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Kossi Komla-Ebri, 64 anni, medico e intellettuale togolese, è in Italia da 44 anni.:<< dffidenza ? ai miei pazienti parlo in Brianzolo >>

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«Quello fra medico e paziente è un rapporto di fiducia. È giusto che un paziente possa scegliere il medico che preferisce e gli dà sicurezza. Se però un paziente dice: “Non voglio quel medico perché è negro”, allora ci troviamo di fronte al razzismo. E il razzismo non è un’opinione, ma un reato». Kossi Komla-Ebri, 64 anni, medico e intellettuale togolese, è in Italia da 44 anni. Qui ha studiato, qui lavora e qui ha scritto brani che con ironia hanno dissacrato l’intolleranza. Il suo giudizio sul paziente che nell’ambulatorio della guardia medica di Cantù (Co) ha rifiutato le cure del medico camerunese Andi Nganso chiamandolo «negro», è chiaro. Secondo il dottor Komla-Ebri il razzismo va punito: «Se mi fossi trovato al posto del collega, mi sarei fatto dare il nome del paziente e lo avrei denunciato. Casi come questi non vanno assolutamente lasciati cadere nel nulla. Lavoro a Erba (Co), nel “profondo Nord”, conosco bene le persone che mi vivono intorno. E so che questi razzisti sono

dopo questa storia non posso non dirmi femminista : Colorado, la donna afroamericana che ha cambiato la vita a un neonazista: "Via svastiche e tatuaggi, sono un altro uomo"

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 le  donne   saranno difficili  da  capire   ,  ma  una volta  capite  ti stregano e ti rapiscono   come dimostra  sia   quiesta  storia  presa  da  http://www.repubblica.it/esteri/2017/09/30/news   la mia    colonna  sonora    che    trovate  in fondo  a questo   post    L'amicizia fra il suprematista Michael Kent e Tiffany Whittier, l'ufficiale di vigilanza alla quale è stato affidato all'uscita dal carcere. Ora l'uomo ha rinunciato alla militanza, lavora in una fattoria e al posto dei simboli xenofobi usa gli smile di PATRIZIA BALDINO   Foto di ABC News  A vederlo qualche tempo fa Michael Kent, di 38 anni, avrebbe fatto paura. Minaccioso e ricoperto di svastiche, l'uomo era un neonazista membro di un gruppo di suprematisti bianchi dell'Arizona. Un'appartenza che l'uomo mostrava con fierezza: tatuaggi esibiti, alla propria abitazione tappezzata con simboli legati al nazismo e alla superiorità della razza ariana. I comportamenti violen