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23.7.21

non bastavano gli scontri nel nostro paese ora dopo il fatto do Vogher a iniziano come negli Usa quelli tra i pro armi e quelli contro i no armi .



da https://www.lanotiziagiornale.it/
Effetto Lega: mai tante armi in giro. Boom di licenze dopo la legge voluta dal Carroccio. Ma dopo il caso Voghera cresce il fronte di chi invoca una stretta





Da quando sono cambiate le norme per la legittima difesa (leggi l’articolo), su input dell’allora ministro dell’interno Matteo Salvini, molti italiani hanno deciso di armarsi. Questo almeno è quanto ci suggerisce la cronaca nera, dove negli ultimi anni si sono susseguiti casi di omicidi in risposta a furti e rapine, e soprattutto i dati forniti dalla Polizia di Stato secondo cui, soltanto negli ultimi dodici mesi, per giunta nel pieno della pandemia, c’è stata una vera e propria corsa all’ottenimento di licenze e al consequente acquisto di armi. Secondo l’ultimo censimento, sono oltre un milione e 286 mila le licenze con un balzo in avanti di quasi il 10% rispetto al 2019, anno in cui si era verificata una diminuzione complessiva. Balzo in avanti anche per le licenze per tiro sportivo che sono passate dalle 548mila del 2019 alle 582mila del 2020. Unico dato in controtendenza è quello delle licenze per la caccia che sono 649mila, in flessione di 22mila unità rispetto all’anno precedente. A questi numeri vanno aggiunte anche le licenze di nulla osta, ossia un tipo di licenza che permette – al pari di tutte le altre – di possedere armi in casa, ma che non vengono conteggiate. Quel che è certo è che in Italia la diffusione domestica di pistole e fucili inizia a creare apprensioni, imponendosi come un tema politico da affrontare e risolvere. A volere
la nuova norma sulla legittima difesa era stato l’intero Carroccio con in prima fila Salvini e l’allora sottosegretario all’Interno Nicola Molteni. Ora però quel testo viene sempre più messo in discussione nel tentativo di rallentare la corsa all’argamento da parte dei privati. Che le cose stiano così lo dice Gianluca Ferrara, vicepresidente del di M5S al Senato, che pochi giorni fa ha raccontato: “Un anno fa ho presentato un ordine del giorno che impegnava il governo a creare un coordinamento tra le forze di polizia e le strutture sanitarie. L’obiettivo è quello di togliere le armi a persone che hanno sviluppato disturbi”. Sfortunatamente questa iniziativa non ha avuto seguito tanto che, prosegue il grillino, è stato aperto “il tavolo di lavoro con il ministero” ma l’iter è ancora lungo e “bisogna velocizzarlo”. Apprensioni che non riguardano solo i grillini tanto che, dopo quanto accaduto a Voghera (leggi articolo), anche il Partito democratico sembra iniziare ad interessarsi al problema. “Una cosa dobbiamo e possiamo farla: Stop alle armi private. In giro con le armi ci devono essere solo poliziotti e carabinieri”, è il testo pubblicato sui social dal segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, commentando l’uccisione di un marocchino da parte dell’assessore leghista Massimo Adriatici.



