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21.1.17

anche se odio le celebrazioni \ ricordo ed ipocrite a date fisse ricordo ecco come ricordare a 360 gradi la giornata del 27 gennaio

Vi potrebbero interessare  per  capire  meglio  il mio post


Eccoci come  ogni   alla  giornata della memoria  ( 27 gennaio  1945 ) , ricorrenza  diventata   ormai  sempre  più un rituale  retorico  e lava  coscienza ed  per  il  90  % dei  casi   celebrata  a senso unico  parlando   solo ed  esclusivamente dello  shoah ( olocausto  del popolo ebraico  )  .  Infatti  riprendendo  il finale di questo  mio precedente post memoria  tra   mistificazione  \ mitizzazione  e realtà   faccio mie  le  osservazioni  \  aggiunte  di   Pino Nicotri  a  questa  bellissima intervista  a Moni Ovadia fatta 3 anni fa

[----]
Giusto e comprensibile che ognuno, ogni gruppo sociale, etnia o popolo pianga i propri morti. Il laidume inizia quando si impone a TUTTI di piangere solo una parte dei morti, quella di un gruppo altrui. Pianga e piangete pure i vostri morti nei kampi nazisti, ma la smetta e la smettiate di voler far credere che siano stati gli unici morti e che quindi sono da ricordare, commemorare e piangere solo quelli, cioè i vostri. La Giornata della Memoria NON fa nessun cenno alle vittime non ebree, e dire che lo sterminio di 400-600 mila morti “zingari” (un milione, secondo Moni Ovadia) è percentualmente molto più grave della Shoà.
Se oggi Israele non servisse come cuneo occidentale nel mondo del petrolio arabo, la Giornata della Memoria NON esisterebbe, sarebbe solo una ricorrenza ebraica così come i “pellerossa” hanno la loro il 1* febbraio, gli armeni la loro il 24 aprile, i palestinesi il 15 maggio hanno la Giornata della Nabka, peraltro porcamente vietata e negata in Israele, ecc. Tutte Giornate della Memoria altrui delle quali ce ne freghiamo allegramente.
Ripeto l’esempio: che ne direbbe se si istituisse la Giornata delle Twin Towers per ricordare solo ed esclusivamente le vittime ispaniche o irlandesi o protestanti e la Giornata del Titanic per ricordare solo ed esclusivamente i passeggeri di prima classe morti, ignorando quelli di seconda classe? Che oltretutto furono fatti crepare chiudendogli in faccia i cancelli d’uscita onde evitare non ci fossero scialuppe sufficienti per i privilegiati di prima classe.
Per essere molto chiari e sintetici: a me non interessa nulla commemorare e/o piangere solo una parte delle vittime dei campi di sterminio, lo trovo un gesto di vile ipocrisia e di interessata bottega. Le vittime o si commemorano tutte o si sputa su quelle che non vengono commemorate. Il tenerle presenti in registri e affini è solo un’elemosina, non il riconoscimento di un loro diritto e di un nostro dovere.
La Giornata della Memoria è diventata un transfer per dimenticare che il nazismo è stato, ed è tuttora, una mostruosità europea e solo europea, del mondo cristiano, in particolare di quello cattolico, e solo del mondo cristiano, in particolare cattolico, e per sostenere che il nazismo è l’islam.
Il problema è semplice: o si ricorda l’intero Olocausto, che comprende anche i rom, ecc., o si commette una amputazione, una censura, cioè un falso. È come voler commemorare il terremoto di Messina o l’affondamento del Titanic o la distruzione delle Twin Towers commemorando solo le vittime cattoliche o circasse o nere o rom o islamiche o ebraiche. Sarebbe un falso. E infatti la Giornata della Memoria è in parte un falso, perchè omette gli “altri”, tant’è che per cattolici e affini è ormai la Giornata del Buonismo Ipocrita. La tragedia è che NON si ricordano più le date dell’entrata in guerra, così la memoria nazionale viene man mano cancellata od ottusa…. Avanti di questo passo i 40 milioni di vittime della seconda guerra mondiale, 20-30 delle quali sovietiche, verranno dimenticate, gettate nella spazzatura, e in parte è già avvenuto, e si sosterrà che la seconda guerra mondiale è stata fatta solo contro gli ebrei. La Giornata della Memoria è diventata, esattamente come volevano i suoi promotori, la Giornata del Giustificazionismo di Israele, cioè dell’Odio Verso i Palestinesi, gli Arabi e gli Iraniani. [---] 

Ora  molti  di voi  mi accuseranno  d'essere  contro il popolo  ebraico  ,  di solito      me en frego e  la lascio scivolare  tali  accuse   perchè   chi mi conosce realmente   sa  che  no è vero  ,  ma  stavolta   rispond0   con  queste  dichiarazioni  di  Robert Rozett, direttore delle biblioteche di Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di Gerusalemme



Posso  confermare  e testimoniare  ( vedere i  commenti  ai miei  vari post    su tale giornata pubblicati in  13 anni  di blog  )   che  essa  è   Una    giornata   come   dice giustamente questo articolo   del'anno  scorso    del  sito  glistatigenerali.com    Inizialmente   , volevo rifiutarmi   di celebrare  il  27 gennaio, vedi articolo di Piuno Nicotri  , ma  ricordarlo sempre  .  ma  poi   leggendo   di come esistono

Cari pontilexi, care pontilexe,
visto e considerato che Bruno Volpe ha deciso di non lasciarci partecipare ai  suoi articoli su FB,  bloccando o censurando i nostri  commenti (sapete quanto sia sensibile alle critiche!!), abbiamo pensato di prenderci la libertá di fargli pervenire  la nostra opinione, comodamente da Pontilex.org.Dunque, in occasione della Giornata della Memoria, in cui si commemorano le vittime dell´Olocausto, vi propongo questo scenario devastante che Bruno Volpe offre di se´, non solo sul piano culturale (deve aver preso la laurea coi punti delle figurine Panini!) ma anche  su quello umano:
adp giornata degli ebreiqui la  riposta ( rrrampicata  sugli specchi  direi  )   del sito  sitaccio https://pontilex.org/
 e  http://www.terzobinario.it/le-riflessioni-di-ieri-sulla-giornata-della-memoria/905  in particolare  questi due  commenti  


e  questi   articoli  
http://www.terzobinario.it/le-riflessioni-di-ieri-sulla-giornata-della-memoria/905
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/26/giornata-della-memoria-perche-bisogna-ricordare/480666/
http://www.mosaico-cem.it/articoli/primopiano/ma-sappiamo-gia-tutto-come-insegnare-la-shoah-a-70-anni-da-auschwitza-memoria-il-dibattito
in particolare  il commento  di Francesca Scanu

