4.9.24

Bebe vio gareggia con il cognome della madre , Quattrocento tonnellate di sabbia per il calcio paraolimpico a5 , anche alle olimpiadi russia ed ucrania si odiano il caso Ihar Boki , Qualche dritta per seguire la scherma in carrozzina , Trance agonistica Elisabetta Mijno,

Bebe Vio Grandis. Parigi 2024 è la terza Paralimpiade a cui la campionessa mondiale di scherma


 partecipa ma con un altro cognome in aggiunta. Non è uno nuovo, semmai uno doppio: ha voluto che nella distinta ufficiale ci fosse anche quello della madre, Teresa, e non solo quello di suo padre, Ruggero.
Perché Bebe Vio partecipa alle Paralimpiadi con un "nuovo" cognome
Perché lo ha fatto? Le sue parole nell'intervista a Fanpage.it spiegano bene qual è il senso della scelta fatta qualche tempo fa e che adesso torna di stretta attualità: "È stata una scelta familiare comune di aggiungere il cognome di mamma, ci tenevamo a farlo per puro orgoglio. Abbiamo impiegato un po' di tempo perché è stato veramente un casino fare tutte le pratiche. Pensavamo fosse giusto nei confronti di mamma, della famiglia di mamma, avere quella parte di storia con noi. E lei ne è stata fiera".
Lo è sempre stata, anche nei momenti peggiori. Quando sua figlia, a 11 anni, venne colpita da una meningite fulminante sentì il mondo crollarle addosso: a causa di un'infezione i medici furono costretti ad amputarle i quattro arti. Fu straziante ma "non ho mai pensato di mollare un secondo, mai – disse in un'intervista la signora Grandis –. Non ho mai perso la speranza che Bebe potesse sopravvivere
Nonostante vi avessero detto che c'era il 97 per cento di probabilità che morisse".
Chiese a suo marito: "Rideremo ancora?". Lo ha scoperto solo vivendo e oggi anche per questa ragione (e molte altre) Beatrice Maria Adelaide Marzia (il nome per intero all'anagrafe dell'Azzurra) Lo porterà con grande orgoglio sulle spalle. E non sarà affatto un peso per la responsabilità che sente di avere con tutti i riflettori puntati addosso. Anzi, le darà maggiore forza quando salirà in pedana nel fioretto femmibile B per difendere il titolo conquistato a Tokyo 2020, il secondo dopo il successo a Rio 2016.
Quando gareggia Bebe Vio: le date e gli orari nel fioretto individuale e a squadre



Domani, mercoledì 4 settembre (a partire dalle ore 12:00), Vio Grandis si batterà nell'individuale e poi giovedì 5 nella prova a squadre assieme ad Andreea Mogos, Loredana Trigilia e Rossana Pasquino (dalle 10:00). Brasile, Giappone e adesso la Francia: "Ci arrivo con un'altra testa", ha confessato a Il Messaggero spiegando le differenti emozioni vissute nelle tre edizioni dei Giochi: il debutto, la soddisfazione di un trionfo arrivato in un momento storico delicato per il periodo oscuro e di cattivi pensieri provocati dall'epidemia globale di Covid ("ma anche perché ero reduce da un brutto infortunio") e ora l'esperienza da veterana in "un villaggio pieno di gente e stadi pieni" rispetto ai rigidi protocolli sanitari e alla profilassi previsti nel Sol Levante.
"Le Paralimpiadi sono una figata pazzesca – ha spiegato al sito ufficiale della Federscherma -, perché in questo periodo si dà davvero grande attenzione al nostro movimento". L'importanza dell'evento sportivo va di pari passo a un messaggio altrettanto forte: "Aver cambiato la mentalità della gente. Oggi i bambini parlano di sport e disabilità a scuola, fanno i giocattoli con le protesi o le carrozzine e noi non siamo più eroi".


anche  alle    paraolimpiadi russia  ed ucrania   si odiano  il  caso Ihar Boki 

Ieri il nuotatore bielorusso Ihar Boki ha vinto la sua quinta medaglia d'oro a queste Paralimpiadi, nella gara dei 200 metri misti, dopo aver già vinto i 50 stile libero, i 100 farfalla, i 100 dorso e i 400 stile libero: è la sua 21esima medaglia d'oro paralimpica, un numero impressionante che lo rende il nuotatore più vincente nella storia delle Paralimpiadi. La categoria in cui gareggia è la S13, per atleti con

Boki con la più recente delle sue 5 medaglie d'oro di Parigi 2024,
 quella dei 200 metri misti (Sean M. Haffey/Getty Images)
disabilità visiva lieve. Boki ha 28 anni e le prime Paralimpiadi a cui partecipò furono quelle di Londra 2012, quando di anni ne aveva 16 e vinse 5 medaglie d'oro.
Per cinque volte, quando Boki ha vinto, al posto dell'inno bielorusso è stato fatto suonare quello paralimpico, come prevede il regolamento per gli atleti russi e bielorussi, che a causa dell'invasione russa dell'Ucraina (sostenuta dalla Bielorussia) gareggiano senza bandiera e sono indicati come atleti neutrali. Boki in questi giorni si presenta in piscina indossando una tuta lilla, senza richiami ai colori della bandiera bielorussa (rosso e verde), e le sue vittorie non sono conteggiate nel medagliere. Nella gara dei 50 stile libero, domenica, ha vinto davanti a due ucraini, Illia Yaremenko e Oleksii Virchenko, che sul podio si sono rifiutati di posare con lui per la foto di rito con le medaglie e hanno festeggiato a qualche metro di distanza da Boki, che è sembrato a metà tra l'imbarazzato e il dispiaciuto.

