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27.8.24

“Vannacci coglione”? quello di Bersani non è un insulto ma è un diritto

Non capisco perché Bersani, che si era chiesto se avesse potuto dare del coglione ad un generale - senza specificare il nome del generale in questione può essere accusato di aver calunniato Vannacci. Adesso rischiamo di essere accusati di calunnia solo se ci facciamo delle domande. Mi viene il
sospetto che il vero calunniatore è colui che pensa che la domanda fosse retorica perché convinto che si riferisse a Vannacci.
A prima vista il coglione di Bersani può sembrare un insulto una mancanza di rispetto verso chi la pensa diversamente da te . Infatti : << Marcello Dentice  uno con una classe innata non usa il turpiloquio per entrare nel merito di un argomento e criticare le posizioni di qualcuno. Un linguaggio offensivo sul piano personale, delegittima e incentiva violenze verbali estranee al dibattito civile. E' così difficile dire che Bersani ha sbagliato ? >>Ma in questo caso non lo è perchè le idee in questione per cui B ha usato quell'espressione sono idee già condannate e combattute dala storia del secolo scorso . Come è possibile che la cultura del piagnisteo (Robert Hughes) con solide radici nel vittimismo progressista stia contagiando anche la destra che più destra non si può.
Fino a intaccarne i tradizionali, virilissimi, valori fondati sul me ne frego, mi spezzo ma non mi piego, sullo sprezzo audace, sul sangue freddo da gettare in faccia al nemico? rappresentati da : <<
seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi !” >> ( BENITO MUSSOLINI DAL BALCONE DI PALAZZO VENEZIA IL 2 OTTOBRE 1935 ) Diciamo che sul piagnucolarsi addosso a causa degli oscuri complotti orditi dai perfidi poteri forti, onde fiaccare e compromettere i sacrosanti aneliti della sportiva italica stirpe, tra arbitri venduti alle plutocrazie e proteste frignanti, alle Olimpiadi parigine si è già visto di tutto. Poi, però, trascorso Ferragosto, il petardo (bagnato) sparato dal “Giornale” e da Sallusti tra le nuvole di una visione cospiratoria della politica, e avente come bersaglio le povere sorelle Meloni, ha riattizzato sui giornali Angelucci l’auto martirologio. Proseguito, ieri, con la pubblicazione delle “liste di proscrizione del Partito comunista”, riccamente addobbate con fototessere e biografie dei giornalisti bersaglio, va detto, piuttosto iettatorie. Che se poi uno legge distrattamente “Partito comunista” potrebbe anche pensare agli eredi di Togliatti e Berlinguer, mentre poi, si precisa, trattasi del “delirante documento di un gruppo clandestino che chiama alla lotta contro gli uomini di fiducia di Israele (ebrei e non)”. Purtroppo, quando qualsiasi ipotesi di pur se minimo contatto del Pd e di ogni altra sinistra contemporanea con il criminale gruppo antisemita sembra spazzata via (anche perché nella lista originaria vengono citate firme non certo assimilabili alla destra come Ferruccio de Bortoli, Aldo Cazzullo, Federico
Rampini) ecco che sul “Giornale” si fa strada un inquietante interrogativo. Sul “perché la sinistra non reagisca duramente rifiutando ogni paternità storica dell’appello antisemita travestito da filopalestinese” (Fiamma Nirenstein). Come dire: se non è zuppa (rossa) è pan bagnato (rosso). Ma ecco, in tutta questa lagna, un paio di strepitosi squilli di tromba. A destra c’è Vittorio Feltri che nell’intervista di sabato al “Fatto Quotidiano” così liquida le minacce di morte di un “gruppuscolo di comunisti”: “Me ne farò una ragione, sono già sotto scorta. Che poi non è nemmeno male: non si paga la benzina e hai qualcuno che cerca parcheggio al posto tuo”. Applausi. Da sinistra, Pierluigi Bersani condannato a una ammenda per aver dato del “coglione” a Roberto Vannacci invece di lacrimare rilancia alla grande chiedendo di andare a processo. Udienze che in nome del popolo italiano dovranno verificare in punto di fatto e di diritto, di sopra e di sotto, se sia lecito oppure no dare del coglione al generalone. Cosicché, in quell’aula di tribunale, per legittime ragioni processuali, nelle arringhe e nelle requisitorie, nelle perizie e nelle testimonianze (oltre che nei ghiotti resoconti di stampa, tv e social) la questione cruciale – Vannacci è davvero un coglione? – risuonerà come merita con annessa e potente eco mediatica. Soltanto adesso Vannacci accortosi della autocoglionata propone a Bersani di ritirare la querela in cambio delle più sentite scuse. Siamo però convinti che il compagno Bersani non recederà di un millimetro per ottenere giustizia in nome della libertà d’opinione sancita dalla Costituzione. Affinché il diritto di proclamare che Vannacci è un coglione sia una buona volta garantito a ciascuno e non solo ad ua persona come fece Berlusconi quando disse che gli elettori o chi vota sinistra era un coglione .

Mentre finisco quest articolo impazza il caso di Povia e del concerto annulato per le sue
Povia, concerto annullato a causa delle sue “posizioni sui diritti civili e  quindi  
    Viene da chiedersi: giusto dare spazio a tutti? O è giusto selezionare uno scrittore o un cantante in base al tipo di idee espresse?  

 diq  eusto   dilemma   se  parlerà in un prossimo post