Ora Un cittadino medio può accedere a due tipi di pistole : i revolver e le semi-automatiche. I revolver hanno il tamburo e non necessitano di “mettere il colpo in canna” per sparare. Basta tirare inidetro il cane e fare fuoco. Sembrerebbe poco sicuro ma è il contrario perché per far partire un proiettile servono una serie di gesti attivi, intenzionali e molto decisi. Se un revolver cade a terra, è quasi impossibile che parta un colpo. Ancora più improbabile che, maneggiato da qualcuno che non tiri intenzionalmente indietro il cane e prema il grilletto, un colpo possa partire. NOTA: oggi i revolver più diffusi sono a doppia azione e prevedono che tu non debba tirare indietro il cane per sparare il primo colpo ma, in quel caso, nel primo colpo sparato il grilletto ha una corsa molto lunga e prevede una pressione molto forte.Con le semi-automatiche è, specie se vecchie, è relativamente più facile, per questo tutti i modelli (a differenza dei revolver) hanno una sicura primaria e, spesso, una seconda sicura “passiva” o di sensibilità, che necessita proprio che tu prema il grilletto con decisione e intenzionalità per fare fuoco. Aggiungiamo che con le semi-automatiche il primo colpo lo devi mettere in canna tu, tirando indietro il carrello (meccanismo piuttosto duro). Solo quel punto la pistola è pronta per sparare. È per questo si portano in giro senza il primo colpo già in canna (per sicurezza e perché tenere il carrello sempre in tensione rovina la molla del meccanismo). Se una semi-automatica con un colpo in canna e con la sicura disinserita cade in terra, un colpo può partire. È molto, molto, molto, improbabile ma può succedere. Ma deve avere il colpo in canna e niente sicura.Detto questo rimangono però altri due problemucci da discutere.Se ti parte “accidentamente” un colpo di pistola che colpisce qualcuno, per succedere tu la pistola devi averla tirata fuori (altrimenti ti spari nel fianco o nelle chiappe) e la pistola deve essere messa in condizione di sparare e deve puntare verso un bersaglio.Ma andiamo ancora più indietro: perché possa succedere che tu spari a qualcuno in strada, una pistola devi non solo averla, ma portartela dietro. Cosa che, a meno che tu non faccia un lavoro che lo prevede o che tu abbia un rarissimo porto d’armi con dei permessi speciali, non è permesso dalla legge.






in sintesi




concludo  con quanto dice  qui   il testo integrale  il prof ed ex parlamentare Guido Melis 



[....] Ora,io sono un buon cittadino, ho la fedina penale immacolata. Sono persino stato deputato della . Le regole sono regole e mi pare giusto stare attenti a chi possiede armi.
Mi domando però come mai a me tanti controlli e questo sceriffo, lo chiamavano proprio così (a me solo da bambino,che avevo pure la stella), questo signore  se ne andava in giro come Tex Willer a svolgere controlli nel suo paese, sostituendosi a carabinieri e polizia di Stato. Quale titolo aveva per farlo? Era, mi si dice un ex commissario. Embè? Ex vuol dire che non lo era più. Anche io sono ex professore ,ma se pretendo di interrogare e dare voti mi mandano a quel paese come uno squinternato. 
Insomma, io a gente così non darei in mano neanche il fucile di nonno,che chissà se spara ancora. E questo giustiziere della notte ha ucciso un uomo. Un uomo,capite?


12.2.18

Con i bambini a provare il mitra, ecco l'Italia che sogna le armi e mette le basi per future stragi come negli Usa


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come spesso mi capita   ci sono delle  circostanze   e dei fatti (   una  e  l'articolo sotto    riportato  ed  il  post   che seguira  a  questo  )   in cui si rimane basiti  senza  parole  per  commentare in maniera decente    questi fatti  e   replocare  a chi mi dice     che  dico  ...... perchè  ascolta  la propaganda  e non riesce  a controllare  la paura      diventandone  succube  \  schiavo  .


Vicenza, alla Fiera delle armi: bambini in gita e candidati a caccia di voti

Si sta tenendo in questi giorni a Vicenza il salone Internazionale della Caccia, del tiro sportivo e della difesa personale. Come nelle scorse edizioni, associazioni pacifiste e politici locali hanno fatto pressione, senza ottenere risultato, sull'organizzazione che cura la Fiera per impedire che i minori possano accedere agli stand dove sono in mostra armi di tutti i tipi (da caccia, da tiro sportivo, ma anche fucili simili a quelli in dotazione agli eserciti).

 A pochi giorni dalla sparatoria di Macerata, dove un ventottenne fascista ha sparato a otto persone con una pistola calibro 9 detenuta legalmente con licenza di tiro sportivo, Giorgio Beretta, dell'Osservatorio Permanente sulle armi leggere: "Sono in aumento le richieste di licenze sportive da parte di persone che non si recano al poligono ma vogliono semplicemente possedere un'arma"


articolo  de  La Repubblica, 11 febbraio 2018 trovato tramite www.ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/






Con i bambini a provare il mitra, ecco l'Italia che sogna le armi 
di Franco Vanni
La Repubblica, 11 febbraio 2018



