La richiesta del codacons che in tal senso ha presentato una formale istanza al Governo, alla Siae e a Youtube “affinché intervengano, ognuno per i propri ambiti di competenza, per arginare il fenomeno delle canzoni contenenti messaggi diseducativi e pericolosi per i giovani” di “Ritirare dal commercio e oscurare su web e social network le canzoni di rapper e trapper che contengono frasi sessiste e incitano all’odio e alla violenza verso le donne mi sembna una trovata pubblicitaria e demagogia . Infatti secondo https://www.dcnews.it/ : « (.... ) mentre in questi giorni si moltiplicano le iniziative contro la violenza sulle donne, su web e social network continuano a macinare visualizzazioni e like canzoni di rapper molto seguiti dai giovanissimi che contengono frasi sessiste ed espliciti riferimenti alla violenza verso il genere femminile -spiega il presidente Carlo Rienzi- Un paradosso se si considera che tali brani hanno milioni di visualizzazioni e possono essere tuttora ascoltati, condivisi e diffusi dalle radio e da canali come Youtube, vanificando tutti gli sforzi compiuti per educare i giovani al rispetto delle donne (...) ».Ma cosi facendo non risolvono niente . Infatti il problema di fondo è che verranno ancor più pubblicizzati ed i loro brani censurati più ricercati. Non scordiamoci che la gente cerca sempre il proibito.Ma soprattutto gli si fa un emenorme pubblicità perchè saranno a tambir battente in tutte le trasmissioni o su tutti i loro social gridando alla censura e al vittimismo .
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
25.11.23
“Oscurate le loro canzoni” Fedez, Sfera e altri sedicenti cantanti denunciati per i testi osceni e indegni delle loro canzoni. A chiederlo il Codacons, che in tal senso ha presentato una formale istanza al Governo, alla Siae e a Youtube
4.9.22
23.7.22
Firenze, strappa il burqa ad una donna incinta e la spinge fuori dal treno: "La gente come voi qui non ci deve stare
premetto che il burqua non mi piace sia che sia ( la maggior parte dei casi obbligatorio e imposto ) sia che sia spontaneo \ scelta dalla donna stessa . IO lo considero poco rispettivo per
una donna ed la sua dignità , e come tale ne va combattutto l'uso . Ma non in queasto modo altrimenti si finisce d'essere peggio di quelle correnti islamiche che lo impongono alle donne .da repubblica 23 LUGLIO 2022 ALLE 11:15
Il fatto davanti a molti testimoni tra cui il capotreno. La giovane mamma, che ha denunciato il fatto alla Polfer, era accompagnava un altro figlio di 11 anni che è scoppiato a piangere. Identificato l'aggressore
Prima strappa il burqa dal volto a una donna incinta, poi la strattona e spingendola fuori dal treno le intima di non provare a salirci più. "La gente come voi qui non ci deve stare, hai capito?”. Questo è quello che si sarebbe sentita gridare, il 15 luglio alla stazione di Calenzano (Firenze), una donna di origini marocchine al settimo mese di gravidanza e con appresso il figlio di 11 anni. A scatenare la rabbia verso la donna, e il burqua da lei indossato, un 35enne originario di Vaiano (Prato), che accortosi di lei sulla banchina intenta a salire con il figlio su un treno regionale l’avrebbe raggiunta per inveirvi contro.
L’agguato però non si è limitato alle solo offese verbali. L’uomo infatti ha afferrato, spintonandola, la donna finendo per fuori dal treno, ancora fermo in stazione. L’intera scena si è consumata sotto gli occhi spaventati del figlio della donna che per la paura è scoppiato a piangere. La donna poi, sotto shock, è scappata temendo per l'incolumità sua e del bambino. Ad osservare la scena erano presenti anche il capotreno e diversi testimoni.
Una volta allontanatasi dal suo aggressore, la donna e il bambino sono riusciti a salire su un altro treno, scendendo alla stazione di Campo di Marte a Firenze dove la mamma ha sporto denuncia alla polizia ferroviaria. L'aggressore, un pendolare che tutti i giorni prende lo stesso treno per recarsi a Firenze al lavoro, è stato individuato, e il giorno seguente, identificato dagli agenti.
