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9.11.24

Dal podio al linciaggio: così cadono le stelle olimpiche di paris2024 Attacchi social alle atlete perché donne ?

 Lo so  che  le  olimpiadi sono finite  , ma  certe  discriminazioni   non haann data  di scadenza  .  E' ver che  la   Lucarelli mi  sta  poco  simpatica  ma  qui  ha  perfettament e ragione  .


Le Olimpiadi di Parigi hanno lasciato alcuni strascichi importanti, che coinvolgono i social, la politica, la stampa e, soprattutto, le donne. Perché la questione è passata abbastanza inosservata, ma negli ultimi giorni le tre atlete più “virali” della competizione, quelle più fotografate e commentate sui media mondiali, hanno dovuto prendere alcune decisioni importanti riguardanti la loro carriera. Due di queste hanno deciso di prendere una pausa definitiva o temporanea dallo sport per le critiche e le pressioni subite, un’altra deve continuare a difendersi tramite i suoi legali perché le menzogne su di lei non accennano a diminuire. Sto parlando della sudcoreana Kim Ye-ji, medaglia d’argento alle Olimpiadi di Parigi 2024 nel tiro con la pistola, della breaker australiana Raygun e della pugile algerina Imane Khelif.
L’atleta sudcoreana era stata la sportiva più commentata dalla stampa e la più rilanciata sui social grazie alla sua estetica che richiamava il mondo cyborg e alcuni noti videogiochi. Molti (tra cui Elon Musk), guardandola sparare, erano rimasti affascinati dal suo aspetto e dalla freddezza con cui Kim Ye-ji prendeva la mira.


