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10.4.21

Sette anni dall'abolizione del divieto di fecondazione eterologa. Troppe coppie vanno ancora all'estero. Ma qualcuno ce la fa anche in Italia, come Simona e Mirko

 Leggendo  l'articolo  di di Elvira Naselli  su repubblica   m  chiedo        ma che fine hanno fatto quelli che avevano fatto fallire il quorum sul referendum per del 2004 per paura di schierarsi e ribellarsi ai dettami della chiesa che non ebbe il coraggio di prendere posizione per il No rispetto a me ( vedere archivio blog ) che fui per il Si ?















"Un giorno spiegheremo a Caterina che è nata da un ovocita arrivato dalla Spagna"

Sette anni dall'abolizione del divieto di fecondazione eterologa e quasi seimila bambini nati, fino agli ultimi dati dell’Istituto superiore di Sanità del 2018. Ed è quindi ragionevole pensare che siano molti di più: nel 2018 ne sono venuti al mondo 2002 e se il numero è rimasto uguale nel 2019 e nel 2020 allora sarebbero oltre diecimila nascite. Bambini nati appunto grazie alla fecondazione eterologa, quella tecnica che utilizza ovociti o spermatozoi da donatori, prelevati da una banca. Una tecnica – quella dell’eterologa - vietata in Italia dalla legge 40 del 2004 e riammessa dalla Consulta dieci anni dopo, il 9 aprile del 2014, su ricorso dei tribunali di Firenze, Milano e Catania. Fino ad allora – ma in molti casi capita anche oggi – le coppie erano costrette ad andare all’estero, in Spagna soprattutto, dove l’idea della donazione di ovociti non è un tabù e le donne sono disposte a farlo, come si dona il sangue, ricevendo un compenso che non supera il migliaio di euro. Non è una questione di soldi, ma di mentalità, mentalità che ha reso la Spagna la più grande banca mondiale di ovociti donati. E la destinazione principale del cosiddetto “turismo procreativo”. Dal 2014 però si può ricorrere a donazione di gameti anche in Italia. E ci sono le coppie che – nonostante le difficoltà anche economiche, considerato che solo pochi centri pubblici offrono questa possibilità e quindi tutto si svolge nel privato -  decidono di restare in Italia. Come quella di Simona, architetto quarantenne e del suo compagno Mirko, diventati genitori 4 mesi e mezzo fa di Caterina. Cinque anni fa a Simona è stata diagnosticata una endometriosi. Quindi una gravidanza sarebbe stata difficile, ancor più considerata l’età. Poi conosce Mirko e il progetto di avere un figlio è più pressante per entrambi. “Per un anno abbiamo provato naturalmente – racconta – ma poi ci siamo rivolti a un centro convenzionato di procreazione assistita e lì la prima brutta notizia: i miei ovociti erano scarsi e di cattiva qualità”.  A questo punto il ricorso a un’amica ginecologa, Cincy Argento, che lavora in un grande centro romano privato di Pma e un nuovo tentativo. “Siamo riusciti a produrre un solo embrione, risultato aneuploide (con anomalia cromosomica, ndr) all’analisi pre-impianto. Abbiamo deciso quindi di ricorrere all’ovodonazione: nel 2019 sono rimasta subito incinta ma purtroppo ho perso i due bambini per una gravidanza gemellare monocoriale monoamniotica (I feti condividono placenta e sacco amniotico, ndr). Un momento difficile per noi. Poi, dopo pochi mesi un secondo tentativo, proprio il giorno del primo Dpcm della pandemia e stavolta è nata Caterina”.Eppure la donazione di gameti potrebbe essere una soluzione per moltissime coppie. “Il successo di questa tecnica – premette Filippo Maria Ubaldi, presidente Sifes-Mr (Società italiana di fertilità e sterilità-Medicina della riproduzione) – sta nel fatto che può risolvere tanti casi di infertilità maschile, menopausa precoce o difficoltà dovute alla tarda età della donna, più di 42-43 anni. Procrastinare la maternità comporta una degenerazione dei gameti femminili e la necessità di ricorrere all’ovodonazione. Ma attenzione: i rischi legati ad una maternità in età avanzata restano. Fino al primo trimestre di gravidanza sono gli stessi a tutte le età ma nel secondo e terzo trimestre entrano in gioco elasticità e vascolarizzazione dei tessuti, condizioni dell’utero e possono aumentare i rischi ostetrici, il pericolo di parto pretermine, ipertensione e diabete gestazionale” . 
