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Anche senza di te

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Non hai nemmeno detto basta. Ti sei lasciato vivere, trascinato da rutilanti feste, ubriaco di te e della tua vanità. Hai ignorato, sbadatamente, le tranquille corse del cuore, mi hai confinata in bigi stracci di tempo, in autostrade sfilacciate, in rigagnoli immoti, sanza cura, senz'affanno, nella smemorata quiete dell'indifferenza. Hai ucciso il miracolo del giorno, fragile guscio d'uovo che le tue mani hanno profanato. Non così, non così ti volevo. E, anche se non ci sei, anche senza di te, io ora vivo. Daniela Tuscano

Non siamo tutti uguali (parte seconda)

Proprio nel giorno contro la violenza sulle donne , Lubna Ahmed Hussein ha vinto la sua battaglia: è libera, e non dovrà nemmeno pagare la multa (ci ha pensato il sindacato giornalisti). Ma lei insiste, vuole andare al carcere per deferire il suo caso alla Corte costituzionale . Una grande vittoria, seguita purtroppo da notizie tristi. I media stanno celebrando con solenni epitaffi (molto maggiori di quelli dedicati a Teresa Strada e al compleanno di Emergency ) la morte di Mike Bongiorno , avvenuta ieri all'età di ottantacinque anni. Per carità, ha scritto la storia della tv (nel bene e nel male). Riposi in pace. Il fatto è che negli stessi istanti, nella Casa circondariale di Pavia, moriva a 41 anni Sami Mbarka Ben Gargi , oscuro tunisino dai trascorsi tutt'altro che gloriosi. Un "nessuno" deceduto per fame, dopo una protesta durata oltre un mese. Protestava la sua innocenza, evitando di toccare cibo e di bere acqua. Non un'associazione "per la vita"

A che punto è la notte

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L'assassinio di Petru , consumato il 16 maggio scorso a Napoli nell'indifferenza generale, è testimoniato qui . Perché non l'ho menzionato prima? Perché sapevo che saremmo presto tornati sul tema. Non mi dilungo in analisi già ampiamente sviscerate sui quotidiani, in dibattiti televisivi e via discorrendo. In questi giorni, la morte del musicista romeno assume un significato nuovo. Spiega, per certi versi, come sia stato possibile giungere all' attuale ddl sui clandestini . Testimonia quel clima non d'imbarbarimento, ma appunto d'indifferenza - che è molto peggio - nei confronti del "diverso" ormai ritenuto fuori del consesso umano. Allo stesso modo, i nazisti trucidavano bambini innocenti, poiché appartenenti alla "razza nemica": bisognava eliminarli prima che fossero in condizioni di nuocere. Come le zanzare. Un lavoro di routine , Eichmann insegna. E di banalità del male parlava Hannah Arendt . 1997: Berlusconi piange di fronte ai "re

Donne nella tempesta

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Apro, anzi introduco questo nuovo post con profonda angoscia. Ne andasse bene una, verrebbe da dire. Purtroppo. Ognuno ormai co nosce la tragedia di Viareggio ; e la rabbia, oltre al dolore, è delle solite, sventurate Cassandre che avevano invano avvertito dei pericoli. Ma tutto arriva sempre "dopo". Per una come me, poi, che sui treni si sposta regolarmente e che ad essi è affezionata per quel loro caracollare umile e "povero" nei solchi d'Italia, nella sue campagne e sui suoi mari, tutto risuona ancor più desolante e inumano. Come la vicenda di Hamza, il 17enne d'origine marocchina travolto dal rogo nella sua casa e morto per salvare la sorellina, che di anni ne aveva solo due. E, come di consueto, non posso che indicare il conto corrente attivato per l'emergenza, da intestare a MISERICORDIA PRO-DISASTRO VIAREGGIO C/O VENERAB. MISERICORDIA VIAREGGIO, Via Cavallotti, Viareggio (IBAN: IT65Y0872624800000000104781 ). Sono attivi anche due numeri verdi per