24.10.21
proste per combattere il femminicidio senza dover fare nuove ed inutili leggi
sull'ultimo ( almeno fino adesso ) femminicidioecco il dialogo ( qui il post in questione per chi volesse leggere gli altri commenti ) riguardante fra me ed un mio utente
da https://www.possibile.com/femminicidio/La Ministra Boschi, fresca di nomina alle pari opportunità,scrive in un post che, dopo aver pianto, “dobbiamo chiederci cosa fare perché non succeda ancora”. Chiediamocelo certo, ma rispondiamoci pure. Alla Ministra suggeriamo che un grande passo avanti sarebbe lavorare per la piena applicazione della Convenzione di Istanbul. In questi giorni Telefono Rosa ha elaborato una versione della Convenzione per i ragazzi dai 13 ai 19 anni, di cui consigliamo la lettura e la diffusione a chiunque, Ministra compresa. Si può trovare qua. Noi nel nostro piccolo abbiamo presentato una serie di proposte che le mettiamo a disposizione. Alcune di esse mirano all’uguaglianza di genere tra uomini e donne: dalla parità salariale, all’osservatorio sui prezzi per prodotti femminili, alla tampon tax.Poi abbiamo presentato due proposte che si occupano specificatamente di violenza di genere. La prima è finalizzata all’istituzione di una Commissione Bicamerale di Indirizzo e Controllo che si occupi di affrontare esclusivamente il tema del contrasto alla violenza di genere nel suo complesso, mettendo in rete e coordinando i cav, supportando e formando tutti gli operatori coinvolti, programmando politiche mirate, affrontando il recupero degli uomini maltrattanti, lavorando per una corretta informazione… La proposta nel dettaglio si può trovare qua. Una seconda proposta invece è finalizzata all’istituzione di un fondo per l’indennizzo delle donne vittima di violenza e per i loro figli. La proposta è stata incardinata qualche giorno fa in commissione giustizia e speriamo di vederne presto la luce. Come per la Mafia . In particolare, nel caso dei figli di donne vittime di violenza chiediamo che lo Stato riconosca loro lo stesso supporto psicologico ed economico che riconosce ai figli vittime di Mafia. Mafia, sì. Chiediamo che lo Stato si faccia carico di un dramma che è conseguenza non di un crimine comune, non di una disgrazia accidentale, ma di un fenomeno sociale e culturale radicato in tutto il Paese e che come tale va affrontato. Chiediamo che venga fatto quel passaggio forte, ma fondamentale, che è stato compiuto quando lo Stato ha preso coscienza che la Mafia non è un comune criminalità organizzata, ma un fenomeno molto più vasto e complesso, che si nutre nella cultura di un popolo e nella società. Scrivono Donatella Coccoli e Raffaele Lupoli sull’ultimo numero del settimanale Left: “Se fossero 150 morti per Mafia lo stato reagirebbe”.E’ vero. Ma non è sempre stato così: è stato necessario, negli anni, una presa di coscienza seguita a tantissimo sangue e a un lungo elenco di uomini e donne a cui non saremo mai abbastanza grati, che hanno lottato a costo della vita perché la Mafia venisse riconosciuta per quello che è e facesse sì che lo Stato reagisse di conseguenza. La violenza sulle donne si nutre di disuguaglianza, di discriminazioni, dello smantellamento dello stato sociale, di omertà, di stereotipi, di solitudine, di indifferenza, di ignoranza, di sonno delle coscienze, di analfabetismo sentimentale. Servono gli strumenti sociali, economici e culturali per riconoscerla, prevenirla e sconfiggerla, fin da bambini.Ma prima di tutto serve uno Stato che prenda piena coscienza del fenomeno, invece di restare fermi alla la retorica di “mamme, figlie e mogli”. E lanciafiamme. Smettiamo di chiederci cosa serve, iniziamo a metterlo in pratica.
Ascoltiamo e crediamo alle vittime
da https://www.ok-salute.it/salute-mentale/per-fermare-la-violenza-sulle-donne-bisogna-educare-i-maschi-fin-da-piccoli/
Perché i casi di violenza sulle donne sono ancora così tanti?