Sette anni dall'abolizione del divieto di fecondazione eterologa e quasi seimila bambini nati, fino agli ultimi dati dell’Istituto superiore di Sanità del 2018. Ed è quindi ragionevole pensare che siano molti di più: nel 2018 ne sono venuti al mondo 2002 e se il numero è rimasto uguale nel 2019 e nel 2020 allora sarebbero oltre diecimila nascite. Bambini nati appunto grazie alla fecondazione eterologa, quella tecnica che utilizza ovociti o spermatozoi da donatori, prelevati da una banca. Una tecnica – quella dell’eterologa - vietata in Italia dalla legge 40 del 2004 e riammessa dalla Consulta dieci anni dopo, il 9 aprile del 2014, su ricorso dei tribunali di Firenze, Milano e Catania. Fino ad allora – ma in molti casi capita anche oggi – le coppie erano costrette ad andare all’estero, in Spagna soprattutto, dove l’idea della donazione di ovociti non è un tabù e le donne sono disposte a farlo, come si dona il sangue, ricevendo un compenso che non supera il migliaio di euro. Non è una questione di soldi, ma di mentalità, mentalità che ha reso la Spagna la più grande banca mondiale di ovociti donati. E la destinazione principale del cosiddetto “turismo procreativo”.
Dal 2014 però si può ricorrere a donazione di gameti anche in Italia. E ci sono le coppie che – nonostante le difficoltà anche economiche, considerato che solo pochi centri pubblici offrono questa possibilità e quindi tutto si svolge nel privato -  decidono di restare in Italia. Come quella di Simona, architetto quarantenne e del suo compagno Mirko, diventati genitori 4 mesi e mezzo fa di Caterina. Cinque anni fa a Simona è stata diagnosticata una endometriosi. Quindi una gravidanza sarebbe stata difficile, ancor più considerata l’età. Poi conosce Mirko e il progetto di avere un figlio è più pressante per entrambi. “Per un anno abbiamo provato naturalmente – racconta – ma poi ci siamo rivolti a un centro convenzionato di procreazione assistita e lì la prima brutta notizia: i miei ovociti erano scarsi e di cattiva qualità”.  A questo punto il ricorso a un’amica ginecologa, Cincy Argento, che lavora in un grande centro romano privato di Pma e un nuovo tentativo. “Siamo riusciti a produrre un solo embrione, risultato aneuploide (con anomalia cromosomica, ndr) all’analisi pre-impianto. Abbiamo deciso quindi di ricorrere all’ovodonazione: nel 2019 sono rimasta subito incinta ma purtroppo ho perso i due bambini per una gravidanza gemellare monocoriale monoamniotica (I feti condividono placenta e sacco amniotico, ndr). Un momento difficile per noi. Poi, dopo pochi mesi un secondo tentativo, proprio il giorno de
Dubbi, esitazioni di fronte alla scelta di avere un ovocita da una anonima banca spagnola? “Io e Mirko non abbiamo avuto dubbi di tipo etico né esitazioni – continua Simona – ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di accettare la proposta dell'ovodonazione. Se lo abbiamo detto ad amici e parenti? In realtà tutti sanno della procreazione assistita e pochi dell’ovodonazione, ma non per una scelta precisa, piuttosto per le difficoltà d’incontro dovute alla pandemia. Abbiamo però già sentito una psicologa perché vorremmo trovare il modo giusto per dirlo a Caterina quando sarà il momento. Se lo rifaremmo? Cento volte, ed è un peccato che in Italia sia così difficile”.
