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31.8.24

paraolimpiadi 20024 : quale linguaggio usare . amore in gara e nella vita , rifugiati , politica , ed altre storie

vedendo sia indiretta che in differita le gare delle paraolimpiadi mi chiedo quali espressioni , in questo mondo ricco di umanità, usare o non usare o cancellare al mio vocabolario frasi come handicappato, invalido, disabile, diversamente abile, meglio persona con disabilità... .
Ma sopratutto come parlare Come parlare delle donne e dei transgender \ lgbtq alle Olimpiadi senza sembrare un viscido retrogrado.Credo  che  proverò  a seguire quanto    consigliato  da  questi  due   articoli     che     ho  trovato   cercando  una riuspostra   al mio  dubbio  in rete   : <<   Paralimpici, via ai Giochi: quali parole usare. >>  da  La Gazzetta dello Sport   sule  paraolimpiadi    di Rio   se   ho letto   bene  e   un altro articolo molto interessante << Disabili o diversamente abili : cosa usare per parlare di disabilità?>>  da  disablog.it    in sintesi se  ho ben  capito ecco  evitare le parole passive e vittimistiche. Usare un linguaggio che rispetti le persone disabili come individui attivi con controllo sulla propria vita. Ecco un elenco delle parole da evitare e la loro terminologia corretta:
  • Da evitare: Handicappato, disabile; da usare: persone disabili.
  • Da evitare: afflitto da, soffre di, vittima di; da usare: ha (seguito dal tipo di disabilità).
  • Da evitare: confinato su una sedia a rotelle, relegato su sedia a rotelle; da usare: utente su sedia a rotelle.
  • Da evitare: handicappato mentale, mentalmente carente, ritardato, subnormale; da usare: con difficoltà di apprendimento.
  • Da evitare: paralizzato, invalido; da usare: persona con disabilità o persona disabile.
  • Da evitare: spastico o spastica; da usare: persona con paralisi cerebrale.
  • Da evitare: malato di mente, pazzo; da usare: persona con una condizione di salute mentale.
  • Da evitare: sordo e muto, sordomuto; da usare: sordo, persona con problemi di udito.
  • Da evitare: cieco; da usare: persone con disabilità visive, persone cieche, persone non vedenti e ipovedenti.
  • Da evitare: un epilettico, un diabetico, un depresso e così via; da usare: persona con epilessia, diabete, depressione o qualcuno con epilessia, diabete, depressione.
  • Da evitare: nano; da usare: qualcuno con crescita limitata o bassa statura.

Dopo    queste  precisazioni Eccoci  al il terzo giorno di Paralimpiadi .
Se vi era già venuta nostalgia delle nazionali italiane di pallavolo, soprattutto  quella  femminile,da ieri ne  abbiamo un'altra da seguire e  a  cui eventualmente appassionarci una  squadra molto detterminata  ed 
combattiva   visto  che ha  sconfitto  quella  Francese    per   tre set  a  0  . 
 In questi  giorni    si stanno svolgendo   anche le  gare  In questi giorni pieni di gare di atletica leggera forse qualcuno si sarà chiesto: perché “leggera”? Serve a distinguerla da altri tipi di atletica? C'è un'atletica pesante? In effetti sì, o almeno c'era: fino a qualche decennio fa infatti a livello internazionale gli sport di lotta e il sollevamento pesi erano gestiti da un'unica federazione di atletica pesante, che peraltro in Italia ha ancora una rappresentanza  rispetto a  gli altri paesi europei  . Infatti  Le Olimpiadi moderne si ispirarono ai Giochi dell'antica Grecia, in cui erano previste sia gare di lotta che di sollevamento pesi: tutte le gare che erano state ispirate a quel modello vennero comprese nella definizione di atletica, che poi si distinse in “leggera” e “pesante”: non è comunque così sorprendente che si usi la parola “atletica” anche per questi sport, visto che viene dal greco antico athlos, che significa proprio “lotta”, “combattimento”. Nel corso del Novecento le discipline dell'atletica pesante si organizzarono in federazioni distinte e quindi si smise di chiamarle con quell'unica definizione. Oggi la distinzione tra “leggera” e “pesante” di fatto non è più rilevante .



 dalla  newsletter  paris   de  ilpost.it




La partenza della finale dei 100 metri maschili T47 disputata ieri, tra le gare d'atletica (David Ramos/Getty Images)


