Hanno scandagliato tutti i reparti ospedalieri di Vicenza, sentito i vicini di casa, ricreato contatti scolastici persi nel tempo, con un solo obiettivo: aiutare, dopo oltre quarant'anni, il loro professore di filosofia del liceo, anziano e malato. Protagonisti della gara di solidarietà sono stati gli ex alunni della quinta D del liceo Scientifico Gobetti di Torino, che hanno sostenuto l'esame di maturità nel 1980, e il loro insegnante, Umberto Gastaldi, oggi 82enne
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La ricerca dell'ex professore
Una volta lasciate alle spalle le aule scolastiche, il docente si era trasferito nella città veneta, mantenendo sempre uno stretto contatto con gli ex alunni, quasi dei figli per lui. A dicembre, prima il ricovero all'ospedale San Bortolo, e al successivo trasferimento in una residenza sanitaria assistenziale, hanno sospeso il dialogo a distanza. A preoccuparsi per prima, sapendolo solo e fragile, è stata Nicoletta Bertorelli, oggi docente romana di Filosofia, notando che l'anziano da tempo non dava più notizie. La donna ha allertato i vecchi compagni, ricostruito la rete social degli ex allievi, scovandoli a Torino, Roma, in Inghilterra e perfino negli Stati Uniti. Insieme hanno speso decine di telefonate fino alla svolta: "E' qui, ricoverato dal 6 dicembre" ha risposto un infermiere del San Bortolo.
L'insegnante dalle riflessioni profonde
"Ho mollato tutto e sono partita - racconta Bertorelli -. Tra Roma e Vicenza è accaduto di tutto, la mia macchina si è rotta a Orvieto. Nel frattempo ho ricevuto decine di messaggi, tutti si sono attivati". Incancellabile il ricordo di quell'insegnante dai modi austeri ma dalla riflessioni profonde, capace di coinvolgere nell'amore per la filosofia. Lo testimonia la stessa docente, raccontando un episodio del passato. "Venne chiesto al prof da qualche imbelle collega come avesse fatto a suscitare in me, cavallo sfrenato, l'interesse per la sua materia - rivela -. Rispose: 'mi sono limitato a non spegnere quello che c'era'. Questa risposta è rimasta scolpita lungo tutta una vita passata a fare altro, fino a diventare, oggi che la metto in pratica altrove, la più importante lezione di pedagogia (e di filosofia) da me ricevuta".
da open
Si dice «commosso e felice» Umberto Gastaldi, 82, anni, dopo che la sua storia e quella dei suoi ex alunni che lo hanno ritrovato in ospedale a Vicenza ha appassionato tanti attraverso il racconto di una di loro, Nicoletta Bertorelli, a sua volta diventata insegnante di filosofia, la materia che l’uomo insegnava in un liceo a Torino ai maturandi del ’79-’80. Intervistato da La Stampa, Gastaldi spiega di essere «immensamente grato a tutti» per l’affetto ricevuto, ma non sorpreso: «Platone diceva che l’insegnamento è un rapporto d’amore. E aveva ragione: è un rapporto di conoscenza, e conoscersi è un esercizio d’amore». La sua storia, il legame che è riuscito a creare con i suoi studenti e che è durato nel corso dei decenni sembra appartenere a un’epoca ormai passata. A proposito del futuro della scuola, lui appassionato di tecnologia, teme però che «per dar spazio a queste cose, se ne tolga all’umanità, all’improvvisazione, alla creazione. La scuola è e deve rimaner il luogo dell’invenzione di se stessi, perché è lì che avviene il nostro primo incontro tra noi e mondi sconosciuti».
«Mi sono messo da parte per loro»
Gastaldi racconta l’effetto che gli ha fatto rivedere quei ragazzi dopo tanti anni, ripensando a come ha sempre pensato all’insegnamento e al rapporto con loro, durato così tanto: «Ho pensato immediatamente a don Bosco, che diceva: stare con i giovani significa rinunciare a se stessi, acquisendo qualcosa che si è perso e non si è mai avuto. Imparai questa frase quando andavo a scuola, al liceo ginnasio di Lanzo Torinese, e non l’ho mai dimenticata: mi è tornata utilissima tyante volte durante tutta la mia vita. Ora so più di prima che è stato giusto lasciare che mi guidasse. E che niente come l’insegnamento offre questa chance di ridursi per poi arricchirsi e allargare il cuore, lo sguardo».
Il ricovero
Durante il ricovero che lo ha allontanato dai social dallo scorso dicembre, allarmando i suoi ex allievi, Gastaldi racconta che una delle cose che più gli è mancata è stata proprio il computer «e le cose che facevo con lui. Ho sempre amato scrivere, e nelle fasi peggiori della malattia ho tenuto che non avrei più potuto farlo. L’informatica ha un valore relativo, ma è più relativo se si è soli, malati, in un letto di ospedale». Il prof è consapevole che i tempi di recupero per poter tornare alle sue passioni sono ancora lunghi, ma a consolarlo ora ci sono i suoi ragazzi: «Però aspetto. Comincio le giornate malissimo e le finisco ridendo a crepapelle. Ho i miei ragazzi con me, chi lo avrebbe mai detto?». E svela un segreto che neanche ai suoi studenti finora aveva mai confessato: «Quando facevo lezione con loro, mi batteva sempre il cuore. Forte. Fortissimo».