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21.6.20

quelli di casa pound - primato nazionale dicono che non sono fascisti . eppure definiscono il veganesimo come una campagna che punta all’effemminatezza degli Europei.

quest'articolo  cloaca sarà pur del  2018   ma  il tono  lo rende  attuale .  Infatti     concordo     con quanti dice  Titti Casula



Mi limito allo screen dell'anteprima perché non mi va di regalare click e accessi a tale monnezza.[ per chi volesse avventurarsi trovate nel collegamento ipertestuale sopra l'url corsivo mio ]




Recita l'articolo:

[....]
Non siamo animali, e rispetto alle bestie abbiamo il diritto di fare quello che vogliamo, seppur nei limiti della decenza e della responsabilità che ci comporta proprio il fatto di essere sideralmente superiori a qualunque altro essere vivente"[...]

e conclude con un prosaico

  [...] "Ci parlano tanto della 'sostenibilità' e del basso impatto ambientale della dieta vegana, ma si tratta semmai di una campagna che punta all’effemminatezza degli Europei. Apprendiamo quindi con immenso piacere la notizia dell’estinzione pratica dei vegani, sconfitti dal proverbiale buon senso degli Italiani, e ci auguriamo che altri popoli possano seguire lo stesso esempio".




Al di là della palese e ormai proverbiale matrice comune di sessismo, razzismo e specismo, di primo acchito mi sono fermata alla locuzione "effeminatezza degli europei". Ecco, già dare qualcosa di percettibile come "femminile" come dato negativo a priori, fa capire molto del tenore dell'articolo. La solita divisione con l'accetta tra maschile/femminile, nativo/straniero, destra/sinistra (e non mi riferisco a mere compagini politiche), dove il secondo termine di paragone è dato in quanto tale come qualcosa da cui rifuggire, possibilmente da annichilire e sottomettere. Un po' come il sistema amico/nemico, inclusione/esclusione dalla comunità nazionale sotto il nazionalsocialismo. O, allargandomi ancora di più, direi un'estremizzazione ulteriore del pensare in modo "duale".
Poi ti accorgi che si tratta de "Il primato nazionale", autentica fucina di perle di questo tipo, e niente, ti cascano le braccia.




Infatti leggete qui  https://bit.ly/2CqiIxD cosa dice NewsGuard ovvero un'estensione  browser creata da NewsGuard Technologies. Etichetta le fonti di notizie con un'icona verde o rossa, indicando la sua affidabilità generale e se ha una storia di racconti etichettate come fake news. I browser supportati includono Google Chrome, Microsoft Edge, Firefox e Safari.
Ora   capisco essere anti vegani o critici verso essi  . ma qui si arriva all'insulto e alla denigrazione  della peggior  specie   di  stampo fascista  una scelta etica e culturale diversa

2.10.19

con Salvini è tutto un tortellino

  capisco  che   molti    come me  avranno  Di questa storia dei #tortellini i coglioni ripieni.  e  che  ci sono cose  ben  più  importante     che le  sparate      di un politico  ormai  in crisi  che  pur  di  ritornare  al  governo   s'attacca  alle  boiata  del più becero   sovranismo  .  Fncl   i #coglioni, pappagalli ammaestrati con neuroni in vacanza,o il cervello all'ammasso continuano ad applaudire ed i media a parlare a tutto spiano  Ma   Salvini oltre  a contraddire  se  stesso   vedi  la  condanna   del reddito di cittadinanza  da lui votato  , non ha meglio  di    cui occuparsi   ?  Allora  perchè ne parli  si diranno i molti   .  per  denunciare    il  suo populismo   ed perchè  con Salvini  tutto  finisce    in tortellini



Immagine




 Infatti   concordo con questi  due  post  twitter 





Caterina Coppola

@catirafaella

·1 ott

Votano gente come Matteo Salvini, stipendiato dagli italiani da 28 anni, che attualmente conduce importanti battaglie come quella sul #crocifisso o contro i #tortellini al pollo. Però poi i “gretini” sono i milioni di ragazzi che scioperano per il clima. Ah, ok.