Un po' troppo entusiasmo allo Stade de France

In diverse discipline per ciechi alle Paralimpiadi – ne avevamo già parlato – c'è bisogno che il pubblico faccia silenzio: tra queste c'è anche il salto in lungo, dove ogni saltatore o saltatrice ha una guida posizionata in prossimità della buca con la sabbia che dà un'indicazione sonora per far capire dove l'atleta deve indirizzare la corsa. Ciascuno ha un suo metodo: ci sono guide che battono solo le mani, altre che danno indicazioni con la voce e altre ancora che fanno entrambe le cose. La guida dell'italoalbanese Arjola Dedaj, per esempio, dice molte volte «vai!».
Più l'atleta si avvicina al punto in cui deve saltare, più la guida aumenta il ritmo del segnale acustico per farle aumentare anche il ritmo della corsa. La guida deve poi spostarsi in tempo dalla traiettoria di corsa per evitare che l'atleta le finisca addosso (alcune lo fanno molto all'ultimo momento).
Ieri durante la finale femminile della categoria T11 (che è appunto quella per saltatrici cieche) tutte queste operazioni sono state molto complicate: il pubblico dello Stade de France – dove si svolgono le gare – era molto esaltato per l'atletica, pure troppo, e faceva un gran rumore anche nei momenti in cui si chiedeva silenzio. Il personale sugli spalti non riusciva a zittire le persone, e alcune atlete hanno dovuto aspettare molto tempo prima di ogni salto. È stato forse il primo grande intoppo organizzativo di queste Paralimpiadi.
Arjola Dedaj è stata tra le atlete penalizzate da questa situazione e a tratti è sembrata piuttosto sconfortata. Alla fine è arrivata quarta con un salto di 4,75 metri, a un centimetro dal terzo posto: un ottimo risultato soprattutto se si considera che ha 42 anni e questa sarà con ogni probabilità la sua ultima Paralimpiade. Nelle sue gare Dedaj è spesso tra le più fotografate per via delle eccentriche mascherine che indossa sugli occhi: tutte le saltatrici cieche ne hanno una, ma nella gran parte dei casi sono oggetti del tutto anonimi. Ieri ne aveva una a forma di farfalla che è molto piaciuta (non è l'unica atleta fantasiosa, comunque).


La mascherina a forma di farfalla usata ieri da Dedaj (Julian Stratenschulte/dpa)




  Amore   e  amicizia 

Alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi Tony Estanguet, presidente del comitato organizzatore di Parigi 2024, aveva celebrato con una certa fierezza un record dell'edizione che si era appena conclusa: era stata, aveva detto, quella con più proposte di matrimonio di sempre, ben 6. Secondo Estanguet il record era da attribuire in qualche modo all'influenza di Parigi, che lui definiva la città dell'amore per eccellenza.
Lì per lì quella frase di Estanguet era sembrata semplicemente uno dei tanti espedienti retorici per celebrare i Giochi che lui stesso aveva organizzato, ma in effetti per qualche ragione difficilmente spiegabile a Parigi 2024 le storie d'amore e relazioni tra gli atleti sembrano molto più visibili del solito (i social c'entrano, certo), e la tendenza sta continuando anche a queste Paralimpiadi. C'è stata addirittura una storia che ha fatto da “ponte” tra i due eventi, molto raccontata: quella della recente campionessa olimpica di salto in lungo Tara Davis e del marito Hunter Woodhall, atleta paralimpico specializzato nelle gare di velocità. È probabile che il video di lui che segue molto emozionato la finale di lei, e che piange dopo la vittoria, vi sia già capitato sotto mano.
Dopo di loro è stata la volta dei nigeriani Christiana e Kayode Alabi, che sono sposati e sono entrambi nella nazionale di tennistavolo a queste Paralimpiadi: è una storia d'amore piuttosto normale, in realtà, ma anche questa è finita un po' ovunque.
(Alex Slitz/Getty Images)
 Poi sono cominciate le proposte di matrimonio anche alle Paralimpiadi: la prima l'ha fatta fuori dalla mensa del villaggio olimpico il triatleta spagnolo Lionel Morales Gonzalez; la seconda, in una location forse un po' migliore, è stata fatta sui campi da badminton ieri mattina dal brasiliano Rogerio de Oliveira, che dopo una partita si è inginocchiato con in mano un anello e un cartello che diceva «Edwarda vuoi sposarmi?». E siamo solo al secondo giorno.
 per  altre  storie   d'amore  ma  anche  d'amicizia  eccovi altri   url :

  come   nelle  olimpiadi non  paraolimpiche   anche   il quarto   posto  o   non arrivare  a medaglia   può  essere  prezioso     soprattutto  in queste  parolimpiadi  le  cose    storie   \  vicende    sono  più sofferte  di  noi    che  abbiamo  problemi non invalidanti  

   sempre  dalla  Nw   pari  de  ilpost.it 


Eliminata con stile


Se siete tra quelli che si erano appassionati all'inaspettata coolness di certi tiratori di pistola alle Olimpiadi, allora forse vorrete almeno sapere qualcosa di lei: Asia Pellizzari, 22enne tiratrice con l'arco trentina che stamattina è stata eliminata agli ottavi di finale della categoria W1. Anche se è molto giovane Pellizzari è già alla sua seconda Paralimpiade e ha diversi titoli nei tornei internazionali: non è difficile immaginare che la ritroveremo in altre edizioni dei Giochi. Nel frattempo potete cominciare ad appassionarvi alla sua posa molto fotogenica di quando fa scoccare la freccia dall'arco.

In quanto
(Dal sito del Comitato paralimpico italiano)


Il tiro con l'arco è il primo sport paralimpico di sempre, e anche quello dov'è ormai comune che gli atleti con disabilità gareggino con quelli normodotati.

