Giovanni Pische al centro in carrozzina, Gianni Minà è il primo a sinistra |
Oggi voglio raccontare tra le storie olimpiche ( ma non solo ) . Purtroppo in quanto l'articolo della nuova sardegna odierna in cui si parla di lui , nella online è a pagamento , e non ho voglia di € per un articolo quando se ne parla in altri siti . Comunque polemica a a parte è grazie al web che ho scoperto anzi riscoperto in quanto ne avevo sentito parlare da bambino in famiglia ed letto qualcosa quando s'inzio a parlare di queli che ora sono , anche se anncora c'è molta strada da fare , dei giochi paraolimpici .
da << Giovanni Pische maestro di vita >> di lacanas.it
Egli fu un maestro di vita. Con queste parole il noto giornalista Gianni Minà definiva Giovanni Pische. Manon solo Minà, tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo hanno potuto apprezzare le sue doti umane.
Giovanni Pische nasce a Santu Lussurgiu nel mese di febbraio del 1921. Da ragazzo impara a nuotare nel rio Sos Molinos (in su foiu de tiu Pane Dente), e gioca come portiere nella locale squadra di calcio. Un ragazzo pieno di vitalità e di amicizia per tutti, giovani e vecchi.A diciott’anni si arruola nell’Aeronautica Militare e partecipa alla seconda guerra mondiale come marconista di bordo. Il 14 giugno del 1943 il suo aereo viene abbattuto in un conflitto con due caccia inglesi. Si ritrova così in mare, ferito, aggrappato all’ala del suo aereo. Per sei ore lotta tra le onde, in quell’acqua che era da sempre il suo elemento vitale, sino a quando alcuni pescatori di Carloforte lo traggono in salvo.
La sua memoria è ancora viva . in quanto dalle memorie dei nonni e prozii oltre che quelle dei miei genitori ne deduco che Giovanni Pische amava la vita anche se il destino gli aveva riservato un tiro mancino. Era un uomo di grande spirito, risoluto, con una straordinaria energia vitale. Infatti leggo su
l'unione sarda 24 luglio 2024 alle 17:38
Il suo candido sorriso è un ricordo indelebile che affonda nei cuori dei Lussurgesi e di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. Sebbene fosse costretto tutta la vita in carrozzina, per un incidente aereo durante la seconda guerra mondiale, Pische aveva sempre un sorriso da regalare a tutti, un sorriso pieno di speranza, che infondeva coraggio.Era un grande atleta, un ottimo nuotatore. Proprio grazie alla terapia riabilitativa alla clinica Santa Lucia a Roma affinò la sua abilità acquatica che gli fece vincere i Giochi Internazionali di Stoke Mandeville in Inghilterra nel 1961 e tre anni più tardi il bronzo alle Paralimpiadi di Tokyo (1964), per cui ottenne il titolo di Gran Cavaliere della Repubblica per meriti sportivi.La sofferenza gli è stata sempre accanto però mai ha intaccato il suo spirito volitivo, il suo sorriso e le sue opere in favore dei più deboli di questa società che non aspetta chi ha difficoltà. La sua è una storia fatta di impegno verso gli altri e orientata al recupero dei disabili attraverso lo sport ma non solo. La sua figura rimarrà per sempre impressa nella comunità lussurgese, che infatti lo ricorderà venerdì 26 luglio nel centro di Cultura Popolare alle 18.30, attraverso le pagine del bel libro “Giovanni Pische, eroe, atleta, maestro di vita”, scritto a quattro mani da due lussurgesi che sempre lo hanno serbato nel cuore: Bachisio Serra e Francesca Manca. È un'antologia di ricordi, articoli di giornale, racconti degli amici e delle toccanti testimonianze degli atleti che sono stati cresciuti da Pische nel centro di Santa Lucia a Roma: Giuseppe Trieste, Claudio Tombolini, MariaPia Vezzaro e Roberto Valori.Una vita al servizio degli altri, un impegno sociale di grande valore e poca pubblicità. Se i paraplegici oggi possono guidare l’automobile è merito suo. Pische fu il fondatore dell’Associazione nazionale tutela handicappati e invalidi. Ludwig Guttmann, creatore del Centro per le malattie spinali di Stoke Mandeville, lo volle fortemente nel Consiglio mondiale dello sport per paraplegici. Con l’aiuto di uomini e di alcuni politici illuminati Giovanni Pische riuscì a portare lo sport per diversamente abili anche in Sardegna. Gianni Minà, suo grande amico, ricordava di lui: «ci insegnò ad avere interessi per quella che non doveva essere una vita banale. Un maestro di vita, è stato un italiano importante, un vero italiano di cui andare orgogliosi». Non solo Minà, tutti quelli che lo hanno conosciuto hanno potuto apprezzare le sue incomparabili doti umane.I due autori hanno voluto perpetuare la sua memoria intitolandogli la nuova palestra comunale nel 1999 quando erano amministratori del Comune. La cerimonia di inaugurazione vide, tra gli altri, la partecipazione di Gianni Minà e di Carmelo Addaris, atleta paraplegico di Cagliari plurimedagliato alle Olimpiadi di Toronto nel 1976, grande amico di Pische.
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