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12.10.21

Che giustizia è se non si rispettano le donne anche da morte?”

IL   caso che     tratto oggi   è  uno  dei tanti   femminicidi   che  quotidianamente  avvengo  in italia  nel silenzio  quasi totale    se  non in trasmissioni di nicchia   ,  o  che non sia  qualche  caso eclatante    magari per  riempire  con la  cronaca nera   qualche   buco  oppure  occultare  \  far passare in secondo piano notizie  scomode     . Esso  è      il   Femminicidio  di   Giordana Distefano, avvenuto  6 anni fa  . Allora qualcuno  si può chiedere    ,ma  come è una storia  di 6  anni fa  perchè   ne  parli . Certo  è una  storia  lontana   cronologicamente  .  Ma Come    è  ovvio   ed  scontato  , tranne che    per  i carnefici  e  i tribunali  la ferita non si rimargina, non può rimarginarsi. 
Infatti   sono  passati ben  sei  anni   ed  la  causa  giudiziaria  è ferma    al primo  grado di  giudizio  . Se non fosse   per  la madre    finirebbe   nel   dimenticatoio  e   fra le  tante  cause  che  si prescrivono 

Femminicidio Giordana Distefano

Il  sito  dayitalianews.com/ in : <<Femminicidio di Giordana Distefano: "Che giustizia è se non si rispettano le donne anche da morte?"  >> ha  incontrato Vera Squatrito, la madre di Giordy, barbaramente uccisa, a Nicolosi, centro delle provincia etnea, dal padre di sua figlia, nell’ottobre del 2015, perché aveva avuto il coraggio di denunciarlo per stalking.
Quella denuncia ancora lasciata in sospeso, nonostante gli anni trascorsi, nonostante l’assassino sia già stato condannato a 30 di reclusione col rito abbreviato: lo scorso mese è stata rinviata per l’ennesima volta l’udienza

Femminicidio Giordana Distefano

Sembra incredibile, ma è quel che accade  quotidianamente   e  continuerà  ad  accadere  se   alla schifo riforma  della  cartabia  non  si porrà rimedio   , mentre il dolore continua a devastare chi resta e non si capacita della lentezza dei procedimenti, dei cavilli, della mostruosa indifferenza dei codici, della burocrazia, della assenza di rispetto per le vittime e le loro famiglie.

Femminicidio Giordana Distefano

Ma Vera non demorde. Infatti

  

Ella parallelamente alla sua lotta per ottenere completa giustizia, nel nome della figlia ha inaugurato la Casa di Giordy,[ foto sopra ] un progetto che da centro di ascolto per le donne che vogliono dire basta alle aberrazioni del maschilismo ambisce a diventare punto di riferimento, rifugio, quartier generale per le denunce e la rinascita.

  • 12.6.19

    si può avere giiustizia senza scadere nel razzismo ? si è il caso Maria Grazia Carta, mamma di Davide Marasco investito ed ucciso da un Albanese ubriaco



    cciso da un albanese al volante, la mamma di Davide: "Voglio giustizia, non avrete il mio odio"
    La storia di Maria Grazia Carta , madre di Davide Marasco potrebbe essere a prima vista Un incidente stradale come tanti. Un giovane padre che va al lavoro, in piena notte, come tanti altri panettieri, percorrendo la Casilina su uno scooter.  Come Il caso   il caso  di Andrea  zuddas   titolare  del  distributore carburanti in via dei Carroz arrivava per primo, era la sua creatura e lui doveva controllare che tutto fosse a posto. Così aveva fatto anche quella mattina, alle 6 del 25 marzo di due anni fa. Andrea in sella al suo scooter era quasi arrivato a destinazione quando “il diavolo”, come lo chiamano le sue sorelle, gli è comparso davanti. Aveva assunto le sembianze di una Fiat Punto che sull’asse mediano viaggiava contromano e a fari spenti. Andava avanti così da cinque chilometri, diranno gli accertamenti. [...]  Ecco  come  -----   sempre  secondo  quanto    dice  la  nuova  sardegna  del 14\6\2019  --- Luisa, 47 anni, e Stefania, 51, descrivono il calvario vissuto dalla loro famiglia. 


    I mezzi coinvolti nell'incidente...


