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10.5.22

come non abbassarsi allo stesso livello degli haters - odiatori la storia di Valentina Palli sindaca di Russi che diventa amica del suo odiatore , ed altre storie di pace

 


RAVENNA 
Dopo mesi in cui veniva ricoperta di insulti al telefono si è presentata a casa sua: "Qual è il problema?". Hanno fatto pace con una brioche. Una storia singolare raccontata in un post su Facebook dalla sindaca di Russi Valentina Palli. (  foto a destra  ) Da quando è stata eletta, con una lista civica legata al centrosinistra, il signor Renato, 90 anni, ha cominciato a tempestarla di telefonate (con offese): decine e decine di chiamate per mesi in Comune, a lei, alla sua segretaria e ai collaboratori, alla Provincia, proprietaria della strada. Il motivo? Il traffico, i camion
che passavano davanti a casa. "Non mi lasciano riposare", la lamentela. "Determinato, caparbio, testone finanche. Perennemente arrabbiato - scrive la prima cittadina del Comune nel Ravennate - Il suo problema era il traffico pesante davanti a casa sua, a suo avviso cresciuto esponenzialmente, tanto che non lo lasciava più riposare. E allora si attaccava al telefono proferendo insulti a tutti. Gli insulti di Renato sono stati, per mesi, una sorta di ricorrenza quotidiana per i malcapitati che rispondevano alle telefonate". Così la sindaca ha deciso di reagire.  "In un giorno di sole - racconta - senza avvisarlo, mi sono presentata a casa sua. Sono stata lì un’oretta, un tempo di chiacchiere, di storia della sua vita e della sua famiglia. Di vicinanza umana.  Abbiamo parlato anche un po’ della strada ma in effetti nel nostro tempo insieme quello fu un tema del tutto residuale.  Da quel giorno, le sue telefonate sono cambiate. Il rumore della strada deve essere cessato perché non lo ha mai più citato". Poi Renato ha preso il Covid ed è stato ricoverato. "Dall’ospedale, visto che è solo, chiamava noi e noi abbiamo fatto altrettanto con lui, chiamandolo al telefono e chiedendo ai medici come stesse, per assicurarci che non si sentisse solo (all’ospedale ci era vietato andare…) e così Renato è tornato a casa. Come dice lui: “alla mia età sono anche tornato!” e si è commosso al telefono quando lo ho chiamato per dargli il bentornato". Il lieto fine? "Adesso, ogni tanto, mi fisso (da sola e senza avvisarlo) un appuntamento in agenda. Gli porto una brioche (che non mangia) e lo passo a salutare - conclude Valentina Palli - La strada deve essere diventata nel frattanto tranquillissima perché non ne abbiamo mai più parlato". In compenso quelle visite sono diventate un appuntamento fisso: brioche con Renato.


  sempre  in  ambito di pace    e di coesistenza  \  convivenza    ci  sono   queste  due  storie    soprattutto la  prima 

Dall’Italia a San Pietroburgo in bicicletta, il messaggio di Monokov contro la guerra




Daniil, in arte Monokov, è un ragazzo russo di 18 anni che vive in Italia dal 2009. Da oltre sessanta giorni sta viaggiando per l’Europa, a bordo della sua bicicletta, partendo da San Ginesio, un comune in provincia di Macerata, nelle Marche. Il suo obiettivo è diffondere un messaggio contro la guerra e contro la Russofobia nel continente. Al momento si trova in Polonia, dove i suoi canali social sono diventati virali, ma ha già percorso circa 3 mila chilometri e attraversato 9 Paesi, con la speranza di arrivare fino a San Pietroburgo. Nei video e nelle foto che pubblica, spesso Monokov mostra una bandiera che porta i colori bianco blu bianco. “È la bandiera dei russi che sono contro la guerra”, ha spiegato Monokov, aggiungendo che i colori sono stati scelti prendendo la bandiera russa e togliendo il colore rosso, che “simboleggia il sangue della guerra”, motivo per cui è stato sostituito con il bianco. Durante il suo percorso, Daniil ha avuto modo di confrontarsi con diverse persone, anche con profughi ucraini. Daniil vuole veicolare un messaggio di pace, senza schierarsi politicamente “non voglio parlare di politica, sono neutrale”.
                                di
 Tommaso Bertini   