Pienone di visitatori all'inaugurazione della fiera "Vicenza Hit". Proteste per la presenza dei minori. Passa la manina sul metallo opaco della canna. "Papà, questo serve per ammazzare le giraffe?", domanda. "No, le giraffe non si possono ammazzare. Serve per i terroristi", risponde il padre, pancia importante, pantaloni mimetici. Insieme al figlio, dieci anni al massimo, è in adorazione dell'espositore della ditta Bushmaster.
Il fucile ammazza terroristi si chiama Aac 300 Blackout. Una carabina semiautomatica da 29 colpi in uso agli eserciti di 50 Paesi. Per la legge italiana è un'arma da tiro, non da guerra. Quindi può essere esposta. Ieri decine di bambini hanno potuto apprezzarla e studiarla, al fianco di armi simili, nella prima giornata di apertura della quarta edizione di Vicenza Hit, fiera "della caccia, della protezione individuale e degli sport di tiro" in programma fino a domani: 380 imprese in 41mila metri quadrati di capannoni.
Al fianco degli appassionati di caccia e tiro a volo - che sono la grande maggioranza fra i visitatori - ci sono i genitori in cerca di armi con cui difendere casa. "Cerco una compatta, che però abbia un po' di manico", dice una donna sui quaranta, capelli corvini, mentre maneggia una minuscola pistola allo stand Beretta. Al suo fianco, un bambino paffuto.
"Lui è il più grande, ha otto anni. La sorella è a casa. Vivo in una villetta fuori Rovereto, mio marito è spesso via, ho paura delle rapine". Lei non è mai stata rapinata. Nemmeno i suoi vicini. A pensarci bene, non conosce nessuno che abbia subito rapine. "Ma armarmi è mio diritto, quindi mi armo. Di pistole ne ho già due", taglia corto.
La signora non è fra il milione e 100mila italiani (dato 2017) che hanno il porto d'armi. È nella schiera più numerosa - circa sei milioni, ma di dati ufficiali non se ne hanno dal 2008 - di chi detiene almeno un'arma denunciata. Da mesi, associazioni pacifiste e politici locali fanno pressioni sul sindaco di Vicenza, Achille Variati del Pd, perché "eserciti la sua preziosa moral suasion nei confronti degli organizzatori", al fine di "evitare la compresenza in fiera di bambini" e fucili d'assalto.
Lo scorso 21 settembre, 23 consiglieri comunali di ogni schieramento hanno firmato una mozione. Il Comune di Vicenza è uno degli azionisti di Italian Exhibition Group (Ieg), società nata dalla fusione di Rimini Fiera Spa e Fiera di Vicenza Spa. La fiera si è attrezzata con decine di cartelloni, che mettono in guardia sul fatto che i minorenni non possono toccare le armi. Ma evidentemente non basta.
Le associazioni che criticano la presenza dei bambini si sono date appuntamento ieri, sempre a Vicenza, in un convegno dal titolo "Insicurezza, rancore, farsi giustizia: dentro l'Italia che si arma". Nella sala dell'istituto Missionari Saveriani ha parlato fra gli altri Giorgio Beretta, presidente dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di difesa e sicurezza (Opal), secondo cui "quella vicentina è l'unica fiera nell'Unione europea in cui siano ammessi tutti i tipi di armi, e non sia vietato l'accesso ai bambini".
Un'accusa che Ieg e l'Associazione nazionale dei produttori di armi e munizioni respingono, sostenendo che tutte le fiere europee di settore aperte al pubblico - da Salisburgo a Dortmund, fino a Rambouillet - avrebbero regole simili o ancor più permissive. A Vicenza, i minorenni devono essere espressamente accompagnati da un adulto, altrove no. Ma Opal e del Movimento nonviolento replicano: "Altrove ci sono solo armi da caccia o sportive".
Ed è questo il punto. A Vicenza Hit, la maggioranza delle armi esposte sono fucili da caccia e tiro. Molti sono italiani. Punte d'eccellenza dell'industria italiana delle armi non da guerra, che vale 7 miliardi e 293 milioni e impiega 87.549 lavoratori, con il 90,3 percento di esportazioni. Delle 63 medaglie assegnate nel tiro a Rio nell'ultima Olimpiade, 61 sono state vinte con fucili italiani. E come ha detto ieri in fiera Luciano Rossi, presidente della Federazione italiana tiro a volo (la più titolata al mondo), "ben venga se i giovani si avvicinano allo sport". Solo che, arrivati in fiera, sugli scaffali trovano anche gli Ak 47.