Ma  soprattutto perchè  lo  so  che avrei dovuto    evitare di perdere   tempo  nel rispondere ed  intavolare  discussioni  ad  questo   post  su  fb   ma  non ho resisto  .  almeno   (   per ora  ) mi sono tolto   una  soddisfazione   quella  di mettere  in crisi  ed  smontare   un leghista  uno di quelli  dele righe precedenti

Degre Mars Non ci volevo crederere: leggo scemi che danno del razzista/sovranista (che novità la semplficazione delle opinioni con le etichette ad hoc) a chi dice che quella cosa che si chiama <>, alimento tipico emiliano, preparazione alimentare specifica, si fa con un disciplinare definito e storico riguardo agli ingredienti del suo ripieno. Per cui, altre paste ripiene, possibilissime, si chiamino in altro modo e punto.
Stanno fuori. Salvini li tiene tutti per le palle e per i neuroni.
  • Tortellini al pollo, Franceschini: 'Per gli emiliani un'offesa, i romagnoli hanno già i cappelletti senza carne'
    VIDEO.REPUBBLICA.IT
    Tortellini al pollo, Franceschini: 'Per gli emiliani un'offesa, i romagnoli…
    Tortellini al pollo, Franceschini: 'Per gli emiliani un'offesa, i romagnoli hanno già i cappelletti senza carne'
  • Degre Mars le ricette si possono anche inventare, con un nome appropriato. chi le difende non è un sovranista (eccheppalle!), chi lo definisce tale è uno scemo. il tortellino non si fa col pollo così come gli involtini lardellati non si avvolgono nella pelle di tacchino, punto. gli scemi di cui sopra si rendono conto di come siano letteralmente dominati e condizionati dai legaioli? non credo.
  • Il Tulipano - Il Web Magazine Indipendente scritto dal Popolo Degre Mars
    È vero che l'equazione nazionalismo o sovranismo che dire si voglia non sempre si equivalgono anche se la distinzione fra i termini è labilissima / sottilissima. Infatti e qui faccio un esempio storico ( lo che sono periodi storici differe
    nti ma come mi hanno insegnato ed è hanno delle analogie ed poi una delle poche cose che non mie che tengo , la storia è maestra di vita sia che debba costruire qualcosa di nuovo che rimanere legato al passato )di quando noi italiani emigravamo ( e lo facciamo ancora oggi ) in Europa e poi nelle Americhe o dal sud al nord del paese e i nazionalisti o regionalisti (ma non è questo il caso) ci prendevano e lo fanno anche ora in giro usando stereotipi del tipo Italiani spaghetti e pizza rimanendo nell'argomento del cibo .infatti non sto contestando la difesa del tortellini ( di altri prodotti locali ) cosa giusta in se contro l'omologazione ed una globalizzazione che uccide le differenze omologandole ad un pensiero dominante ma come la s'applica / si mette in atto è contro i media ed l'informazione che nei titoli ( la gente sottoscritto compreso legge solo quello o le prime righe e poi s'esprime ) si chiamano cose che non sono quelle . 2) il fatto che le tradizioni non sono, o lo rarissimamente come la differenza ( secondo alcuni quello originale rimasto alle intatto ) tra il parmigiano ori se prodotti dalla italiana la cui ricetta ed il metodo di lavorazione fu portato da gli emiliani emigrati negli Usa fra la fine 1800 primi del primi 30 anni del 1900 ,si modificano da una generazione ad un altra 3) che esistono all''interno di ogni regione diverse varianti di piatti o alimenti tradizionali ed un vero nazionalista ed amante delle tradizioni dovrebbe saperlo . Se vuoi ( contattami qui su messanger oppure eccoti la mia email redbeppe@gmail.com ) potrei ma non vorrei divulgarmi troppo citarti quelli della mia sardegna visti che non sono esperto conoscitore delle traduzioni emiliane e romagnole 4) ed ultima strumentalizzazioni non sono accettabili neanche in campagna elettorale . Infatti dovrebbe sorprendere ma ormai non ci si fa più caso purtroppo che una normale regola di accoglienza e di riguardo verso gli invitati sia interpretata come offesa alla tradizione”. Ciononostante, per tutta la giornata i tortellini al pollo hanno animato polemiche culinarie e politiche. “Il tortellino è una ricetta non è un pensiero”, dice a ilfattoquotidiano.it Alessandra Spisni, sfoglina e titolare de La Vecchia scuola bolognese. “I tortellini – afferma – sono quelli classici, tutto il resto è un’altra cosa. Come dice la parola stessa, la tradizione bolognese non può essere diversa dalla tradizione: se vuoi fare un’altra cosa non la chiami “tortellino”.
