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9.7.21

genova 2001-genova 2021 dalla Diaz e a bolzaneto alle torture nelle carceri di di Santa Maria Capua Vetere. nulla è cambiato

https://www.wired.it/attualita/politica del   30\6\2021

Violenze di massa sui detenuti, torture a opera degli agenti, è quanto avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Fatti gravissimi che si legano a un episodio di abuso di potere con cui, a vent'anni di distanza, l'Italia non ha fatto i conti: la scuola Diaz al G8 di Genova
Detenuto nel carcere di Regina Coeli a Roma. (Foto: ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

La magistratura l’ha definito “uno dei più drammatici episodi di violenza di massa ai danni dei detenuti”. È la tragica descrizione di quanto avvenuto nell’aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), che viene fuori da mesi e mesi di analisi delle chat degli agenti penitenziari, audio, videocamere di sorveglianza e referti vari. Gli indagati sono 117 e ora in 52 hanno ricevuto misure cautelari, come arresti ai domiciliari e interdizioni. Questo riguarda tanto i presunti autori delle violenze quanto chi ha provato a nasconderle, come alcuni medici Asl e dirigenti del carcere.
Gli agenti avrebbero commesso abusi indiscriminati nei confronti dei detenuti, in una sorta di vendetta dopo una rivolta scoppiata la sera prima e rientrata in poche ore per la scoperta di un detenuto positivo al Covid-19. Si parla di botte perfino a un detenuto in sedia a rotelle, pugni, schiaffi e testate con i caschi a detenuti inginocchiati e denudati, tunnel umani al cui interno venivano fatti passare a uno a uno i condannati per picchiarli in massa. Nelle chat degli agenti si parla di “metodo Santa Maria”, mentre i detenuti vengono definiti come “vitelli da abbattere”, “bestiame” e altri deliri di esaltazione della violenza.
Sono passati venti anni esatti da quando l’Italia fu teatro di quella che Amnesty International definì “la più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la seconda guerra mondiale”. Nel luglio 2001 a Genova, nei giorni del G8, si apriva una ferita che oggi ancora non si è rimarginata, con la macelleria messicana della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto, la morte di Carlo Giuliani e la violenza indiscriminata delle forze dell’ordine nelle strade contro i manifestanti. Fu tortura su larga scala, come d’altronde ribadito di recente dalla Corte europea dei diritti umani, ma in Italia non esisteva nemmeno una legge che prevedesse questo reato, arrivata solo nel 2017.
Gli abusi di potere commessi nel corso del G8 di Genova sono stati perlopiù coperti, i protagonisti delle violenze nella migliore delle ipotesi sono rimasti al loro posto, nella peggiore hanno ricevuto addirittura delle promozioni e oggi l’Italia continua a pagare il fatto di non aver saputo fare realmente i conti con quella tragedia di venti anni fa, di non aver fatto un passo oltre a quella vergogna. E il metodo Genova, con episodi di violenze indiscriminate delle forze dell’ordine, di insabbiamenti e omertà diffusa, di tortura à la Bolzaneto e Diaz, continua oggi a macchiare la quotidianità del Belpaese, in particolare delle sue carceri. Quanto emerso in queste ore nell’istituto di Santa Maria Capua Vetere è infatti solo la punta dell’iceberg: da quando l’Italia si è dotata di una legge sulla tortura, si è scoperto che la tortura nel paese esiste, eccome se esiste.
Associazione Antigone ha raccolto tutti i casi di applicazione di questo “nuovo reato” nell’ambito del sistema carcerario italiano. C’è l’agente di polizia penitenziaria condannato lo scorso gennaio per tortura contro un detenuto nel carcere di Ferrara. C’è la condanna in primo grado per tortura e lesioni aggravate a carico di dieci agenti del carcere di San Gimignano, arrivata lo scorso febbraio. Ci sono le misure cautelari, tra cui i domiciliari, disposte a gennaio per diversi agenti accusati di tortura contro i detenuti nel carcere fiorentino di Sollicciano. Ci sono altre misure cautelari emesse nel 2019 nei confronti di 13 agenti del carcere Lorusso e Cutugno di Torino, per un’inchiesta su presunte torture e altri abusi commessi nei confronti dei condannati. E poi ci sono fior fior di altre indagine in stato ancora più embrionale, dall’istituto milanese di Opera a quello emiliano di Modena, passando per Melfi, Pavia e altre carceri.
C’è un problema di abusi di potere e violenze nelle carceri italiane che è figlio dell’impunità seguita ai tragici fatti del G8 di Genova di venti anni fa. Per tutto questo tempo si è continuato a chiudere gli occhi, si è dovuto aspettare ben 16 anni per una legge sulla tortura zoppa e che sta iniziando solo ora a fare il suo corso, ci si è continuati ad opporre a misure di buon senso come quella dei codici identificativi sulle divise degli agenti per meglio individuare eventuali abusi. Intanto, una fetta importante della politica ha spianato la strada a tutto questo, permettendo di fatto che il metodo-Genova oggi continui il suo corso. Dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che ha definito quella sulla tortura una legge che impedisce alle forze dell’ordine di fare il loro lavoro, al capo della Lega Matteo Salvini che ogni volta che scoppia un’inchiesta per tortura nelle carceri corre a dare la sua solidarietà agli agenti indagati – lo ha fatto anche in queste ore, annunciando una visita a Santa Maria Capua Vetere per offrire sostegno simbolico.
L’Italia è ancora impantanata nell’orrore di venti anni fa e il contesto politico-sociale non sembra preannunciare miglioramenti imminenti.