Eppure la donazione di gameti potrebbe essere una soluzione per moltissime coppie. “Il successo di questa tecnica – premette Filippo Maria Ubaldi, presidente Sifes-Mr (Società italiana di fertilità e sterilità-Medicina della riproduzione) – sta nel fatto che può risolvere tanti casi di infertilità maschile, menopausa precoce o difficoltà dovute alla tarda età della donna, più di 42-43 anni. Procrastinare la maternità comporta una degenerazione dei gameti femminili e la necessità di ricorrere all’ovodonazione. Ma attenzione: i rischi legati ad una maternità in età avanzata restano. Fino al primo trimestre di gravidanza sono gli stessi a tutte le età ma nel secondo e terzo trimestre entrano in gioco elasticità e vascolarizzazione dei tessuti, condizioni dell’utero e possono aumentare i rischi ostetrici, il pericolo di parto pretermine, ipertensione e diabete gestazionale”.
Ma la donazione di gameti – in particolar modo quella di ovociti, la più frequente – non è a portata di tutti nel nostro paese. Tanto che molte coppie – almeno quelle che ne hanno la possibilità economica – vanno all’estero: Spagna, soprattutto, ma non solo. Del resto – sottolinea sconfortata Filomena Gallo, avvocato che ha difeso le coppie alla Consulta per ottenere la fecondazione eterologa, segretario dell’associazione Luca Coscioni e consigliere Sifes-Mr – in Italia non solo questa procedura non viene erogata in tutte le regioni ma non c’è neppure un tariffario delle prestazioni incluse nei Lea con spesa a carico del Ssn, tranne che per la diagnosi pre-impianto. “Chi risiede in Puglia non può effettuare l’eterologa – precisa Gallo – e se va in altre regioni ha limiti strettissimi di rimborso. In Sicilia invece la coppia può fare eterologa solo nel privato o fuori regione, ma solo se si rivolge a strutture pubbliche. Se si rivolge al privato non c’è diritto al rimborso". 
Sette anni dall'abolizione del divieto di fecondazione eterologa e quasi seimila bambini nati, fino agli ultimi dati dell’Istituto superiore di Sanità del 2018. Ed è quindi ragionevole pensare che siano molti di più: nel 2018 ne sono venuti al mondo 2002 e se il numero è rimasto uguale nel 2019 e nel 2020 allora sarebbero oltre diecimila nascite. Bambini nati appunto grazie alla fecondazione eterologa, quella tecnica che utilizza ovociti o spermatozoi da donatori, prelevati da una banca. Una tecnica – quella dell’eterologa - vietata in Italia dalla legge 40 del 2004 e riammessa dalla Consulta dieci anni dopo, il 9 aprile del 2014, su ricorso dei tribunali di Firenze, Milano e Catania. Fino ad allora – ma in molti casi capita anche oggi – le coppie erano costrette ad andare all’estero, in Spagna soprattutto, dove l’idea della donazione di ovociti non è un tabù e le donne sono disposte a farlo, come si dona il sangue, ricevendo un compenso che non supera il migliaio di euro. Non è una questione di soldi, ma di mentalità, mentalità che ha reso la Spagna la più grande banca mondiale di ovociti donati. E la destinazione principale del cosiddetto “turismo procreativo”.
Dal 2014 però si può ricorrere a donazione di gameti anche in Italia. E ci sono le coppie che – nonostante le difficoltà anche economiche, considerato che solo pochi centri pubblici offrono questa possibilità e quindi tutto si svolge nel privato -  decidono di restare in Italia. Come quella di Simona, architetto quarantenne e del suo compagno Mirko, diventati genitori 4 mesi e mezzo fa di Caterina. Cinque anni fa a Simona è stata diagnosticata una endometriosi. Quindi una gravidanza sarebbe stata difficile, ancor più considerata l’età. Poi conosce Mirko e il progetto di avere un figlio è più pressante per entrambi. “Per un anno abbiamo provato naturalmente – racconta – ma poi ci siamo rivolti a un centro convenzionato di procreazione assistita e lì la prima brutta notizia: i miei ovociti erano scarsi e di cattiva qualità”.  