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Welch e Radius, l'ultimo sogno di © Daniela Tuscano

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Di Raquel Welch, scomparsa a 82 anni il 15 febbraio scorso, sapevo pochissimo. Quanto bastava. Che era bella e festosa, donna totale, più erede di Mae West o Rita Hayworth che antenata di Shakira.    Anche se si denudava, c'era qualcosa di pudico nel suo corpo, nel suo sorriso eburneo e meticcio. Qualcosa che l'accomunava alle tele rinascimentali, alle allegorie di Giacomo Serpotta, e, in fondo, alla famiglia. Mentre lei spopolava con pellicole destinate a rimanere nell'immaginario collettivo benché non sempre memorabili ("Un milione di anni fa, il bikini in pelle!),  io trascorrevo la mia estate calda ad Arenzano in compagnia dei pupazzi Disney e di mio padre che si divertiva leggendo "Piccolissimo" del mitico Antonio Amurri :   piccolissima, gustosa saga familiare grazie alla quale conobbi per la prima volta il nome di Raquel. Il protagonista, papà Antonio medesimo, trovava "inquietante" l'apprezzamento verbale - "fichissima'! - tribu