28.6.21

genova 2001-2021 brucia ancora . intervista a Paolo e Daniele valeri autori della pagina facebook back to the G8  

 in sottofondo  

La legge giusta - Modena City Ramblers





Nel tentativo di analizzare quei giorni,  diu cui  fra  un meno di mese  saranno  20 anni ,  per  una serie    d'articoli  trovate   qui  e  qui  i primi due    su   ho   intervistato  Paolo e Davide  Valeri (   ne  avevo   giùà  accenato   nel mio post  : <<    )   che da 4 mesi esplorano, a vent’anni di distanza, gli eventi del G8 di Genova del 2001 con un canale video, un podcast audio e un libro pronto per essere pubblicato.  Paolo e Davide, sono   

  Due ragazzi, da oramai quattro mesi stanno ripercorrendo, nella loro pagina   facebook  https://www.facebook.com/backtotheG8/  con una maturità e responsabilità storica che fa loro onore, quegli eventi.
 Un libro pronto per essere pubblicato, un  canale video, un podcast audio, chiacchierate e interviste di facile fruizione per  chi non c'era  (  soprattutto  le nuove  generazioni   nate fra   acavolo  fra  il vecchio  e  il nuovo millenio   )   ma   chi    c'erà  ed   ha  volutamente   meno dimenticato ( ecco  un  mio  riferimento   all'ultima  domanda   a loro rivolta  : << nebbia o stato  ? >>  . La mia curiosità era tanta, soprattutto  perr  capire  come le  nuove  generazioni    vedono tali eventi  ,  le domande erano molte, e poi alla fine ahi   deciso di fare un intervista        sintetica   \  quasi informale  .  Vifaccio uno  spoiler  😁  sono  due  bravi ragazzi   fra  quie  ochoi  che  non hanno mandato il cervello all'ammasso  .  

 Buona lettura!


( IO )
Secondo voi com'è possibile che persone che ora hanno 6\10 anni o peggio sono nate nello stesso anno dei fatti della Diaz e di Bolzaneto (solo per citare gli episodi più gravi e vergognosi del g8 di Genova 2001) sanno tutto sul'11 settembre e niente su quella che può essere considerata la più grande violazione dei diritti umani a livello europeo?

( Davide e Paolo )
Per prima cosa l’11 settembre è stato un evento che ha molte meno sfumature, soprattutto per gli americani. Si è impresso nella loro memoria con forza, probabilmente anche per la tragicità con cui è stato vissuto all’interno della società americana (non solo per i morti, ovviamente, ma anche per la sensazione di essere stati violati, di essere stati attaccati su suolo nazionale).

E questo ricordo, in definitiva divenuto un tratto identitario, è arrivato fino a noi con molta forza, molta linearità.