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  da   Open 30 Agosto 2024 - 16:42

Paralimpiadi di Parigi, atleta tunisino boicotta la sfida di bocce con un israeliano: «È per la causa palestinese»

                         di Ugo Milano

EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON I Alcuni portabandiera durante la cerimonia di chiusura di Parigi 2024, Francia, 11 August 2024.




Achraf Tayahi non si è presentato alla gara con lo sfidante Nadav Lev



Un atleta tunisino, Achraf Tayahi, ha deciso di boicottare la gara di bocce contro lo sfidante israeliano Nadav Lev per dare voce alla «causa palestinese». Una scelta, quella portata avanti dall’atleta, che in modo automatico lo esclude dalle competizioni alle Paralimpiadi di Parigi 2024. Decisione che per il tunisino «rappresenta una vittoria per la causa». A riferirlo è stata una fonte della delegazione tunisina al sito di informazione Al-Araby Al-Jadeed. Lev approda quindi alla fase successiva dove incontrerà stasera il brasiliano Maciel Santos. Non è la prima volta che lo scontro tra Tel Aviv e Hamas approda a Parigi. Già durante lo svolgimento delle Olimpiadi era circolato un video della propaganda iraniana in cui si criticava la partecipazione di Israele ai Giochi.


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Parigi, 30 agosto 2024 – Le Paralimpiadi di Parigi 2024, già alla seconda giornata di finali, hanno fatto segnare un momento storico, con la prima medaglia vinta dal Team Rifugiati. È accaduto nel parataekwondo femminile (categoria 47 kg), con il bronzo ottenuto da Zakia Khodadadi, ragazza afghana, nata e vissuta fino al 2021 nella provincia di Herat, da dove venne evacuata tre anni fa dopo il ritorno al potere dei talebani. Infatti Zakia Khudadadi porta con sé molti titoli che potrebbero
appesantirla nella vita quotidiana: rifugiata, donna, persona con disabilità.Anche a causa della sua disabilità (è nata senza l’avambraccio sinistro), e non solo per questioni politiche ma culturali, fatte di discriminazioni, già da ragazzina Khodadadi – che oggi vive e si allena proprio a Parigi – aveva dovuto vivere una quotidianità molto difficile in Afghanistan, sino a pensare addirittura al suicidio ancora bambina. “Ho combattuto per anni per dimostrare che quella non fosse una limitazione”, ha detto in una recente intervista al sito ufficiale delle Paralimpiadi, e se in qualche modo era riuscita a uscire da quella situazione, nulla ha potuto contro le privazioni imposte dal regime talebano.



Ma questo, a Parigi 2024, le ha consentito di realizzare il sogno di una medaglia paralimpica, e di farlo entrando appunto nella storia avendo portato il primo alloro al Team Rifugiati. Lo scorso 9 agosto, anche alle Olimpiadi era arrivata la prima medaglia nella storia del Team Rifugiati: a ottenerla era stata ancora una volta una donna, la pugile Cindy Ngamba (bronzo nei pesi medi), camerunense fuggita dal proprio Paese, dove avrebbe rischiato l’arresto a causa della sua omosessualità. Oggi vive in InghilterraQuando le è stato chiesto quale sia il titolo più pesante da portare, l'atleta nata in Afghanistan che giovedì (29 agosto) ha vinto la prima medaglia in assoluto per la Squadra Paralimpica dei Rifugiati, non ha esitato a rispondere: donna.
“Per me, il bronzo, è come l'oro perché vengo in Francia. Prima ero in Afghanistan e in Afghanistan non era possibile (praticare) questo sport”, ha dichiarato Khudadadi a Olympics.com dopo aver festeggiato la sua medaglia nel Para taekwondo K44, classe -47 kg.
L'atleta 25enne è stata evacuata dall'Afghanistan dopo che i Talebani hanno preso il potere nel suo Paese nell'agosto 2021. All'epoca, Khudadadi si stava preparando a fare il suo debutto Paralimpico a Tokyo 2020, dove è diventata la seconda atleta donna a rappresentare l'Afghanistan ai Giochi Paralimpici e la prima donna Paralimpica del Paese da Atene 2004.
Come atleta donna, Khudadadi ha subito minacce di morte in Afghanistan ed è stata evacuata da Kabul dopo la presa del potere, una settimana prima dell'inizio di Tokyo 2020, insieme al velocista Hossain Rasouli. In seguito si è stabilita a Parigi, in Francia, e ha partecipato ai Giochi Paralimpici del 2024 come unica atleta donna della Squadra Paralimpica dei Rifugiati, composta da otto membri.
Simbolicamente, è stata un'allenatrice donna, la medaglia d'argento di Rio 2016 Haby Niare, a guidarla verso lo storico podio. Niare è stata anche la prima a correre a congratularsi con un'emozionata Khudadadi dopo il suo storico risultato.
“Sono così emozionata. Sono così felice perché questo è il mio sogno”, ha detto Khudadadi. “Oggi ho vinto una medaglia di bronzo e sono la prima donna Paralimpica rifugiata (medagliata) al mondo e ho vinto una medaglia di bronzo. Questo per me è un sogno. E ora sono in un sogno”.