    Anche Ivanna Barbieri ( che non riesco a biasimare pur essendo diversa la sua linea di pensiero dalla mia ) chef e dirigente della Federazione italiana cuochi, è critica: “Abbiamo tante altre cose nella cucina bolognese, non solo il tortellino. Si poteva scegliere qualcosa di diverso”, osserva la chef. Che aggiunge: “Non è che non si vuole accogliere, la cucina abbraccia tante culture. Però non si possono confondere le tradizioni. di scioperare contro il tortellino senza il maiale: “La Curia lo chiama il ‘tortellino dell’accoglienza’ ma per i bolognesi doc sarebbe come per un romano fare la cacio e pepe alla bolognese col ragù. Mi espongo ancora di più: come il kebab al maiale per essere accolti dai musulmani”. secondo alcuni giornali La polemica contro la scelta di Zuppi, che proprio sabato sarà ordinato cardinale in piazza San Pietro a Roma, non si ferma agli ‘addetti ai lavori’, ma si scatena anche in ambiente politico, con la Lega e Fratelli d’Italia pronti a criticare chi “sta cercando di cancellare la nostra storia” nel nome del “rispetto”. Per Matteo Salvini, per dire, il tortellino senza carne di maiale è “come dire il vino rosso in Umbria senza uva per rispetto”. Ma lo stesso ex viceministro pochi mesi fa in un post su Twitter aveva pubblicato una foto di tortellini emiliani al ragù di salsiccia, altrettanto lontani dalla ‘vera’ tradizione della città.
    La tradizione e la cultura di Bologna per tanti però sono diverse da quelle di cui parla Salvini: “La simbologia delle Due Torri e il tortellino a Bologna è anche la possibilità di gustare in un altro modo e in un’altra forma un piatto della nostra tradizione”, afferma sempre ilfattoquotidiano.it Roberto Morgantini, fondatore di Cucine Popolari, la mensa per persone che beneficiano di pasti offerti dalle imprese del territorio, con l’obiettivo di arricchire la scena del welfare chiedendo la partecipazione di attori non convenzionali. “Con i tortellini al pollo si aggiunge qualcosa, non si toglie – continua Morgantini – Penso che sia proprio una bella mescolanza. Anche perché non si tratta del “nuovo tortellino”, ma di un allargamento di una simbologia per includere e non escludere: il tortellino senza carne di maiale è semplicemente un modo per includere altri in una tradizione”.E poi non era imposto era stato fatto soia che fosse in buona fede cioè fatto un tentativo d'incontro fra genti di diversa cultura identità sia che fosse buonista o radical chic d'accatto . Infatti "Il tortellino non fa l'integrazione". Lo dice all'Adnkronos Foad Aodi, presidente dell’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (Amsi) e delle Comunità del mondo Arabo in Italia (Co-Mai), commentando la decisione dell'arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, di festeggiare il santo patrono con il tortellino al pollo invece che con il maiale per non offendere i musulmani.
    Con il tortellino di maiale "nessun musulmano si sarebbe sentito meno accolto" osserva Foad Aodi per il quale "modificare le ricette oppure togliere il crocifisso dalle scuole sono iniziative individuali, non richieste dalle nostre comunità. Chi di noi decide di vivere in Europa sapendo che ci sono diverse culture e diverse tradizioni deve essere in grado di rispettare le diversità, questa è integrazione: rispetto e solidarietà reciproco. Altrimenti deve prendere la valigia e andarsene".
    "La maggioranza dei musulmani non mangia carne di maiale ma non per questo pretende che si trasformino leggi o tradizioni. Io vivo tra Roma e l'Emilia Romagna, mia suocera è romagnola - racconta Foad Aodi - conosco bene le usanze di quei posti. Tra l'altro - chiarisce - dobbiamo considerare che l'85% dei musulmani in Italia, quelli arrivati negli anni '70, integrati e sposati con cittadini italiani, sono laici". Inoltre      visto che  sei  per le  identità  ti consiglio   questa  canzone  
    https://youtu.be/z8_fl2UL0L0