Al contrario un certo modo di raccontare Genova, quel modo semplicistico che mira ad assegnare torti e ragioni ancora prima di capire le dinamiche, ha di fatto annacquato quei fatti nella memoria collettiva. Se è vero che per chi li ha vissuti sulla pelle e per chi si è preso la briga di capire quei giorni c’è la necessita di ricordare, di far sopravvivere quella memoria come un monito; per la maggioranza ancora oggi non è chiaro cosa sia successo. Genericamente si sa che la polizia ha “un po’ esagerato”, che qualcuno di troppo è stato menato e che è morto un ragazzo che voleva aggredire dei carabinieri con un estintore. La memoria collettiva è ancora troppo vaga e imprecisa perché diventi identità e produca una presa di coscienza: per questo ci siamo messi a raccontare il G8 di Genova, Perché pensiamo che sia necessario che le giovani generazioni facciano propria quella memoria come è stato per i grandi momenti civili della nostra storia, dal Risorgimento alla Resistenza.


(I ) Come è potuta bastare una generazione per perdere (salvo casi isolati come il vostro) la memoria di un evento così grande e farlo diventare nebbia e stato?

( D e P ) Perché la memoria è una cosa labile e viva. Labile perché il tempo la sbiadisce e ne cambia i contorni, ci sono un sacco di studi che testimoniano come i nostri ricordi vengano ricostruiti a posteriori e non sempre riescano a collimare coi fatti reali. Viva perché se non la si condivide, se non si fa della memoria un tratto comune, diventa solo un ricordo personale. Magari bello, significativo per chi l’ha vissuto ma privo di valore per la collettività. 

Quando uno si sposa si fa le foto proprio perché quando le riguarda ritrova un suo momento importante ma vissuto assieme alle persone che per lui erano significative, e questo su più larga scala succede anche con gli eventi storici. Eppure proprio per queste sue caratteristiche la memoria, e la memoria condivisa ancora di più, ha la necessità del confronto, dello scambio, del racconto. E’ evidente che qualcosa non ha funzionato: non credo per colpa di chi ha raccontato le proprie esperienze, anche contraddittorie, ma probabilmente a seguito di quella narrazione, portata avanti un po’ da tutti i media, che ha sempre presentato i fatti di quel luglio del 2001 attraverso la lente deformante degli opposti estremismi. Per questo oggi, a vent’anni di distanza, ci sembra necessario storicizzare in maniera diversa quella memoria e ci piace pensare di dare il nostro piccolo contributo in quella direzione in mezzo ai tanti che ci provano. Perché in definitiva basta che una generazione abdichi al dovere di raccontare ciò che ha vissuto e quella successiva si ritroverà orfana di quella storia.
  

( I ) Dal libro di Giovanni mari, da voi intervistato sembra che dal g8 di Genova non siano usciti né vincitori né vinti. Secondo voi invece?

( D e P ) Giovanni Mari parla di fallimento e lo fa in maniera puntuale, passa in rassegna gli attori di quei giorni e spiega chiaramente perché ritiene i loro comportamenti fallimentari: non è una questione di secondo noi o secondo altri, è così. Sono dati di fatto, non opinioni. Tuttavia se dobbiamo dirti dove non riusciamo ad essere concordi con lui è nel principio, ci sembra che il difetto stia nel manico. 

Cioè, perché bisogna decretare vincitori e vinti? Genova non è una guerra. 

E’ stata guerriglia di strada, questo è certo. 

E’ stata conflitto sociale, ovviamente: tra le idee del movimento e le istanze di poteri sovranazionali. 

Ma Genova è stato un attacco, una risposta ad un tentativo di coesione sociale attorno a principi e valori giusti. 

E di nuovo i giudizi non c’entrano niente: sono i fatti che parlano. Dopo vent’anni i punti dell’agenda che aveva il movimento sono diventate le emergenze condivise, a volte in parte o per convenienza, da quello stesso potere che ne esigeva la repressione. 

Insomma il problema non è chi ha vinto o chi ha perso vent’anni fa, il problema è trovare una memoria condivisa delle azioni e delle reazioni che erano all’opera allora e lo sono ancora oggi, perché siamo noi oggi che abbiamo tutto da vincere o tutto da perdere. 

( I ) Mario Placanica: assassino o capro espiatorio? 

( D e P ) Assassino non lo sappiamo, di sicuro non per la giustizia italiana che ha ritenuto l’azione a lui imputata come legittima difesa. 

Eppure ancora troppi sono i dubbi sulla dinamica. Non quella di piazza Alimonda, che ormai ci è chiara, ma quella all’interno del defender: non sappiamo con certezza chi c’era, chi ha sparato, perché quella camionetta stava lì. 