Per non dimenticare… i sopravvissuti che sono riusciti a valicare il cancello della rinascita…per non dimenticare le vittime di un’ideologia malsana. A 68 anni da questo orrore pochi vogliono ricordare, pochi ne vogliono parlare… Forse perché, come diceva Primo Levi, ritorniamo nelle nostre tiepide case, perché troviamo del cibo caldo, perché non dobbiamo lottare per un pezzo di pane… Anche questo per me è orrore, l’egoismo che cresce in ognuno di noi. Io non voglio dimenticare i 6 milioni di “luci spente”, lo smarrimento nei loro occhi, la sofferenza che ha accompagnato i giorni, i mesi e gli anni della loro prigionia e quel briciolo di speranza di libertà che può aver tenuto compagnia ai loro cuori.
tratto dal 1  url
  come ne  uscirne  allora  ?  semplice
  •   celebrare   sempre  e non solo  a  date fisse  
  •  farlo a  360  gradi (   vedi  miei  interventi dei  giorni  scorsi  )  trovi il  link    sopra   in cima  al post  )  
  • sfatando miti  antistorici    , stupidi e  negazionisti  \ revisionisti estremi  (    quello degli italiani  brava  gente   o  quello    che   la persecuzione  degli ebrei in italia  fu  fatta  all'acqua  di rose  ,   che l'italia  varò   anche  essa  una legislazione anti ebraica  ,  fece  in africa  e  nei  balcani   campi di concentramento  ,  che  ci furono   anche  in italia  campi  di  transito  e lager   ecc  ) , 
  • senza tabù e censure  stupide  bigotte    come  questa avvenuta  nel 2010 

  • Leggono a scuola il Diario di Anna Frank deputato leghista li denuncia: "Pagine hard"
    Interrogazione di Grimoldi al ministro Gelmini: "Vi è un passo nel quale Anna Frank descrive in modo minuzioso le proprie parti intime e la descrizione è talmente dettagliata da suscitare turbamento in bambini delle elementari"
    qui l'articolo completo 
    altri   mezzi per  ricordare  e  far  ricordare  in maniera  non retorica     li trovate    qui  e qui

io continuerò a ricordare  , anche SIC  il 27  gennaio  , perchè

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

ma  soprattutto  a modo ,chi  mi conosce  e  segue dalle  origini   del blog  lo sa  ,   ricordando  anche  gli altri olocausti    perchè 

Nessun testo alternativo automatico disponibile.
  e non  ci  siano  più  solo   olocausti    , stermini  e  genocidi  di serie  A  e  serie  B  



1.8.15

smontiamo la propaganda che dice << Per tutti gli IGNORANTI che dicono che dobbiamo subire questa invasione perchè anche noi siamo stati, a nostro tempo, immigrati..voglio ricordare che: (...) >>

Se  siete   Salvinisti  &  company , creduloni  , bufalisti acritici \ passivi ,   credete  ancora  nonostante  faccia  acqua  da   tutte le  parti  ai miti  : italiani brava  gente poveri  ma  buoni e  digniotosi non leggete   questo post   e  non  andate   in qiuesti url d'approffondimento che  trovate  nel post  





Lo so che rispondere a tali catene è come : << ''Lavare la testa agli asini si perde tempo e sapone >> . Ma visto che ,ne ho già parlato tempo su queste pagine , molta gente prende per vere tali idiozie e le condivide passivamente \ acriticamente prendendole per vere anche davanti alla loro falsità

La storia in questione è vera ma contiene una dose considerevole di inesattezze.










1)  Lo Stato italiano spende 30 euro al giorno per ogni immigrato  
La storia dei 30 euro che, secondo la vulgata di una certa parte politica, sarebbero dati ogni giorno agli immigrati, è falsa: lo Stato italiano non dà soldi agli immigrati ma agli enti incaricati di gestire i centri di accoglienza. La storia dei 30 euro nasce da una (volutamente?) errata interpretazione dei bandi delle prefetture per la gestione dei centri, che prevedono un tetto massimo di spesa di 35 euro a persona accolta. Si tratta di un bando, quindi per vincerlo le cooperative presentano progetti a costi ribassati, con una diretta ripercussione sulla qualità dei servizi. Agli immigrati non viene dato neanche un euro in contanti ma un buono o una carta prepagata per un valore di 2,50 euro al giorno (ma la cifra non può superare i 7,50 al giorno per nucleo familiare, quindi se si è in quattro si ricevono soldi per tre persone e basta). Inoltre viene consegnata una tessera telefonica da 15 euro all’ingresso nel centro. Nel resto dei 35 euro (se va bene) deve starci tutto: vitto, alloggio , pulizia, affitto dei locali, vestiario, ecc. 

2) Lo Stato dà i soldi agli immigrati invece che alle famiglie italiane  
Non è vero. Lo Stato non sposta fondi destinati alle famiglie italiane per darli agli immigrati. I fondi in questione sono stanziati in compartecipazione dell’Unione Europea , che prevede un finanziamento dei progetti di accoglienza. Se non ci fossero immigrati da accogliere non ci sarebbero quei soldi, quindi non potrebbero essere destinati ad altri fini i ogni caso. 