A questo punto il ricorso a un’amica ginecologa, Cincy Argento, che lavora in un grande centro romano privato di Pma e un nuovo tentativo. “Siamo riusciti a produrre un solo embrione, risultato aneuploide (con anomalia cromosomica, ndr) all’analisi pre-impianto. Abbiamo deciso quindi di ricorrere all’ovodonazione: nel 2019 sono rimasta subito incinta ma purtroppo ho perso i due bambini per una gravidanza gemellare monocoriale monoamniotica (I feti condividono placenta e sacco amniotico, ndr). Un momento difficile per noi. Poi, dopo pochi mesi un secondo tentativo, proprio il giorno del primo Dpcm della pandemia e stavolta è nata Caterina”.
Dubbi, esitazioni di fronte alla scelta di avere un ovocita da una anonima banca spagnola? “Io e Mirko non abbiamo avuto dubbi di tipo etico né esitazioni – continua Simona – ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di accettare la proposta dell'ovodonazione. Se lo abbiamo detto ad amici e parenti? In realtà tutti sanno della procreazione assistita e pochi dell’ovodonazione, ma non per una scelta precisa, piuttosto per le difficoltà d’incontro dovute alla pandemia. Abbiamo però già sentito una psicologa perché vorremmo trovare il modo giusto per dirlo a Caterina quando sarà il momento. Se lo rifaremmo? Cento volte, ed è un peccato che in Italia sia così difficile”.
Eppure la donazione di gameti potrebbe essere una soluzione per moltissime coppie. “Il successo di questa tecnica – premette Filippo Maria Ubaldi, presidente Sifes-Mr (Società italiana di fertilità e sterilità-Medicina della riproduzione) – sta nel fatto che può risolvere tanti casi di infertilità maschile, menopausa precoce o difficoltà dovute alla tarda età della donna, più di 42-43 anni. Procrastinare la maternità comporta una degenerazione dei gameti femminili e la necessità di ricorrere all’ovodonazione. Ma attenzione: i rischi legati ad una maternità in età avanzata restano. Fino al primo trimestre di gravidanza sono gli stessi a tutte le età ma nel secondo e terzo trimestre entrano in gioco elasticità e vascolarizzazione dei tessuti, condizioni dell’utero e possono aumentare i rischi ostetrici, il pericolo di parto pretermine, ipertensione e diabete gestazionale”.
Ma la donazione di gameti – in particolar modo quella di ovociti, la più frequente – non è a portata di tutti nel nostro paese. Tanto che molte coppie – almeno quelle che ne hanno la possibilità economica – vanno all’estero: Spagna, soprattutto, ma non solo. Del resto – sottolinea sconfortata Filomena Gallo, avvocato che ha difeso le coppie alla Consulta per ottenere la fecondazione eterologa, segretario dell’associazione Luca Coscioni e consigliere Sifes-Mr – in Italia non solo questa procedura non viene erogata in tutte le regioni ma non c’è neppure un tariffario delle prestazioni incluse nei Lea con spesa a carico del Ssn, tranne che per la diagnosi pre-impianto. “Chi risiede in Puglia non può effettuare l’eterologa – precisa Gallo – e se va in altre regioni ha limiti strettissimi di rimborso. In Sicilia invece la coppia può fare eterologa solo nel privato o fuori regione, ma solo se si rivolge a strutture pubbliche. Se si rivolge al privato non c’è diritto al rimborso".
E poi c’è il problema pandemia, che ha bloccato l’attività di molti centri, colpendo le coppie in quello che è l’elemento più critico della loro ricerca di genitorialità: il tempo. E nelle regioni dove l’accesso alla Pma in regime pubblico è regolata da limiti d’età, non si è tenuto conto del blocco dovuto al Covid. E solo Toscana, Lazio e Campania hanno prorogato il limite anagrafico. Le coppie delle altre regioni hanno visto allungarsi la lista d’attesa o si sono viste tagliate fuori per sopraggiunti limiti d’età.