    << Quella mattina Andrea è stato travolto da un’auto guidata da un ragazzo di 27 anni che aveva bevuto. L’alcoltest – dice Stefania – ha dato esito positivo: 1,02. Ed è stato fatto due ore dopo rispetto all’incidente perché l’auto della polizia non aveva l’etilometro in dotazione. Se l’esame fosse stato eseguito subito sono certa che il valore sarebbe stato superiore». Il ragazzo è stato denunciato e processato per omicidio stradale: «Il pm ha chiesto sette anni, lui ha chiesto e ottenuto di patteggiare e la condanna è stata ridotta a 4 anni e otto mesi».Aggiunge Luisa: «Ma in carcere quella persona non ha trascorso neppure un giorno perché il giudice ha disposto gli arresti domiciliari. A casa sua, nel suo ambiente, con la sua famiglia. Sarebbe questa la giustizia? Ma non è finita qui perché il suo avvocato ha presentato ricorso in Cassazione e lui è stato affidato ai servizi sociali. Ha ucciso mio fratello, ha privato una bambina del padre, una moglie del marito, ha rovinato le nostre vite e la sua condanna è tutta qui. Cosa proviamo? Una sensazione di sconfitta, perché da vittime siamo diventati spettatori di decisioni prese da altri senza avere voce in capitolo nonostante fossimo parte lesa».Aggiunge Stefania: «Ci aspettavamo molto di più dallo Stato. E pensavamo che con la nuova legge sull’omicidio stradale sarebbe cambiato qualcosa, invece la giustizia pensa a recuperare chi ha sbagliato e non a rendere giustizia a chi è morto e alla sua famiglia che va a pezzi». E poi: «Mio fratello era una persona perbene che nella vita ha sempre pensato a lavorare. Sapeva divertirsi, ma era responsabile, aveva la testa attaccata al collo». Non come molti giovani di oggi: «A loro – dicono Luisa
    e Stefania – lo Stato dovrebbe insegnare il rispetto delle regole e dovrebbe punirli quando sbagliano, quando rovinano la vita degli altri. Nel caso di Andrea questo non è accaduto. E da quella mattina di marzo per noi è iniziato l’inferno»






    Risultati immagini per maria grazia cartamadre di  ,davide  marasco

     Un’auto che  va contromano  su quella maledetta consolare con una sola corsia per senso di marcia. Lo schianto, la morte, i rilievi della stradale, l’arresto dell’automobilista sbronzo . Una tragedia che si ripete ogni giorno in ogni angolo del paese e del mondo. Che dovrebbe far riflettere sul modo di vita e di produzione in cui siamo inscatolati, costretti a muoverci correndo, rubando secondi preziosi su percorsi che sarebbero rischiosi anche in condizioni più rilassate.  
     Ma  ha due  caratteristiche  in più  rispetto   al  calvario   , da  cui neppure  lei  è  immune e che deve affrontare    che la rendono speciale   come    sottolineano  siti (che  trovate  a fine post )   segnalatomi  della diretta  interessata    :  1)  quello di rientrare  negli effetti collaterali  d'internet  in particolare    dei social  dove  la  news   hanno una  diffusione   più veloce  della  diarrea   😆😥.  Questo video diventato virale dove un poliziotto tedesco coglie sul fatto un automobilista che si ferma a fare le foto sul luogo di un incidente stradale. Gli dà oltre la multa una lezione che l’uomo non dimenticherà facilmente.


      chiarisce meglio  il  mio concetto  Infatti  apprendo da  questo articolo   di   https://nonelaradio.it/  di  come    essa    ha  saputo  della  morte  del  figlio  


    “Ho appreso la notizia dai social network” “Quando ho scoperto la notizia, pensavo fosse uno scherzo. 


    Mi trovavo a scuola, mi ha chiamato mia figlia dicendomi che sul profilo Facebook di Davide c’era scritto che era morto. Non sapevo dove andare a cercare mio figlio, ci siamo recati all'ospedale più vicino ed abbiamo scoperto la notizia. Sono stati attimi terribili” prosegue la Professoressa, che insegna in una scuola di Tor Bella Monaca dedicata proprio ad un’altra vittima della strada.”Nessuno ha telefonato alla famiglia per avvertire dell’incidente e della morte di Davide :“Ma lo Stato dov'è? Le istituzioni dove sono? Ci hanno abbandonato. Neanche una telefonata per avvertirci. Ora non devono abbandonarci in questo momento di dolore, devono immediatamente farsi carico del problema a tutti i livelli, da quello di manutenzione delle strade, a pene più severe per questi criminali, anche con il ritiro della patente a vita, e poi processi più rapidi di Voglio GIUSTIZIA per mio figlio. Aiutatemi a non far spegnere la luce !” [...] .