3) Il 90% degli immigrati non ha diritto all’asilo politico  
Un’altra bufala, grande quanto una casa: secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero degli Interni (risalenti a febbraio 2015le richieste d’asilo accolte sono il 51% del totale. Il 49% dei richiedenti asilo non ottiene lo status di rifugiato, non il 90%. 

  con le  conseguenze

 che  sappiamo  tutti  ogni volta  che  i profughi  vengono  mandati da qualche parte  o c'è qualche  sbarco .
Ho deciso di rispondere  , con  la  collaborazione    di alcuni utenti  del  nG (  i vecchi  news  groups  )  di  it.cultura  storia  , in cui  ho lanciato   come   provocazione costruttiva     questa   catena  delirante   che ancora  studi seri  di  Gian Antonio Stella sull'emigrazione italiana 

  • ( L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi , Milano, Rizzoli, 2002. ISBN 88-17-87097-8; Milano, BUR, 2003. ISBN 88-17-10807-3.
  • Brutta gente. Il razzismo anti-italiano, con Emilio Franzina, in Storia dell'emigrazione italiana, II, Arrivi, Roma, Donzelli, 2002. ISBN 88-7989-719-5.
  • Odissee. Italiani sulle rotte del sogno e del dolore, Milano, Rizzoli, 2004. ISBN 88-17-00361-1.
  • Sogni e fagotti. Immagini, parole e canti degli emigranti italiani, con Maria Rosaria Ostuni, con CD, Milano, Rizzoli libri illustrati, 2005. ISBN 88-17-00924-5.)  continuo  ad    a circolare  .




 che  il post  inizi



Per tutti gli IGNORANTI che dicono che dobbiamo subire questa invasione perchè anche noi siamo stati, a nostro tempo, immigrati... voglio ricordare che:


1. Il nostro popolo emigrò in paesi che erano bisognosi di forza lavoro, in paesi bisognosi di costruire nuove città, nuove strutture, in paesi insomma che avevano mercati industriali in completa espansione, non andavano in paesi con una disoccupazione al di sopra del 10%, in Economie in recessione o con picchi di disoccupazione giovanile al di sopra del 40%.

I  tempi  sono  cambiati in questi ultimi   70 anni . ed  ancora  oggi  li consideriamo   come  all'epoca siti consigliati e post   dall'untente  di   del news  groups  ICS  peter schlemihl  <<    Italiani che rubano il lavoro: 

Molti sono gli esempi che potrebbero essere citati e che mostrano come [gli immigrati cattolici] operino una sistematica occupazione dei posti di lavoro soppiantando in questi impieghi desiderabili i protestanti e gli americani coi loro metodi da clan". (A.O. Nash, "L'immigrazione italiana e irlandese" American Protective Association, Usa,1896 - La Gumina, p. 169)  >>
Beh, ci sono cinque milioni di immigrati in Italia, la maggior parte lavora, quindi la richiesta , anche  se  di sfruttamento e lavori mal  pagati  , di manodopera c'è. . Ora   come dice    scusate   se  lo riporto integralmente   ma  ha  perfettamente     ragione  sempre di ICS Roberto Deboni DMIsr : <<  A prima vista fin sembra andare bene ... se non fosse che tutta la frase e' intrisa di una profonda cultura fascistoide. Essendo profondamente diffusa e permeata nel pensiero di molti lettori, la vedo dura a spiegare le ragioni, ma ci provero' lo stesso, non si sa mai. 
Prima di tutto la stessa definizione di "popolo" con le sue implicazioni bibliche e' totalmente sbagliata. NON ESISTE un popolo che e' immigrato. Esistono persone che, con cuore piu' o meno greve, o indifferente o financo gioioso, se ne sono andati dalle loro terre natie. Punto. Tutto ciò' che si aggiunge intorno e' ricamo demagogico. 
L'implicazione biblica e' poi subdolamente implicita nel momento che pare di volere fare intendere che il comportamento di questi individui, fuori dai confini nati, debba ricadere su chi resta. Assurdo! Mi ricorda la stoltezza di chi, residenti nel condominio confinante, viene a lamentarsi con me, dei comportamenti di chi risiede insieme a me nel mio condominio: ma che c'entro io di cosa fa nella proprietà' altrui ?! 
Assurdo ancora di piu', in svariati casi, se poi esaminiamo le ragioni dell'abbandono delle proprie terre. 

Il caso piu' eclatante e' di chi scappa da una persecuzione politica. Evidentemente la pensa diversamente dal governo, e se fosse una democrazia funzionante, ovviamente da ciò' che pensa la maggioranza dei residenti. Per quale dannata logica, questa maggioranza dovrebbe essere imputata delle colpe eventuali del transfugo all'estero o con quale faccia tosta questa maggioranza puo' permettersi di gloriarsi dei meriti di questo dissidente.?
Un altro caso e' di chi se ne va' perche' semplicemente a casa sua non puo' fare cio' che gli piace, ad esempio ricerca scientifica avanzata. Visto che e' stata l'incapacita' ed insufficienza della societa' che ha abbandonato ad obbligarlo ad andarsene, come puo' questa societa' farsi vanto di avere impedito a questa persona di esprimersi a casa propria: vergogna, altro che "vanto" !!! Peggio ancora, se mezzi e possibilita' c'erano, ma la societa' 
ha preferito l'inedia culturale della corruzione che favorisce i nepotismi e della nomenclatura. 
Un altro caso e' di chi se ne va' perche' a casa sua muore di fame, ancora maggiore dovrebbe quindi essere la comunita' che e' responsabile di questo, altro che "fregiarsi" dei meriti di chi, se fosse stata per essa, sarebbe morto di stenti. 
Un altro caso e' di chi e' alla ricerca di una vita facile, della ricchezza, del benessere senza fatica (in rapporto alle fatiche quotidiane vissute), spesso sono anche criminali o con tendenze opportuniste, al meglio. Se fanno male, raramente la societa' d'origine se ne fa vanto, se fanno soldi, se diventano ricchi e potenti, allora abbiamo la logica servile, nelle comunita' moralmente marce ed opportuniste, del correre dietro ai ricchi e potenti. 
Questi sono solo alcune delle ipotesi per cui si emigra, e come si vede non si possono accumunare, anche se qualche volta si possono trovare insieme (raramente nella vita delle persone le scelte sono dovute da UNA SOLA ragione). 
Inoltre abbiamo il sottofondo dell'impregnante assunzione biblica che emigrare sia buono. Stava in piedi seimila anni fa. Oggi non funziona piu'. L'emigrazione funge da valvola di sfogo semplicistica quando la popolazione cresce troppo rispetto alle risorse. Oggi e' evidente che una logica del genere puo' essere 
paragonata solo ad un cancro, ad un tumore per l'ambiente. Oggi l'umanita' rappresenta biologicamente un carico per l'ambiente che a lungo termine e' evidente anche al piu' idiota, e' semplicemente insostenibile. A meno di volere pensare ad una futura terra una specie di enorme condominio multipiano che lascia libera, forse, solo gli oceani. 
E' vero che ci sono ancora zone della terra scarsamente popolate, ma occorre emigrarvi con discrezione e discernimento ed in ogni caso, senza prevaricare sui popoli residenti. Gia', a proposito, il diritto per cui spesso molti hanno combattuto, di rispetto delle popolazioni locali (magari in forma un po' ingenua, come nel film "Soldato Blu" del 1970 con riferimento agli indiani di America), non dovrebbe valere anche per gli europei ? O usiamo due pesi e due misura anche con logica da suicidio ? 
Un ulteriore messaggio implicito in quella frase appartenente innocuo e' "emigrare e' buono". Non e' automaticamente vero, e non e' sempre cosi'. 
Ad esempio, l'immigrazione dei meridionali, che nel tempo ha fatto si' che prevalesse, per semplice incremento del rapporto numerico, la feccia della cultura locale, quella della manovalanza della malavita e quella del servilismo verso i latifondisti, quella del parassitismo verso la comunita', e' assolutamente deprecabile nel momento che ha fatto si' che i migliori semplicemente 
gettassero la spugna, e se ne andassero'. Quando si tratta di "prendere atto dell'inevitabile", di un "rapporto di forze insostenibile", oppure si tratta semplicemente di vigliaccheria di chi non vuole farsi carico dell'impegno 
per forzare un cambiamento positivo nella sua comunita' ? Quando l'emigrazione e' pura necessita' di sopravvivenza e quando invece e' vigliacca fuga ed abbandono delle proprie origini ? 
Tante domande, tutte diverse, per individuo, momento storico e situazione della comunita'. L'unica certezza e' che le parole "Il nostro popolo" serve solo a pilotare insieme un mucchio di luoghi comuni, per la maggior parte profondamente manipolatori del pensiero politico e culturale. 