22.1.16

Addio alle vittime del crollo di Arnasco: ma il parroco non benedice la salma di Aicha Don Chizzolini, che si era detto "pronto a bruciare la canonica" di Onzo per non accogliere i migranti, costretto dal vescovo a celebrare il rito, evita di citare il nome della donna marocchina morta e le rifiuta la benedizione

  Le  ipotesi  sono   oltre la  classica semplice   dimenticanza   del fatto   che  la donna  mussulmana  morta  nella tragedia  aveva intrapreso il percorso di conversione al cristianesimo, aspettava solo battesimo.   che :  1)   forse non gli hanno fatto l'offerta o 2)   è uno di quei preti intransigenti o ...... . coem sembrano dimostrare  i  suoi precedenti  scarsamente  cristiani  ed  evangelici  .
Se , mi perdonino i credenti praticanti ma stavolta non riesco a trattenermi ,   Gesu scendesse dalla croce , certi preti gli prenderebbe a ..... o farebbe una nuova orazione fuori i mercanti dal tempio   e  Dio li fulminerebbe 


ma  ora basta parlare  io venicamo alla news 

Addio alle vittime del crollo di Arnasco: ma il parroco non benedice la salma di Aicha

Don Chizzolini, che si era detto "pronto a bruciare la canonica" di Onzo per non accogliere i migranti, costretto dal vescovo a celebrare il rito, evita di citare il nome della donna marocchina morta e le rifiuta la benedizione

Nel giorno del dolore, scoppia una sconcertante polemica ad Arnasco, il paese del Savonese dove sabato scorso una fuga di gas in località Bezzo ha provocato il crollo di una palazzina con cinque persone morte ed una donna ancora gravemente ustionata che lotta per sopravvivere. A San Bernardino di Albenga, una folla commossa ha partecipato ai funerali del 49enne Marco Vegezzi e del 71enne Edoardo Niemen; ma alle 15, il rito previsto ad Arnasco per l'addio al 76enne Dino Andrei e  sua moglie Aicha Bellamoudden, di 56 anni, di origine marocchina, ha vissuto momenti di tensione. Don Angelo Chizzolini, parroco di Arnasco ma anche di Vendone e Onzo, il paese dove, quest'estate, aveva asserito che, piuttosto che ospitare migranti, avrebbe bruciato la canonica, si era infatti rifiutato di celebrare il rito per una persona di fede musulmana, trascurando la realtà, e cioè che Aicha, che risiedeva da qualche tempo ad Arnasco, aveva intrapreso un percorso di conversione al cristianesimo a  cui mancava solo la confermazione con il rito del battestimo 
frame  di questo  video  http://bit.ly/1NrGh1a
 Solo l'intervento del vescovo di Albenga monsignor Giacomo Borghetti, che ha benedetto tutte e cinque le salme delle vittime e ha formalmente imposto a don Chizzolini di celebrare il funerale, ha permesso che venisse celebrata la messa nella chiesa di Nostra Signora Assunta; ma nel corso del rito, tra lo sconcerto dei tanti parrocchiani presenti, il parroco ha citato sempre e solo il nome di Dino Andrei, escludendo la benedizione al feretro della moglie; rifiuto esplicitato anche durante la cerimonia della sepoltura nel piccolo cimitero del paese. Il sindaco Alfredino Gallizia, che si era detto pronto ad celebrare un rito laico nel caso non fosse stato possibile salutare insieme in chiesa Dino e Aicha, ha ricordato  invece, con parole commosse la donna al cimitero; confermando ai familiari della donna come il paese di Arnasco sia orgoglioso della sua cultura dell'accoglienza e di aver ospitato questa persona nel paese.