La fine

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Del videoclip che intendevo proporre posso indicare soltanto il link : l'incorporamento è stato "disattivato su richiesta dell'utente" , come avverte la nota che accompagna il filmatino. Ed è un peccato. Il brano ( Don't stop 'til get enough ), celeberrimo eppure non sempre ricordato tra le pietre miliari di Michael Jackson , risale al 1979. L'artista aveva appena 21 anni, non ci sono particolari coreografie, ma solo la sua presenza dilatata sul palcoscenico, anco ra così tipicamente e smaccatamente disco, con un che di pacchianamente artigianale, il bacino che rotea, le movenze sensuali e delicate, quasi una versione ambigua di Charlot. In tale sede mi restano solo le foto per mostrare soprattutto ai più giovani quanto fosse bello (e bravo) Michael Jackson. L'ho scelto apposta seminudo, caraibico, seduttivo. Vero. Michael era un ragazzino di colore dalla vocetta sottile, a tratti anche un po' petulante, eppure irresistibile, maliosa. Così l'ho

Pacchetto sicurezza

"Ho un amico che per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica" . Scorrono le immagini del video di Vieni a ballare in Puglia , brano in cui Caparezza , con l'acida affabulazione che lo contraddistingue (un bravo anche ad Albano per il cameo), punta il dito sulle morti da taluni, inspiegabilmente, definite bianche. A me son sempre sembrate nere, nerissime. Acri e primitive come il paesaggio del video, arrostato da un sole implacabile, d'un furore malato, metallico, inquinato. Non è il Sud patinato delle agenzie di viaggio, è la periferia africana dei bus scalcagnati e tossici. E' l'Italia. Avevo condiviso questa canzone con gli amici di Facebook, qualche giorno fa. E ieri, la notizia, l'ennesima, maledetta, intollerabile: non in Puglia, ma in un'altra Africa, cioè la Sardegna: Saras . E Saras si aggiunge alla Torino della Thyssen Krupp, alla Milano del ferroviere cinquantenne, alla terra desolata di Michele e i suoi compagni (fratelli). All'

In memoriam

Non so come si chiamasse. Il suo nome, forse, era "Lavoratore". O, semmai, ex-lavoratore. Il quarantenne bressese che s'è tolto la vita due giorni fa, dopo esser stato licenziato, ora è una sorta di Milite ignoto. Un ribelle senza causa. Strana cosa il suicidio. Disprezzo, atto di superbia, si sentenzia. Ma ne siamo così certi? Non lo era nemmeno il nostro padre Dante, che pose come guardiano del Purgatorio - la porta aurorale verso l'eterna Vita - il pagano Catone. Sottilissimo, e gracile, è il filo che separa l'orgoglio dal sacrificio. "Lavoratore" se n'è andato con un secco e definitivo diniego, perché consapevole che il mondo non l'avrebbe mai accettato nella sua integrità d'uomo. Lo voleva numero, macchina, accessorio, merce deperibile. E, infatti, s'era ritrovato come un sacco vuoto in mezzo a una strada, percosso dalle mareggiate d'una ventosa Quaresima. Aveva vissuto, fino a quel momento? O era stato soltanto costretto a esist

I "Pretacci" di Candido Cannavò

Se ne andato un giornalista di razza mio conterraneo, Candido Cannavò . Non voglio ricordarlo come uno splendido cronista sportivo assolutamente convinto del fatto che lo sport dovrebbe ripulirsi delle tante brutture che lo deturpano (e già per questo sarebbe grande), voglio ricordarlo per un suo libro che dà la dimensione dell’uomo e che mi trova concorde nel modo di intendere la chiesa: “Pretacci”

Dov'è Mimì

Era rimasta chiusa in un cassetto, quasi si vergognasse della propria bellezza. La diversità piaga, non solo nell'abiezione. Lascia senza fiato, turba, scuote. E piange per la propria solitudine incompresa, statuina d'alabastro che nessun principe vorrà mai sposare. Sono trascorsi vent'anni da quel miracolo, da quel balenio di perfezione che, proprio sul palco di Sanremo, prorompeva nell'addogliata grazia dell'eccesso. Su quel palco era tornata, scalfendo un impenetrabile muro di silenzio, Mia Martini offrendo un disperato inno d'amore: Almeno tu nell'universo . Tornava da chissà quali mondi, spersa, sepolcrale ma sanguigna, e con occhi mani gesti e denti supplicava, implorava di essere riamata, poco, male, incomprensibilmente, banalmente: ma fosse amore, una buona volta.Io la vedevo come un'infiorata pop. Inquadrata dal basso in alto, Mimì aveva qualcosa di regale, una Madonna da processioni. Ma l'umanità che sprigionava appariva così tagliente e s

