Iniziamo con la storia di Marco Cecchi l'ultima ( per ora ) Morte sul lavoro .
Due settimane fa aveva chiamato il suo migliore amico. “Ale, so’ contento” aveva detto. “C’ho il contratto”. Aveva sudato una vita per conquistarlo. Il primo contratto a tempo indeterminato, dopo decenni di precariato, instabilità, incertezze economiche, durante i quali andava a lavorare anche malato, con ogni tempo e condizione, pur di dimostrare che meritava quell’impiego.
Marco Cecchi era al suo posto in cantiere anche ieri, alle ore 11.30, alla rotatoria in costruzione a Vada (Rosignano), quando un Suv è sbandato per evitare un’auto schiacciandolo a tutta velocità contro un camion da lavoro e uccidendolo sul colpo.
Aveva 55 anni, una moglie e una figlia. Mancavano esattamente sette giorni al suo primo contratto fisso.
Una tragedia immane che non può essere tollerata, l’ennesima, mentre si versano le lacrime di coccodrillo del giorno dopo sulla dignità del lavoro, sui controlli, sulla sicurezza che manca. Ogni volta le stesse, per tre volte al giorno, e domani tutto ricomincia come prima.
Quando hanno finito di scandagliare morbosamente ogni millimetro quadrato della vita intima di #TottieBlasi, magari ricordiamoci anche di parlare di queste storie qui. La pornografia da buco della serratura con cui da 24 ore giornali, tv, tg, intere trasmissioni stanno scandagliando ogni minimo dettaglio della vita intima e privata di Francesco Totti e Ilary Blasi è un esempio di pessimo giornalismo, di mancanza di rispetto della privacy (soprattutto dei figli) e di distrazione di massa.
Due settimane fa aveva chiamato il suo migliore amico. “Ale, so’ contento” aveva detto. “C’ho il contratto”. Aveva sudato una vita per conquistarlo. Il primo contratto a tempo indeterminato, dopo decenni di precariato, instabilità, incertezze economiche, durante i quali andava a lavorare anche malato, con ogni tempo e condizione, pur di dimostrare che meritava quell’impiego.
Marco Cecchi era al suo posto in cantiere anche ieri, alle ore 11.30, alla rotatoria in costruzione a Vada (Rosignano), quando un Suv è sbandato per evitare un’auto schiacciandolo a tutta velocità contro un camion da lavoro e uccidendolo sul colpo.
Aveva 55 anni, una moglie e una figlia. Mancavano esattamente sette giorni al suo primo contratto fisso.
Una tragedia immane che non può essere tollerata, l’ennesima, mentre si versano le lacrime di coccodrillo del giorno dopo sulla dignità del lavoro, sui controlli, sulla sicurezza che manca. Ogni volta le stesse, per tre volte al giorno, e domani tutto ricomincia come prima.
Quando hanno finito di scandagliare morbosamente ogni millimetro quadrato della vita intima di #TottieBlasi, magari ricordiamoci anche di parlare di queste storie qui. La pornografia da buco della serratura con cui da 24 ore giornali, tv, tg, intere trasmissioni stanno scandagliando ogni minimo dettaglio della vita intima e privata di Francesco Totti e Ilary Blasi è un esempio di pessimo giornalismo, di mancanza di rispetto della privacy (soprattutto dei figli) e di distrazione di massa.
E francamente non se ne sentiva il bisogno. A proposito di priorità
...
Si chiama Gaetano Giorgianni, 36 anni, messinese, primo ufficiale dell’Euroferry Olympia andata a fuoco mentre faceva rotta verso Brindisi pochi giorni fa. E ha fatto qualcosa di incredibile. È stato lui, nel cuore della notte, il primo a dare l’allarme dopo l’incendio. Lui che, in mezzo al fuoco, con
temperature estreme, camminando a carponi per via delle scarpe che si incollavano al pavimento, vomitando a ripetizione, si è fatto, una dopo l’altra, tutte le cabine per avvisare i passeggeri bloccati, a
rischio della sua vita, accompagnandoli in salvo alle scialuppe. Non si contano neanche le vite che è riuscito a salvare con la sua prontezza e quel coraggio enorme per cui nessuno ti prepara. O ce l’hai o non ce l’hai. Insieme al capitano, Giorgianni è stato l’ultimo ad abbandonare la nave in fiamme, mentre in tanti lo abbracciavano per ringraziarlo. Molto spesso si abusa della parola eroe. Gaetano Giorgianni un eroe lo è davvero, da celebrare e ringraziare all’infinito. Un esempio dell’Italia migliore.
temperature estreme, camminando a carponi per via delle scarpe che si incollavano al pavimento, vomitando a ripetizione, si è fatto, una dopo l’altra, tutte le cabine per avvisare i passeggeri bloccati, a
rischio della sua vita, accompagnandoli in salvo alle scialuppe. Non si contano neanche le vite che è riuscito a salvare con la sua prontezza e quel coraggio enorme per cui nessuno ti prepara. O ce l’hai o non ce l’hai. Insieme al capitano, Giorgianni è stato l’ultimo ad abbandonare la nave in fiamme, mentre in tanti lo abbracciavano per ringraziarlo. Molto spesso si abusa della parola eroe. Gaetano Giorgianni un eroe lo è davvero, da celebrare e ringraziare all’infinito. Un esempio dell’Italia migliore.