20.11.12

ma è possibile che noi sardi e noi italiani ci facciamo fregare tutto ? «I francesi valorizzano il Cannonau, per noi è come se non esistesse»


 fonte unione sarda del 18\11\2012 

«I francesi valorizzano il Cannonau, per noi è come se non esistesse»
L’enologo Enzo Biondo chiama in causa il mondo vinicolo sardoIl vitigno tipico della Sardegna,in Francia conosciuto come Grenache,«viene valorizzato più dai transalpini che dai sardi».La denuncia è dell’enologo Enzo Biondo:«Ce lo teniamo caro,ma non lo sfruttiamo per niente »

Pur essendo un vitigno nato nell’Isola, sono i produttori d’Oltralpe a puntare sulla produzione del Cannonau,che loro chiamano Grenache.
Oggi è il vitigno più coltivato al mondo con 360 mila ettari: 80 mila sono in Francia e appena 7.500 in Sardegna . IL  vino rubato .«I francesi valorizzano il Cannonau,per noi è come se non esistesse»
L’enologo Enzo Biondo chiama in causa il mondo vinicolo sardo Interessati una ventina di comuni
La Marmilla rilancia la coltura dei mandorleti In Marmilla sono 850 gli ettari impiantati a mandorleti. Ma la metà è abbandonata. Il raccolto è poco remunerativo e la manodopera troppo costosa.Oltre alla
forte concorrenza del prodotto estero. Eppure proprio dalla Marmilla parte un progetto di rilancio del-
la mandorli coltura, che potrebbe diventare un modello in Sardegna. Un’iniziativa “dal basso”e pensata da un comitato di imprenditori agricoli e cittadini del territorio che ha fatto il suo esordio ieri nel museo de Sa Corona Arrubia con la presentazione del progetto “PrimaVera Marmilla”. «È necessa-
rio portare avanti con coraggio metodi di lavoro ed amministrazione nuovi per la zona», ha detto il presidente dell’assemblea dei sindaci del Consorzio Paolo Melis. E la novità sta proprio in “PrimaVera Marmilla”col rilancio della coltivazione del mandorlo nei paesi di Baressa, Baradili, Barumini,Tuili,Setzu,Genuri,Turri,Ussaramanna,Gesturi, Las Plassas, Villanovafranca,Villamar,Sini,Siddi,Lunamatrona,Villanovaforru, Collinas, Pauli Arbarei,Sanluri, Furtei e Segariu.
Un rilancio che supera i confini provinciali e mira a estendere la superficie di mandorleti sino a 2000 ettari. Il comitato ha le idee chiare. «È necessario sostituire la cultura del possesso egoistico dei beni con quella della gestione»,per il presidente Michele Lilliu, imprenditore di Ussaramanna. Con lui nella segreteria tecnica ci sono quattro rappresentanti delle imprese del territorio e Paolo Lecca,responsabile zonale dell’Agenzia Laore, che sostiene il progetto, che riguarda sia la produzione che la commercializzazione.