Arriveremi   a  questo ? 

L'unica  cosa  che     mi sento  di  dire   è  che     forse la prevenzione  ed u,n educazione non violenta   è sempre  piùnecessaria  . Essa    sarebbe  dovuta  iniziare in contemporanea   alla campagna  d'odio  della nuova destra   parlamentare  ed extra parlamentare  . Ma io sono  abbastanza  fiducioso  .  cjhe  con le  nuove  tecnologie    social  ed internet  si  possa recuperare  . Si dovrebbe iniziare  Oltre  che  dalla scuola  con ore  all'interno di quellache  una volta    si chiamava educazione civica   o assemblee  d'istituto  , dal linguaggio di tutti  i media  (  televisivo ,  internet  ,  giornali  ) . lo dice benissimo questo   documentario  su una dele stragi che  avvengono negli Usa   per le  armi  

    indirettamente   sempre  su tale  evento   ma  anche  non   ma sempre  sulle armi  ,    questi film qui  

16.7.12

azienda in crisi ma pacifista Italia, azienda in crisi rifiuta committenza militare per coerenza etica

da  La Repubblica 15   07  2012 

IL RIFIUTO di collaborare alla fabbricazione di siluri lo hanno deciso insieme, l'imprenditore in crisi e i suoi dipendenti cassintegrati. Si sono riuniti nella sede della piccola Morellato Termotecnica a San Giuliano Terme (Pisa), hanno discusso a lungo, si sono divisi. E poi hanno deciso di dire no. AMAGGIORANZA hanno deliberato di non accettare la commessa della Waas (Whitehead Alenia Sistemi Subacquei), gruppo Finmeccanica, che offriva alla piccola impresa artigiana toscana di realizzare un impianto per refrigerare la grande vasca dove testare i siluri militari.
Un lavoro da 30.000 euro, ossigeno ad azienda e lavoratori in difficoltà, ma il «no pacifista» alla fornitura ha un costo sociale che i lavoratori accettano di pagarea testa alta. «Ho 39 anni, moglie, un mutuo sulla testa, peròa 18 anni ho fatto obiezione di coscienza al servizio militare e figuriamoci se vent'anni dopo mi metto a contribuire alla costruzione di strumenti bellici», dice per esempio uno dei cassintegrati in riduzione di orario, Stefano Mammini, schierato accanto al suo datore di lavoro, Valerio Morellato, nel votare contro la commessa. «Troveremo altre strade per uscire dalla crisi, devono esserci altre strade» aggiunge. La Morellato Termotecnica - che si occupa di idraulica, climatizzazione e, da fine anni Ottanta, ha precorso l'impiantistica solare - è una storica azienda artigiana del Pisano, fondata nel 1965. Valerio Morellato (  foto a destra  ), laureato in ingegneria 
dell'automazione all'università di Pisa e già borsista del Cnr, 32 anni, padre di una bambina di 22 mesi, ne ha ereditato la guida dal babbo, un anno fa, ma già nel 2004 aveva fondato la Morellato Energia Etica e Ambiente, che si occupa si installazione di pannelli fotovoltaici e nella ragione sociale indica i valori che ispirano l'imprenditore. Che naviga col vento in poppa fino al 2010, quando fatturati e occupazione delle sue imprese artigiane raggiungono il top superando i due milioni di giro d'affari e i venti addetti. Poi, però, arriva la crisi e gli ultimi due conti energia del governo spezzano le gambe all'industria del fotovoltaico, dimezzando il fatturato delle ditte di Morellato e costringendolo a "tagliare" personale e ad attuare la cassa integrazione con riduzione di orario.È in questo contesto che l'imprenditore riceve l'invito di Waas a fare un'offerta per fornire l'impianto di refrigerazione della vasca. Una proposta che pone il giovane ingegnere di fronte al dilemma: tenere fede ai propri principi, o pensare agli operai cassintegrati e alle loro famiglie? «In realtà - spiega Morellato - grazie a un nostro ingegnere, Valentina Bonetti, solo dopo un sopralluogo nella località in provincia di Massa dove il serbatoio verrà istallato ci siamo resi conto che avremmo realizzato un impianto al servizio della fabbricazione di siluri». E allora Morellato riunisce i lavoratori in assemblea. Ma non tutti la pensano come lui.
«Sono di un'altra generazione - spiega l'installatore Flavio Battistini - ho 50 anni, moglie e due figli a carico: a me hanno insegnato a pensare prima di ogni altra cosa a lavorare e a portare i soldi a casa, ma sono democratico, rispetto le maggioranza e il coraggio di Morellato». Perché la maggioranza, in azienda, decide di rifiutare la commessa. C'è anche il sostegno di Officina e Distretto di economia solidale AltroTirreno, rete di imprese etiche e solidali che è in espansione nel Pisano e a cui Morellato aderisce. «Quando ancora ero studente - spiega l'imprenditore - ho scoperto che il consumo etico e sostenibile può influenzare le scelte delle multinazionali, e ora, da imprenditore, penso di dover fare molto di più per dare un piccolo contributo a cambiare le cose nel mondo».
Così Morellato ha fatto partire la mail del gran rifiuto, diretta a un dirigente di Waas. «Le scrivo per comunicarle una decisione che è maturata in questi giorni all'interno dell'azienda Morellato - vi si legge - La richiesta che ci avete rivolto ha dato vita a un complesso e sentito confronto tra noi, particolarmente difficile in questo periodo di crisi economica diffusa. Alla fine abbiamo deciso che non presenteremo la nostra offerta per l'impianto da installare. Siamo consapevoli che il nostro contributo alla realizzazione della struttura militare sarebbe stato marginale e certamente ci sarà un'altra azienda che ci sostituirà, ma non ce la sentiamo di mettere le nostre competenze al servizio di un'opera che potrà sviluppare tecnologia bellica


