Musicista fugge dalla Siria per amore e per la lirica e si rifugia a Mantova
Il regime di Assad lo bolla come dissidente. E lui si rifugia a Mantova con la fidanzata Marta: "Se torno mi arrestano solo perché ho tolto una foto del presidente dal mio ufficio e non gli metto mi piace su Fb"
di Roberto Bo
MANTOVA. Da Damasco a Mantova per amore di Marta, insegnante di danza al liceo Isabella d’Este, e della musica lirica. Nahel Al Halabi, 41 anni, musicista compositore e direttore d’orchestra, è stato per cinque anni alla guida della Syrian Philharmonic Orchestra e per un anno direttore dei conservatori di musica siriani, prestigiosi incarichi che ha ricoperto fino a quando il regime del presidente Assad non gli ha fatto terra bruciata attorno costringendolo ad abbandonare il suo paese d’origine.
Oggi il maestro è considerato un dissidente, un oppositore del governo e in caso di rientro in Siria sarebbe immediatamente arrestato. Ottenuto lo status di rifugiato politico, quattro mesi fa ha raggiunto Mantova, dove ha trovato casa insieme alla fidanzata Marta Cicu, insegnante al liceo musicale e coreutico.
«Non torno in Siria e non vedo mio padre e mia madre dal 2012 – racconta Nahel – anche se ci sentiamo praticamente tutti i giorni. E tutto perché sono stato inserito nella lista dei dissidenti. Non ho mai fatto politica, ma due episodi sono bastati per farmi finire nell’elenco dei cattivi».
Durante un restyling del suo ufficio un giorno aveva tolto quadri e poster dal muro, compreso il ritratto di Assad. Non lo avesse mai fatto: il giorno dopo è stato contattato dal ministero e dai servizi segreti siriani per motivare “l’affronto” al presidente. «Ma la goccia – racconta il musicista – è stato il minuto di silenzio che avevo chiesto per tutte le vittime della Siria durante un concerto in cui suonavamo il brano “Crisantemi” di Puccini. Anche lì poco dopo sono stato convocato per fornire spiegazioni. Non avevo fatto distinzioni, per me era un modo per omaggiare e ricordare tutti i caduti della Siria, ma non mi hanno creduto».Nel luglio del 2012, dopo aver ricevuto altri chiari segnali che a Damasco non era più ben visto dal regime e che era tenuto costantemente sotto osservazione, Nahel ha fatto le valigie, ha salutato con un bacio la madre, insegnante, e il padre, critico letterario radiofonico ed è partito per una vacanza in Italia. E in Siria non è più tornato.
Nell’estate di quell’anno in Sicilia conosce Marta, originaria di Sassari, e Cupido fa centro nel loro cuore. Insieme trascorrono alcuni anni a Genova, dove entrambi trovano un’occupazione: lei come insegnante, lui come musicista. A Genova Nahel era già stato fin dal 2006, dove aveva conseguito la laurea specialistica in tromba all’istituto Niccolò Paganini e vinto una borsa di studio che gli aveva dato la possibilità di scegliere tra Germania, Giappone e Italia. «Non ci ho pensato su un attimo» racconta. E davanti alla commissione che gli chiede dove volesse andare risponde «fin troppo facile». «Germania?» gli domandano. «No – replica lui – voglio andare in Italia, nella patria dell’arte e della musica».
Nel 2007, quando ancora in Siria si può muovere liberamente e non è osservato speciale del governo, Nahel fonda la Syrian Philarmonic Orchestra (una delle due orchestre di Damasco, l’altra è quella nazionale) e insieme ad altri gruppi come la Euro-Mediterranean, la Conca d’Oro, la Festival Puccini condivide il podio dirigendo un ricco repertorio sinfonico e alcune opere come Tosca, Madama Butterfly e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini e la Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni in prestigiosi teatri internazionali come il Damascus Opera House, il Giuseppe Verdi di Pisa e il teatro Princesse Grace nel Principato di Monaco.
Le sue composizioni musicali vengono inoltre suonate al Goldoni di Livorno, al Dante Alighieri di Ravenna e al Carlo Felice di Genova. La carriera del musicista siriano, che ha iniziato a suonare la tromba a nove anni e a sedici aveva già formato dei gruppi musicali da camera, è alle stelle, tanto che ottiene anche una cattedra per insegnare al conservatorio di Damasco. Ma dopo il 2010 qualcosa cambia, non per colpa sua. Prima i due episodi del ritratto di Assad tolto dal muro e il minuto di silenzio chiesto in un teatro, poi tutta una serie di altri piccoli segnali: «Ad esempio sul nostro profilo di Facebook potevamo avere solo amici pro Assad e ogni volta che veniva postato qualcosa relativo al regime e alla sua politica bisognava mettere sempre “mi piace”. Chi non lo faceva era considerato un dissidente».
Nel 2012 alcuni amici lo mettono in guardia: «Mi hanno telefonato per dirmi che mi avevano tolto l’incarico al conservatorio e che ormai ero considerato un oppositore. A quel punto ho fatto le valigie». Oggi Nahel Al Halabi è un uomo felice e sottolinea che a Mantova ha trovato la dimensione ideale per tornare a fare il musicista come un tempo. «Ha già avuto alcuni contatti con la presidente del Conservatorio Campiani, Francesca Zaltieri e con la dirigente del liceo Isabella d’Este, persone eccezionali che hanno ascoltato le mie proposte. Spero tanto che si possa fare qualcosa insieme». Il musicista ha già pronto anche un suo progetto: una ricerca del patrimonio musicale antico e contemporaneo con riproposizione attraverso tecnologie innovative. «È una cosa del tutto nuova, che consente di mettere in relazione culture diverse in diverse parti del mondo e che oltre ad avere implicazioni artistiche potrà sfociare anche in rapporti economici e commerciali».
E mentre aspetta di ricevere qualche risposta, Nahel pensa anche al matrimonio con Marta: la data non è ancora stata fissata perché, guarda caso, dalla Siria non arriva il nulla osta per le nozze. È un normale documento anagrafico, ma per uno considerato nemico di Assad può diventare difficile anche solo ottenere un pezzo di carta che certifica che non sei sposato con un’altra donna.
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