15.1.19

adesso tocca a noi ricordare visto che stanno sparendo i testimoni .Torino, addio alla partigiana Marisa Scala, ex deportata nel lager di Bolzano


Torino, addio alla partigiana Marisa Scala, ex deportata nel lager di Bolzano Aveva 99 anni, aveva partecipato alla Resistenza nelle file di Giustizia e Libertà

  repubblica   online
15 gennaio 201






E' morta a Torino all'età di 99 anni la partigiana Marisa Scala (il cui vero nome era Teresa ma che era nota a tutti come Marisa), ex deportata nel campo delle SS di Bolzano. Nata a Verona nel novembre del 1919, figlia di un impiegato di banca che aveva perso il lavoro per la scelta di non iscriversi al partito fascista, Marisa Scala si era trasferita a Torino nel 1939 e, durante la guerra, si era avvicinata a personaggi di Giustizia e Libertà come il cugino Luigi Scala, condannato dal tribunale speciale, e come Ada Gobetti. Divenuta partigiana durante la guerra di liberazione, era stata catturata tre volte dai tedeschi e rinchiusa nella famigerata caserma di via Asti con il dirigente Fiat Aurelio Peccei (di quei momenti, aveva raccontato in un'intervista, continuava a sentire le urla dei torturati), per poi essere deportata a Bolzano e liberata solo alla fine della guerra.
Del suo trasferimento nel campo altoatesino aveva raccontato lo storico e partigiano Bruno Vasari nel suo libro "Il presente del passato", descrivendo Marisa Scala come l'unica donna ammanettata nel mezzo diretto a Bolzano: "Nell'autobus dell'azienda tranviaria di Milano in una serena notte autunnale, dal carcere di San Vittore veniamo trasportati verso l'ignoto che sarà il campo di smistamento di Bolzano. Unica donna, Marisa S., additando il cielo cristallino fittamente stellato, dice: 'Di questo non potranno privarci'". Da questo episodio trae il titolo "Volevano portarci via le stelle", il documentario che il regista Max Chicco aveva dedicato alla vita della partigiana ora scomparsa.
Così la ricorda l'Anpi Alto Adige Südtirol: "La sua testimonianza, fu decisiva per la condanna di Michael Seifert, aguzzino del campo di Bolzano. Seppe resistere anche alle aggressioni dell'avvocato filonazista di Seifert che cercò con ogni mezzo di minarne la credibilità. La sua forza, il suo coraggio e la sua coerenza di combattente per la libertà sono state, sono e saranno preziose per noi e per le nuove generazioni e vivranno nel nostro impegno per attuare i valori della Costituzione conquistata dalla Resistenza".

22.1.15

27 gennaio . Giorno della memoria o giorno dell'ipocrisia ? io ricordo lo stesso perchè su tali evento non cada l'oblio e non si ripetano o si strumentalizzano

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http://storicamente.org/giorno-della-memoria-facchini_link1
 
