Una donna indiana che si credeva morta era invece viva e si è svegliata di nuovo pochi istanti prima di essere cremata. Bujji Aamma, 52 anni, di Berhampur, India, è rimasta gravemente ustionata in un incendio scoppiato nella sua casa il 1° febbraio. Portata in ospedale con ustioni che coprivano metà del corpo, è stata rimandata a casa in pessime condizioni. La famiglia non aveva soldi sufficienti per portarla in un altro ospedale. La donna non apriva più gli occhi e il marito Sibaram Palo, credeva che fosse morta e così fece in modo che fosse portata al luogo della cremazione su un carro funebre.
La credevano morta dopo un incendio Al Times of India ha detto: “Abbiamo pensato che fosse morta e abbiamo informato altri nella zona di organizzare un furgone funebre per trasportare il corpo al luogo di cremazione”. Una donna chiamata K Chiranjibi ha visto Aamma aprire gli occhi e ha detto: “Inizialmente eravamo spaventati perché non avevamo mai visto un incidente del genere, anche se avevamo sentito alcune storie”. L’autista del carro funebre è stato richiamato per riprenderla, viva e vegeta, dal luogo della cremazione solo mezz’ora dopo ed è stata portata a casa con lo stesso carro funebre. Fortunatamente eventi come questi sono molto rari ma questo non vuol dire che non sia la prima volta che accade. Ad esempio, una donna di 82 anni è stata dichiarata morta in una casa di cura di New York e in seguito è stata scoperta viva dal personale dell’impresa di pompe funebri. E una donna di 66 anni con demenza a esordio precoce è stata dichiarata morta da un’infermiera, solo per essere trovata senza fiato quando il personale dell’impresa di pompe funebri ha aperto la cerniera del sacco per il cadavere. La pira per la cremazione era pronta La donna che aveva accompagnato la vara nel carro funebre ha detto che era stato quasi completato il montaggio della pira funeraria. “Proprio in quel momento, Bujji ha aperto gli occhi e ha risposto alle nostre chiamate, cosa che ci ha scioccato”, ha detto Chiranjibi. “All’inizio eravamo spaventati, perché non avevamo mai visto un incidente del genere, anche se avevamo sentito alcune storie”, ha detto il 50enne Chiranjibi. I vicini avevano raccolto i soldi per la cremazione “Quando abbiamo avuto la conferma che era viva, abbiamo informato il direttore del reparto di inviare lo stesso veicolo per riportarla a casa”, ha aggiunto. Dato che Sibaram era molto povera e non poteva sostenere il costo del funerale, la gente del posto aveva donato dei soldi per la sua cremazione, ha detto. Khetrabash Sahu, l’autista del carro funebre, ha detto di aver portato via la donna da casa intorno alle 9 del mattino. Dopo circa mezz’ora gli è stato nuovamente chiesto di ritornare sul luogo della cremazione.“L’abbiamo riportata a casa con lo stesso veicolo”, ha detto. Una fonte del crematorio ha detto che la popolazione locale non ha bisogno del certificato di morte per il funerale di un membro della famiglia
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da il fatto quotidiano del 12\2\2024
Nepal “Chi fa la cacca sull’everest dovrà riportarsela indietro Il titolo più intrigante della settimana è sul Post: “Chi fa la cacca sull’everest dovrà riportarsela indietro”. Quello dell’immondizia accumulata sulla vetta più alta del mondo è un problema noto, ma le deiezioni degli scalatori rappresentano una criticità molto specifica: “Sull’everest, data l’elevata altitudine e le basse temperature, la cacca non si decompone completamente: da anni il numero crescente di persone che scala la montagna, che pur richiedendo mezzi e grande preparazione è più accessibile di altre vette famose, ha causato un problema crescente di escrementi e di spazzatura”. La cacca, ha spiegato il sindaco di Khumbu Pasanglhamu, Mingma Sherpa, è ben visibile scalando la montagna: un fatto “inaccettabile” che “danneggia la nostra immagine”. Così ora chi punta alla cima dell’everest dovrà portare con sé dei sacchetti da acquistare al campo base, da cui partono le spedizioni verso la cima sul lato nepalese. I sacchetti, ha aggiunto il sindaco, “saranno controllati al ritorno”.