Mai come in questi ultimi otto anni le donne sono state inseguite, controllate, minacciate e uccise. Il passaggio dallo stalking all’atto criminale da parte dell’uomo, spesso ex-fidanzato e marito, è direttamente proporzionale alla conquistata indipendenza della donna nelle ultime decadi. Dopo gli anni Sessanta l’indipendenza femminile si è consolidata sino a raggiungere una sicurezza che si esprime con la libertà di non dipendere dall’uomo. Tale padronanza culturale provoca instabilità nell’uomo insicuro e possessivo, condizionato da una cultura del passato basata su un falso potere acquisito dal sistema economico e dalla forza fisica. L’uomo è sempre stato maschilista, machista, possessivo, trionfatore e anche vendicativo, specialmente quando era convinto di perdere il possesso di ciò che egli pensava essere suo. Inoltre, il fidanzamento, insieme al matrimonio, rafforzava e rafforza l’idea del possesso assoluto nella mente di alcuni uomini.
Come si può prevenire la violenza sulle donne?
La battaglia contro il maschilismo possessivo e la violenza sulle donne comincia dall’educazione dei più giovani. Sin dalle scuole medie occorre parlare ai ragazzi di come la cultura maschile sia cambiata negli anni e non riconosca il possesso verso l’altro. La scuola non dovrebbe limitarsi a fare lezioni e fornire informazioni sui diritti e il rispetto delle donne. Bisogna ricorrere a strategie educative rivolte ai maschi, verificando quanto si è assorbito sui sentimenti e sull’amore.
L’essere padre-padrone, il nonnismo, il nepotismo, il mobbing, il vandalismo cittadino e ogni tipo di bullismo hanno radici comuni di criminalità. Queste, prima o poi, potrebbero manifestarsi in modo grave. Se ad alcuni uomini capita di entrare in un tipo di ossessione, possesso e gelosia morbosa, il consiglio è rivolgersi a un professionista. Psicologi, psichiatri e professionisti potranno aiutare a elaborare molte loro sofferenze.[.... segue sull'url citato ]
11.7.21
generazioni a confronto e lotta fra cultura ed incultura
Francesco Guccini - Un altro giorno è andato (Live@RSI 1982)
https://www.instagram.com/redbeppeulisse2/ collegato con fb
N.b ovviamente per motivi di privacy ho modificato ( mi veniva male a tagliarli ) i riferimenti a fatti e persone reali ivi contenute ma la sostanza non cambia .
Caro redbeppeil suoi post sui tormentoni mi hanno commossa, perché ho colto un alito di tristezza. No, lei non è vecchio, ha “solo” buon gusto ed dv'essere crescxiuto in ambiente pluri culturale. Tempo fa ho chiesto al mio nipotino dodicenne, comela figlia di suo cugino , che musica gli piacesse. Mi ha risposto: il rap. Così gli ho mandato il video di Adriano Celentano che canta “Prisencolinensinainciusol” Gli è piaciuto moltissimo e non voleva credere fosse una canzone stravecchia abbiamo dovuto cercare su internet per provarglierlo . Cosi gli ho fatto una bella compilation di Adriano, e poi ho continuato con Rino Gaetano, Bennato, de andrè , renato zero ( quello vecchio non gli ultimi ) addirittura Endrigo. Ho l’impressione che abbia cambiato gusti o quanto meno non si folizzi solo su musica o musicaccia dozzinale . Probabilmente non dirà ai suoi amici a scuola di ascoltare musica del secolo passato, non capirebbero ma almeno avra una cultura musicale pluralista e non appiattita ed a senso unico
2.7.21
Contro i femminicidi l'inno in sardo di una generazione in un videoclip dalla scuole medie di ozieri ,CHENA TIMIRE adattamento in Sardo del brano Cancion sin miedo della cantautrice messicana Vivir Quintana
E’ una piaga sociale quella dei femmicidi difficile da estirpare per le sue radici profonde nella violenza a sua volta ben radicata nella cultura maschilista di cui è ancora permeata la nostra società.I giovani sono la speranza del cambiamento. E il cambiamento può
arrivare solo cominciando dal basso, cioè dalla scuola. Un mondo migliore è possibile; costruire una società dove le donne possano vivere libere, è necessario . E norizia dei giorni scorsi ( trovate a lato prese dalla loro pagina fb trovate sotto l'url gli articoli della nuova e dell'unione sarda ) di una terza media di Ozieri che ha creato Il brano Chena Timire
è stata presentata per la prima volta al concerto del Festival Tiempo de Mujeres 2020 eseguita da Mon Laferte, Vivir Quintana e il Coro Palomar . , più di 70 cantanti e musiciste.La canzone è stata eseguita in diverse parti del mondo, come: Argentina, Cile, Colombia, Ecuador, Spagna, Honduras, Perù, Francia, tra gli altri, per sradicare la violenza di genere. A marzo 2021, il video sul canale del compositore aveva 8 milioni di visualizzazioni. Nel 2021 esce la versione mariachi eseguita con gli studenti della Ollin Yoliztli Mariachi School. Così come un adattamento al contesto dello Yucatan, con una traduzione e frammenti in Maya. La canzone descrive la realtà messicana della violenza contro le donne che include sparizioni e femminicidi e parla anche della lotta che le donne danno contro la violenza "Oggi le donne ci tolgono la calma, hanno seminato paura, hanno messo le ali":
Ogni minuto, ogni settimana
Rubano i nostri amici, ci uccidono sorelle
Distruggono i loro corpi, li fanno sparire
Non dimenticare i loro nomi, per favore, signor Presidente
Cantiamo senza paura, chiediamo giustizia
Gridiamo per ogni scomparso
Lascia che risuoni ad alta voce "ci vogliamo vivi!"