29.8.24

La cina dominerà il medagliere della paraolimpiadi anche in queste edizioni ? ., i tre nuotatori paralimpici italiani Simone Barlaam, Federico Morlacchi e Alberto Amodeo le tre gambette maschili dell'italia ., sta cambiando il linguaggio su come presentare gli atleti paraolimpici


Le gare di queste Paralimpiadi sono appena iniziate, ma con ogni probabilità si sa già e  si prevede  (  salvo  colpi  di  scena   )   quale nazione vincerà il medagliere alla fine dei Giochi: la Cina. È così da 20 anni. È già successo ad Atene 2004, Pechino 2008, Londra 2012, Rio 2016 e Tokyo, nel 2021: nell'ultima edizione la Cina vinse 96 ori, più del doppio della Gran Bretagna seconda nel medagliere.

Il sollevatore di pesi Qi Yongkai, portabandiera 
della Cina alla cerimonia di apertura
 (Julien De Rosa-Pool/Getty Images)

Il motivo principale per cui la Cina è così forte alle Paralimpiadi sono gli ingenti investimenti statali nello sport paralimpico. A nord di Pechino c'è il più grande centro di preparazione al mondo per atleti di alto livello con disabilità: Le Monde lo ha visitato (ma non ha fatto foto). È un posto grande 0,23 chilometri quadrati con strutture di ogni genere per lo sport, finanziato dallo stato. Fu inaugurato nel 2007, poco prima dei Giochi olimpici e paralimpici di casa a Pechino. Ci vanno atleti paralimpici di sport diversi e per diverse settimane all'anno prima dei grandi eventi, ma poi solitamente per il resto del   tempo si allenano in altri 30 centri regionali: la struttura ben ramificata sul territorio aiuta a scovare i talenti e a coltivarli.Fin qui  niente    d'eccezionale  in   quantro uno statgo a prescindere  dalla  forma di  governo  ha sempre  sostenuto e  incentivato   economicamente    e  non   lo  sport     sia  disabili che  non  .
 Ma  Il successo della Cina alle Paralimpiadi è molto criticato a livello internazionale, perché fuori dallo sport le persone con disabilità sono spesso ai margini della società: ci sono state diverse denunce da parte di organizzazioni per i diritti umani contro la segregazione nel sistema educativo dei bambini con disabilità, che vengono spesso esclusi dalle scuole tradizionali perché non può essere loro garantito un sostegno adeguato. L'accusa che viene più spesso mossa alla Cina è di interessarsi alle persone con disabilità solo quando possono portare successi sportivi. Secondo le statistiche ufficiali negli ultimi anni le cose sarebbero migliorate: nel 2021 circa 470mila giovani cinesi con disabilità frequentavano le scuole tradizionali, più del doppio rispetto al 2012.

Fra  le  gare   d'oggi  ci  sono  quelle  del nuoto   ed   proprio    su  d'esse  che  si  basa   l'articolo   preso  dalla  newsletrter odierna  pari de ilpost.it 



                        Le 3 gambette  e  un po' Un po' di spiegazioni sul nuoto

Visto che da oggi ci saranno le gare di moltissime specialità, e visto che l'Italia ha una delegazione eccezionalmente competitiva. Ci saranno peraltro gare per quasi tutta la durata dei Giochi: andranno avanti fino al 7 settembre. Il luogo è lo stesso delle gare di nuoto alle Olimpiadi, la Defense Arena di Parigi.
Il nuoto è uno dei tre sport paralimpici (insieme ad atletica e tennistavolo) in cui gareggiano atleti con tutti e tre i diversi tipi di disabilità previsti alle paralimpiadi: motoria, visiva e intellettiva. I nuotatori paralimpici sono divisi in 14 categorie a seconda delle disabilità, da S1 a S14. Queste devono poi combinarsi con le diverse discipline del nuoto (stile libero, dorso, farfalla, rana e misto). La “S” davanti al numero può essere accompagnata da altre lettere: quando c'è solo la “S” significa che sono gare di stile libero, dorso o farfalla; “SB” sono le gare di rana; “SM” quelle miste.
– Le categorie da S1 a S10 indicano disabilità fisiche: più basso è il numero, più alto è il grado di disabilità. Possono nuotare nella stessa categoria anche atleti con disabilità tra loro apparentemente molto diverse, ma che si considera abbiano un impatto simile sulla prestazione.
– Le categorie da S11 a S13 sono per atleti con disabilità visive: nella 11 ci sono nuotatori ciechi o con visibilità molto limitata, e poi più si alza il numero più aumenta la visibilità degli atleti o l'ampiezza del loro campo visivo. I nuotatori ciechi hanno un assistente detto “tapper” (“battitore”) che usa un'asta per dare loro dei colpetti quando si avvicinano alla fine della vasca.
– La categoria S14 è per atleti con disabilità intellettive.