Come di cuonsueto   per  non essere  sepolto  da  celebrazioni  per lo più  ipocrite  e pulisci  coscienza  , io  inizio a scrivere  già d'adesso  . Infatti mancano ancora  5  giorni al  27 gennaio  e  alle   alle  celebrazioni  ipocrite  e   senso unico (  ovviamente    senza   fare  di tutta  un erba un fascio  , . il fatto è che odio  e  mi rompono ...      tali manifestazioni    )      e  già   c'è  in giro  pubblicità  dei  consueti" gagedts"  ed  programmi televisivi  a  senso unico . . Ora   ditemi  voi se  avete mai  visto   in orari di punta    e  non in seconda serata   film  italiani in cui  parlano  delle  leggi  fasciste  anti ebraiche  come  concorrerenza sleale  di Ettore  scola,   (  al di fuori di rai storia  e  dei classico  film  oscar la  vita è bella    di benigni   dove  sono solo enunciate  ) e  documentarie  oltre che  dell'abberrante  shoah   ,  anche su gli altri eccidi delle  altre etnie e  gruppi sociali  (  omosessuali ,   altre religioni  , politici  ,  malati  , di emnte  , ecc  )   avenuti nei lager   , ma sopratutto    della persecuzione  e  delle  sue leggi avvenute   anche in Italia  italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. su tale iniziativa  .
 
Ora  ciò non vuol dire  (  e  chi mi segue o  dalle orgin di questo blog  o   con costanza   lo sa  )    come può sembrare  a chi doivesse trovare  questo post   nei motori di ricerca  ,    che io  sia  contro il ricordo è tale  iniziativa . Anzi  è   vero il contrario ,  ho qui voluto   sottolinearne   il lato ipocrita  e  buonista  .Infatti io  ricordo  e continuerò   a scrivere post  su tali evventi , non solo il 27 gennaio e non solo  sul'olocausto  \  ggenocidio del popolo ebraico  ( come dimostra questo mio post precedente      in cui poarlo  delo sterminio nei lager  del poolo rom  \  gitano   )  Perchè  affinché la memoria di ciò  ci resti sempre impressa. La memoria è una delle cose che può rendere migliore ognuno di noi. Non dimentichiamolo in un paese come l'Italia che con le sue politiche attuali sembra voler ricalcare le vecchie impronte. Quelle di un ventennio che troppi  hanno dimenticato in fretta, bollato da"alleanze sbagliate" e nessun altro errore. Il sapere e la storia ci ricorda che non è stato cosi.La memoria di ciò può permetterci di fare passi avanti !
Infatti   ringrazio   http://2piu2uguale5.ilcannocchiale.it/post/2425345.html per  il video sotto    riportato 



Nella mia Primaluna, un piccolo paese nella provincia di Lecco questo triste anniversario è stato ricordato attraverso le testimonianze di persone che in quei terribili luoghi c'è stata e ne ha fatto però fortunatamente ritorno. Sentirete in questo video racconti in italiano e in dialetto che non vi lasceranno indifferenti , utili affinché la memoria di ciò  ci resti sempre impressa.


Termino il post  d'oggi  ,  fra le lacrime  che mi vengono ogno volta  che sento  testimonianze  di genocidi  simili  , rispondendo  A  chi mi   dovesse accusare  legendo questo  post       d'essere  poco http://www.amicidisraele.org/2014/01/si-avvicina-il-giorno-dellipocrisia/  . Infatti  l'iniziativa della  giornata dela menoria  istittuita  con  la legge n. 211 del 20 luglio 2000 dal Parlamento italiano,  partita  con i nuni propositi  ma  finita  ( come  accade  con tutte  quelle  ricorre  istituite  a  forza  e  non lasciate alla libera iniziativa   privata  e personale   )   per  diventare  una  riduzione dela memoria  di tali crimini abberranti  e vergognosi  ad  ipocrisia    come dice  questo interessante  articolo   di  http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/

non so  più che altro dire    se  non il classico   meditate  e ricordate a  360 ° e 


raccontare i femminicidi \ amori criminali di oggi con quelli del passato il caso Beatrice cenci

 Per  il 25  novembre   anzichè raccontare  le  recenti   storie di femminicidio \  d'amore criminale  che   in una società sempre  più ...