    L'immagine può contenere: 2 persone, persone in piedi e spazio all'aperto


    L'immagine può contenere: 4 persone, persone in piedi, nuvola, cielo e spazio all'aperto
    2) IL  fatto che la  vittima  o  le  vittime , il giovane padre  in questo caso  ,  è italiano anche di nascita e cognome, e magari l’automobilista è straniero  (  immigrato  o residente  in italia   d'anni  ) , la “pista” viene percorsa a velocità forsennata, quasi come quelle bianche cui gli avvoltoi sono più abituati. E allora eccoli, gli “eroi” di Casa  Pound e Forza Nuova cercare i famigliari, proporsi come “vendicatori politici” pronti a inscenare una pantomima ad uso e consumo di media e ministro delle interiora.
    Ma vanno a sbattere contro una madre   fiera  ed  orgogliosa   che incredibilmente riesce a mantenere il senso di lucidità   e  delle cose anche di fronte alla più immensa tragedia che possa vivere un genitore: la morte di un figlio.Ma  hanno  trovato  pane  per  i  loro denti . Infatti   cosa   rara  ( almeno  questa  è la prima volta che  lo sento  e leggo )    che   un familiare  che  ha  subito un lutto  , da incidente  stradale  in questo caso  ,  in cui   il  colpevole d'esso  è uno straniero   o d'origine straniera   s'indigni  contro  gli odiatori  e  sciacalli ideologici  . << Non voglio speculazioni sulla morte di mio figlio, voglio che tutti i post su Facebook che parlano della nazionalità del criminale che me l’ha ucciso siano eliminati, dobbiamo fare tutti insieme una battaglia culturale e io voglio andare a parlare della mia tragedia proprio nei luoghi della cultura e dove sono i giovani” >> .Tanto di cappello ad una madre che accecata dal dolore avrebbe potuto cedere ad una umana debolezza. Non l’ha fatto e ciò dimostra una sua grandezza.
    Un donna forte   che   mostra  il coraggio di opporsi agli sciacalli neri :  « Casa Pound e Forza Nuova non avranno il mio odio, non strumentalizzeranno la morte di mio figlio. La nazionalità di chi lo ha ucciso non fa alcuna differenza, ma ora alcuni militanti dell’estrema destra vogliono organizzare una fiaccolata nel nome di Davide. Non lo posso permettere, non voglio la loro presenza ».  Insomma  un vero esempio. di umiltà nonostante il SUO immenso dolore..... .

      Maria Grazia è un’insegnante precaria, come decine di migliaia di altre. Un cronista attento noterebbe che è diventata nonna, e da diversi anni, senza mai diventare “assunta a tempo indeterminato”, ossia di ruolo. Scherzi fatti da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni, attenti a “tagliare la spesa pubblica” e anche le vite delle persone che lavorano per lo Stato (forze armate e di polizia a parte, ci mancherebbe …).La sua scuola è a Tor Bella Monaca, dove pure qualche mese fa i fascisti avevano provato una sceneggiata analoga, a cavallo di un altro episodio di cronaca locale, letto sui giornali, venendo cacciati a furor di madri che riconoscevano tra loro diversi degli spacciatori responsabili di aver rovinato i propri figli. Sa come funziona il mondo della periferia, ci vive e la vive, sa con chi arrabbiarsi e chi “comprendere”, lottando per «togliere i ragazzi dalla strada».«Basta sciacallaggio, basta con queste guerre tra poveri. Stanno solo cercando di usare le disgrazie altrui. Decidiamo noi come commemorare mio figlio, con i nostri ideali, che non sono di odio ma di giustizia».Conclude la professoressa. Una maestra vera sa come dare lezione, anche di vita.  

    Questo carattere   trova   conferma   , nel primo articolo che  ho etto  sulla  vicenda  e  che  qui    riporto integralmente .

     da Roma today   del 5\6\2019

                                Veronica Altimari  


    Ucciso da un albanese al volante, la mamma di Davide: "Voglio giustizia, ma non avrete il mio odio"
    L’intervista a Maria Grazia Carta, mamma di Davide, che in occasione della fiaccolata organizzata per suo figlio indossò la maglia: “Non avrete il mio odio”











