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dal mio post precedente ( vedi url sopra ) e questo articolo sembrerebbe di No
http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli del 28\2\2017
Grazie alle mail di Sara, Carla Romano e Monica Montenegro
Un Paese dove non si può nascere e neppure morire ditemi voi che Paese è. Che ti toglie il lavoro se sei incinta, perché mettere al mondo un figlio non conta – per la legge di mercato è un costo – e che una volta nato ti costringe a restare anche quando implori che ti lascino andare. Che ti obbliga a espatriare per adottare o fare un figlio – se sei una persona sola, se hai un compagno del tuo sesso – per trovare lavoro, infine per morire. Ditemi voi se non “dobbiamo scappare dall’Italia incivile”, mi scrive Carla Romano, medico. In morte di Dj Fabo, che per andarsene con dignità ha dovuto farlo oltre i confini della patria, ho ricevuto moltissime lettere: soprattutto di ragazzi. Sotto i trent’anni, quasi tutti. I ragazzi che spesso non vanno a votare, perché in questo sistema politico non trovano rappresentanza, ma che poi quando lo fanno – perché riconoscono una ragione per farlo, e lo fanno – ribaltano i pronostici sempre, colgono di sorpresa i sondaggisti e i leader. Converrebbe a tutti mettere un orecchio a terra. Starli a sentire di più, i giovani uomini e donne che non da oggi, davvero da molti anni lasciano l’Italia perché in Italia non potevano progettare un futuro. E’ del 2010 il documentario (anche un libro) di Claudia Cucchiarato “Vivo Altrove”, sette anni fa, e quasi altrettanti aveva lavorato a raccogliere storie e prepararlo. Sono quindici anni almeno che la politica si arena e si inabissa nelle questioni che toccano, nella carne, la vita di tutti: il dibattito sulla legge 40, la fecondazione, quello sulle unioni civili, sulle adozioni, sul fine vita. Ma certo, siamo il Paese che ha dentro il corpo il Vaticano e che non riesce a muovere un passo di governo senza il benestare della Curia, la chiesa essendo il partito di riferimento di tanti fra gli eletti, ad ogni latitudine politica. La laicità perduta dello Stato, perduta con insensatezza: perché i cattolici, fra la gente, sono oltre quel perimetro da molto tempo. Anni che hanno cambiato le coscienze di tutti. E’ del 2004 “Mare dentro”, forse uno dei più bei film sull’eutanasia, una storia vera. Eluana Englaro è stata liberata dalla sua prigione nel 2009, abbiamo ancora nelle orecchie gli strepiti della politica, negli occhi l’assedio alla clinica. Tre anni dopo, nel 2012 Marco Bellocchio ha dedicato a quella storia un film, “Bella addormentata”. Sono trascorsi altri cinque anni, ancora niente. Nessuno si azzarda, problemi di consenso: senza capire che è l’inerzia a estinguere il consenso. Poi mi scrivono Carla, licenziata mentre era incinta, e Sara, anche lei medico, che in gravidanza voleva fare il turno di notte per stare di giorno con l’altro figlio e ha dovuto appellarsi contro la norma che dice “non si può obbligare una donna in gravidanza ai turni di notte perché se è così allora non è neppure obbligatorio non farlo, quel turno, se una lo sceglie. O no?”. Il tema è sempre la scelta: non essere obbligati a, essere liberi di. La ragazza nella foto è Monica Montenegro, 28 anni, di Monopoli. Si è laureata alla Bocconi, ha mandato 7890 curricola: solo un’azienda le ha risposto, polacca. Ma lei non vuole andare in Polonia, o meglio: non vorrebbe. Preferirebbe l’Italia, se fosse un posto dove si può liberamente nascere, restare, morire. Un posto dove poter ridere ancora, ogni tanto, come nella foto.
infatti
Fabo, Salvini e quei mille emendamenti dei leghisti sul fine vita
continua su http://www.giornalettismo.com/archives/2206784/fabo-salvini-emendamenti-lega-nord-etanasia-fine-vita/
Se prima ero cosi come Bobo di Sergio Staino in " Bobo novecento "