O'Tama giovane a Palermo |
1)https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2023/12/diario-di-bordo-n-anno-i-oriente-ed.html
2)https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2022/11/10-giorni-senza-mondiale-occidente-e.html.
Infatti la pittrice in questione , secondo Maria Antonietta Spadaro : << [...] il suo mondo vissuto ed elaborato in una pittura tra oriente e occidente [...] Discreta e riservata, la piccola pittrice dagli occhi a mandorla ebbe il coraggio a soli vent'anni di lasciare il proprio paese e la famiglia per trasferirsi con l'uomo che amava in una città, Palermo, di un paese lontano e sconosciuto. Da poco il Giappone aveva istituito rapporti diplomatici con l'occidente e comunque i viaggi intercontinentali non erano all'epoca
Peccato che tale artista sia ancora poco conosciuta . Visto che la sua la collezione fu poi venduta da V. Ragusa al Museo Etnografico Pigorini di Roma, dove è custodita, ma non visibile al pubblico.Composta da 4172 pezzi, tra cui dipinti, xilografie, lacche, statue bronzee, armi, vasi in bronzo e ceramica, strumenti musicali, maschere, abiti, e oggetti di uso quotidiano, costituisce la più importante raccolta di oggetti giapponesi antichi esistente in Italia. La raccolta ha anche un grande valore di testimonianza della cultura giapponese precedente all'apertura verso l'Occidente[10]. Molti degli oggetti della Collezione Ragusa furono immortalati in tavole ad acquerello dipinte a Tokyo dalla Kiyohara: 31 tavole sono conservate a Palermo presso il Liceo Artistico - Vincenzo Ragusa Otama Kiyohara, mentre altre sono a Tokyo in collezioni pubbliche e private.Purtroppo le esposizioni fin ora fatte sono state solo due Due sono state le grandi mostre dedicate a O'Tama Kiyohara a Palermo, città in cui l'artista visse 51 anni, entrambe ideate dalla Spadaro , né risulta ne siano state allestite altre in Italia.
- La prima allestita nel 2017, nei saloni di Palazzo Sant'Elia e curata da me, ha messo in risalto un episodio estremamente importante di giapponismo in Italia. Attraverso bel 170 opere di O'Tama, del marito, lo scultore Vincenzo Ragusa, e vari oggetti d'arte, arredi, ecc. di ambito giapponese, il pubblico ha potuto conoscere e apprezzare un momento storico significativo della nostra città, immergendosi nelle suggestive atmosfere del lontano Giappone.
- La seconda, ospitata nel 2019-20 negli appartamenti reali del Palazzo Reale e ideata da me e dalla Fondazione Federico II, ha mostrato uno degli aspetti più interessanti della vicenda della coppia O'Tama e Vincenzo Ragusa quando, ancora a Tokyo collezionavano oggetti d'arte e artigianato del luogo, di un'epoca che presto sarebbe scomparsa. Questa magnifica Collezione composta di 4200 pezzi è oggi al Museo L. Pigorini di Roma. Alla mostra del Palazzo Reale furono esposti alcuni acquerelli di O'Tama che raffigurano in modo quasi fotografico tali preziosi oggetti, esposti in bacheche accanto (v. foto). Un confronto di estremo interesse per il quale si ringrazia il Museo Pigorini per il prestito delle opere della Collezione Ragusa, ancor oggi purtroppo non esposta al pubblico.
Un vero peccato .
La sua è anche una storia d'amore . infatti Dopo ben quasi 51 anni di lontananza dal suo paese, e dopo aver imparato a parlare l’italiano meglio del giapponese, O'Tama Ragusa dovette rientrare in patria nel 1933 richiamata dai discendenti della sua famiglia che inviarono, per sollecitare il suo ritorno in Giappone, una giovanissima pronipote che la condusse da Palermo a Tokyo. Eleonora Ragusa morì a Shiba, nel 1939, dove ancora in vita aprì un atelier. Rispettando i suoi ultimi desideri in punto di morte la sua famiglia divise i suoi resti: la metà delle sue ceneri infatti si trova in Giappone, nel tempio di famiglia Chōgen-ji, mentre l'altra metà è sepolta nella tomba del marito, nel cimitero palermitano dei Rotoli, sulla cui tomba c'è una colonna sormontata da una colomba realizzata dallo stesso Vincenzo Ragusa.