Piccola storia triste di un Martin Pescatore

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Questa è una piccola storia di un Martin pescatore che se ne andava felice per i cieli cercando acqua e  cibo. Improvvisamente, mentre volava sereno, senza neppure rendersi conto, sbattè contro una vetrata a specchio di una cascina. Cadde subito morto,con ancora negli occhi e nel cuore la felicità della libertà del suo volo. Io lo trovai cosi' ,a terra .Gli occhi aperti,sembravano riflettere il cielo. Un bellissimo batufolo colorato,con un becco lunghissimo. No,non avrei mai voluto uccidere quel povero uccellino... in quel momento mi sentii veramente in colpa. Lo accarezzai e giuro che piansi. Non sapendo cosa fare lo avvolsi in uno straccetto e lo portai con me in una stanza fredda,dove si ripongono le mele d'inverno. Lo poggiai su un tavolone di legno,e continuai a guardarlo,quasi impietrita. Guardavo i suoi piumaggi colorati bellissimi e cercavo di immaginare i suoi voli sull'acqua..sul greto del fiume ,che improvvisamente avevo involontariamente interrotto. Non  avrei m

Reitano, amico discreto

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Non ero una sua fan. Non posso nemmeno dire di conoscere tante sue canzoni. Giusto le più famose: Avevo un cuore che ti amava tanto , Una chitarra cento illusioni , Era il tempo delle more , Gente di Fiumara e, naturalmente, Italia . Ma senza dubbio non rientrava nel mio genere. Il perché lo ha descritto molto bene Gino Castaldo nel suo necrologio, oggi, su "Repubblica": icona della canzone tradizionale, o forse tradizionalista, voce e testi pregni di eccessivi patetismi. Eppure la morte di Mino Reitano mi rattrista profondamente. Sapevo della sua malattia, sapevo che non avrebbe resistito a lungo. Ma questo calabrese povero trapiantato in Brianza mi aveva sempre suscitato simpatia. Forse lo associavo a mio nonno, anch'egli calabrese, anch'egli emigrato, o piuttosto fuggito, a Varese (e da molte altre parti), il suono della terra da parte d'un senzaterra, un paesaggio solatio. Mio padre aveva incontrato Mino nel 1969, all'apice della sua gloria, al parco di

De André, l'anima salva

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Dieci anni fa moriva a Milano Fabrizio De André . Ripropongo qui sotto il ricordo che scrissi allora per l'occasione, consapevole che uno come lui, di là da ogni retorica, ci accompagnerà lieve e silente per tutto il migrare dei giorni. Fabrizio De André ci ha lasciati con una sensazione di levità, di dolcezza, di gentilezza. Di famiglia. Perché Fabrizio era la famiglia. La sua certamente, innanzi tutto. Così presente, e nello stesso tempo così discreta. Così, direi, patriarcale. Con Fabrizio De André non occorrevano molte parole, bastava uno sguardo, un sorriso, un cenno. Il resto era tutto lì, nella secolare saggezza genovese, nei labirinti di una città arcana, obliqua, imprendibile, nel sontuoso (e talora scostante) scarlatto dei palazzi patrizi come nei recessi dei carruggi. Era lì che il giovane Fabrizio fuggiva, o forse si rifugiava, per cogliere il senso vero della vita. E lo trovava fra le pieghe graziose di una ragazzina di strada, nell’allegria insensata di una pazza, n