Haidi Giuliani ce lo ha detto chiaramente, lei non crede che sia stato Placanica a sparare, e al di là di condividere o meno la sua opinione i dubbi comunque rimangono e sono oggettivi. La mancanza di un indagine seria sulla morte di Carlo Giuliani è uno dei motivi per cui la memoria sui fatti genovesi è diventata così debole alla prova del tempo. 

Capro espiatorio senz’altro, con che grado di connivenza non ci è dato sapere ma sicuramente in certa misura Placanica è stato consapevole del meccanismo in cui era entrato. Un meccanismo che lo ha stritolato facendolo scivolare nelle maglie dell’istituzione psichiatrica e, senz’altro, gli ha rovinato la vita. 


(I ) Dopo 20 anni i fatti del g8 di Genova sono nebbia o stato?

(D e P ) cosa intendi nell'ultima domanda con l'espressione "nebbia o stato" ?  Ci sembra di capire che tu ci stia chiedendo se per noi quei fatti rimangono in qualche modo inconoscibili (nebbia) oppure è possibile assegnare delle responsabilità alla catena di comando (stato): è corretto ?

  ( I )  si proprio cosi . è una mia parafrasi della canzone Dalla foce al porto (Ciò che non siamo) Vito Rorro e Mayda Guerzoni contenuta nel cd "Piazza Carlo Giuliani .  

 ( D  e P  ) 

Nebbia fitta: nonostante tutto, persino di fronte all’accertamento dei fatti sfuggono le responsabilità politiche, sia nazionali che sovranazionali. Nemmeno oggi, a posteriori, è possibile dire qualcosa di critico in modo fattuale sulle responsabilità di chi generò quegli eventi. 

Nebbia di Stato, si potrebbe dire. Quella nebbia tipica che si genera quando i meccanismi del potere si autotutelano, una dinamica che in questo paese è tristemente comune e reiterata fin dalla nascita dello stato unitario.

Però, per chiarezza, non vorremmo dare la lettura di uno Stato forte che imbriglia e imbroglia le masse. In realtà i fatti di Genova si sono prodotti proprio perché il potere si trovava in una posizione di debolezza estrema. 

Era debole il consenso a quelle istituzioni sovranazionali a cui il movimento opponeva la sua critica, quello stesso consenso (ricordiamolo, a livello planetario) indeboliva la capacità di sfruttamento economica e delle elité ad esso connesse. Era debole il nostro neonato governo Berlusconi, che necessitava di accreditarsi sulla scena internazionale avendo un background non proprio da grande statista. Erano deboli le forze dell’ordine, coi vertici nominati dal precedente governo di centrosinistra ma desiderosi di vedersi confermati dal centrodestra in ascesa.

In definitiva, forse, più che nebbia di Stato è stata la presenza di uno Stato talmente debole da diventare lui stesso evanescente, come fatto di nebbia: la nebbia di quei gas lacrimogeni che hanno impregnato di nuvole tossiche la città e i polmoni di chi in quel momento aveva il potere dalla sua. La forza delle idee giuste e della condivisione con tanti altri, alla fine la forza stessa del futuro. 




20.7.19

Genova 19-21 luglio di 18 anni fa scuola diaz e bolzaneto

 ho visito il film

Regia: Lucio Pellegrini

Cast: Jacopo Bonvicini, Violante Placido, Edoardo Gabbriellini, Elio Germano, Camilla Filippi, Riccardo Scamarcio, Andrea Samà


e mi chiedo , sapendo che la risposta volerò nel vento e finirà nelle ovvietà ,  come    sia potuuta  avvenire  una cosa  del genere  ed  i responsabili   promossi   o prescritti

11.1.13

numero chiuso università incostituzionale ?, i gay posso addottare ? . coprte europea richiama l'italia per le torrure di bolzaneto \ genova g8 20012

 finalmente delle buone  news  da  rainews del  11\1\2013

la prima  , perchè  nonostante  sia  ancora  un po' incerto  su tale argomento , è un segnale  che i tempi stanno cambiando   anche dai  noi 



Roma, 11-01-2013

Per la Cassazione non è altro che un "mero pregiudizio" sostenere che "sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale". In particolare, la Prima sezione civile (sentenza 601) si è così espressa affrontando il caso di affidamento tra un uomo di religione islamica che aveva avuto un figlio con una donna italiana, residente a Brescia, che successivamente era andata a convivere con una donna. 