Qualche settimana fa i tre nuotatori paralimpici italiani Simone Barlaam, Federico Morlacchi e Alberto Amodeo hanno reso pubblico un profilo Instagram scherzoso che gestiscono insieme già da un po' di tempo: si chiama “Le 3 gambette”, in riferimento alle loro disabilità alle gambe.


La foto più recente postata sul profilo. Da sinistra: Barlaam, Morlacchi e Amodeo



Barlaam e Morlacchi hanno entrambi fin dalla nascita un’ipoplasia, cioè uno sviluppo incompleto, di un femore (rispettivamente destro e sinistro); Amodeo invece perse la gamba destra in un incidente a 12 anni.
Sono simpatici e tutti e tre molto forti, quindi vi consigliamo di seguire il profilo, che in questi giorni di gare potrebbe riservare qualche contenuto notevole.

sempre   dalla   stessa fonte  


Il racconto dello sport paralimpico è cambiato
Nelle campagne promozionali e sui social, atlete e atleti sono meno "superumani" di una volta e delle loro disabilità si può addirittura scherzare




Per le Paralimpiadi di Londra 2012 la televisione pubblica britannica Channel 4, che trasmetteva i Giochi, fece un’estesa campagna pubblicitaria intitolata «Eccovi i superumani», che ebbe grande risonanza mediatica internazionale e negli anni successivi influenzò molto il racconto dello sport paralimpico. Non fu la prima o l’unica di quel tipo, ma è tuttora una delle più note e ricordate. Da qualche tempo il movimento paralimpico sta facendo diversi sforzi per liberarsi da quella retorica, che vede gli atleti con disabilità come persone “speciali” o “supereroi”, da esaltare per il solo fatto che riescano a partecipare alle Paralimpiadi.
Da alcuni anni, e in vista delle Paralimpiadi di Parigi 2024, il Comitato paralimpico internazionale ha avviato un tipo di comunicazione che ha l’obiettivo di far concentrare il pubblico più sull’attività sportiva degli atleti paralimpici che sulla loro storia di persone disabili; che spieghi le particolarità di certi sport meno noti e che mostri le difficoltà degli atleti legate alle disabilità come una parte dei molti problemi che qualsiasi sportivo di alto livello deve affrontare, senza drammatizzarle. Gli atleti paralimpici stessi ultimamente hanno preso sempre più spesso posizione per chiedere di essere trattati appunto come tutti gli atleti professionisti, piuttosto che come persone e atleti in qualche modo “speciali”.
Come parte di questa nuova strategia comunicativa, sui social network e soprattutto su TikTok, i profili ufficiali delle Paralimpiadi pubblicano ormai sistematicamente video in cui si scherza sulla disabilità, nel tentativo di normalizzarla ma anche di aumentare la visibilità degli sport paralimpici e attirare l’interesse del pubblico: alcuni video sono stati criticati perché giudicati sconvenienti, per esempio perché si fa ironia su un atleta cieco che non trova la sua bici. Ma è un approccio rivendicato dal Comitato paralimpico, sta avendo successo ed è stato accolto generalmente bene dagli atleti.