Tra gli scopi da raggiungere c’è il superamento del frazionamento dei terreni e la localizzazione in ogni Comune di almeno 40 ettari di mandorleti.E un laboratorio territoriale per la trasformazione della materia prima con gli scarti della lavorazione da utilizzare poi nell’industria dei mangimi.«Ora serve un’associazione di produttori per poter ricevere finanziamenti regionali ed europei», ha aggiunto Gianni Ibba,direttore del servizio multifunzionalità di Laore. “PrimaVera Marmilla”potrà essere
esteso anche ad altre colture.
Antonio Pintori «Il Cannonau? Lo valorizzano i francesi, non i sardi». Enzo Biondo ( foto a  destra  ), enologo-scrittore con oltre mezzo secolodi esperienza è furibondo.E chiama in causa l’intero  mondo vinicolo sardo: produttori, enologi, Università: «Il 24 gennaio si terrà a Perpignan il “Premier concours mondial du Grenache” ma non vi parteciperà neppure un Cannonau. Mi sto dando da fare per indurre qualche
produttore sardo a essere presente ma, come sempre,non sarà facile».
Biondo parla al “Forum Hispano-sardo sulla cultura del vino”che si chiuderà oggi [19.11.2012 ] a Cagliari (Villa Muscas).
Al Cannonau,che considera autoctono, cioè nato in Sardegna (per i francesi Grenache, per gli spagnoli Garnacia tinta),ha dedicato la professione, oltre a un recente libro di 533 pagine. Un monumento.Anche per questo,non sa darsi pace: «Perché è il vitigno più coltivato al mondo, 360 mila ettari, di cui 80 mila in Francia e appena 7500 in Sardegna. In Francia hanno perfino creato 20 cloni, che consentono di adattarlo a un’ampia varietà di microclimi e situazioni ampelografiche. Ne hanno fatto un vino venduto in tutto il mondo».
La situazione sembra invece molto diversa in Sardegna: «La regione in cui è nato il Cannonau non lo sfrutta per niente. In Italia poi, è come se non esistesse. Ce lo teniamo caro fra noi, ma non ne parliamo con gli altri».Sul perché di questo atteggiamento, commercialmente suicida, Biondo ha idee chiare,nate da una lunga esperienza professionale: «È un fatto caratteriale di noi sardi: siamo gelosi delle cose che abbiamo, le custodiamo in maniera maniacale. Qui ci sono gli spagnoli che sembrano molto aperti,
hanno una gran voglia di fare,di incontrare persone,di conoscere novità. Vogliono fare un progetto con noi,forse un vino da lanciare insieme. I nostri produttori,quando vanno alle fiere,neppure parlano fra loro».
Forse i sardi non sono esperti di promozione, soprattutto le vecchie generazioni di produttori: «Non
sappiamo fare marketing,non lo conosciamo e non lo vogliamo conoscere. Non sappiamo vendere il nostro prodotto.Abbiamo un caratteraccio».Insomma, partiamo con l’handicap. E ci piace piangerci addosso: «Non sappiamo valorizzare ciò che di bello e di buono abbiamo in Sardegna. Mentre i  Francesi e gli altri utilizzano i nostri vitigni per fare vini apprezzati in tutto il mondo. Esempio tipico il Muristellu: per i francesi è diventato alla moda, ne hanno 30 mila ettari,da noi ce ne sono forse 200
e sta pure scomparendo. È rimasto solo nella zona del Mandrolisai e dintorni».Però siamo  convintissimi che il Cannonau sia il vino migliore del mondo e debba piacere a tutti. Quando non
accade (e capita) è per motivi imperscrutabili.Siamo sicuri che sia sempre fatto bene? «Io chiamo in causa anche gli enologi sardi e l’Università. Perché non si fanno abbastanza studi. Oggi, ad esempio, si parla molto del Cagnulari, ma non esistono documenti scientifici su come coltivarlo e vinificare le
uve. Se vuoi sapere qualcosa sul Nebbiolo ci sono 2000 ricerche internazionali. Sulle nostre uve non abbiamo nulla.Non esistono studi sulla vinificazione del Cannonau, ecco perché io me la prendo con i nostri istituti pubblici, dove si fanno solo le ricerche che fanno fare  carriera».
                                                       Lucio Salis

raccontare i femminicidi \ amori criminali di oggi con quelli del passato il caso Beatrice cenci

 Per  il 25  novembre   anzichè raccontare  le  recenti   storie di femminicidio \  d'amore criminale  che   in una società sempre  più ...