12.6.19

si può avere giiustizia senza scadere nel razzismo ? si è il caso Maria Grazia Carta, mamma di Davide Marasco investito ed ucciso da un Albanese ubriaco



cciso da un albanese al volante, la mamma di Davide: "Voglio giustizia, non avrete il mio odio"
La storia di Maria Grazia Carta , madre di Davide Marasco potrebbe essere a prima vista Un incidente stradale come tanti. Un giovane padre che va al lavoro, in piena notte, come tanti altri panettieri, percorrendo la Casilina su uno scooter.  Come Il caso   il caso  di Andrea  zuddas   titolare  del  distributore carburanti in via dei Carroz arrivava per primo, era la sua creatura e lui doveva controllare che tutto fosse a posto. Così aveva fatto anche quella mattina, alle 6 del 25 marzo di due anni fa. Andrea in sella al suo scooter era quasi arrivato a destinazione quando “il diavolo”, come lo chiamano le sue sorelle, gli è comparso davanti. Aveva assunto le sembianze di una Fiat Punto che sull’asse mediano viaggiava contromano e a fari spenti. Andava avanti così da cinque chilometri, diranno gli accertamenti. [...]  Ecco  come  -----   sempre  secondo  quanto    dice  la  nuova  sardegna  del 14\6\2019  --- Luisa, 47 anni, e Stefania, 51, descrivono il calvario vissuto dalla loro famiglia. 


I mezzi coinvolti nell'incidente...


<< Quella mattina Andrea è stato travolto da un’auto guidata da un ragazzo di 27 anni che aveva bevuto. L’alcoltest – dice Stefania – ha dato esito positivo: 1,02. Ed è stato fatto due ore dopo rispetto all’incidente perché l’auto della polizia non aveva l’etilometro in dotazione. Se l’esame fosse stato eseguito subito sono certa che il valore sarebbe stato superiore». Il ragazzo è stato denunciato e processato per omicidio stradale: «Il pm ha chiesto sette anni, lui ha chiesto e ottenuto di patteggiare e la condanna è stata ridotta a 4 anni e otto mesi».Aggiunge Luisa: «Ma in carcere quella persona non ha trascorso neppure un giorno perché il giudice ha disposto gli arresti domiciliari. A casa sua, nel suo ambiente, con la sua famiglia. Sarebbe questa la giustizia? Ma non è finita qui perché il suo avvocato ha presentato ricorso in Cassazione e lui è stato affidato ai servizi sociali. Ha ucciso mio fratello, ha privato una bambina del padre, una moglie del marito, ha rovinato le nostre vite e la sua condanna è tutta qui. Cosa proviamo? Una sensazione di sconfitta, perché da vittime siamo diventati spettatori di decisioni prese da altri senza avere voce in capitolo nonostante fossimo parte lesa».Aggiunge Stefania: «Ci aspettavamo molto di più dallo Stato. E pensavamo che con la nuova legge sull’omicidio stradale sarebbe cambiato qualcosa, invece la giustizia pensa a recuperare chi ha sbagliato e non a rendere giustizia a chi è morto e alla sua famiglia che va a pezzi». E poi: «Mio fratello era una persona perbene che nella vita ha sempre pensato a lavorare. Sapeva divertirsi, ma era responsabile, aveva la testa attaccata al collo». Non come molti giovani di oggi: «A loro – dicono Luisa
e Stefania – lo Stato dovrebbe insegnare il rispetto delle regole e dovrebbe punirli quando sbagliano, quando rovinano la vita degli altri. Nel caso di Andrea questo non è accaduto. E da quella mattina di marzo per noi è iniziato l’inferno»






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 Un’auto che  va contromano  su quella maledetta consolare con una sola corsia per senso di marcia. Lo schianto, la morte, i rilievi della stradale, l’arresto dell’automobilista sbronzo . Una tragedia che si ripete ogni giorno in ogni angolo del paese e del mondo. Che dovrebbe far riflettere sul modo di vita e di produzione in cui siamo inscatolati, costretti a muoverci correndo, rubando secondi preziosi su percorsi che sarebbero rischiosi anche in condizioni più rilassate.  
 Ma  ha due  caratteristiche  in più  rispetto   al  calvario   , da  cui neppure  lei  è  immune e che deve affrontare    che la rendono speciale   come    sottolineano  siti (che  trovate  a fine post )   segnalatomi  della diretta  interessata    :  1)  quello di rientrare  negli effetti collaterali  d'internet  in particolare    dei social  dove  la  news   hanno una  diffusione   più veloce  della  diarrea   😆😥.  Questo video diventato virale dove un poliziotto tedesco coglie sul fatto un automobilista che si ferma a fare le foto sul luogo di un incidente stradale. Gli dà oltre la multa una lezione che l’uomo non dimenticherà facilmente.