A Roè Volciano, in provincia di Brescia,Invece della patente, una 65enne esibisce una carta firmata col sangue secondo cui può guidare pure navi ed aerei
A Roè Volciano, in provincia di Brescia, un’allegra signora di 65 anni è stata fermata dalla polizia per un controllo. Non aveva la patente con sé e nemmeno riteneva di averne bisogno: ha esibito invece un “documento autocostruito”, che si era stampata in casa, con una sua fotografia e una dichiarazione sottoscritta dove si afferma che lei è “eterna essenza e fonte di valore”. Per attestare l’autenticità del documento, la signora l’aveva firmato, diciamo, con un’impronta digitale marchiata con il proprio sangue. “Secondo il medesimo documento ‘autoprodotto’ – si legge su Il Dolomiti – con tale titolo sarebbe autorizzata a guidare motoveicoli, autoveicoli, navi, aerei e affini”. Gli agenti hanno sanzionato la signora, appurato che fosse in buone condizioni di salute e l’ hanno lasciata andare: “Pare faccia parte di un’aggregazione internazionale (che in Italia è seguita da circa 10mila persone) che non riconosce nessun tipo di autorità statale e rifiuta ogni regola, leggi e tasse comprese”.
Como Entra in pizzeria con un pitone al collo e due rottweiler, poi minaccia la cameriera “Dammi da bere o ti sparo in faccia”
Ogni proprietario di un locale sogna un cliente così: “Un pitone al collo, due rottweiler molto aggressivi al guinzaglio e una pistola puntata contro la cameriera”. Il sincero animalista è l’animatore della notizia che arriva dalla provincia di Como. La racconta Il Giorno: “Un pluripregiudicato di 48 anni si è presentato ubriaco fradicio alla pizzeria Mela rossa di Casnate con Bernate: attorno al collo aveva un pitone, mentre al guinzaglio teneva due rottweiler che continuavano ad abbaiare e ringhiare, terrorizzando i clienti”. Il gentile avventore voleva bere ancora, in qualche modo il proprietario e la cameriera sono riusciti a respingerlo. “Lui ha giurato che per vendetta avrebbe prima fatto esplodere loro la testa a colpi di pistola e poi avrebbe fatto saltare in aria il locale. Poco dopo infatti è tornato indietro brandendo una pistola che ha spianato contro la cameriera. Un cliente è riuscito a convincerlo ad andarsene di nuovo”. Era una pistola giocattolo, ma questo l’hanno scoperto solo i carabinieri. Il “pitonesso” è denunciato a piede libero.