 Il fondatore di Tesla e proprietario di X aveva twittato che l’avrebbe vista bene in un film d’azione, ma il paradosso è che lei non sapeva neppure che twitter fosse diventato X: “Dopo l’allenamento ceno e vado subito a letto, perché devo allenarmi anche il giorno dopo. Non sapevo nemmeno che Twitter fosse cambiato in ‘X’”, ha commentato l’atleta intervistata da un’importante rivista coreana su cui posava come modella, in copertina, interamente vestita Louis Vuitton.Fatto sta  che mentre il cinema e la moda se la contendevano e diventava testimonial Tesla in Corea, ieri la tiratrice ha comunicato di aver deciso di prendersi una pausa dallo sport per stare accanto
alla propria famiglia. Secondo il quotidiano The Korea Herald però, Kim Ye-ji non avrebbe sopportato i commenti feroci, soprattutto sui social, sulla virata “commerciale” del suo personaggio. Molti coreani l’avrebbero rimproverata di aver tradito lo sport per passioni più effimere. Insomma, ben lontana dall’essere l’eroina fredda e robotica, la tiratrice non ha retto il peso dell’essere diventata lei stessa un bersaglio. E nessuno sa se la rivedremo in versione manga cyberpunk in qualche competizione.
Qualcosa di molto simile è accaduto negli stessi giorni alla breaker australiana Rachael Gunn detta “Raygun”. La popolare Raygun, 37 anni, alle Olimpiadi aveva dato una interpretazione originale della disciplina. Ma non tutti l’avevano apprezzata: “Farò ancora breaking, ma non gareggerò più, no no”Molti la ricorderanno perché alle Olimpiadi di Parigi la sua esibizione nella gara di breakdance era diventata virale per via della bizzarra coreografia e della sua modesta performance. Oltre a diventare un meme, però, Raygun era stata accusata anche di aver ricevuto raccomandazioni da parte del marito e la sua partecipazione alle Olimpiadi si era trasformata in una gigantesca shitstorm tra insulti violenti e infinite prese in giro. Secondo la repubblica << [...] “Pesce rosso in agonia sul lavandino fuori dall'acqua”, uno dei tanti commenti del web. Arrivano i meme, ma non solo. Qualcuno l’accusa di aver ridicolizzato la breakdance nel momento della sua massima esposizione mediatica, nel giorno d’esordio della disciplina alle Olimpiadi. Come se non bastasse, Gunn finisce pure al centro di una teoria del complotto: Samuel Free, suo marito e allenatore, avrebbe truccato in qualche modo le selezioni per far partecipare lei a scapito di altre atlete australiane. Ma nel torneo di qualificazione Free non faceva il giudice e nessun australiano era presente tra la giuria.[.... Gli hater hanno lanciato persino una petizione per indagare su come sia arrivata a Parigi. Richiedevano di considerare Gunn e la capo della delegazione australiana Anna Meares come “responsabili per condotta non etica”. Nell’intervista l’atleta ha definito questa situazione “surreale” e le teorie attorno alle presunte manipolazioni “completamente matte”. Meglio spegnere la musica, allora. Dire basta. Soltanto alla logica della competizione, però. Perché la breakdance rappresenta un modello culturale, uno stile di vita nato nel Bronx degli anni Settanta. “Non puoi ritirarti dalla cultura”, spiega infatti Raygun. Col sorriso: “Ballerò ancora nel salotto con il mio partner”. Nel segno di uno dei suoi messaggi più simbolici, lanciato proprio nel periodo dei Giochi: “Non abbiate paura di essere diversi, uscite e rappresentate voi stessi, non sapete tutto questo dove vi porterà”. Perché anche l’odio ha il suo tasto play, basta metterlo in pausa.>>
Raygun inizialmente aveva dimostrato una sorprendente capacità di accusare il colpo, ma alla fine, mercoledì, ospite di una trasmissione radiofonica in Australia, ha detto che non gareggerà mai più.Infine, è sempre notizia di questi giorni che Imane Khelif, la pugile algerina diventata un vero e proprio caso durante le Olimpiadi francesi perché accusata di avere nel suo Dna cromosomi maschili, ha dovuto intraprendere nuove azioni legali per difendersi dagli ultimi attacchi mediatici da parte della stampa. Non sono bastate le strumentalizzazioni politiche, lecevuto raccomandazioni da parte del marito e la sua partecipazione alle Olimpiadi si era trasformata in una gigantesca shitstorm tra insulti violenti e infinite prese in giro. Secondo la repubblica << [...] “Pesce rosso in agonia sul lavandino fuori dall'acqua”, uno dei tanti commenti del web. Arrivano i meme, ma non solo. Qualcuno l’accusa di aver ridicolizzato la breakdance nel momento della sua massima esposizione mediatica, nel giorno d’esordio della disciplina alle Olimpiadi. Come se non bastasse, Gunn finisce pure al centro di una teoria del complotto: Samuel Free, suo marito e allenatore, avrebbe truccato in qualche modo le selezioni per far partecipare lei a scapito di altre atlete australiane. Ma nel torneo di qualificazione Free non faceva il giudice e nessun australiano era presente tra la giuria.[.... Gli hater hanno lanciato persino una petizione per indagare su come sia arrivata a Parigi. Richiedevano di considerare Gunn e la capo della delegazione australiana Anna Meares come “responsabili per condotta non etica”. Nell’intervista l’atleta ha definito questa situazione “surreale” e le teorie attorno alle presunte manipolazioni “completamente matte”. Meglio spegnere la musica, allora. Dire basta. Soltanto alla logica della competizione, però. Perché la breakdance rappresenta un modello culturale, uno stile di vita nato nel Bronx degli anni Settanta. “Non puoi ritirarti dalla cultura”, spiega infatti Raygun. Col sorriso: “Ballerò ancora nel salotto con il mio partner”. Nel segno di uno dei suoi messaggi più simbolici, lanciato proprio nel periodo dei Giochi: “Non abbiate paura di essere diversi, uscite e rappresentate voi stessi, non sapete tutto questo dove vi porterà”. Perché anche l’odio ha il suo tasto play, basta metterlo in pausa.>> intromissioni di personaggi come Elon Musk, che l’aveva definita “uomo”, o J.K. Rowling che le aveva dedicato decine di tweet (in parte cancellati) quali per esempio: “È importante sottolineare che lanciare una campagna di pubbliche relazioni e applicare strati di trucco spesso richiede molto più tempo e impegno rispetto alla semplice pubblicazione dei risultati di un test del Dna”. Entrambi erano stati denunciati dalla pugile, ma in questi giorni “lo scoop” di una testata francese ha rilanciato l’infelice dibattito su Imane Khelif: secondo il sito in questione, alcuni referti in possesso del loro corrispondente dimostrerebbero che l’atleta possiede due testicoli nell’addome. L’esclusiva è stata rilanciata sui social e da molte testate giornalistiche nel mondo, ma diversi fact checking hanno già messo fortemente in discussione la veridicità della notizia. Fatto sta che ancora una volta, dopo l’ondata di odio e di cyberbullismo subito durante le Olimpiadi, la boxeur algerina deve difendersi da un’aggressione mediatica violenta e sgangherata, in cui l’odio ideologico si mescola con la strumentalizzazione politica, la transfobia e altri ingredienti volgari che non tengono conto della complessità della vicenda. E della sensibilità di Imane Khelif.
INSOMMA, gli strascichi delle Olimpiadi più social di sempre raccontano la storia di tre atlete aggredite dall’opinione pubblica per ragioni diverse (chi avrebbe ceduto al mondo dell’effimero, chi sarebbe stata incapace e raccomandata dal marito, chi sarebbe un uomo) ma in fondo, vittime di uno stesso meccanismo: quello in cui le donne, quando arrivano a occupare ruoli rilevanti, sono spesso vittime di una ferocia ingiusta e sproporzionata, figlia di una lunga, lunghissima storia da correggere.La gogna Kim Ye-ji accusata di aver ceduto all’effimero, Rachael Gunn raccomandata dal marito e Imane Khelif di essere un uomo