L’etica sembra ancora il motore che muove le decisioni di qualcuno, anche in tempi di crisi. L’azienda Morellato Termotecnica di Ghezzano, provincia di Pisa, ha rifiutato una commessa da parte della WAAS, Whitehead Alenia Sistemi Subacquei, un’azienda del gruppo Finmeccanica che è leader a livello mondiale nel settore dei Sistemi Subacquei a scopo bellico. 

KAZUHIRO NOGI/AFP/GettyImagesLa WAAS, infatti, aveva fatto una richiesta di preventivo al giovane ingegnere Valerio Morellato, fondatore e direttore di due piccole aziende che si occupano di energie rinnovabili e climatizzazione. Quest’ultimo, però, ha rifiutato la commessa per motivi etici, scrivendo: “Consapevoli che il nostro contributo alla realizzazione della struttura militare sarebbe stato marginale e certamente ci sarà un’altra azienda che ci sostituirà, non ce la sentiamo di mettere le nostre competenze al servizio di un’opera che potrà sviluppare tecnologia bellica”. 
Una decisione non facile, dal momento che l’importo perso si aggira intorno ai 30 mila euro, e dal momento che la crisi economica ha colpito duramente anche le due aziende di Morellato, costringendo alcuni dipendenti a ricorrere anche alla cassa integrazione. Eppure, dopo una discussione interna, come previsto dal patto per il Distretto di Economia Solidale di Pisa a cui l’azienda aderisce, e una esterna, con l’Officina dell’Economia Solidale di Pisa (associazione che sostiene la cooperazione tra imprese economiche eticamente orientate), il giovane ingegnere ha deciso di tirarsi indietro.
Un rifiuto che, afferma lo stesso Morellato, molti dei suoi dipendenti non prenderanno bene, poiché in Italia “bisogna lavorare ancora molto perché persone e aziende non rimangano più compressi tra necessità e coerenza”.


raccontare i femminicidi \ amori criminali di oggi con quelli del passato il caso Beatrice cenci

 Per  il 25  novembre   anzichè raccontare  le  recenti   storie di femminicidio \  d'amore criminale  che   in una società sempre  più ...