Gorla e Gaza, il fattore

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"E' come a Gorla, è come a Gorla" . Se fosse ancora viva, mia nonna commenterebbe con queste parole il raid di ieri sera, costato la vita a una quarantina di bambini e donne sfollati in una scuola dell'Onu . A Gorla nell' ottobre 1944 , vent'anni esatti prima della mia nascita, si consumò una delle pagine più nere della storia di Milano in guerra: un bombardiere statunitense colpì in pieno giorno una scuola, scambiata per uno stabilimento industriale, uccidendo duecento fra alunni e insegnanti [nella foto in basso, il monumento commemorativo] . Ieri a Gaza si è ripetuta Gorla, si è ripresentato il fattore "G": vale a dire "giovani". Ma "G" è anche l'iniziale di "guerra". Come se la più radicale nemica dei giovani provasse un perverso piacere a passeggiar loro accanto, sfiorandoli con la sua ombra fredda e, ogni tanto (ma sempre troppo spesso), ghermendoli. La guerra nasce vecchia, perché ricorda a tutti noi la remo

...cieca d'amore.

  quando cade la tristezza vai da sola a conquistare inganni, annaffi , fiumi di parole che trovi tra le righe…   …respiri vento sabbia polvere   infettata da lucrosi insetti, che al primo tocco ,ne lasci il segno e cammini ,sola    sulla   spiaggia, ti sei persa,smarrita,non sai dove vai in solitudini ,ti chiudi tanto le hai volute…   …ti ho solo detto addio in un giorno di salvezza, occhi bendati ,i tuoi ! si chiudono al rimorso in inutili dispiaceri…   … ti domandi… perché! prendere per vero parole già usate? sporche   di menzogna che   ad altre donne ,a loro ha   già ferito, sapendo poi quello che già brucia non sono le mie offese ma ,la tua vendetta ,l’insipida rivalsa!   …chiudi gli occhi e nella mente tua c’è solo smarrimento, vuoi credere al quel che tu non vedi, a qualcosa che non ti rende pace…   ….capirmi tu   non vuoi, avrai la tua sofferenza, sarà la piaga che ti uccide…   il poeta narratore.

Né pane, né rose

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Me ne dolgo, ma non c'è più gioia, non più trasporto né speranza in me per la Giornata della Colletta Alimentare. Sfileremo, oggi, per la nostra "buona azione annuale". Molti di noi con la morte nel cuore, in verità, perché prevedono che saranno i prossimi beneficiari di quella colletta. Sfileremo davanti a supermercati che, per gli altri 364 giorni dell'anno, mantengono in vita un sistema che non solo ha prodotto, ma considera strutturale la povertà. Come ha acutamente osservato Giorgio Cremaschi , la povertà è indispensabile per il capitale e, paradossalmente, lo arricchisce e l'ingrassa. La locandina della colletta. Qui si può scaricare l' elenco dei supermercati che partecipano all'iniziativa. Non c'è gioia, nella nostra carità dalle spalle curve, che s'appresta a diventare essa stessa scarto. Come afferma non casualmente Brunetta il luminare, citando a sproposito ma con cinica ferocia Manzoni: "La crisi è, come la peste, una scopa &qu

L'eterna madre

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  Se n'è andata all'improvviso, subito dopo l'esibizione per Roberto Saviano . Aveva 76 anni Miriam Makeba : simbolo della terra ha avuto il destino del vento, che soffia in ogni dove, e non si ferma mai. E' morta lontano dalla sua patria, perché lei, così profondamente africana, non conosceva alcun padre . Lei era solo e definitivamente madre, "Mamma Africa", e, come tutte le madri, si riuniva in ogni dove, risorgeva nel più sperduto anfratto, si trovava lì, quando echeggiava nella notte il lamento d'un figlio . Solo una madre è sempre uguale a sé stessa. Non cittadina del mondo, bensì mondo: cosmo, pianeta. Simbolo anche, certo. Ma simbolo di carne, simbolo perché donna, perché umana. Nata nel Paese simbolo del più odioso dei simboli, il Sudafrica dell' apartheid , era normale per lei accorrere e soccorrere le mille apartheid quotidiane, le apartheid dei bianchi che dall'Africa hanno tratto origine, i Sudafrica italiani che impediscono a uno scr

