Riassunto della vicenda
fonte www.leggo.it
Cinzia Dal Pino, spuntano nuovi video dell'omicidio. Polemica sui domiciliari: «La legge non è uguale per chi ha soldi»
Ci sono nuovi video al vaglio degli inquirenti che potrebbero far luce su Cinzia Dal Pino, 65 anni, la balneare messa agli arresti domiciliari, che l'8 settembre ha travolto con l'auto e ucciso Nourdine Naziki, l'uomo 52enne che l'aveva rapinata da poco e che poi, mentre lui era a terra con lesioni mortali, si è pure ripresa la borsa ed è andata via. Secondo quanto emerge dall’autopsia, disposta dalla Procura di Lucca
ed eseguita giovedì dal medico legale Stefano Pierotti, Naziki sarebbe morto per l’emorragia provocata dalla rottura dell’aorta addominale .
Ci sono altri video
Il video della telecamera di sicurezza che mostra Dal Pino investire con l'auto Naziki per 4 volte e schiaccairlo contro la vetrina del negozio non sarebbe l'unico al vaglio degli inquirenti che devono ricostruire l'accaduto. «Quel video non è l’unico - spiega il difensore dell'imprenditrice, il professor Enrico Marzaduri, al Correire della Sera - ce ne sono almeno altri cinque, da diverse prospettive e saranno tutti oggetto di consulenza».
Dal Pino avrebbe inseguito Naziki dopo che lui, all'uscita dal ristorante dove lei aveva cenato con un gruppo di amici, ha rubato la sua borsa dal sedile accanto al posto di guida. Secondo quanto dichairato Nziki avrebbe anche provato a minacciarla con un coltello, che però non è mai stato ritrovato.
Contestati i domiciliari
Una scritta tracciata con una vernice spray nera su un cantiere dell'ex Camera del lavoro di Viareggio, ne contesta la scarcerazione: «Chi ha soldi ha potere, legge non uguale per tutti. Rip Said Malkoun». Un modo che sembra criticare la decisione del giudice di Lucca dopo l'interrogatorio di garanzia, mentre sui social prosegue la polemica tra chi dice di comprendere la reazione della donna a causa dell'emergenza sicurezza sul litorale, e chi attribuisce tale reazione al clima di propaganda anti-immigrati e incolpa la destra.
La scritta sul cantiere ha anticipato il corteo silenzioso che sabato 14 settembre omaggerà la memoria del maghrebino; alle ore 17 il Forum della Pace Versilia organizza una manifestazione con partenza dal Comune di Viareggio per raggiungere via Coppino, in Darsena, la strada dell'omicidio.
La falsa identità
Intanto, anche grazie alle sorelle che da Casablanca, in Marocco, chiedevano giustizia tramite una tv in lingua araba, emerge che la vittima potrebbe aver vissuto in Italia sotto falso nome per anni. Una falsa identità, un alias che lo faceva conoscere alle autorità italiane, forze dell'ordine comprese, come Said Malkoun, 47 anni, algerino. Mentre invece il vero nome sarebbe Nourdine Naziki, l'età 52 anni e la nazionalità marocchina. Said Malkoun è l'identità che risultava alle banche dati e, verosimilmente, anche quella che compariva da più tempo nei verbali di polizia e nelle denunce per reati contro il patrimonio (furti) a lui attribuiti.ompariva pure nelle pratiche di espulsione che lo avevano riguardato, anche con permanenze in Cpr, ma che non erano andate a buon fine - così è emerso a margine della vicenda - perché gli Stati nordafricani contattati dall'Italia non lo riconoscevano come connazionale e non davano l'ok al rimpatrio. Comunque sia, i familiari si sono mossi insieme agli amici in Italia e hanno contattato un avvocato a Viareggio, pertanto fra gli accertamenti verrà appurata in modo definitivo anche la vera identità del morto.
Volevo chiudere qui sul caso Cinzia dal Pino ma poichè fra le tante lettere ricevute ( molte cestinate perchè cariche e pieno solo : d'odio , exenofobia , razzismo , cinismo, giustizialismo d'accatto \ malancista ) ce 'è una in particolare in cui mi s'accusa di difendere un criminale ( visti i suoi precedenti ) un clandestino ( visto che non si chiama come dichiarato Said Malkoun, ma Nourdine Naziki ) Riporto la discussione \ battibecco avuto via email
**** ma bravo difendi la feccia . Non sai che era clandestio , lestofante ? lei ha fatto bene . finalmente quacuno reagisce alle loro prepotenze . L'ha minacciata con un coltello e poi l'ha rapinata .
IO non difendo nessuno , se rileggi bene i miei scritti , la stessa verve la uso se a fare una cosa del genere fosse uno straiero o nuovo italiano in quanto sempre di omicidio si tratta . E poi ammettiamo che l'abbia realmente ( ancora essun video o testimonianza lo confermano , ne il coltello o altra arma impropria è stata ritrovata ) minacciata per costringerla a dargli la borsa . Per quello tu lo ucciidi a sangue freddo ed in quel modo cosi brutale ( urtando lo perchè dalla perizia fatta fin ora non risultano sul suo corpo segni di pneumatici ) provocandoli lesioni ( si parla di rottura dell'aorta femorale ) mortali . E poi per giunta dopo averlo urtato per ben 4 o forse più volte cosa fai , riprendi quel ..... di borsa e risali in macchina come se niente fosse e vai via senza prestare soccorso ?