Lascia che il femminicidio cada forte
—Estratto dalla canzoneLa canzone descrive la realtà messicana ( ed ora non solo ) della violenza contro le donne che include sparizioni e femminicidi e parla anche della lotta che le donne danno contro la violenza "Oggi le donne ci tolgono la calma, hanno seminato paura, hanno messo le ali"È un oggetto di studio su come il dolore ci unisca davvero tanto, ci leghi molto alle donne non solo del Messico, ma dell'America Latina e del mondo. È come un ossimoro di dolce gioia ma anche di dolcezza amara.
«Osservando l’evoluzione dei diritti delle donne ci siamo domandati – spiegano gli studenti a https://www.logudorolive.it/ da cui ho tratto le foto – in quale modo questi debbano essere tutelati e difesi, e perché ancora oggi molte altre fondamentali conquiste civili non siano state ancora raggiunte. Partendo dal tema del femminicidio in Sardegna, abbiamo osservato come questo fenomeno sia diffuso a macchia d’olio in tutte le culture moderne».Il testo grida i nomi di Romina Meloni (49 anni di Ozieri), Zdenka Krejcikova (41 anni uccisa a Sorso), Speranza
Ponti (50 anni di Uri), Susanna Mallus (55 anni di Quartu Sant’Elena), Michela Fiori (40 anni di Alghero), e ricorda anche i movimenti di lotta femminile che hanno combattuto ed ancora combattono in Sardegna per la libertà, per i propri diritti e per la salute dei loro cari. Il messaggio centrale, cantato e urlato chiaramente dalle ragazze, è «vogliamo giustizia, che le istituzioni e le strade devono tremare perché non abbiamo più paura e perché le donne le vogliamo vive».
Gli interpreti del videoclip: Irene Monni (voce), Alessandro Carta (chitarra), Angelo Sotgiu (fisarmonica), Giuseppe Bulla (guitalele e charango), Simona Gioia, Miriam Lutzu, Clara Mura, Anna Puddu, Laura Saba, Melania Soro, Alessia Tanda e Francesca Tanda (Coro). Un grazie di cuore alle ragazze, ai ragazzi ed ai professori che
hanno pensato e lavorato al progetto, prezioso per aumentare la sensibilizzazione ed accrescere la consapevolezza della popolazione su questo grave problema sociale. Ci auguriamo, questa volta con forza, che questo video diventi ancora più“virale” e ci piace unirci al coro delle ragazze: “Manc’una de Mancu” ma soprattutto con Nos ponent tramentu, nos creschent sas alas ! ( Più ci mettono paura, più ci crescono le ali ! )
Questo il senso del brano che inneggia al coraggio e alla sorellanza femminile nella lotta al femminicidio e alla violenza di genere. Nel contesto della materia Arte e Immagine si è costituito un informale collettivo scolastico, 18 CADDHOS RUJOS, che fa capo alla classe III F della scuola media G.Deledda di Ozieri, coordinata dai professori Alessandro Carta e Maria Paola Maieli. Per buona parte del secondo quadrimestre si è lavorato a questo progetto sia dal punto di vista artistico-comunicativo, costituendo una sorta di troupe con lo studio di un logo, costruendo una traduzione in Sardo, una sceneggiatura condivisa, un arrangiamento musicale e un ufficio stampa per proiettarne la comunicazione all'esterno; sia dal punto di vista storico sociale, ricostruendo i casi di femminicidio e di violenza di genere che hanno coinvolto il territorio sardo e analizzando la condizione femminile in Italia dal ventennio fascista fino ai giorni nostri. Osservando l’evoluzione dei diritti delle donne ci siamo domandati in quale modo questi debbano essere tutelati e difesi, e perchè ancora oggi molte altre fondamentali conquiste civili non siano state ancora raggiunte. Partendo dal tema del femminicidio in Sardegna, si è osservato come questo fenomeno sia diffuso a macchia d’olio in tutte le culture moderne. In Messico la cantautrice