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31.5.15

Heysel 1985-2015.Gaetano Conte, tifoso rimasto sotto le macerie e gravemente ferito : “Ho chiesto un biglietto per finale di Berlino, Juve mi ha detto no”


  come  passa  il tempo  30 anni fa  la  vicenda  del Heysel

scorrendo la  mia  bacheca  di fb ,  per  cercare  un  video  ho trovato  questa  storia  . Lo so che  l'anniversario  è ormai   scaduto e  digerito (  come accade nel mondo  dìoggi dove  una news  di un' ora    fa   è   già vecchia  )  ma    chi se  frega  . Essa  dimostra  come il mondo dello sport  ed  istituzionale    tende  a  dimenticare  in fretta le  sue  magagne  \  responsabilità  (    ed  a non ricordare  le  vittime , o  i  sopravvissuti simbolo  come  questo .

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IlFattoQuotidiano.it / Calcio  del 29\5\2015


Heysel 1985-2015. Conte, tifoso rimasto sotto le macerie: “Ho chiesto un biglietto per finale di Berlino, Juve mi ha detto no”

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Divenuto il volto della tragedia in cui persero la vita 39 persone, dopo tanti anni di silenzio ha raccontato il dolore di quei momenti alla Gazzetta del Mezzogiorno: "Davanti a me c’era un uomo con la telecamera. Ricordo di aver letto ‘Italia’ sulla macchina da presa e iniziai a urlargli di aiutarmi, ma lui continuava a riprendere. Qualche tempo dopo mi dissero che aveva vinto anche un premio"
di Francesco Casula


“Non metto piede in uno stadio da quel 29 maggio 1985 e avevo deciso di tornarci proprio per vedere di nuovo la Juventus in finale e così ho scritto alla società: ho spiegato chi ero, quello che avevo passato in quella curva Z e ho chiesto due biglietti per Berlino. Mi hanno risposto che i biglietti sono nominativi e numerati, ma se volevo potevo vedere la sfida con il Napoli”. Inizia così il racconto di Gaetano Conte a La Gazzetta del Mezzogiorno. Il tarantino divenuto suo malgrado il volto di quella tragedia in cui persero la vita 39 persone, dopo tanti anni di silenzio e persino una diffida vana per evitare di rivedere il suo viso barbuto in tv, al quotidiano pugliese ha descritto i suoi ricordi, i suoi dolori e il suo sogno svanito.
Voleva riprendere da dove aveva lasciato, dal sogno di vedere la sua Juve sollevare la Coppa dei Campioni come la chiama ancora nostalgicamente. Ha chiesto alla figlia di spedire una mail, ma non è bastato. Lui che da quel giorno non è più tornato allo stadio: la finale contro il Barcellona, dovrà guardarla in tv. “Però lo so che a rispondermi è stato qualcuno dello staff perché se fossi riuscito a scrivere direttamente al presidente Andrea Agnelli, mi avrebbe accontentato”. Forse avrebbe potuto superare quella paura che ancora lo attanaglia. Quando qualcuno lo salvò dalle macerie che gli bloccavano le gambe fu sistemato su una barella di fortuna: “All’improvviso mi voltai a guardare gli altri feriti. Accanto a me c’era il corpo di una bambina. Avrà avuto 14 o 15 anni: aveva la gola tagliata. Ho passato tre giorni e tre notti a piangere”.
Sotto quelle macerie c’era finito per un altro piccolo tifoso: “Portai con me un ragazzo disabile. Aveva 15 anni e per fargli vedere la partita qualche settimana prima andai al comune e lo feci inserire sul mio stato di famiglia. In quella bolgia è stato il mio unico pensiero: quando riuscii a metterlo in salvo caddi per lo sfinimento. Lì cominciò l’inferno. La folla mi travolse e persi i sensi. Quando pochi minuti dopo mi risvegliai avevo le gambe bloccate dalle macerie e davanti a me c’era un uomo con latelecamera. Ricordo di aver letto ‘Italia’ sulla macchina da presa e iniziai a urlargli di aiutarmi, ma lui continuava a riprendere. Gli dicevo di tirarmi fuori dalle macerie, ma quello continuava a girare. Qualche tempo dopo mi dissero che aveva vinto anche un premio. Ci pensi? Io stavo morendo e lui aveva vinto u premio ”.
Ricorda ogni momento di quella giornata fino a quando la folla non lo travolse: la sua gamba è così livida che ogni giorno deve prendere pillole antidolorifiche. “Per curare le conseguenze di quella finale: ho girato l’Italia, ma non c’è niente da fare, mi devo tenere il dolore. Pensavo solo di ricominciare da dove avevo lasciato e invece la dovrò guardare in tv. Peccato. Però vinciamo noi, ho giocato un biglietto con il risultato finale. Vinciamo noi”.

