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16.3.14

Giappone, ecco il super tiro alla ''Holly e Benji''

http://it.wikipedia.org/wiki/Episodi_di_Holly_e_Benji






Kosuke Ota e Naohiro Ishikawa sono due calciatori del FC Tokyo molto appassionati di manga giapponesi. Amano leggere soprattutto “Capitan Tsubasa”, meglio noto in Italia con il nome di “Holly e Benji”. Il manga è famoso per i tiri strabilianti dei giocatori protagonisti, ma Kosuke e Naohiro non vogliono essere da meno. Decidono così di imitare il super tiro del loro fumetto preferito. Kosuke riceve un passaggio da Naohiro e lascia partire un esterno sinistro ad effetto che si infila sotto l’incrocio. Un tiro talmente preciso da essere considerato un fake da alcuni utenti su YouTube, dove ha già raccolto un milione e mezzo di click in tre giorni.

(a cura di Ivano Pasqualino)

  e per  rinfrescare la menoria    o  far  conoscere   alle nuove generazioni    tale  manga    eccone la sigla italiana

  e la  sigla  giapponese  


21.11.13

la memoria al tempo d'internet , dei tablet, ihod , smartphone Esplora il significato del termine: «Mio padre a 93 anni si è ritrovato su YouTube in un video di guerra» Un filmato anonimo del ’42 di soldati in partenza. «Vedi quegli ufficiali sorridenti? Sono quelli che ci mandavano a morire»

"(...) Memoria pensosa e rovina di ciò che è passato in anticipo, lutto e melanconia, spettro dell'istante (stigme) e dello stile il cui scatto stesso vorrebbe toccare il punto cieco di uno sguardo che si guarda negli occhi e non è lontano dallo sprofondarvisi fino a perdere la vista per eccesso di lucidità. (...) "

[Jacques Derrida, Memorie di Cieco (L'Autoritratto e altre rovine)]


 dal corriere della  sera  del  21\11\2013  
YouTube ha 8 anni, mio padre 93. Fino a poche settimane fa non si erano mai incontrati: l’uno a inseguire il futuro tra miliardi di clic e nuovi Psy, l’altro aggrappato alla memoria per afferrare la coda della vita, sognando di allungarla all’infinito. Poi un giorno è accaduto, complice il tablet, e la memoria è diventata futuro, il presente un brivido intenso.
Mio padre si è riconosciuto, settant’anni prima, in un video anonimo girato nella caserma di Novara alla vigilia della partenza del suo reggimento per il fronte russo. Pochi secondi d’immagini sono bastati per riavvolgere il film di una vita intera. Come una nuova venuta al mondo, perché lui è uno di quegli uomini, ne rimangono pochi, che hanno vissuto due volte: prima e dopo la guerra, dentro e oltre l’orrore, quello vero, quello assoluto, alla Conrad. Un filmato di quasi due minuti, trovato per caso nell’infinità della Rete, girato da chissà chi... Ecco com’è andata.«Papà, guarda, questo è un piccolo computer». «Ma dai? - dice lui - Quella roba lì piccola e piatta un computer?». «Sì, basta scrivere il nome di quello che vuoi cercare e lui lo trova». Non l’avevo portato a caso, il tablet, da mio padre. Da qualche tempo, da quando le forze l’hanno abbandonato ed è confinato nello spazio di casa - lui ciclista da salite e pedalate Colnago -, viaggia all’indietro nel ricordo dei suoi anni, di «quegli» anni. Gli anni della guerra, dei tre fronti, della lunga prigionia in Russia.«Proviamo - m’interroga - a vedere se funziona. Scrivi “campagna di Russia”». Google sforna centinaia di siti. Ne scelgo uno che parla di reduci e di caduti. Troviamo nomi, i volti di qualche ragazzotto con la vitalità dei vent’anni ma l’inquadratura già fissa e sfumata delle epigrafi. «Capitano Toscano, cerca Toscano. E poi Olginati Pompeo, lo zio di tua madre. Aveva ventun’anni, è saltato in aria per una bomba qualche trincea più in là della mia».Ci sono tutti, con le date di nascita e di morte, luoghi lontani, ricordi che prendono vigore. «Sono l’unico a essere tornato vivo del mio paese», Bellinzago Lombardo, campagna milanese, un migliaio di anime contadine allora, qualcuna di più oggi. «Quando le mamme degli altri soldati m’incontravano per strada abbassavo gli occhi, provavo imbarazzo per essermi salvato al posto dei loro figli. A volte cambiavo strada, altre mi facevo forza e le affrontavo. Mi chiedevano: ma hai visto il mio Emilio? E il Pietro? E del Carlo, che ne è stato del Carlo? Ripetevo a tutte quello che avevo visto, quello che sapevo. Poi acceleravo il passo e filavo a casa». Si passa una mano sulla fronte, mimando il gesto che faceva quando portava l’elmetto, dopo essere scampato a un bombardamento. «Non ho mai sparato un colpo - dice in automatico, come a ribadire a se stesso l’idea che l’ha sempre sostenuto, allora come oggi - non ho mai pensato di poter uccidere un uomo».Poi rivolge lo sguardo al tablet, affascinato da quel quadretto luminescente. E insiste: «Prova con Sforzesca, la mia divisione». Clicco s-f-o-r-z-e-s-c-a e entro nel sito sforzesca.altervista.org. Ci sono tutte le notizie. Vado alla voce multimedia, trovo cinque filmati postati su YouTube. La data è 1942. «L’anno in cui sono partito per la Russia. E avevo già fatto due fronti». Clicco sul numero 4. Non so perché non seguo l’ordine normale, il cursore finisce subito sul 4. Il filmato comincia con l’inquadratura della scritta «Caserma Passalacqua».
P.s   se  non lo vedete lo trovate  qui 
http://www.corriere.it/cronache/13_novembre_21/mio-padre-93-anni-si-ritrovato-youtube-un-video-guerra-8b1a0abc-527f-11e3-b1ef-e7370d1a3340.shtml