Vivir Quintana ha realizzato una canzone contro la violenza che opprime le donne del suo paese. Questo brano, “Canciòn sin miedo”, è diventato un inno contro la piaga dei femminicidi e viene cantato in tutto il mondo durante le manifestazioni di protesta e di sensibilizzazione. Abbiamo tradotto in Sardo la canzone di Vivir Quintana e l’abbiamo riadattata alla realtà sarda realizzando il videoclip di CHENA TIMIRE, canzone in limba che si rivolge alle donne e agli uomini della Sardegna per contribuire al dibattito sull’argomento e per ricordare alcune delle donne vittime di femminicidio in Sardegna. Il testo grida i nomi di Romina Meloni (nostra compianta compaesana), Zdenka Krejcikova, Speranza Ponti, Susanna Mallus, Michela Fiori, e ricorda anche i movimenti di lotta femminile che hanno combattuto in Sardegna per la libertà, per i propri diritti e per la salute dei loro cari. Questo lavoro non è stato concepito per rimanere all’interno di un’aula scolastica, bensì per proiettare il suo messaggio sul territorio e per denunciare le continue e infami violenze che ci circondano e che non hanno fine. Con la forza della nostra giovinezza, e con Vivir Quintana, cantiamo e urliamo chiaramente che vogliamo giustizia, che le istituzioni e le strade devono tremare perché non abbiamo più paura e perché le donne le vogliamo vive.
che altro aggiungere a questa bellissima iniziativa se non i loro colleggamenti
30.11.19
Nuoro, l'idea di Agnese Siotto : viaggio di sole donne in Marocco per abbattere i pregiudizi sulle donne che viaggiano da sole
CTS Centro Turistico Sardo Nuoro25 novembre alle ore 19:27 ·
E' successo il 18Dicembre2018, due turiste sono state violentate ed uccise durante il loro viaggio in Marocco, sulle montagne dell'Alto Atlante. Ed è stata subito polemica sessita. "Non si viaggia da sole" dicevano gli uni, "se la sono cercata" aggiungevano gli altri, "in certi posti due ragazze da sole cose pretendono?!" apostrofavano tanti.
Noi oggi, quasi un anno dopo rispondiamo , durante la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, con una proposta di viaggio tutta al femminile, proprio su quella montagna, il 4.000 mt più conosciuto del Marocco.
Sarà un viaggio per sole donne accompagnato da Agnese Siotto Viaggi. Un trekking di 3 giorni seguito da una gita alla scoperta del meraviglioso Marocco. Non contro qualcosa ma a favore Delle donne e della loro libertà!
VIAGGIO DI GRUPPO CON SOLO 15 POSTI
Noi oggi, quasi un anno dopo rispondiamo , durante la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, con una proposta di viaggio tutta al femminile, proprio su quella montagna, il 4.000 mt più conosciuto del Marocco.
Sarà un viaggio per sole donne accompagnato da Agnese Siotto Viaggi. Un trekking di 3 giorni seguito da una gita alla scoperta del meraviglioso Marocco. Non contro qualcosa ma a favore Delle donne e della loro libertà!
VIAGGIO DI GRUPPO CON SOLO 15 POSTI
dall'account fb per chi fosse interessato\a oltre il suo fb c'è anche il suo bel canale istangram ( https://www.instagram.com/ines_yes8/?hl=it ) della protagonista della storia d'oggi
la battaglia soprattutto culturale contro i femminicidi ( violenza sulle donne ) e contro gli stereotipi sessisti e maschilisti va anzi dovrebbe essere oltre l'ipocrita e pulicoscienza giornata del 25 novembre . E non solo con , secondo me ridicoli ed incomprensibili alla maggior parte dell'opinione pubblica , panchine e scarpe rosse . Ecco che l'iniziativa , certo una goccia nel mare mediatico e monoculturale o culturame , di cui si parla nel post d'oggi ha grande significato e può essere un esempio ed una base da cui partire o continuare se già la si fa .