10.5.15

risposta alla DICHIARAZIONE SHOCK di Livia Turco (PD):”I politici rubano perchè i cittadini lo insegnano” . noi italiani siamo schiavi di tali cialtroni per scelta

Inizialmente sul mio account di facebook , in cui avevo condiviso tale news , avevo scritto che : << hanno la faccia , scusate il qualunquismo ed il commento da bar e non da uomo colto e la volgarità ma non ne posso posso più , di politicanti imbelli e cialtroni ( metaforicamente parlando ) che rispondono con motivazioni assurde COME IL CULO . Non sa o fa finta di non sapere che se nella maggior parte dei casi gli italiani fanno il nero è perchè più dichiari più ti tassano >> testuale “Se i politici rubano è perché hanno preso il cattivo esempio dai cittadini italiani, che chiedono la raccomandazione e pagano l’idraulico in nero per risparmiare”. Ma poi a mente fredda mi sono accorto che la risposta migliore è questa data dal Libro di Raffaele Mangano


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Italiani schiavi per scelta
Posted on 13 aprile 2015 by Raffaele Mangano


Un intero popolo, avendone più o meno consapevolezza, ha sacrificato energie, risorse, speranze e qualità della vita a favore di un gruppo di potere affaristico – finanziario – politico che da un quarto di secolo domina e governa l’Italia, sino a diventarne servo e schiavo, incapace non solo di reagire, ma persino di capire cosa sia accaduto. Ciò è stato possibile per una serie concomitante di fattori, uno su tutti, fondamentale per chi gestisce il potere, la non conoscenza di fatti e misfatti da parte dei cittadini. Quasi tutti gli Italiani con meno di quarant’anni non hanno la più pallida idea di come sia stato gestito il Paese dove vivono, da quali personaggi, con quali metodi e, soprattutto, con quali effetti sulla vita che conducono. Chi ha un’età superiore ha un vago ricordo, ma spesso non è in grado di ricostruire gli avvenimenti, poiché l’opera di rimozione provocata da raffinate tecniche di comunicazione è stata continua ed efficace. Coloro che hanno gestito le politiche industriali, finanziarie e politiche italiane appartengono a una ristretta cerchia di persone tutt’ora in circolazione e ancora in grado di condizionare l’andamento della vita pubblica, direttamente o attraverso loro affiliati che ne hanno ereditato metodi e strategie. Per ottenere una completa sudditanza della popolazione é stato fatto credere che bisognasse schierarsi politicamente per combattere una crociata del bene contro il male, convincendo ognuna delle due fazioni di essere dalla parte giusta. Una volta ottenuta questa contrapposizione, l’opera di condizionamento è diventata più facile, e qualsiasi nefandezza ha avuto giustificazione con la difesa di non meglio precisati “valori”, di volta in volta accomodati dai potenti a seconda delle circostanze.

Il risultato è stata la spoliazione sistematica della ricchezza del Paese, la dispersione delle risorse, l’arricchimento di pochi gruppi a danno dei cittadini che invece hanno continuato a impoverirsi, la perdita di certezze, la messa a repentaglio delle generazioniFUTURE, lo Stato indebitato sino al collasso.
Il potere economico ha avuto bisogno della complicità dei partiti, a loro volta tesi unicamente al mantenimento dei giganteschi privilegi e abili a tenere in vita un perenne, ma fasullo, conflitto ideologico.
La conseguenza è stata il formarsi di una classe politica mediocre, incapace, inefficiente, di bassa qualità culturale e senza etica, astuta però nel promettere per decenni le stesse cose: abbassamento delle tasse, opere pubbliche faraoniche capaci di mettere in moto l’economia, inesauribile assistenza dello Stato, bassa disoccupazione, alti stipendi, pensioni rivalutate, lotta all’evasione fiscale, rilancio del mezzogiorno, contrasto alla criminalità.
Gli italiani non solo vi hanno creduto, mostrando una pervicace vocazione all’autolesionismo, ma hanno continuato a difendere l’indifendibile sistema che, giorno dopo, li ha ridotti a una condizione pietosa. Ma il disastro economico, di per sé micidiale, è stato purtroppo accompagnato da un degrado delle coscienze che avrà bisogno di decenni per essere riparato. Di fatto abbiamo attraversato il medioevo della ragione.
Gli effetti sono sotto gli occhi di ogni individuo che, per una volta, abbia voglia di riflettere a mente sgombra da pregiudizi: modesti obiettivi legati per lo più alla chimera di un rapido arricchimento, abbandono della socialità a favore dell’individualità e dell’egoismo, il formarsi di un “io” infantile privo di senso di responsabilità e civismo, sopportazione dell’illegalità, ignoranza diffusa e ostentata, furberie di ogni natura, riemergere di razzismi, scarsa considerazione dello Stato, proteste rabbiose fini a se stesse, aggressività, incapacità a comunicare e dialogare senza ricorrere agli insulti, nessuna voglia di sapere, ripetizione ossessiva di frasi ascoltate durante gli inutili e assordanti dibattiti televisivi, assenza di analisi critica e oggettiva.
Il paradosso più assurdo è che ancora un elevato numero di cittadini é disposto a difendere chi li ha ridotti in questo stato deprimente. Altri sono ormai come inebetiti, abulici, spenti. Eppure i fatti erano di facile lettura, bastava aver voglia di esaminarli con calma e trarne poi le conclusioni, anziché voltare il capo e farsi irretire dalla propaganda.
Una macchina del tempo virtuale ci può aiutare ad avere una visione d’insieme degli avvenimenti e delle persone che negli scorsi decenni hanno creato le premesse dello sconquasso attuale. E osservando l’intero quadro non si può che provare sgomento per la rassegnazione con la quale i cittadini hanno accettato la manipolazione delle loro vite. Se alla fine il lettore pronuncerà la frase “ma come è stato possibile?” significa che questo libro ha raggiunto lo scopo di aver acceso un faro sui fatti.
Quanto alla rinascita di una nazione, forse il tempo è scaduto. O forse no. Ma ciò lo potranno decidere solo gli italiani. Sempre che ormai non abbiano scelto di restare in schiavitù.

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Leggi la prefazione di Alberto Forchielli This entry was posted in Libri and tagged Italiani schiavi per scelta, Libri. Bookmark the permalink.
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Libro
Prefazione di Alberto Forchielli
raffaele.mangano2@alice.it


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