Le Paralimpiadi di Londra 2012 sono abbastanza unanimemente riconosciute come un grande momento di svolta per lo sport paralimpico, perlopiù in positivo. Fu la prima volta in cui le Paralimpiadi vennero davvero trattate come parte di un evento sportivo unico insieme alle Olimpiadi, invece che come qualcosa di secondario e isolato. La campagna di promozione fu senza precedenti (ebbe successo anche perché fu in lingua inglese) e iniziò con mesi d’anticipo. Nelle pubblicità erano molto presenti gli atleti paralimpici britannici, essendo Londra la sede, ma si puntò moltissimo soprattutto sul sudafricano Oscar Pistorius, che a quell’edizione dei Giochi sarebbe diventato il primo atleta amputato a gareggiare ai Giochi olimpici e che partecipò poi anche a quelli Paralimpici (vincendo in questi ultimi due ori e un argento). Attualmente Pistorius sta scontando una pena a oltre 13 anni di carcere per aver ucciso la sua ex compagna Reeva Steenkamp (all’inizio del 2024 è uscito di prigione ma è ancora in libertà vigilata).
Londra 2012 è tuttora l’edizione delle Paralimpiadi in cui vennero venduti più biglietti, 2,7 milioni, un numero che con ogni probabilità non sarà eguagliato nemmeno a Parigi 2024, nonostante fossero stati fatti piani per provare a superarlo. Fu in generale un’edizione di grande successo per diverse ragioni, che ebbe molto seguito anche grazie a una copertura televisiva eccezionale per le Paralimpiadi, almeno fino a quel momento, e che da quel punto di vista influenzò positivamente le edizioni successive.
L’eredità delle Paralimpiadi di Londra però è ancora oggi in parte dibattuta: a livello locale perché secondo molti a quel successo – che fu molto celebrato dalle istituzioni – non seguirono miglioramenti per la vita delle persone disabili nel Regno Unito; e poi a un livello più generale perché contribuirono a rendere popolare la retorica degli atleti paralimpici come “supereroi”. Oggi è ancora piuttosto presente e diffusa, ma è percepita da molti come superata ed è ormai ritenuta più che altro dannosa dagli addetti ai lavori.
Un esempio di come le cose siano cambiate solo di recente lo mostra l’approccio tenuto dalla stessa Channel 4: dopo la campagna pubblicitaria sui “superumani” del 2012, ci furono quella di Rio 2016 intitolata «Siamo i superumani» e quella di Tokyo 2020, «Super. Umano», tutte molto simili. Per Parigi 2024 invece il messaggio di fondo è radicalmente diverso. Il video della nuova campagna si intitola «Considerato cosa?», in riferimento a una scena in cui due ragazzi stanno guardando una gara paralimpica e una dei due commenta dicendo: «Sta andando bene lei, tutto considerato». L’altro le chiede, appunto: «Considerato cosa?».
«Piuttosto che mostrare gli atleti che “superano le loro disabilità”, il video ritrae i paralimpici che affrontano e superano forze come la gravità, l’attrito e il tempo […], che non fanno eccezione per nessun atleta», ha scritto Channel 4 in un comunicato per presentare la campagna. Non fa riferimento esplicito alla comunicazione usata per le precedenti edizioni dei Giochi, ma la rottura rispetto al passato è molto evidente. Tra le altre cose, Channel 4 ha assunto come presentatrice per i suoi programmi del pomeriggio l’attrice sorda Rose Ayling-Ellis.
Un altro esempio recente di un cambio di approccio allo sport paralimpico è il caso che si è creato in Francia intorno alle parole del judoka Teddy Riner, recente vincitore di due medaglie d’oro olimpiche, che alcuni giorni fa parlando in radio delle Paralimpiadi aveva descritto gli atleti sempre come «supereroi». Ci sono state molte reazioni critiche da parte di atleti paralimpici, francesi ma non solo. Il capitano della nazionale francese paralimpica di basket, Sofyane Mehiaoui, ha commentato la cosa sui suoi profili social rivolgendosi direttamente a Riner: «Devi smetterla di parlare di noi in questo modo, non ci stai aiutando», ha detto. E ancora «prima di essere persone disabili, siamo atleti di alto livello».
Un’altra atleta paralimpica francese, la giocatrice di tennistavolo Thu Kamkasomphou, ha commentato: «Quando la gente mi dice “avete più meriti degli altri”, io dico no! Facciamo solo sport in modo diverso. Loro hanno le loro difficoltà, noi le nostre». Kamkasomphou, che ha 55 anni ed è nata in Laos, è alla sua settima Paralimpiade e ha vinto medaglie in tutte le precedenti sei edizioni a cui ha partecipato dal 2000. Lo svizzero Marcel Hug, uno dei migliori atleti paralimpici di sempre, che gareggia su varie distanze della corsa, ha commentato il caso sul suo blog scrivendo che «una copertura mediatica equa e critica significa che siamo presi sul serio», auspicando quindi anche commenti negativi sulle prestazioni degli atleti paralimpici.
In generale molti atleti paralimpici si stanno spendendo per incoraggiare un racconto diverso della loro attività sportiva. Nelle ultime settimane per esempio molti hanno condiviso sui social network una campagna creata dal Comitato paralimpico internazionale, con una foto che dice: «Non parteciperò ai Giochi paralimpici di Parigi 2024», e lascia credere a chi legge che la scritta sia l’annuncio di un infortunio o comunque di un ritiro dalla competizione. Scorrendo alla foto immediatamente successiva invece si legge: «Gareggerò». L’intenzione è sottolineare come nel racconto dei media gli atleti paralimpici siano spesso descritti come “partecipanti”, invece che come “persone che competono” (la campagna usa il termine inglese “competitors”). L’ha condivisa anche la nota schermitrice italiana Beatrice “Bebe” Vio, facendo spaventare diversi fan.

Sembra che anche gli sponsor stiano andando nella stessa direzione. In questi giorni il grande marchio sportivo Nike ha pubblicato uno spot sulle Paralimpiadi che è parte di una campagna più ampia intitolata “Winning isn’t for everyone”, vincere non è per tutti. Il nuovo video mostra scene di sport paralimpici accompagnate dalla voce proprio di Bebe Vio, che dice: «Dicono che già solo il fatto di essere qui vuol dire vincere, che partecipare vuol dire vincere… L’ultima volta che ho controllato io, vincere voleva dire vincere». Il messaggio è piuttosto chiaro: agli sportivi con disabilità interessa vincere esattamente come interessa a tutti gli altri.