Massa Carrara Si presenta in ospedale con una matrioska infilata nel retto: operato d’urgenza in anestesia totale
Ognuno ha diritto di cercare e trovare il piacere dove vuole, ma a volte serve prudenza. “Un uomo si è presentato al pronto soccorso del Noa – Nuovo Ospedale delle Apuane di Massa Carrara – lamentando forti dolori addominali”, scrive Fanpage. “Sottoposto a tac, i medici si sono accorti della presenza di un oggetto non meglio identificato e collocato all’interno del canale anale del retto del paziente: si trattava di una matrioska di circa 15 centimetri. L’uomo è stato operato d’urgenza, in anestesia totale”. Era una matrioska vuota? Non siamo sicuri che i medici abbiano voluto appurare. “La bambolina russa era finita in un punto in cui evidentemente non era possibile espellerla se non col ricorso al bisturi. Il pericolo principale è che durante l’intervento l’oggetto potesse rompersi, ma per fortuna, l’operazione è andata bene, non ci sono state complicazioni e il paziente dovrebbe subito poter tornare a condurre una vita normale”. Che poi, chi decide cosa è normale oppure no
VITERBO non vuole moglie e figli a funerale e lo fa scrivere nei manifesti
A occhio e croce era una famiglia unita, piena di affetto. Così unita che prima di morire, il capostipite ha dato indicazioni molto specifiche sulla sua cerimonia d’addio: “Il defunto non gradisce al proprio funerale la presenza dei figli, del genero e della moglie”. Per essere sicuro che lo sapessero tutti, il morituro originario di Faleria (Viterbo) l’ha fatto scrivere direttamente sui suoi manifesti funebri affissi nel paese. Ovviamente la circostanza non è passata inosservata. “I motivi alla base di una decisione così estrema non sono noti – scrive Today –. Il 74enne viveva ad Ardea (Roma) e prima di passare a miglior vita si è rivolto a un’agenzia funebre di Aprilia, in provincia di Latina. Dalla ditta trapela che l’uomo aveva organizzato il suo funerale nei minimi dettagli: dal manifesto funebre con tanto di dicitura particolare, che è stata una sua espressa volontà, al trasferimento a Faleria”. Soprattutto la dedica ai parenti: chissà che meraviglia che dovevano essere le loro cene di Natale.
Non vuole moglie e figli al suo funerale: per esserne sicuro lo fa scrivere direttamente sui suoi manifesti funebri
In Estonia mille persone provenienti da 15 paesi hanno partecipato alla “Maratona della Sauna”
La piccola Estonia non ha una grandissima tradizione sportiva, ma i suoi cittadini sono devoti di una disciplina peculiare: la maratona della sauna. “Lo scorso sabato pomeriggio – fa sapere la Reuters – quasi 1.000 amanti della sauna hanno corso per la piccola cittadina estone di Otepaa”. L’obiettivo era frequentare il più alto numero possibile di saune in un tempo limitato. “Squadre di quattro persone hanno ricevuto una mappa delle saune della città e hanno dovuto correre da una all’altra, trascorrendo almeno tre minuti in ciascuna, con un bonus per aver visitato vasche idromassaggio e piscine ghiacciate”. Per l’organizzatore Ago Arro la Sauna Marathon è un pretesto per “vestirsi bene e anche fare festa”. L’abbigliamento dei partecipanti è in realtà discutibile: “Molti di loro indossavano costumi stravaganti anche all’interno delle saune”. Hanno gareggiato persone provenienti da 15 paesi e tra le varie saune ce n’era anche una acrobatica, “sospesa in aria con una gru”.
Il cuscino per simulare il pancione: così è riuscita a truffare l’inps fingendo 5 gravidanze
Sembra un’italia d’altri tempi, una commedia con Loren e Mastroianni, invece è una notizia di cronaca di tre giorni fa. “Il cuscino per simulare il pancione: così è riuscita a truffare l’inps fingendo 5 gravidanze”. Scrive Repubblica: “Le mani attorno ai fianchi, un cuscino sotto al vestito per simulare la gravidanza, la camminata un po’ affaticata di chi si trova al sesto mese, in piena estate”. Barbara Ioele è riuscita a far credere ai suoi datori di lavoro – e soprattutto allo Stato italiano – di aver messo al mondo cinque figli tra il 2015 e il 2019. Nessuno ovviamente li ha mai visti, eppure hanno i documenti in regola. Possibile? “Ioele, come la più esperta delle falsarie, ha compilato certificati di malattia, ha copiato le firme dei medici, ha rubato i timbri del policlinico Umberto I, ha creato documenti poi portati all’asl che, per anni, ha validato tutto senza porsi troppi interrogativi per poi rigirarli al datore di lavoro e all’inps”. Barbara però ha esagerato, destato sospetti e infine s’è fatta scoprire: è stata condannata a un anno e 8 mesi. Un paio di gravidanze.
Usa un cuscino per simulare il pancione e riesce a truffare l’inps per anni fingendo cinque gravidanze