Questa  storia    mi  ha  fatto  venire  mente  la  vignetta  di Mauro Biani  letta  su thread   poco  prima del  post  

Alle Paralimpiadi di Parigi ci sono in tutto 88 atlete e atleti russi e 8 bielorussi, più del triplo dei 30 complessivi che c'erano alle Olimpiadi. È un fatto che si spiega anche con la maggiore tendenza inclusiva della competizione: alle Olimpiadi per esempio la federazione di atletica aveva escluso del tutto russi e bielorussi, alle Paralimpiadi non è successo.




Quattrocento tonnellate di sabbia





Il torneo di calcio a 5 per ciechi, che è iniziato domenica, si gioca nello stesso luogo, molto spettacolare, che era stato scelto per le partite di beach volley alle Olimpiadi: un'arena temporanea montata sul champ-de-Mars, il giardino pubblico sotto la Tour Eiffel.
Come ha raccontato il quotidiano francese Le Monde, nelle due settimane di pausa tra le Paralimpiadi e le Olimpiadi gli organizzatori non hanno avuto tempo di rimuovere le 400 tonnellate di sabbia portate lì per il beach volley, quindi hanno deciso di installarci sopra una struttura di legno, sopra la quale mettere poi il campo sintetico per il calcio a 5. Un po' per caso e con un po' di fortuna, pare sia stata una buona scelta anche per il gioco: la sabbia assorbe i rumori e riduce il riverbero, consentendo ai calciatori di sentire meglio la palla e le indicazioni delle guide.



Qualche dritta per seguire la scherma in carrozzina

Ieri è iniziata la scherma in carrozzina con i tornei singolari di sciabola, dove l'Italia ha vinto un bronzo con Edoardo Giordan. Oggi invece tocca al fioretto e in pedana ci sarà quindi la più nota atleta italiana a queste Paralimpiadi, Bebe Vio. Fioretto e Spada prevedono anche un torneo a squadre, come alle Olimpiadi, mentre la sciabola no.
Le regole della scherma in carrozzina sono in gran parte le stesse della scherma olimpica, con la differenza più evidente che sta ovviamente nel fatto che atlete e atleti sono seduti su una carrozzina:

Un attacco di Edoardo Giordan durante la finale per il bronzo
vinta contro l'ucraino Andrii Demchuk (Steph Chambers/Getty Images)
questa è fissata a terra in modo che non si muova ed è ruotata di 110° rispetto alla direzione della pedana. La distanza tra gli schermidori viene stabilita di volta in volta in modo che quello con il braccio più corto possa arrivare a toccare l'altro con l'arma.
Sono ammesse atlete e atleti che hanno subito lesioni al midollo spinale, con amputazioni alle gambe, con una paralisi cerebrale o in generale con una disabilità che richieda l'uso della carrozzina. Ci sono due categorie, A e B: la prima per atleti con una disabilità almeno a una gamba, ma che hanno una buona mobilità del tronco e possono quindi muoversi avanti e indietro per schivare i colpi; la seconda per chi ha disabilità che non permettono movimenti del tronco e che influenzano in parte anche l'uso del braccio armato. È vietato stare piegati all'indietro per schivare i colpi per più di 15 secondi e una parte del corpo deve sempre restare a contatto con la carrozzina (due regole che si riferiscono perlopiù agli atleti di categoria A).Per il resto, le regole sull'uso delle armi sono quasi del tutto le stesse valide anche alle Olimpiadi.


Trance agonistica

Elisabetta Mijno era probabilmente l'arciera su cui c'erano più aspettative tra tutti i 9 atleti e atlete della squadra italiana di tiro con l'arco (la più numerosa insieme a quelle di Turchia e Cina): ieri ha disputato un torneo di arco ricurvo (quello tradizionale, anche detto arco “olimpico”) senza quasi commettere errori, in cui alla fine ha vinto la medaglia di bronzo dopo una semifinale persa per pochi millimetri. Lei ha fatto capire che aveva aspettative un po' più alte, parlando alla Rai dopo il torneo: «Le medaglie sono sempre una soddisfazione, poi il colore cambia e c'è differenza», ha detto. E poi, senza sbilanciarsi, «non posso dire che sia stata una brutta giornata».


                         Mijno durante un tiro del torneo di ieri (Elsa/Getty Images)

Mijno ha 38 anni, è una medica specializzata in ortopedia e traumatologia ed è paraplegica da quando aveva 5 anni a causa di un incidente d'auto. È una delle pochissime arciere paralimpiche a essere state convocate anche nella nazionale degli atleti che non hanno disabilità. È descritta come un'atleta eccezionalmente determinata e seria (come forse avrete un po' intuito dalle dichiarazioni qui sopra), e sembra che ieri durante il torneo nessuno riuscisse a parlarci, tantomeno i media che provavano a farle qualche domanda tra una partita e l'altra. Guido Lo Giudice, addetto stampa della federazione italiana di tiro con l'arco che commenta le gare sulla Rai, a un certo punto ha raccontato come una grande conquista l'essere riuscito a intercettarla molto brevemente, con lei che ribadiva di voler parlare solo a fine torneo. «Dimmi almeno com'è il campo di gara», le ha detto lui. «È un campo di gara», ha risposto lei.

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