Questa e' la classica chiusura polemica <<  non  andavano in paesi con una disoccupazione al di sopra del 10%, in  Economie in recessione o con picchi di disoccupazione giovanile al di sopra del 40%. >>, che nel mentre vuole forzare una sua tesi, rigetta a priori ogni possibilita' di discussione con la controparte: insomma quasi uno slogan (peraltro rischioso nel momento che cita cifre che possono essere discutibili, in un senso o nell'altro, o cambiare rapidamente nel tempo).

2. I nostri emigranti andavano negli Stati Uniti, in Belgio, in Australia con passaporti e con mezzi LEGALI, non con barconi o motoscafi PAGATI DALL'EUROPA PER DISINTEGRARE IL NOSTRO PAESE E COMPRARLO A DUE SOLDI!

qui l'autore   è ignorante  perchè ignora  oppure mente   sapendo di mentire  . Perchè  1)  i  vari  domini  dell'Italia  preunitaria e poi  l'italia (  fino al  fascismo  )  emettevano  visti e documenti  regolari  per  poter  partire  . E  quindi  quella  che  chiama  clandestina  \ senza  documenti era  dovuta  :  a casi  di corruzione per  avere  i visti   se  te lo potevi permettere .,  fuga   quando  c'era  il divieto  per motivi politici  o divieto  , sotto il fascismo d'espatrio  . 2) Ed  è il caso  di   secondo mosca...@gmail.com  << Ti rispondo con la storia di mio nonno emigrato clandestino a New York ? Dal 1920 al '39 ? Fuggì dal lager di Ellis Island  a nuoto per non esser rimpatriato, rischiando di esser divorato dai pescecani... Non so come visse i primi tempi, ma se non ci fossero state le mense gratuite  sarebbe certo morto di stenti. I nostri emigrati certo in maggioranza lavoravano onestamente , ma Lucky Luciano ? La mafia ? Il proibizionismo?   Mio nonno, istriano, era stato soldato austriaco mandato sul fronte russo dove dopo la rivoluzione del '17 cessarono i combattimenti . Tornato a casa alla fine della guerra venne fatto prigioniero dagli italiani perchè "nemico e bolscevico" , assieme ai 250.000 italiani - triestini, istriani e dalmati - che avevano fatto la guerra come sudditi austriaci. Solamente con Roosvelt ebbe lavoro >>
  e  ce  ne potrebbero   essere  altre     di storie   simili   se   andiamo  a cercare   negli archivi   dei paesi   dove  ci fu  l'immigrazione italiana  o  sentiamo   le storie  dei discendenti  ( perchè noi tutti  \e   abbiamo avuto , sottoscritto compreso  ,   avi  immigrarono    anche  temporaneamente  , o parenti  acquisiti  indiretti  ( lo zio paterno e la sua   famiglia  che si fece li   ed  i relativi  nipoti   del marito  di mia zia    che stanno negli Usa  ) . Ulteriori  news   sugli italiani clandestini    sono i  link  forniti  sempre  da  peter schlemih da   Italiani clandestini:
3) L'ottima risposta  di  Roberto Deboni DMIsr  <<   io non avrei saputo rispondere meglio   non con barconi o motoscafi I barconi, o i piu' costosi e lussuosi motoscafi (qualcuno ha notizia del loro uso ?) sono esclusi per una ragione pratica. Non mi risulta che si possa ragionevolmente pensare di attraversare l'Atlantico o l'Oceano Pacifico con tali mezzi. E non mi risulta che siano piu' convenienti di altri mezzi per arrivare in Belgio. 

La menzione dei "motoscafi" (uno strumento "lussuoso" o almeno "costoso") poi fa chiaramente intendere intenzione spregiative, anche se non e' chiaro verso chi ... Nota: un motoscafo puo' richiedere, a parita' di carica, un consumo di carburante, ben oltre dieci volte le alternative.  PAGATI DALL'EUROPA PER DISINTEGRARE IL NOSTRO PAESE E > COMPRARLO A DUE SOLDI! 