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    La telefonata di una delle sue figlie intorno alle 9 del mattino, mentre era a scuola dai suoi alunni. La corsa al Policlinico Tor Vergata. Il riconoscimento del corpo. Le lacrime e la rabbia. Quel drammatico 27 maggio, quando Davide Marasco viene travolto e ucciso da un’auto mentre era bordo del suo scooter, è impresso nella mente di sua madre. Ma per Maria Grazia Carta, 57enne originaria di Nuoro, insegnate precaria a Tor Bella Monaca da più di dieci anni, non finisce qui. La sua battaglia di giustizia si è dovuta accostare a quella contro chi potesse “cavalcare l’onda dell’odio” dal tragico fatto che ha coinvolto la sua famiglia. Al volante dell’auto che ha ucciso suo figlio Davide, 31 anni il prossimo 8 giugno, c’era un 49enne di origini albanesi, tratto in arresto: “A me non interessa la sua nazionalità, è un verme che deve pagare, sputare in faccia alla sua stessa immagine riflessa”, dice con rabbia Maria Grazia. “Io però non sono in vendita, decido io come e quando onorare la memoria di mio figlio - continua - ho saldi i miei valori, insegno ai miei ragazzi la necessità del non essere schiavi, ma liberi nel pensiero. E chi tocca Davide avrà le mani sporche del suo sangue”.
    A fare andare su tutte le furie questa madre, già fortemente provata nell’affrontare un dramma tanto grande come quello di perdere un figlio in questo modo, un post pubblicato da Emanuele Licopodio, esponete della Lega in VI municipio, già membro del movimento fascista Azione Frontale, in cui metteva in evidenza la nazionalità albanese dell’uomo che uccise Davide. Il tutto, pubblicando una foto di Davide insieme al figlio (senza nemeno oscurargli il volto), di soli 9 anni e che in quel momento non aveva ancora appreso della morte di suo padre. “Un post rimasto li, malgrado gli avessi chiesto di toglierlo - dice Maria Grazia -. Questi fomentatori d’odio devono stare alla larga da me e dalla mia famiglia. Io so scegliere, e scelgo di lottare per avere giustizia per mio figlio e gli altri ragazzi morti in questo modo, ma non mi faccio strumentalizzare”.
    Un dolore tanto forte da non poterlo spiegare. Una forza spinta da quella rabbia che la obbliga a non non abbassare la guarda: "Sono cresciuta con dei valori e sono saldi - conclude Maria Grazia -. Le istituzioni devono prendere posizione contro questi omicidi, troppo facile ridurre tutto ad una questione razziale". E con grinta rimanda al mittente il tentativo inqualificabile, come quello di appropriarsi della vita e dei drammi delle persone, a scopo politico.

    15.1.19

    “Io, ex boss ergastolano, vi dico che con Cesare Battisti siamo tornati alla gogna pubblica del Medioevo”: intervista a Carmelo Musumeci

      concludo i post dedicati al caso battisti  perchè 
    • Lucilla Cantelli meglio tacere per rispetto dei familiari......
    • Giuseppe Scano Vero cara Lucilla Cantelli. Ma anche evitare gogne mediatiche come quelle di Salvini e bonafede . infatti per rispetto sia dei familiari di entrambi ,cioè vittime e carnefice , non  pubblicherò altri post

    Nonostante  sia  d'accordo   che   Battisti paghi  con  il carcere    o quanto meno possa   provare   a difendersi ottenendo  un nuovo processo     visto  che   la siua  fuga    almeno all'inizio  è  stata    causata   dalla legislazione speciale   italiana  dell'epoca     (  erano gli anni  piombo e  della strategia dela tensione  ,   gentge  ammazzata  e gambizzata  nele strade  o  morte per  le bombe  esplose    in piazze  , edifici ,  stazioni    )    che  poteva     anche  portare  alla condanna  in contumacia  , condividendo questo intervento perchè sarà stato pure colpevole  degli omicidi   e strafottente ,ma ormai è come un animale in gabbia e come tale merita rispetto non la gogna mediatica



     leggi    anche  

      da   https://www.tpi.it/2019/01/15/


    Tutte le leggi violate dall’Italia nel rientro di Cesare Battisti


    “Io, ex boss ergastolano, vi dico che con Cesare Battisti siamo tornati alla gogna pubblica del Medioevo”: intervista a Carmelo Musumeci

    Intervista all'ex criminale, oggi attivista per i diritti dei detenuti: "Questa non è giustizia, è vendetta"

    Immagine di copertina
    Carmelo Musumeci
    “Se buttate la chiave della cella di Cesare Battisti stracciate l’articolo 27 della nostra Costituzione. Con la retorica della forca siamo tornati al Medioevo, la pena si è limitata ad essere una passerella del potere”. Sono durissime le parole di Carmelo Musumeci, ergastolano oggi in libertà condizionata e attivista per i diritti dei detenuti e per l’abolizione del “fine pena mai”.
    Entrato in carcere da malavitoso semi analfabeta, Musumeci ha cominciato a prendere coscienza della propria condizione quando ha deciso di mettere la propria testa sui libri per permettere alla propria mente di evadere dal sistema penitenziario italiano. E oggi ha fatto della sua esperienza una battaglia di vita.