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Si parla di:
- Tutto Dinamo
- Tutto Cagliari
- La mia isola
«Ricordo che dopo quella tragedia si accese una delle peggiori e insopportabili polemiche sessiste», dice Agnese, dalla sua agenzia Cts Viaggi di Nuoro, “non si viaggia da sole” dicevano gli uni, “se la sono cercata” aggiungevano altri, “in certi posti due ragazze da sole cose pretendono?” rimarcavano altri ancora. Ovviamente sono contraria e distante anni luce da questo tipo di considerazioni e argomentazioni. Sono stata più volte in Marocco e in altri luoghi che queste persone avvertono come pericolosi, senza avere la minima percezione di disagio o paure. Sentimenti che invece mi hanno sfiorato magari nelle stazioni delle nostre grandi città durante la notte», sottolinea l’ideatrice del viaggio.
«Comunque, a quasi un anno da quel tragico evento e pochi giorni dopo la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, rispondiamo con una proposta di viaggio tutta al femminile, proprio su quella montagna, per raggiungere i 4 mila metri più conosciuti del Marocco. La vetta dove le due povere ragazze volevano arrivare, senza riuscirci a causa di chi con una bruta violenza le ha fermate prima», continua Agnese. «Sarà un viaggio che faremo a fine maggio per sole donne, al massimo quindici e con una base minima di sei iscritte, che prevede il trekking di tre giorni e una gita alla scoperta delle tante meraviglie del Marocco. Abbiamo già avuto diverse manifestazioni di interesse da chi ha accolto con attenzione l’idea».
Agnese ha visitato a più riprese il Marocco. Prima da sola, poi con i gruppi che organizzava. Ogni volta è stata un’esperienza ricca, tanto che si è sempre riproposta di tornarci ancora. «Intanto, è cresciuta la mia passione in generale per i viaggi e il caso, la fortuna ma anche l'impegno mi hanno messo sulla strada dell’organizzazione di viaggi-trekking. Nel dicembre 2017 sono salita sul Kilimangiaro e nel novembre 2018 ho raggiunto il campo base sull'Annapurna, Nepal», racconta la titolare dell’agenzia.
«Proprio durante questo ultimo viaggio, in cui io ero sola e in loco mi sono unita a un gruppo internazionale di escursionisti, è successo che in Marocco, su un'altra montagna, altre ragazze in viaggio come me da sole, in un paese straniero, sono state selvaggiamente violentate e uccise. Contemporaneamente è capitata la stessa sorte a una ragazza italiana, in un parco come tanti, mentre correva», ricorda. «La prima notizia ha però destato più scalpore e ha messo in piazza la piccolezza delle persone che hanno pubblicato i più beceri commenti. A quanto pare le ragazze escursioniste in un paese del nord Africa la morte e soprattutto la violenza se le sono andate a cercare, sarebbero dovute rimanere a casa, o avrebbero dovuto farsi accompagnare da un uomo, oppure pazienza, hanno ottenuto quello che stavano sicuramente cercando!», sentenziavano alcuni.
«Così, ho pensato, se in quel momento anche io, da sola in Nepal, sulle montagne più belle del mondo, fossi incappata nella stessa sciagurata sorte, sarei stata additata allo stesso modo», dice Agnese. Alla fine tutto questo cortocircuito le ha suggerito un progetto di viaggio rivoluzionario per il messaggio che propone. «È vero: i brividi, lo sconforto e la rabbia mi hanno spinto a utilizzare la conoscenza del Marocco e la passione per il trekking. Insieme alla fortissima convinzione che una donna debba potersi sentire libera di essere ovunque nel mondo senza che questo sia sinonimo di andarsi a cercare la tragedia. Così ho pensato di organizzare una "spedizione rosa" su quelle stesse montagne dove Louisa e Maren cercavano niente altro che la libertà».
raccontare i femminicidi \ amori criminali di oggi con quelli del passato il caso Beatrice cenci
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