Mi risulta che il viaggio sui barconi e' abbondantemente pagato dagli stessi migranti e non dall'Europa. Peccato 

che il beneficiaria sia la malavita organizzata ed i politici ad essa legata. Come gia' proposto numerose volte, di fronte a questa realta', che la battuta appena fatta vuole mascherare (per quale oscura ragione, per quale progetto ?), si afferma la logica di vendere ai migranti visti transitori (90 giorni ?) a prezzi competitivi 
a quelli degli scafisti. Almeno in questo modo le nazioni ospitanti raccoglierebbero le risorse necessarie per poi 
eseguire veramente le espulsioni scaduti i 90 giorni oltre ad affrontare l'accoglienza per il periodo citato, e 
rafforzare i servizi di polizia del territorio. Insomma, immaginate una situazione in cui lo stesso numero di migranti che arriva oggi, arriva regolarmente via traghetto, senza impegno della marina militare (avete idea di quanto carburante consuma uno di quei mezzi, specie i piu' grossi, quando si impegna a tutta forza per un soccorso ? ma questo popolo di marinai e' cosi' ignorante ?), con la massima efficienza economica, senza rischiare la vita di nessuno, in modo programmato, e, cosa importante, tutti gia' identificati e registrati, incluso impronte digitali ? 
A questo punto i terroristi (i piu' stupidi o improvvisati) ed i criminali (ricercati) sarebbero gli unici a tentare di entrare in modo clandestino, e allora si' che l'opzione "fermo o sparo" avrebbe una possibile giustificazione.
In realta' oggi si ragiona con la stessa logica probizionistica verso gli stupefacenti (e questo in un paese della cultura del vino!!!) anche con l'immigrazione: e' vietato, ma si trova ad ogni angolo. Parimente, il "clandestino" non dovrebbe esserci, ma qui, anzi, ufficialmente viene pure accolto con una cifra enorme (ma al governo si rendono conto che cosa significa per la maggioranza dei cittadini 30 Euro al giorno ? Anche per i tedeschi del Hartz IV, 30 Euro al giorno equivale al paradiso). Si vuole una migrazione abusiva perche' ci guadagna la malavita organizzata, ci guadagnano i politici corrotti, ci guadagna il sistema di associazioni a delinquere 
(ma con cravatta e camicia, di persone "per bene", spesso benedetti dai reliogiosi) organizzato per consumare sovvenzioni e contributi pubblici (servizi dell'accoglienza ...), e ci ha pure una fetta la Marina Militare che cosi' 
puo' scrostare un po' di ruggine dai suoi mezzi (non importa il costo, tanto paga il cittadino, come tutto il resto, 
dalla accoglienza, ai danni materiali ed economici ed al territorio causati da questa modalita' d'emergenza di 
gestione).  >>



3. I nostri emigranti che, negli Stati Uniti, erano costretti a restare nella famosa Ellis Island per giorni, settimane ed alcuni casi mesi, NON si resero protagonisti di proteste, roghi o quant'altro, ma affrontavano quei momenti con umiltà e pacatezza.

  
Forse perche' come dice  Roberto Deboni DMIsr  <<   si trattava di migrazione controllata come quella proposta di "vendere i visti di ingresso" ai potenziali migranti clandestini ? Nel caso degli Stati Uniti, non era necessario mettere un prezzo ai visti di ingresso perche' il lungo viaggio per l'Atlantico era gia' costoso di suo, e quindi un freno che assicurava una immigrazione controllata. Forse perche' Ellis Island offriva "certezze", anche se in 

mezzo alle lungaggini della burocrazia. Certezze implicite peraltro in un paese a tratti "vuoto" ? 
Dal punto di vista di molti migranti, si puo' anche comprendere le proteste contro un sistema burocratico e di collaboratori privo di obbiettivi e logica, puramente arbitrario e prevaticatore, che tratta le persone come "merce", interessati solo ai proventi o vantaggi (politici ?) di cui sono portatori. 

O forse erano uno specchio di come percepivano la nazione ospite. Giusta, ma forte, e disposta anche a ricorrere alla durezza, se necessario. E specialmente "inflessibilmente rigorosa nell'applicare le leggi". Il "migrante" non e' stupido, capisce rapidamente quali sono le regole del gioco. Specialmente se poi viene aizzato (pagato ?). 
Vorrei che si riflettesse sui numerosi documentari o "realta' spettacolo" tipo "Airport Security ...", mi pare piu' che altro di paesi di cultura anglosassone. Cio' che forse i piu' attenti avranno notato e' il costante riferimento alla importanza di "dire il vero". Per un italiano puo' sembrare fantascienza, ma mentire nella cultura anglosassone e' molto grave, e porta, solo per questo, a sanzioni, multe anche salate o l'espulsione. 

4. I nostri emigranti lavoravano sodo.
Se erano  --  sempre  secondo Roberto Deboni DMIsr  -- principalmente alla ricerca di lavoro, la cosa appare abbastanza logica. Del resto, la prospettiva per chi emigrava negli Stati Uniti era: "o lavori, o muori" Dopotutto stiamo parlando di un secolo in cui non esisteva 

la cultura dell'assistenzialismo (tanto meno nelle ex-colonie). 
Oggi invece abbiamo tutte queste notizie (magari un po' falsificate sui beneficiari) che per ogni migrante ci sono 30 Euro al giorno che gli aspettano. Secondo voi che gente attira ? 
A proposito: i deficienti che vanno a ripetere, come un pollo, la menzogna, abilmente diffusa da chi ha interesse, che il migrante riceve direttamente in mano 30 Euro al giorno, capisce 
o non capisce che la notizia ha effetti esaltanti nei paesi da cui proviene la massa degli immigranti economici ? Se a voi dicono: versate 5000 Euro per avere poi 30 Euro al giorno per tanti anni, e siete dei parassiti, cosa fareste ?  E  vero   che   La gran parte lavorava sodo, come la gran parte degli immigrati di oggi. Ma c'erano anche: 

Bambini venduti: 
http://www.orda.it/rizzoli/stella/immagini/foto/popup/e01.htm 
Puttane  d'esportazione: 
http://www.orda.it/rizzoli/stella/immagini/foto/popup/bordello.htm 
Un numero straordinario di italiani nelle galere americane: 
http://www.orda.it/rizzoli/stella/numeri/devianza.spm 


5. Non facevano code alle mense della carità.

Secondo   peter schlemihl  << Convinced that everything is due them: "Who dispenses charity agrees in saying that many southern Italians landed here with ideas rather quirky about what will happen. Now seem to seek help with the air of one who says: - Here we are. What are you going to do for us? -. And even if he insists on as due." (Edward Alsworth, , Century Magazine, USA, vol. 87 December 1913 - Lagumina, p. 124) >>
Per  il resto    secondo Roberto Deboni DMIsr  (  non è chiaro neppure  a me )  se  Non mi e' chiaro se con questo si vuole incitare l'accoglienza  ai presunti  dei 30 Euro al giorno ... (frase boomerang ...) ... 