    Carmelo, qual è l’impressione a caldo di quanto successo al rientro di Cesare Battisti?
    Non è umano gioire per le sofferenze altrui, la solidità di uno Stato di Diritto si vede in momenti come questo, dove è facile lasciarsi prendere dalla sete di sangue e di vendetta. Momenti in cui la politica dovrebbe avere polso duro con gli atteggiamenti di pancia del popolo, non alimentandoli come invece è successo.
    Cesare Battisti è uomo diverso da quello di 36 anni fa [leggi qui per quali reati è stato condannato l’ex terrorista], è stato reso inoffensivo nel momento del suo arresto e non merita certamente di essere portato al pari di un trofeo su tutti i canali mediatici nazionali.
    Cesare Battisti sarà sicuramente un uomo diverso, è vero. Ciò non toglie che non abbia scontato la sua pena, la giustizia doveva pur intervenire…
    Lo Stato italiano aveva il dovere di prenderlo in custodia, ma non dimentichiamo il ruolo della pena nelle democrazie moderne: è stato messo nero su bianco nell’articolo 27 della nostra Carta costituzionale, scritta da molti che le galere fasciste le avevano provate.
    Il carcere è un luogo in cui lo Stato ha il dovere di garantire l’incolumità e la rieducazione del detenuto, non è una valvola di sfogo per i desideri di vendetta del popolo. Oggi invece si è ridotto a tutti gli effetti ad essere visto al pari di una discarica sociale. ’Buttare via la chiave’ è il mantra ma non si guarda mai agli effetti: la pena per essere giusta deve pensare al futuro e non al passato, l’ergastolo invece guarda sempre indietro e mai avanti.
    Tu la vedi dal punto di vista del colpevole, ed è giusto che sia così. Ma non hai pensato ai parenti delle vittime e al loro legittimo desiderio di giustizia?
    Premetto che non c’è prezzo, né pena, e mai ce ne potrà essere, che possa ripagare i parenti delle vittime di un reato. Non a caso alcuni filosofi ci dicono che la migliore vendetta è il perdono. Sono fortemente convinto che uno dei maggiori valori dell’umanità sia il perdono. Infatti, che soddisfazione potrà mia avere una persona a cui hanno ucciso un proprio caro sapendo che il suo assassino deve stare chiuso in una cella per sempre?
    Questa non è giustizia, è solo vendetta e la vendetta lascia solo uno strano sapore amaro in bocca. Questo lo dico per esperienza. Lo sai quando mi sono sentito profondamente colpevole per la prima volta? Quando ho cominciato a poter uscire dal carcere per fare volontariato. Sembrerà paradossale ma è proprio osservando il lato buono della società che ho compreso l’entità dei miei sbagli.Per molti anni ho vissuto circondato nell’odio e nel rancore delle carceri. Le lunghe giornate senza un senso e la disumanizzazione fanno pensare al carcerato che in fondo lo Stato non sia diverso da chi sbaglia, ti riduci ad essere una belva che vede nell’autorità un’altra belva. Il carcere solo punitivo crea mostri o emarginati.
    Queste considerazioni probabilmente saranno condivise da un’esigua minoranza. Faranno discutere, ne sei consapevole?
    Lo so. Quando sono uscito dal carcere ho trovato un mondo incattivito dove i ‘buoni’ stanno progressivamente diventando peggio dei cattivi e la cosa più mostruosa è che lo stanno facendo in nome della giustizia e della legalità. Una società a mio avviso è giusta se, prima di pretendere che non ci siano reati, pretende che non ci siano luoghi di sofferenza e d’ingiustizia.Cesare Battisti è diventato il mostro perfetto di un sistema che va indietro nel tempo, che ci riporta negli anni più bui del Medioevo. La gogna, l’esecuzione nelle pubbliche piazze e il popolo in festa: qualsiasi sincero democratico a mio avviso dovrebbe indignarsi. È una sconfitta prima umana e poi politica.

    raccontare i femminicidi \ amori criminali di oggi con quelli del passato il caso Beatrice cenci

     Per  il 25  novembre   anzichè raccontare  le  recenti   storie di femminicidio \  d'amore criminale  che   in una società sempre  più ...