«È la mia - si anima mio padre -. Quella di Novara, sono partito da lì. Riconosco il cortile, era tutto circondato da alberi». Le immagini scorrono veloci, in bianco e nero, come nelle comiche che da bambino guardavo in tv il sabato dopo la scuola; la musica che le accompagna, invece, è lenta e struggente. Si vede un plotone marciare e ufficiali conversare sorridenti nelle uniformi nere. «Eccoli lì, sono loro, quelli che ci mandavano a morire»; poi è ripreso il palco con un microfono, alcune donne sullo sfondo ad aggiustarsi il vestito della festa, prima di esibirsi per tenere alto il morale della truppa. E infine loro, i soldati, quelli che ricevono il pacco da portare al fronte per il viaggio in fondo alla notte: scatolette, tabacco, piccoli arnesi; quelli che salutano i parenti come si fa quando si parte per le vacanze; quelli che guardano fissi l’obiettivo della cinepresa o il vuoto che da lì a pochi giorni, nella steppa russa, li avrebbe inghiottiti. Ancora un primo piano su un gruppo di ufficiali, poi una carrellata sui soldati seduti in attesa dello spettacolo. Da destra a sinistra. Uno, due... «Papà, ma quello sei tu», dico sottovoce tra lo stupefatto e il timore di illuderlo. «Io? Dove?», si china in avanti. «Sì, eri tu, sei uguale a quelle foto che mi hai fatto vedere tante volte». Pausa, cursore del filmato all’indietro. Minuto 1 e 32 secondi.Mio padre mi chiede «la tavoletta», si avvicina al video, sgrana gli occhi. Play. Al minuto 1 e 35” metto in pausa e fermo l’immagine. «È vero, sono io», sussurra rialzandosi di scatto come a prendere le distanze da qualcosa che impressiona. «Fammelo rivedere». Una, due, dieci volte. E poi ancora. Alla sua destra due donne, una è crocerossina, alla sua sinistra un soldato. «Non lo riconosco, però quello dietro di me forse sì».Cinque secondi arrivati dal buco nero della storia, cinque secondi preziosi come la memoria. Guardo mio padre e mi chiedo se sia più felice o sconvolto. «Ho visto qualcosa - confessa - che non mi uscirà più dalla mente». Poi volta la testa e allontana il suo piatto dalla tavola apparecchiata. «Non ho fame, vado a stendermi un po’». Si passa la mano sugli occhi. Mia madre si avvicina e gli dice: «Sei ancora uguale ad allora». Settant’anni dopo. In mezzo la vita normale di un uomo comune: Francesco Brambilla, da sempre per tutti Mario, classe 1920, caporal maggiore del 54° Reggimento Fanteria. Un uomo normale con una storia speciale, che grazie a YouTube vivrà nel futuro. 