6. Non chiedevano elemosina.

da  https://en.wikipedia.org/wiki/Great_Depression
La chiedevano anche gli oriundi: per quale ragioni non la dovevano chiedere chi proveniva dall'Italia ? Peraltro, l'oggetto della foto evidenzia un problema tipico di questi casi: sette figli ? Ignoranza o l'unico investimento del povero: far fare la fame a tanti figli, sperando in un sostegno per la vecchiaia ? Notare: e' la logica cinica (passata?, ed ora abbiamo questi "baby boomers" versione povera che cerca uno spazio nel mondo) di svariati territori da cui arriva l'attuale migrazione in Europa. 

7. Non pretendevano assegni giornalieri.

Forse perche' sapevano in partenza che non sarebbero stati concessi.E poi  anch'io mi chiedo  come Roberto  .... : se sulle reti locali si evidenzia la propaganda di chi in Italia protesta perche' "si danno 30 Euro al giorno ad ogni migrante", cosa si dovrebbero aspettare quando sbarcano in Italia ? E cosi' abbiamo il migrante scandalizzato che presenta denuncia perche' il suo "accoglitore" si incamera la paghetta che la legge gli assegna. Vogliamo scommettere che molti oriundi dell'Italia, se negli Stati Uniti ci fossero state leggi del genere, avrebbero urlato a squarciagola per avere il loro "diritto" ? 


Per tutti gli IMBECILLI che dicono che noi siamo stati, a nostro tempo, immigrati, nella foto potete vedere degli emigranti Italiani. Non si lamentano del cibo. Non hanno un Iphone in tasca per cui lamentarsi dell’assenza del Wifi.
...ma che poi di invasione non si tratta perchè li andiamo a prendere noi!!! VERGOGNATEVI, GOVERNANTI .


E' una foto di alcune persone. Punto. E rappresenta solo le persone rappresentate. E rappresenta persone che agiscono nel contesto in cui si trovano. Con gli spazi che gli sono permessi. E generalizzare e' sempre nella maggior  parte  dei casi   l'anticamera delle dittature. questo poi e' il massimo della idiozia. Citare tecnologia 
inesistente nel periodo storico e' rischioso, perche' la risposta potrebbe essere: "Se l'Iphone esisteva, con la rete, gli italiani l'avrebbero usata estensivamente perche' ad Ellis Island sarebbe funzionata impeccabilmente."
...ma che poi di invasione non si tratta perchè li andiamo a prendere noi!! Falso. Punto. Andare a prenderli significa: - mani un traghetto al porto (ad esepio libico) - li fai imbarcare 
- porti il traghetto al porto (ad esempio a Livorno) - li fai sbarcare [Perche' ad esempio, a Livorno ? Perche' costa meno farli viaggiare per navi, oltre ad essere piu' facile il contenimento, idioti!] 
Quando invece abbiamo un barcone che affonda (o autoaffondato) e li ripeschiamo i ragionamenti si fanno ben piu' complicati e specialmente scivolosi. 
Immaginate questo scenario: translantico battente bandiera italiana che sta affondando, circondato da navi (non carrette!) di vari paesi "non OCSE" (tanto per chiarire), che stanno a guardare, con la folla sulle tolde che guarda, magari incitando gli squali ... ? 
Se passase una certa logica espressa dai piu' stolti, potrebbe essere uno scenario di un futuro alternativo non tanto assurdo. E l'Italia, notare, sta scivolando sempre piu' indietro nella classifica delle potenze economiche. Anzi, oggi "potenza economica" non calza molto per quello che e' l'Italia reale ( una nazione di cartone ...). 


26.5.15

24 maggio 1915-24 maggio 2015 l'inizio delle ostilità non fu attacco militare ma semplice scaramuccia fra guardie di confine tra le due nazioni ?


Come  sempre  accade  per  tutte  le celebrazioni d'anniversari     ci sono  miti   che resistono   anche  se    sono  da recenti studi   e    acquisizione   di documenti  rimessi  indiscussione. Ed  è il caso  di  quando   , il  nella  notte  fra  il 23-24  maggio del  1915   l'Italia segno'  la  sua  entrata  nella carneficina  che  fu  la  grande  guerra  .Tutti credono  che Dal Forte Verena, sull'altopiano di Asiago, parte un primo colpo di cannone verso le fortezze austriache situate sulla Piana di Vezzena: che fu questo   per  l'Italia inizia ufficialmente le operazioni militari nella prima guerra mondiale.  E   primo soldato Regio esercito a essere  ucciso da una pallottola dell’esercito austro-ungarico fu l’udinese Riccardo Giusto. All’alba del 24 maggio 1915, nella zona del monte Colovrat,il proiettile sparato da un gendarme imperiale rimbalzò sulla vanga fissata allo zaino di Giusto e gli trafisse la nuca. Quasi contemporaneamente dal forte Verena, a  nord ovest di Asiago, partiva il primo colpo di cannone di una batteria italiana. Ma oggi,sebbene si sia soliti abbinare alla mezzanotte del 24 maggio l’inizio delle ostilità,  sappiamo con certezza che il primo colpo fu sparato due ore prima. A farlo – nonostante l’ordine perentorio di non sparare prima della mezzanotte – furono due militari della Guardia di Finanza sul torrente Judrio, non lontano da Gorizia, contro una pattuglia di austriaci che volevano minare un ponte.A  Darne notizia  è  la bellissima  e  ben fatta  puntata  della trasmissione rai  "  il tempo e  la storia  "    del 2\5\2015 



Una puntata realizzata in collaborazione con la Guardia di Finanza che ha reso possibile, per la prima volta, la ricostruzione filmata dell’episodio con soldati equipaggiati con divise e armi originali dell’epoca.
Ospite di Massimo Bernardini, il professor George Meyr che ripercorre l’accavallarsi degli eventi politici e diplomatici che portarono appunto a quel fatidico primo colpo di fucile sparato dai nostri soldati nella grande guerra. Un evento, in sé, quasi insignificante se paragonato all’immane tragedia del primo conflitto mondiale, ma dal valore altamente simbolico per la storia militare del regio esercito italiano.

