Rporto da https://www.change.org/p/mio-fratello-ucciso-a-16-anni-e-ora-ci-chiedete-anche-i-soldi-indietro Mancano ancora ( per ora 4029 firme )
’Mi appello al Comune di Oria affinché non chieda indietro il
risarcimento per la morte di mio fratello. Rischio il pignoramento dei
miei beni e di un quinto del mio stipendio’’. Queste le parole di
Antonio De Nuzzo, fratello di Mario, sedicenne ucciso nel 1991 da un
vigile urbano in servizio. L'uomo, protagonista di una vicenda
paradossale, ha lanciato ieri su Change.org una petizione - indirizzata
al Commissario prefettizio del Comune di Oria (Brindisi) Pasqua Erminia
Cicoria - che ha raccolto in meno di 24 ore oltre 16 mila firme. De
Nuzzo spiega nel testo dell'appello diretto all'Amministrazione del
comune nel brindisino: ‘’Nel 1991 mio fratello Mario, di appena 16 anni,
veniva ucciso con un colpo di pistola dietro la nuca da un vigile
urbano in servizio, davanti a sette testimoni. La sua unica colpa,
l'aver tentato di scavalcare un muretto per assistere al palio
cittadino. Il vigile è stato condannato con sentenza definitiva a 16
anni di carcere, ma ne ha scontati soltanto la metà. Non gli è mai stato
imposto di risarcire la mia famiglia: la responsabilità è ricaduta
sull'Amministrazione, per la quale il vigile prestava servizio’’.
‘’Il
Comune di Oria (Brindisi), il nostro paese, è stato quindi chiamato a
corrispondere ai miei genitori più di 500 mila euro di risarcimento.
Dopo due sentenze di condanna in primo e secondo grado - continua De
Nuzzo - il Comune ha fatto ricorso: adesso, a distanza di più di 20 anni
dall'uccisione di mio fratello, la mia famiglia deve restituire la
somma che ha ricevuto, con tanto di interessi e rimborsi legali. Quei
soldi, però, non li abbiamo più: sono stati utilizzati dai miei genitori
per costruire la cappella di famiglia e per terminare la casa dove oggi
vive mio padre. Parte del denaro, poi, è stata spesa per curare mia
madre, ammalatasi, e poi morta, dopo la scomparsa di mio fratello’’.
‘’Sono passati più di vent'anni – scrive ancora - e al dolore e alla
sofferenza sembra non sia possibile mettere fine. Nel frattempo mi sono
sposato e ho fatto due bambini. E per la mia famiglia vorrei la serenità
che io non ho avuto. Adesso, però, rischio il pignoramento dei miei
beni e di un quinto del mio stipendio. Il Comune di Oria, con una
delibera, potrebbe rinunciare a questi soldi per motivi umanitari.
Faccio appello all'Amministrazione cittadina e al Commissario
prefettizio Pasqua Erminia Cicoria perché rinuncino al denaro,
permettendo alla mia famiglia una vita finalmente serena’’.