L'uomo, in Cassazione, ha contestato l'esclusivo affidamento del figlio accordato alla madre dalla Corte d'appello di Brescia (26 luglio 2011), sulla base del fatto che il bimbo era inserito in una famiglia gay per cui avrebero potuto esserci "ripercussioni negative sul bambino". A suffragio di questa tesi, la difesa ha citato l'art.29 della Costituzione sui 'diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio'. 
La Cassazione ha respinto il ricorso e ha evidenziato che alla base delle lamentele "non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale". 
In questo modo, annota ancora la Prima sezione civile presieduta da Maria Gabriella Luccioli, "si da' per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino, che comunque correttamente la Corte d'appello ha preteso fosse specificamente argomentata". 
Il Tribunale per i minorenni di Brescia aveva già disposto l'affidamento esclusivo del figlio minorenne alla madre con incarico ai servizi sociali di regolamentare gli incontri del minore con il padre, da tenersi "con cadenza almeno quindicinale".
Paola Concia plaude alla sentenza "La Cassazione giustamente afferma che non ci sono certezze scientifiche a questi preconcetti - dice Concia - In realtà, ci sono tanti studi provenienti anche da Oltreoceano che dimostrano come l'orientamento sessuale all'interno di una coppia non condiziona in alcun modo la crescita di un bambino che ha necessita' di amore e affetto". Paola Concia ricorda che il centrosinistra ha inserito nel suo programma "il riconoscimento dell'omogenitorialita'". Quanto alla posizione contraria della Chiesa, Paola Concia dice: "la Chiesa rappresenta uno scoglio? Può essere sconfitto da una politica autorevole". La concia evidenzia come "la Prima sezione civile della Cassazione si dimostra ancora una volta una sezione all'avanguardia. Si sa che le sentenze fanno giurisprudenza. In questo caso è stato applicato il buon senso".
Arcigay: una sentenza storica 
Una "sentenza storica, i candidati agiscano di conseguenza". E' il commento di Arcigay alla sentenza della Cassazione sui figli affidati a famiglie gay. ''Ancora una volta - afferma Flavio Romani, presidente Arcigay - un tribunale italiano da' ragione alla famiglia composta da persone dello stesso sesso. Non solo, negli anni scorsi, la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione hanno dichiarato il matrimonio omosessuale perfettamente compatibile con la nostra Costituzione, ora la Corte di Cassazione ribadisce quello che ripetevamo da tempo e cioè che un bambino cresce in una famiglia di mamma e mamma o di papà e papà esattamente allo stesso modo di un bambino che cresce in una famiglia uomo-donna. E' l'amore che cresce un figlio o una figlia, non l'orientamento sessuale dei genitori. Quello di oggi è un pronunciamento istituzionale storico che da un assist formidabile alla futura maggioranza per legiferare finalmente per il matrimonio tra persone dello stesso sesso e la piena uguaglianza delle famiglie''. ''Ricordiamo che gia' oggi in Italia - aggiunge - esistono migliaia di figli e figlie di coppie omosessuali che sono discriminati per legge: e' un orrore sociale e legislativo che va rapidamente superato. I partiti politici prendano finalmente atto di questa sentenza e adeguino i loro programmi e le loro prospettive ad una realta' che ormai non puo' essere lasciata senza tutele e normative. Basta quindi con la corsa ai distinguo e alle mezze misure sui diritti civili e la dignita' delle persone, l'uguaglianza sostanziale che i tribunali e la societa' gia' ci riconoscono, e che solo la politica si ostina a voler ignorare, va riconosciuta per Legge'', conclude Arcigay.


la seconda     perchè  finalmente   qualcuno  mette  dei dubbi costituzionali  al numnero chiuso nelle università

Roma, 11-01-2013

Il Tar del Lazio, in attesa che la Corte costituzionale si pronunci sulla costituzionalità del 'numero chiuso' nelle università, ha ammesso con riserva decine di studenti (tutti appartenenti all'Unione degli Universitari) esclusi per non aver raggiunto il punteggio minimo previsto dal concorso di ammissione. "E' la fine del numero chiuso italiano", commenta il coordinatore Udu, Michele Orezzi.