24.9.13

esiste realmente il biologico ?

  da  D  di repubblica  della scorsa settimana n  858


 Quel che è certo è che va alla grande,nella piccola e nella grande distribuzione.
Quello che fino a pochi anni fa era una nicchia di consumo adesso vale, solo per il cibo e solo in
Italia, 3,1 miliardi di euro, in crescita ininterrotta da un decennio.L’angolo dei prodotti biologici c’è
perfino nei discount, e molte catene hanno intere linee di prodotti derivati da un’agricoltura più sostenibile che non fa ricorso a sostanze chimiche. I prezzi continuano a essere più alti, ma il biologico è un “marchio” che vende,
anche in tempi di crisi. D'altronde, non saremmo un po’ tutti d’accordo che la salute viene prima di tutto? L’associazione è quasi scontata, biologico uguale più sano. Ma anche più gustoso, più ecologico, più naturale. Non sempre,però, le idee che popolano l’immaginario collettivo corrispondono alla realtà. Proviamo a verificare con gli esperti, a partire da alcune delle convinzioni più diffuse.

I cibi biologici sono più nutrienti?
Dalla letteratura scientifica emerge che alcune differenze  di qualità tra prodotti biologici e “convenzionali” ci sono. A volte a vantaggio del “bio”, ma anche a svantaggio », spiega Flavio Paoletti, ricercatore presso l’ex Inran, istituto oggi accorpato al Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura), che ha curato un studio degli articoli scientifici sull'argomento pubblicati dal 2005 al 2011, dal titolo La qualità nutrizionale dei prodotti dell’agricoltura biologica. «Il metodo di coltivazione può influenzare alcuni aspetti della qualità dei prodotti, ma contano anche altri fattori, che anzi spesso hanno un’influenza maggiore, come le caratteristiche genetiche della specie coltivata, le condizioni climatiche, l’esposizione alla luce, la qualità del suolo».
I prodotti biologici sono più salutari?
«Risultano meno contaminati da residui di pesticidi di sintesi, visto che la normativa ne impedisce l’uso», spiega Paoletti, «ma anche nella quasi totalità dei prodotti convenzionali non ce ne sono, o rientrano nei limiti di legge, anche se si discute da tempo della tossicità determinata dall'effetto combinato di più sostanze presenti contemporaneamente». Interrogando invece un esperto nella
prevenzione dei tumori emerge un altro distinguo: «Più che badare unicamente al biologico, bisogna fare attenzione a quello che si mangia», spiega Franco Berrino, oncologo e consulente della direzione scientifica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. «Fa male fondare la propria alimentazione su troppi prodotti animali o su quelli molto raffinati, come accade per zucchero e farine. Non importa niente che la farina 00 sia biologica, i pesticidi non ci sarebbero comunque perché, semmai, vengono
eliminati insieme alla crusca e al germe di grano nel processo di raffinazione. Lo stesso discorso si può fare per lo zucchero. Oggi l’industria del biologico produce cibi altamente processati di qualsiasi tipo, ma è inutile stare a discutere se le merendine meglio prenderle bio oppure no, il problema è la merendina in sé. Forse il biologico ha più senso per l’ecologia che per la salute, dove finora non ci sono molte evidenze di una maggiore sicurezza. Certo, si può scegliere di attenersi al principio di precauzione, ma la regola dovrebbe essere comunque quella di acquistare cibi, e non alimenti trasformati», conclude Berrino.
Nel biologico non si usano mai pesticidi?
«In realtà anche nelle produzioni biologiche c’è la necessità di usare agrofarmaci», obietta Antonio Pascale, scrittore e saggista, agronomo impiegato al Ministero delle politiche agricole e forestali nonché autore di un libro che parla proprio di agricoltura, Pane e pace. Il cibo, il progresso,il sapere nostalgico (Chiarelettere). «Nelle colture biologiche si usano antiparassitari e agrofarmaci quali il rame, il rotenone, o i piretroidi, definiti “non di sintesi” perché ricavati da elementi presenti in natura. Prendiamo per esempio il rame, che è un buon fungicida, ma in agricoltura non viene certo usato allo stato naturale, piazzando un pezzo di metallo nel campo. Cioè si usa anche in questo caso un prodotto chimico, a base di rame, tant'è che l’industria chimica vende agrofarmaci sia ai produttori che fanno biologico sia a quelli che fanno convenzionale.
Inoltre nel biologico spesso si usano maggiori quantità degli agrofarmaci consentiti: per esempio il rame è facilmente dilavabile, scivola via con  le piogge e quindi va dato più spesso; ma è comunque un metallo pesante che finisce nel terreno, dove poi si accumula procurando danni alla micro fauna. I vari insetticidi che vanno sotto il nome di rotenone sono abbastanza pericolosi, non agiscono in modo mirato e colpiscono qualsiasi organismo presente nell'ambiente circostante, comprese le api.
Un’altra classe di insetticidi usati nell'agricoltura biologica  è tratta dal bacillus thurigiensis, batterio che produce una tossina attiva per tre ordini di insetti: i lepidotteri,cioè le farfalle, i coleotteri, per esempio le coccinelle, e i ditteri, cioè le mosche. Il problema è che va vaporizzato sulle piante, quindi può finire facilmente nell'ambiente circostante o nei campi vicini e si accumula nel terreno,«La vera differenza dovrebbe essere fatta tra cibi processati e prodotti più semplici, meglio se meno ricchi di proteine animali», dice l’oncologo .  finendo per uccidere anche gli insetti utili, come le coccinelle. Per questo negli anni Ottanta i ricercatori hanno  cercato di mettere a punto piante che producessero da 
sole il batterio, in modo che fosse tossico solo per i predatori che mangiano la pianta. Ma sappiamo che c’è una totale e incondizionata opposizione dei produttori del biologico agli Ogm, nati in un certo senso come una sorta  di integrazione al biologico. In realtà gli intenti di questo metodo di produzione sono del tutto condivisibili: è giusto cercare di abbassare il più possibile l’uso delle sostanze nelle coltivazioni, ma è sbagliato il metodo, l’idea che il buono è solo quello del passato e che si debba sempre guardare indietro. In realtà il vero biologico è tecnologico, nel senso che i mezzi nuovi, più all’avanguardia, offrono vantaggi proprio nella direzione auspicata da chi crede nel biologico». 
La frutta bio è sempre più brutta?