Te pareva . L'utente si è disconesso ed ha abbandonato la discussione .Evidentemente o è un pusilamine o è seza argomenti per controbattere .
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l'unico commento che mi sento di fare sulla mancata decisone di costitursi parte civile nel processo del carabiniere ucciso con l'ambasciatore Luca Attanasio in Congo è che L'arma usa due pesi e due misure oppure non sia come dovrebbe e dice d' essere autonoma dal potere politico . Non aggiungo altro per evitare di scendere ad insulti generalizzati e magari essere denunciato per villipendio alle istituzioni se non che concordo con quanto riferito dal fratello ad
da Avvenire.it
«Mi chiedo perché l’Arma dei carabinieri non si sia costituita parte civile. Eh sì, perché in Congo è morto anche un carabiniere. Mio fratello Vittorio». Lo sfogo di Dario Iacovacci investe in pieno gli onorevoli. È un militare, come suo fratello. Per questo gli fa doppiamente male vedere che la verità sull'agguato di tre anni fa in Congo è ancora lontana. Per questo ha condiviso la scelta di Salvatore Attanasio -papà dell'ambasciatore Luca Attanasio - di recarsi a Roma per rivolgere un appello diretto
alle forze politiche. Dario infatti va dritto al punto, forse per la deformazione professionale di chi è abituato a trovare soluzioni, possibilmente rapide, e fatica a comprendere le tortuosità della Ragion di Stato.«Quando il generale Mori è stato indagato (per presunte complicità nelle stragi di mafia, ndr), l’Arma non ha esitato a schierarsi dalla sua parte. Non è accaduto altrettanto con la mia famiglia. Non c’erano al processo ai due funzionari del Pam, e questo mi fa pensare che purtroppo in questa storia tutti abbiano qualche responsabilità». Iacovacci recapita un messaggio anche al ministro Guido Crosetto: « Auspico che anche la Difesa si schieri in prima linea per chiarire la dinamica dell’agguato di Goma. Bisogna fare piena luce su una missione su cui erano già emerse in precedenza alcune criticità». Linguaggio tecnico, da “operativo”. Ma una volta terminato l’incontro alla Camera, Iacovacci non ha difficoltà a spiegare il concetto in modo più esplicito. E rivela che, poche ore prima della partenza del convoglio del Pam, suo fratello lo chiamò manifestandogli una certa preoccupazione. «Non ricordo bene se era il giorno stesso o quello precedente, appena dopo il loro arrivo nel Nord del Congo. So che erano in un edificio, probabilmente del Pam, e si stavano preparando a partire con le jeep. Ebbene lui mi disse che la situazione non era chiara. Nell’aria c’era troppa agitazione…».Segno inequivocabile, all’occhio allenato di un soldato ben addestrato (Dario fa parte delle forze speciali), che qualcosa non sta andando come dovrebbe. Iacovacci aggiunge però anche un altro dettaglio prezioso, finora mai emerso. «Mi disse anche che sul posto c’erano alcuni personaggi che non lo convincevano, non gli piacevano… Ma per ora non voglio dire di più. Lasciamo che le indagini proseguano. Certamente dentro di me ho tanti dubbi». Coabitano con il dolore, enorme. «Questo evento ha sconvolto la mia vita, quella della mia famiglia e della compagna di Vittorio: avrebbero dovuto sposarsi. Non posso accettare un sistema che usa l’immunità in questo modo, credo che lo strumento sia da rivedere. Continuo a chiedermi come sia possibile non risolvere questa situazione. Oppure non si agisce per convenienza ?»
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Ecco un esempio in cui : gossip, lifestyle , cronaca rosa , non sono solo frivoli .
C’è una scena splendida di Annalisa, forse la popstar italiana di maggior successo in Italia, che non solo partecipa al matrimonio del suo ex Davide Simonetta, ma canta e dedica a lui e alla sposa una versione delicatissima de “La prima cosa bella”, a sua volta accompagnata al piano da suo marito.In un’epoca in cui l’amore tossico è all’ordine del giorno e spesso esonda in violenza fisica ,in una società in cui anche solo mantenere un rapporto d’amicizia tra ex è ancora considerato un tabù e viene giudicato come strampalato da più ,quella di Annalisa, di Davide e di tutti e quattro è una straordinaria lezione di maturità, di educazione sentimentale e affettiva, di rapporti funzionali tra esseri umani. Un meraviglioso esempio. Commentando tale fatto con un amica da poco single è venuto fuori un chiaccherarata che mette in evidenza come le righe scritte sopra siao molto spesso frutto di lgneralizzazioni e luoghi comuni
***** Tanto di cappello a loro, ma non tutte le relazioni sentimentali finiscono con rispetto reciproco e quindi chi tronca i rapporti o prova una giustificata (e civile) avversione verso un ex partner non dev’essere giudicato negativamente.IO vero ma purtroppo i casi sono rari
*** esagerato .😂😲
IO stavo per replicare quando la chiamano per lavoro e deve , essendo reperibile come OSS , scappare
Il che in effetti è vero non la biasimo , ma purtroppo la maggior parte dell'odio e dei femminicidi nasce nei caso siao gli ex o amanti respinti a commettere femminicidi \ violenze del genere da non saper affrontare delusioni amorose e frustrazioni nel caso di : divorzi , separazioni , rotture di relazioni e quind on importa se è un vip o un comune mortale a fare ciò è sembre buon segno
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