  chiarisce meglio  il  mio concetto  Infatti  apprendo da  questo articolo   di   https://nonelaradio.it/  di  come    essa    ha  saputo  della  morte  del  figlio  


“Ho appreso la notizia dai social network” “Quando ho scoperto la notizia, pensavo fosse uno scherzo. 


Mi trovavo a scuola, mi ha chiamato mia figlia dicendomi che sul profilo Facebook di Davide c’era scritto che era morto. Non sapevo dove andare a cercare mio figlio, ci siamo recati all'ospedale più vicino ed abbiamo scoperto la notizia. Sono stati attimi terribili” prosegue la Professoressa, che insegna in una scuola di Tor Bella Monaca dedicata proprio ad un’altra vittima della strada.”Nessuno ha telefonato alla famiglia per avvertire dell’incidente e della morte di Davide :“Ma lo Stato dov'è? Le istituzioni dove sono? Ci hanno abbandonato. Neanche una telefonata per avvertirci. Ora non devono abbandonarci in questo momento di dolore, devono immediatamente farsi carico del problema a tutti i livelli, da quello di manutenzione delle strade, a pene più severe per questi criminali, anche con il ritiro della patente a vita, e poi processi più rapidi di Voglio GIUSTIZIA per mio figlio. Aiutatemi a non far spegnere la luce !” [...] .


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2) IL  fatto che la  vittima  o  le  vittime , il giovane padre  in questo caso  ,  è italiano anche di nascita e cognome, e magari l’automobilista è straniero  (  immigrato  o residente  in italia   d'anni  ) , la “pista” viene percorsa a velocità forsennata, quasi come quelle bianche cui gli avvoltoi sono più abituati. E allora eccoli, gli “eroi” di Casa  Pound e Forza Nuova cercare i famigliari, proporsi come “vendicatori politici” pronti a inscenare una pantomima ad uso e consumo di media e ministro delle interiora.
Ma vanno a sbattere contro una madre   fiera  ed  orgogliosa   che incredibilmente riesce a mantenere il senso di lucidità   e  delle cose anche di fronte alla più immensa tragedia che possa vivere un genitore: la morte di un figlio.Ma  hanno  trovato  pane  per  i  loro denti . Infatti   cosa   rara  ( almeno  questa  è la prima volta che  lo sento  e leggo )    che   un familiare  che  ha  subito un lutto  , da incidente  stradale  in questo caso  ,  in cui   il  colpevole d'esso  è uno straniero   o d'origine straniera   s'indigni  contro  gli odiatori  e  sciacalli ideologici  . << Non voglio speculazioni sulla morte di mio figlio, voglio che tutti i post su Facebook che parlano della nazionalità del criminale che me l’ha ucciso siano eliminati, dobbiamo fare tutti insieme una battaglia culturale e io voglio andare a parlare della mia tragedia proprio nei luoghi della cultura e dove sono i giovani” >> .Tanto di cappello ad una madre che accecata dal dolore avrebbe potuto cedere ad una umana debolezza. Non l’ha fatto e ciò dimostra una sua grandezza.
Un donna forte   che   mostra  il coraggio di opporsi agli sciacalli neri :  « Casa Pound e Forza Nuova non avranno il mio odio, non strumentalizzeranno la morte di mio figlio. La nazionalità di chi lo ha ucciso non fa alcuna differenza, ma ora alcuni militanti dell’estrema destra vogliono organizzare una fiaccolata nel nome di Davide. Non lo posso permettere, non voglio la loro presenza ».  Insomma  un vero esempio. di umiltà nonostante il SUO immenso dolore..... .