 L'ultima   è  sintomo  della  figuraccia  del nostro paese in ambito di diritti umani

La Corte Europa dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha giudicato ammissibili i ricorsi presentati da 20 cittadini italiani e europei per i maltrattamenti subiti alla caserma di Bolzaneto, durante il G8 di Genova del luglio 2001.

qui  maggiori  news  su  quello che fu  il  G8  del 2001  e quindi anche su Bolzaneto 



Lo ha comunicato l'avvocato Riccardo Passeggi del foro genovese che, insieme ad alcuni colleghi e al professor Valerio Onida e Barbara Randazzo, aveva presentato ricorso. La Corte ha comunicato la pendenza al Governo italiano che ha tre mesi per presentare informazioni sull'accaduto e pene comminate.               La Corte ha quindi chiesto al governo italiano di fornire informazioni dettagliate sull'accaduto, sull'inchiesta, sui processi e sull'adeguatezza delle pene comminate ai responsabili. La Corte ha inoltre dato carattere di urgenza al ricorso e comunicato la pendenza del ricorso stesso al Governo italiano, assegnandogli il termine di tre mesi per controdedurre per iscritto.
Il ricorso alla Corte di Strasburgo per le violenze subite dai manifestanti fermati all'interno della caserma di Bolzaneto era stata presentato circa un anno fa da un gruppo di avvocati genovesi e milanesi, insieme al professore universitario e costituzionalista Valerio Onida che aveva partecipato alla sua stesura.

6.5.12

Diaz - Non pulire questo sangue (2012)

 proprio mentre scrivo    questo post  e  ripensando  al film  appena  visto  mi  sono tornate in mente  le parole  sia  di Pasolini sia    di questa  canzone





Prima  d0iniziare  al post   d’oggi  devo fare  delle premesse
La  prima
Riprendo  l’accenno   ,  sul perché vedo  ( anche se pochissimi   fra i nuovi   e appena  usciti o  in corso nelle  sale  generalmente  aspetto uno  \ due mesi rispetto  a  ai 4\8   mesi  che escano in dvd  )   i film scaricati o  in streaming  in rete  , fatto  nella Famigerata intervista   al poco  coraggioso    Carlo Cucchiarelli che mi ha  fatto  litigare    con quelli del circolo anarchico http://stragedistato.wordpress.com/ per …. ma questa  è un’altra storia che prima o poi affronterò  su questo  blog
Ecco i principali motivi per  cui   scarico  o mi faccio scaricare   e vedo   i film  senza  nessuna distinzione fra quelli apena usciti nelle sale o vecchi  ,  e  non più trasmessi  o mai trasmessi in tv   :

Scarsa o mancanza distribuzione nelle sale dove lo tengono pochi giorni rispetto ai grandi film o di “ cassetta “ ( generalmente polpettoni ) con grandi attori\ attrici o di grandi registi oppure  se nel caso abbia creato un caso o una grande discussione sui media ,2) nei piccoli paesi portano , salvo quel spirito coraggioso che da rassegna cinematografiche , solo film da cassetta                                                                                       
Curiosità nel vedere perché quel film è stato bastonato \ stroncato dalla critica o  ha creato  un vespaio di polemiche                                                                                                                                 Poca pazienza d’aspettare che ( se esce perché spesso neppure esce ) escano a noleggio ma  solo in vendita  o in vendita nelle  edicole  
Perché certi film come  questo pur mal fatti o parziali nella verità dei fatti ( qui le mancanze del film   volute per troppa paura d’essere etichettato / strumentalizzato del regista del film ? ) sono dei documentari da conservare
La seconda il cambio di rotta inizialmente  avevo  pensato di liquidare il film  Diaz  in due parole  e  con una parafrasi  di una famosa canzone di  De  Andre : storia  normale per chi c’è  stato vedere quasi per dovere per il rimpianto ( ero infortunato e poi i miei vecchi reduci del 68\77 avevano paura che andassi ) di non essere andato e per collaborare con carlo Gubitosa al libro   (  foto sopra   a sinistra    e    il link per  scaricarlo   , storia speciale per  chi non c’è stato  ma in particolare  vuole dimenticare e lasciarselo alle spalle  senza    fare chiarezza fino in fondo     >> lasciando   che a parlare   siano     :                            