«Non è sempre vero, anche se è più facile che possa presentare dei difetti. La frutta bio che troviamo nei supermercati non è certo più brutta di quella convenzionale, ma è stata selezionata per rispondere agli standard fissati dalla grande distribuzione. Bisognerebbe vedere quant'è lo scarto a cui è stato costretto il produttore bio, e quanto di quella produzione “imperfetta” gli viene comunque pagato dall’industria di trasformazione e quanto sia invece costretto a rivendere a un prezzo più basso, rimettendoci», osserva Paoletti.
 Il pesce biologico è pescato?
Il biologico vanta spesso l’associazione con il naturale, ma nel caso dei pesci che vivono sereni nel mare non si può usare la definizione di “biologico”, perché non se ne può in alcun modo controllare l’esposizione a eventuali sostanze inquinanti presenti nelle acque. «Si può definire il pesce pescato in mare aperto come selvatico, ma non bio. Per essere definito biologico deve essere allevato con un metodo di acquacoltura per il quale esiste una normativa specifica e appositi disciplinari di produzione», specifica Paoletti.
I prodotti biologici sono più gustosi?
Che siano più buoni è un argomento molto usato da produttori e sostenitori del biologico, e in definitiva è quello che gli stessi consumatori si aspettano. Partiva da queste  premesse il progetto Ecropolis, un’indagine europea curata per la parte italiana dall'Università di Bologna, che ha analizzato la qualità sensoriale dei prodotti biologici o convenzionali. «Dai risultati ottenuti non si può dire che i due tipi di produzione abbiano sapori diversi o uno dei due sia in generale più gustoso», spiega Tullia Gallina Toschi, tra i curatori dello studio e docente di Analisi degli alimenti del dipartimento di scienze e tecnologie agroalimentari dell’Alma mater. «Per contribuire al sapore sono 
risultate più rilevanti altre variabili, come il clima o il tipo di lavorazione. Inoltre, il gusto è determinato da fattori culturali e dalla familiarità con certi sapori, e la preferenza non è stata sempre accordata allo stesso prodotto in tutti i Paesi». 
Negli allevamenti bio non si usano antibiotici?
I regolamenti europei consentono l’uso di alcuni trattamenti della medicina convenzionale, e in caso di malattia anche per la zootecnia biologica si possono usare antibiotici, al contrario di quanto consentito negli Usa. «Alla base di questa idea c’è un’impostazione ideologica diversa: in Europa prevale l’intento di salvaguardare sempre il benessere degli animali, mentre negli Stati Uniti la priorità è il consumatore», spiega Andrea Martini, docente di zootecnia speciale alla Facoltà di agraria di Firenze. Negli Stati Uniti, nel caso il cui il trattamento antibiotico sia 
necessario, i capi vanno eliminati dall’allevamento biologico e trasferiti a uno convenzionale. Anche in Europa ci  sono però dei limiti: se i trattamenti antibiotici sono più di tre in un anno, gli animali devono essere sottoposti a una sorta di processo di “riconversione”». 
Una maglietta di cotone organico è bio?
In realtà, tutto dipende dal tipo di certificazione che il capo riporta in etichetta. I regolamenti europei dedicati riguardano solo il settore alimentare, «nel mondo del tessile si usano certificazioni che rispondono a norme stabilite da enti privati», spiega Paolo Foglia dell’Icea, l’Istituto per la certificazione etica e ambientale. «Le certificazioni principali sono due. Innanzitutto la Global Organic Textile Standard, la quale prevede a sua volta due classi di prodotti: una con contenuto minimo di fibra bio sopra al 95% e l’altra sopra il 70%. E poi la Organic Content, che certifica come bio un capo con una presenza di più del 5% di fibra coltivata con metodi naturali». Molto poco, dunque. «Questa certificazione fa capo alla Textile Exchange, organizzazione che raggruppa i grandi marchi dello sport e le multinazionali della moda low cost, e, al contrario dell’altra, non tiene in considerazione né premia nessun altro aspetto ambientale o sociale». 
I cosmetici a marchio bio sono tutti naturali? 
«Anche per i cosmetici non c’è una normativa specifica, e in effetti l’industria della bellezza, come anche quella dei detergenti, è un po’ il regno degli eco-furbi: purtroppo, ce ne sono tantissimi», osserva Fabrizio Zago, chimico industriale esperto di cosmesi e autore del sito biodizionario.it che 
offre una mappatura dell’origine dei principali ingredienti usati nei cosmetici e nei prodotti per l’igiene. «Un trucco classico del marketing è quello di esaltare il concetto di naturale, come se in natura non ci fossero pericoli né sostanze tossiche per gli esseri umani. Un esempio tipico in ambito di cosmesi “bio” è di sostituire i profumi con oli essenziali, che però hanno alte capacità reattive, e vengono assorbiti dalla pelle attraverso la quale passano al fegato, ragione per cui vanno dosati con estrema attenzione», avverte Zago. «Inoltre, per vantare diverse proprietà, spesso in un prodotto si mescolano tanti componenti, ma questo poi vuol dire che le quantità di principio attivo sono minime, ed è quindi difficile che le promesse riportate sulle confezioni possano essere mantenute: meglio scegliere prodotti con pochi ingredienti», consiglia.I prodotti bio devono per forza costare di più?
Anche per il biologico vale la regola per cui «non sempre il costo di produzione fa il prezzo finale», osserva Maurizio Canavari, docente di Economia ed estimo rurale all'Università di Bologna. «Con l’ingresso dei prodotti bio nella grande distribuzione abbiamo visto una drastica riduzione del sovrapprezzo, passato dal 150% di qualche anno fa al 10-15% di oggi». I supermercati in effetti riescono a “spalmare” meglio le voci di costo per produzione e distribuzione, «ma in effetti le aziende biologiche continuano a sostenere spese maggiori delle altre, a cominciare dai costi   di certificazione, che sono a carico dei produttori».

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