Una vita non secondaria

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Oggi alle 11, nella parrocchia di San Carlo "gremita come il Paradiso" - secondo le parole del concelebrante, don Bruno - Bresso ha dato l'addio terreno a Barbara , rapita alla vita a soli 17 anni. La morte l'ha at tesa, o meglio hanno sbalzato anche lei, la morte, in una "strada secondaria" secondo certi giornali, vale a dire via Aldo Villa (partigiano comunista, fucilato nel '45, la cui nipote - cattolica - vive ancora lì vicino). Secondario perché anonimo, eppur prezioso nel suo sacrificio, secondaria la via, ma per me è la prima, trattandosi di casa. Ci abitano i miei genitori. Barbara era una ragazza come tante, piccolina la definivano per via del fisico esile. Durante il funerale, adolescenti dallo sguardo smarrito che si rendono conto che la vita non è un gioco e può finire senza nemmeno capir perché; ma anche moltissime famiglie e conoscenti. Presente anche il cappellano del carcere di San Vittore, dove è rinchiuso Stefano, lo sciagurato respon

"A" come Artista

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Sono qui, e la tua porta è socchiusa, calda e fiduciosa. Sono qui, e tu dormi sicura e libera, amica mia. Sono qui, ma la calamita del mio sguardo mi rapisce a te. Viandante del cuore, spinto da fragori d'autostrade, e ubriaco di nafta assetato di cielo sfatto, e scarpate di sogni lascivi, non posso colmarmi dei tuoi casti baci, o dolce amica. Ci siamo amati in una notte molcente d'avorio, ti ho accarezzata nella tua purezza sensuale, avrei potuto tripudiare del tuo lumescente candore. Ma il mio destino è crudo, un trono olimpico su sterrati di nebbia, una santa dannazione in piazze di vento e periferie dissepolte. Sono qui, e me ne andrò perché nulla sai di portoni sconnessi e volti rubati che violavo aggrappandomi al tuo corpo di sole Fremevo per anfratti di passione, per le ginocchia d'un muratore, per l'angoscia annegata in un bicchiere vagabondo Fremevo per la pena del mondo scomunicato, per uno scalpiccio di foglie querule, per l'umiliazione di milioni di schi

UNA DOMANDA MOLTO IMPORTANTE-APPELLO

Una domanda importante... M esi fa lessi su Tuttosport,di una tourneè o comunque di un viaggio in Sud America di una Nazionale italiana anni 60/70 e di un calciatore sconosciuto e  forse senza squadra che in una partita di allenamento (forse e dico forse,in Venezuela..) con gli Azzurri aveva umiliato la mitica difesa,segnando più di un gol e rivelandosi da solo imprendibile per i nostri e vincendo tutti i dribbling.Alla fine del primo tempo il fantomatico giocatore non scese più in campo e ciò fece molto felici i nostri.Questa "storia" vera è stata riportata da un giornalista italiano che incontrò,molti anni dopo,questo "campione celato" su di un aereo.Il giornalista a tutta prima non credette a quest'uomo,pensando ad una sparata,ma tempo dopo incontrò l'ormai-già-in-pensione-capitano (di cui non ricordo il nome!) e quest'ultimo gli disse che era tutto vero e che per lungo tempo la Nazionale e la Federazione tacquero a proposito di questo umiliante segre

Senza titolo 2042

CASERTA - Venerdì per me è stato davvero un brutto venerdì all'influenza si è aggiunta una brutta notizia: il Quotidiano di Caserta, l'ultimo quotidiano con cui ho lavorato prima di trasferirmi in Toscana ha chiuso. La notizia mi è stata data da un ex collega Marco Malaspina, divenuto giornalista da poco e che ora è vicwe direttore di un mensile casertano nato da poco. La notizia per me è stata un pugno in un occhio. Premetto che ho una causa di lavoro in atto per ingiusto licenziamento e sotto pagamento delle prestazioni giornalistiche effettuate contro i proprietari del giornale. Ma la di là degli individui che  hanno finanziato economicamente il giornale: si tratta dell'allora assessore presso il comune di Caserta Donatella Andrisani in seno al Nuovo PSI di Craxi (si tratta dell'anno 2004/2005)  e dal figlio (di cui non ricordo il nome) del consigliere comuale del comune di Caserta sempre in seno al Nuovo PSI  Luigi del Rosso. Di sicuro chi aveva pensato che l'ap