 1) IL  trailler   del film e  il    video del social forum 















poiché non sò se visto chje mi da errore ha caricato o meno se non riuscite a vederlo lo trovate qua http://archive.org/details/Frame_G8_Diaz
e se avete stomaci forti su quello che è successo a Bolzaneto ascoltate cosa dice Marco Poggi, all'epoca in servizio come infermiere presso la caserma di Bolzaneto. colui che ha permesso l'apertura dell'inchiesta giudiziaria su tali fatti








          
Riporto quest'altro video per dimostrare a chi , mi ha scritto in privato appena ne ho parlato ( vedere   fra  i link   il mio post precedente  ) o chi dice è impossibile che in italia si avvenuta una cosa del genere. Esso è un  video che che contiene in sintesi oltre  i filmati in presa diretta sulle fasi più drammatiche del blitz alla scuola Diaz le   registrazioni degli spostamenti dei funzionari PS durante le 2 ore di "perquisizione" ( se  cosi  si  può chiamare  )  ma anche  di radio gap   quella del media center  della scuola  chiusa durante  il bliz  ,  delle  chiamate  dei cittadini ai centralini della polizia e dei carabinieri  , ecc  .

                                           
 un altro video    di risposta  a chi mi dice  e mi dirà   che insulto  i poliziotti e  e difendo i violenti  e altre menate varie  






                                                           2)    dei  siti 
Aggiungi didascalia
  da  quest'ultimo   segnalo  in particolare   questi capitoli  : 1) assalto alla  diaz  (  concordo con il termine assalto perché  nella  non è modo di fare una perquisizione   quello in quanto     nelle  perquisizioni d'urgenza   cioè quelle in mancanza  di un autorizzazione  del magistrato          si devono chiamare ad assistervi  legali  o  vicini di casa in caso di  movimenti  parlamentari  .,  vale solo per  armi o droga  invece  li  si  sono presi oltre a distruggerli per prendere l'hard  disk  i pc  del media center    foto a destra   e poi  hanno creato  prove  false   e messo apposta   gli attrezzi del  cantiere  della scuola vicina     che erano chiusi a chiave   e   molotov  trovate altrove  , ecc  ) .,    2) quello  sulle  violenze a Bolzaneto
Ma  non  ho resistito   e  ho scelto   di fare un post esteso visto  sia il silenzio   ( ma ormai  non mi stupisce  anche se  ancora m'indigna  ) 1)  del potere   che vieta  , ed  è per questo  che   se n'è parlato poco  sui  giornali  e  in tv  , alle forze  dell'ordine di  tacere e   di non replicare   e non concedere interviste  sul film .  riporto  testualmente  con foto sotto a destra     :
il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha diramato una nota a tutte le Questure e le direzioni: «In concomitanza con la proiezione di numerose pellicole cinematografiche che affrontano la ricostruzione storica di eventi relativi ad attività di polizia in situazioni ordinarie e straordinarie - scrive infatti il capo della segreteria, il prefetto Alessandro Raffaele Valeri - si ribadisce che qualsiasi intervista, partecipazione a convegni o dibattiti, va autorizzata da questo Dipartimento». 2)  di certa  sinistra  radical chic  bigotta  ed ipocrita o imboscata( per il caso di  Genova  2001 vedere  i  pulman  prenotati   e poi  annullati all'improvviso per  la  manifestazione del 21  luglio .,  oppure  l'uso strumentale  o accordi sottobanco per la manifestazione  del 20  luglio   con il  corteo delle Tute Bianche e di altri gruppi intenzionati a violare la zona rossa,  infatti le  cariche  violente   cessarono quando Bertinotti chiamò al cellulare  Gianfranco Fini  )   che che  si limita  a denunciare  ma  poi  non ha nè il coraggio  "  di  rompere  le  ... "  al  partito\partiti  di riferimento perché si batta  in parlamento per  una commissione d'inchiesta  su questi vergognosi fatti o  non raccoglie  firme  \ petizioni  . Un buon  film e  molto scomodo fiero ed  indigesto   dato che

LE ANIME BELLE ESISTONO E RESISTONO ... Lei si chiama Chiara Trevisan, ha 46 anni e di mestiere legge libri agli sconosciuti.

  da   Mauro Domenico Bufi    21 dicembre alle ore 11:05   il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie. In testa un buffo cappell...