15.6.11

Precari, Brunetta non si scusa e mette in rete una falsa ricostruzione

"Mentre scendo dal palco vengo insultato, compare uno striscione e cominciano gli spintoni. E' a questo punto che dico 'questa è l'Italia peggiore', cioè l'Italia che approfitta di un disagio vero di tanti giovani per fare azioni squadristiche". Il ministro della Pubblica amministrazione affida a Youtube la sua ricostruzione della vicenda di ieri, quando, a un convegno di Roma si era rifiutato di rispondere alle domande dei precari ,paura o mancanza  di  tempo  come  dice  lui ? .
Inoltre in questo  video difensivo  sostiene  che  in Italia  c'è chi  " approfitta di un disagio vero di tanti giovani per fare azioni squadristiche”. IL  ministro (  ? )  della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, ,affida a Youtube la sua ricostruzione della vicenda di ieri, quando, al convegno sull’Innovazione di Roma si era rifiutato di rispondere alle domande dei precari apostrofandoli con questa frase: “Siete l’Italia peggiore” 
Sempre  secondo ilfattoquotidiano  << l’espressione non era rivolta ai precari e la polemica sarebbe frutto della deformazione dei fatti ad opera dei “giornali informatici”.>>



                                 il  video  della reazione


Questa la sua versione dei fatti


: “Avevo appena finito il mio discorso alla giornata dell’Innovazione al Testaccio quando una signora chiede di fare una domanda e le spiego: ‘Veloce però perché devo andare dal presidente della Repubblica alla premiazione delle imprese che hanno vinto il premio sull’innovazione’. Quando capisco, arrivato sul palco che la signora vuole parlare di precari e pubblica amministrazione, dico ‘scusi l’argomento è troppo complicato e lungo, non ho il tempo per trattarlo’. In realtà dalle immagini di ieri emerge una verità ben diversa: appena le due donne si qualificano come “rete precari”, Brunetta si allontana infastidito dicendo “Grazie, arrivederci buongiorno  . E appena raggiunge il suo posto in prima fila dice: “Questa è la peggiore Italia”. Nessuna ragione di tempo, nessun impegno imminente con Napolitano, solo la volontà di non avere alcun tipo di dibattito con i “precari”. E in serata il ministro insiste. ”Ridirei tutto e lo rifarei – dichiara ai microfoni di Radio 24 -. E’ stato un agguato mediatico costruito per avere immagini e voce, un agguato programmato”. “L’Italia peggiore – aggiunge – è quella che si disinteressa della concretezza dei problemi e della realtà: ho fatto più io per i precari della pubblica amministrazione che tutti i miei predecessori”.
Ora mi  chiedo  , come  fa  ilfatto , di chi è la colpa secondo Brunetta di questo equivoco? Degli “agguati mediatici” organizzati dai “giornali informatici” che oltretutto “pullulano di precari”. Poi la perla: “Per questo vi dico, non bevete quello che vedete”. Come dire, non credete a quello che avete visto ieri nel video diffuso sui siti, credete a quello che vi dico io. E infatti, il ministro dichiara apertamente di voler condurre “una semplice, gentile, chiara, determinata azione di controinformazione”. E per fare questo promette di rispondere “personalmente a tutti quelli che mi insultano nella rete direttamente con una mail”. Peccato che sul canale Youtube dove compare il messaggio del ministro sia impossibile lasciare commenti e che sulla sua pagina facebook, gli utenti lamentino la regolare soppressione dei post di critica .Ma  allora  c.... l'apri  a fare e gestisci tu o qualche  tuo ziraccu (  domestico, fante, servitore, servo, sguattero ) . Infine il cafone  Brunetta si rivolge “ai Bersani, agli Orlando” colpevoli di averlo “insultato senza sapere nulla, ma sfruttando l’abbrivio di queste false notizie”. E lancia la sfida: “Ora faccio io la controinformazione”. E come? “Spiegherò chi sono questi 4 o 5 signori che sono venuti a insultarmi per vedere se sono veramente i rappresentati dei precari o se sono invece rappresentanti di loro stessi e i loro fallimenti. Ci sarà da riflettere”. o  da  ridere veder  cosa  s'inventerà per portare l'acqua  al suo mulino

raccontare i femminicidi \ amori criminali di oggi con quelli del passato il caso Beatrice cenci

 Per  il 25  novembre   anzichè raccontare  le  recenti   storie di femminicidio \  d'amore criminale  che   in una società sempre  più ...