S

econdo Giulia Riva, giornalista e nuotatrice paralimpica che commenterà sulla Rai i Giochi di Parigi 2024, «si sta cominciando a capire che quando parli di giochi paralimpici devi parlare prima della competizione, e lasciare l’aspetto sociale in seconda battuta». Riva dice anche che non è semplice, perché spesso le due cose vanno necessariamente tenute insieme: «Bisogna dare gli strumenti per seguire gli sport, far capire le regole che sono tante» e spiegare le categorie in cui gareggiano gli atleti a seconda della disabilità.
La copertura giornalistica della Rai a cui contribuirà Riva – che sarà nel programma serale SportAbilia, su Rai Sport – è peraltro un’altra dimostrazione di come sta cambiando il racconto mediatico degli sport paralimpici: per la prima volta le Paralimpiadi saranno trasmesse durante tutta la giornata da una rete generalista in chiaro, Rai 2.
L’altra grossa parte del racconto mediatico riguarda i social network. Le cose più visibili stanno succedendo su TikTok, dove le Paralimpiadi hanno un profilo ufficiale dal 2020 che oggi è seguitissimo: ha 4 milioni e mezzo di follower (molto più che su qualsiasi altro social network) e per via della sua crescita nell’ultimo anno ha suscitato molti commenti, apprezzamenti e qualche critica. In generale certi contenuti hanno destato un certo stupore per il fatto che scherzano senza troppe inibizioni sulle disabilità degli atleti: c’è per esempio un video in cui una cestista cade goffamente dalla carrozzina dopo aver preso una pallonata in testa, o di un’altra a cui la palla si incastra sotto la carrozzina fino a farla ribaltare; o ancora un video che mostra l’arrivo concitato in una gara di un ciclista con una sola gamba, con sotto una canzone che ripete «sinistra, sinistra, sinistra, sinistra» (la canzone originale direbbe anche «destra», ma è stata modificata apposta).In parte sono contenuti pensati per TikTok, dove video divertenti abbinati a certi trend o a certe canzoni funzionano bene, ma in parte servono anche per far conoscere meglio gli atleti paralimpici, le loro discipline e le loro difficoltà: nel video del ciclista per esempio il profilo delle Paralimpiadi ha aggiunto anche un commento in cui spiega che l’atleta è l’australiano Darren Hicks, che in quella gara vinse l’oro nella prova a cronometro alle Paralimpiadi di Tokyo. «Ridiamo con gli atleti, non degli atleti», ha commentato in un’intervista Craig Spence, responsabile della comunicazione del Comitato paralimpico internazionale. Secondo Spence questi contenuti ironici sono positivi perché possono diventare virali e allo stesso tempo «insegnare alle persone le difficoltà che devono affrontare gli atleti paralimpici».
Il fatto che si possa ridere della disabilità comunque non è niente che stupisca le persone del settore o che lo conoscono meglio: «È un ambiente dove è sdoganata qualsiasi cosa, l’unica che dà fastidio è la pietà», dice Giulia Riva. Gli stessi atleti paralimpici scherzano spesso sulle proprie disabilità. I tre nuotatori italiani Simone Barlaam, Federico Morlacchi e Alberto Amodeo per esempio hanno da poco reso pubblica una pagina Instagram che gestiscono insieme chiamata “le 3 gambette”, che ironizza sin dal nome sulle loro diverse disabilità alle gambe: Barlaam e Morlacchi hanno entrambi fin dalla nascita un’ipoplasia, cioè uno sviluppo incompleto, di un femore (rispettivamente destro e sinistro); Amodeo invece perse la gamba destra in un incidente a 12 anni.

il racconto ironico e la richiesta degli atleti olimpici di essere trattati senza enfasi eccessive comunque non escludono gli obiettivi sociali e di inclusione che gli sport paralimpici si propongono fin da quando sono nati. Una delle ultime campagne molto condivise dagli atleti è stata per esempio quella in cui l’inaccessibilità degli spazi per le persone con disabilità nella vita quotidiana viene definita «la disciplina non ufficiale» degli atleti paralimpici. Giulia Riva la spiega così: «È un modo per ricordare che la fatica c’è anche nel gesto quotidiano, che riuscire nello sport non significa poter fare tutto e che parlare di “Superumano” non ha senso».

28.8.24

stasera cerimonia inaugurale delle paraolimpiadi 2024



 oggi cominciano le Paralimpiadi e se scorrendo i social vi siete sentiti come nel Giorno della marmotta tranquilli, non è colpa vostra: è che la sindaca di Parigi si è fatta un altro bagno nella Senna.
Da una settimana nel villaggio paralimpico ha aperto uno spazio di circa 700 metri quadrati che è in sostanza un grande centro di riparazione per carrozzine, protesi e tutte le attrezzature specifiche che possono servire agli atleti paralimpici. Fa un lavoro essenziale, in questi giorni è già frequentatissimo ed è aperto dalle 8 del mattino alle 11 di sera. Durante le Olimpiadi non c'era, naturalmente.
È gestito dall'azienda tedesca Ottobock, che offre questi servizi già da 36 anni sia alle Paralimpiadi estive che a quelle invernali, e attualmente ha un accordo per farlo fino al 2032. Ottobock nacque nel 1919 per produrre arti artificiali per i reduci della Prima guerra mondiale, che fino a quel momento dovevano andare da falegnami o ferramenta. Oggi è un'azienda molto grande e ultraspecializzata, con un fatturato di 1,3 miliardi di euro nel 2023. Una particolarità è che durante i Giochi tutti i suoi servizi sono offerti gratuitamente.
Ci vanno soprattutto atleti e atlete dei paesi meno grandi e ricchi, e anche per questo dei 164 volontari che ci lavorano 15 parlano complessivamente 27 lingue diverse. Accanto ai locali principali e alla sala d'aspetto per gli atleti – che comprende giochi da tavolo, una TV e per alcuni è diventata un punto d'incontro abituale – c'è un'imponente officina che fa saldature, cuciture e altri lavori; ci sono anche un forno e una stampante 3D. Il direttore del centro, il medico ortopedico Bertrand Azori, stima che durante i Giochi si facciano tra le 200 e le 250 riparazioni al giorno.



