la fondazione che si trovano negli archivi familiari e note ai poch come esempio la famosa lettera di cutolo a de andrè che o ringraziava per esersinispirato a lui per la canzone di don raffaè . 3) canzoni anche se grezze scartate , il famoso disco semi pronto dopo anime salve . Un film che non è piaciuto a molti appassionati e cultori de andreiani , soprattutto quelli non fanatici e non agiografici . Ecco una delle tante discussioni presenti sui social e in particolare su facebook
https://www.facebook.com/ilFattoQuotidiano/posts/2218254218188812
non so che altro dire mi fermo qui
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