  Maria Grazia è un’insegnante precaria, come decine di migliaia di altre. Un cronista attento noterebbe che è diventata nonna, e da diversi anni, senza mai diventare “assunta a tempo indeterminato”, ossia di ruolo. Scherzi fatti da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni, attenti a “tagliare la spesa pubblica” e anche le vite delle persone che lavorano per lo Stato (forze armate e di polizia a parte, ci mancherebbe …).La sua scuola è a Tor Bella Monaca, dove pure qualche mese fa i fascisti avevano provato una sceneggiata analoga, a cavallo di un altro episodio di cronaca locale, letto sui giornali, venendo cacciati a furor di madri che riconoscevano tra loro diversi degli spacciatori responsabili di aver rovinato i propri figli. Sa come funziona il mondo della periferia, ci vive e la vive, sa con chi arrabbiarsi e chi “comprendere”, lottando per «togliere i ragazzi dalla strada».«Basta sciacallaggio, basta con queste guerre tra poveri. Stanno solo cercando di usare le disgrazie altrui. Decidiamo noi come commemorare mio figlio, con i nostri ideali, che non sono di odio ma di giustizia».Conclude la professoressa. Una maestra vera sa come dare lezione, anche di vita.  

Questo carattere   trova   conferma   , nel primo articolo che  ho etto  sulla  vicenda  e  che  qui    riporto integralmente .

 da Roma today   del 5\6\2019

                            Veronica Altimari  


Ucciso da un albanese al volante, la mamma di Davide: "Voglio giustizia, ma non avrete il mio odio"
L’intervista a Maria Grazia Carta, mamma di Davide, che in occasione della fiaccolata organizzata per suo figlio indossò la maglia: “Non avrete il mio odio”











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La telefonata di una delle sue figlie intorno alle 9 del mattino, mentre era a scuola dai suoi alunni. La corsa al Policlinico Tor Vergata. Il riconoscimento del corpo. Le lacrime e la rabbia. Quel drammatico 27 maggio, quando Davide Marasco viene travolto e ucciso da un’auto mentre era bordo del suo scooter, è impresso nella mente di sua madre. Ma per Maria Grazia Carta, 57enne originaria di Nuoro, insegnate precaria a Tor Bella Monaca da più di dieci anni, non finisce qui. La sua battaglia di giustizia si è dovuta accostare a quella contro chi potesse “cavalcare l’onda dell’odio” dal tragico fatto che ha coinvolto la sua famiglia. Al volante dell’auto che ha ucciso suo figlio Davide, 31 anni il prossimo 8 giugno, c’era un 49enne di origini albanesi, tratto in arresto: “A me non interessa la sua nazionalità, è un verme che deve pagare, sputare in faccia alla sua stessa immagine riflessa”, dice con rabbia Maria Grazia. “Io però non sono in vendita, decido io come e quando onorare la memoria di mio figlio - continua - ho saldi i miei valori, insegno ai miei ragazzi la necessità del non essere schiavi, ma liberi nel pensiero. E chi tocca Davide avrà le mani sporche del suo sangue”.
A fare andare su tutte le furie questa madre, già fortemente provata nell’affrontare un dramma tanto grande come quello di perdere un figlio in questo modo, un post pubblicato da Emanuele Licopodio, esponete della Lega in VI municipio, già membro del movimento fascista Azione Frontale, in cui metteva in evidenza la nazionalità albanese dell’uomo che uccise Davide. Il tutto, pubblicando una foto di Davide insieme al figlio (senza nemeno oscurargli il volto), di soli 9 anni e che in quel momento non aveva ancora appreso della morte di suo padre. “Un post rimasto li, malgrado gli avessi chiesto di toglierlo - dice Maria Grazia -. Questi fomentatori d’odio devono stare alla larga da me e dalla mia famiglia. Io so scegliere, e scelgo di lottare per avere giustizia per mio figlio e gli altri ragazzi morti in questo modo, ma non mi faccio strumentalizzare”.
Un dolore tanto forte da non poterlo spiegare. Una forza spinta da quella rabbia che la obbliga a non non abbassare la guarda: "Sono cresciuta con dei valori e sono saldi - conclude Maria Grazia -. Le istituzioni devono prendere posizione contro questi omicidi, troppo facile ridurre tutto ad una questione razziale". E con grinta rimanda al mittente il tentativo inqualificabile, come quello di appropriarsi della vita e dei drammi delle persone, a scopo politico.

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