Gli atleti di rugby in carrozzina, per esempio, si scontrano con i propri mezzi di continuo (Alex Davidson/Getty Images)


Cosa aspettarsi dalla cerimonia d'apertura
Thierry Reboul, direttore delle cerimonie ai Giochi di Parigi olimpici e paralimpici, ha detto di aver parlato con «gli atleti paralimpici» (non si sa quali né quanti) e ha assicurato che sono stati loro a chiedergli per le Paralimpiadi una cerimonia d'apertura tanto fastosa e ambiziosa quanto quella delle Olimpiadi (che se vi ricordate ebbe anche una certa dose di tamarraggine). O forse gli piace solo fare le cose in grande.
Se quella delle Olimpiadi di Parigi era stata la prima cerimonia d'apertura fuori da uno stadio olimpico, quella delle Paralimpiadi sarà la seconda. Invece che sulla Senna però gli atleti (circa 4.400, in rappresentanza di 184 delegazioni) sfileranno sugli Champs-Élysées, uno dei viali più famosi di Parigi e del mondo, partendo dall'Arco di Trionfo e arrivando a Place de la Concorde, dov'è previsto uno spettacolo realizzato da ballerini con disabilità (se volete farvi una minima idea di come sarà, una giornalista di L'Équipe si è intrufolata ad alcune delle prove).
Per assistere alla sfilata sugli Champs-Élysées ci saranno circa 15mila posti gratuiti, mentre a Place de la Concorde sono state allestite tribune per circa 35mila posti, questi a pagamento: i biglietti costavano dai 150 ai 700 euro. Altre 30mila persone potranno assistere invece gratuitamente all'accensione del braciere olimpico, quella specie di mongolfiera che durante le Olimpiadi era rimasta accesa in aria sopra il giardino delle Tuileries (che è poco lontano da Place de la Concorde). Il tutto comincerà per le 20 e dovrebbe durare circa 3 ore.

L'allestimento di Place de la Concorde, e le prove della cerimonia in corso (Alex Davidson/Getty Images)





Ambra Sabatini e Luca Mazzone
Saranno i due portabandiera della delegazione italiana durante la cerimonia d'apertura, e sono entrambi atleti piuttosto eccezionali.
Molti forse ricordano Sabatini dalle Paralimpiadi di Tokyo di tre anni fa: arrivò prima e vinse l'oro nei 100 metri T63, la categoria in cui gareggiano atlete le cui gambe sono state amputate sopra il ginocchio, e in cui l'Italia vinse contemporaneamente anche l'argento e il bronzo con Martina Caironi e Monica Contrafatto, realizzando una storica tripletta. All'epoca Sabatini aveva solo 19 anni e corse in 14,11 secondi, realizzando il nuovo record del mondo, che ha abbassato ulteriormente ai Mondiali dell'anno scorso correndo in 13,98 secondi. È insomma data come favorita per vincere anche quest'anno.
Mazzone invece ha 53 anni e una lunga esperienza alle Paralimpiadi, come nuotatore prima e come paraciclista poi. Ai Giochi di Sydney 2000 vinse due medaglie d'argento nel nuoto, nei 50 e nei 200 metri stile libero. Dal 2011 invece cominciò a dedicarsi stabilmente all'handbike (la bicicletta in cui si “pedala” con le mani) e da allora ha vinto tre medaglie d'oro e tre d'argento tra le Paralimpiadi di Rio 2016 e quelle di Tokyo nel 2021, oltre a ben 18 medaglie d'oro ai Mondiali. Mazzone perse l'uso delle gambe nel 1990, dopo aver subìto una lesione al midollo per aver urtato uno scoglio durante un tuffo, e da allora è in carrozzina.



Sabatini e Mazzone durante la cerimonia di consegna della bandiera italiana agli atleti olimpici e paralimpici, che si è tenuta al Quirinale lo scorso 13 giugno (Ansa/Riccardo Antimani)




Dove vederle, queste Paralimpiadi
A differenza delle Olimpiadi, le Paralimpiadi non saranno trasmesse sui canali Eurosport: si potranno vedere in chiaro su Rai 2 e su Rai Sport, e in streaming su RaiPlay o sul canale YouTube ufficiale delle Paralimpiadi. La diretta di Rai 2 comincerà ogni giorno verso le 9:15 e andrà avanti più o meno fino alle 23:30. Anche la cerimonia d'apertura si potrà vedere su Rai 2 o su RaiPlay a partire dalle 20.





















Da recuperare



Cominciamo a prepararci per le gare che vedremo da domani: atlete, atleti e squadre da seguire a queste Paralimpiadi.