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Lugansk, 15enne ferita guida un'auto sotto i bombardamenti e porta in salvo 4 persone: l'intervista

"Mi sono trovata sotto un bombardamento a Popasna, nella regione di Lugansk. Eravamo in macchina quando all'improvviso i russi hanno iniziato a sparare". 
Liza, 15 anni, si trovava in compagnia di quattro persone in quel momento, tutti suoi compagni di viaggio. Il guidatore è stato ferito da alcune scheggie così la ragazza ha preso la situazione in mano
Lugansk, 15enne ferita guida un'auto sotto i bombardamenti e porta in salvo 4 persone: l'intervista

"Mi sono trovata sotto un bombardamento a Popasna, nella regione di Lugansk. Eravamo in macchina quando all'improvviso i russi hanno iniziato a sparare". Liza, 15 anni, si trovava in compagnia di quattro persone in quel momento, tutti suoi compagni di viaggio. Il guidatore è stato ferito da alcune scheggie così la ragazza ha preso la situazione in mano e ha portato tutti in salvo a Bakhmut, città dell'Ucraina orientale. A raccontare la sua storia è stato il canale "Ucraina-24", che ha raccolto la testimonianza della ragazza mentre questa veniva trasferita in ospedale in ambulanza. L'intervista è stata rilanciata anche dall'ex ambasciatore ucraino in Italia, Dimitri Volovnykiv. . e ha portato tutti in salvo a Bakhmut, città dell'Ucraina orientale. A raccontare la sua storia è stato il canale "Ucraina-24", che ha raccolto la testimonianza della ragazza mentre questa veniva trasferita in ospedale in ambulanza. L'intervista è stata rilanciata anche dall'ex ambasciatore ucraino in Italia, Dimitri Volovnykiv. .
 



6.12.21

Lei è Samia.

GLI INVISIBILI  (   https://storiedeglialtri.it/serie/immigrati/ 
Erano fieri della loro vita, della loro famiglia, dell’educazione ricevuta e della posizione nella società. Hanno perso tutto, sono diventati rifugiati ,  quando   riescono  ad  arrivare  vivi.  


Lei è Samia. Nasce a Mogadiscio, in Somalia, nel 1991. È la più piccola di 6 fratelli. Il padre è fruttivendolo. Il suo paese è in guerra. Samia è una bambina gracile, ma ha due gambe agili. Corre, si allena. Sogna. Ha 10 anni. Partecipa a una gara tra ragazzi più grandi. Il papà le regala una fascia di spugna. Vai, corri, figlia mia. Senza paura. Samia corre, e arriva prima. È il 2008. Samia si sente pronta,
si iscrive ai campionati africani di atletica leggera. Fa i 100 metri, arriva ultima, ma viene convocata per
le olimpiadi di Pechino. Potrà rappresentare il suo paese. È un grande onore. Mancano sei mesi alle gare, Samia dovrà lavorare sodo, sputare sangue. Sa che non ha molte possibilità, ma ci prova. Si allena tutti i giorni, da sola. Corre senza velo. Ma è pericoloso. Esce di casa, la fermano ai posti di blocco. La minacciano. Se non la smetti, ti scanniamo. Samia non si ferma, si allena di notte, di nascosto. È il 19 agosto. Olimpiadi di Pechino. Samia è ai blocchi di partenza dei 200 metri. Guarda le altre. Sono allenate, muscolose, indossano tute sgargianti. Lei è magrissima, porta una maglietta bianca e dei fuseaux neri sotto il ginocchio. Sulla testa, la fascia che le aveva regalato il suo papà. Le scarpe gliele hanno date le atlete del Sudan. Samia è un fascio di nervi. Aspetta il segnale, via! Fa uno sforzo enorme, tira più che può, le altre le sfrecciano a fianco, tagliano il traguardo, lei sta ancora facendo la curva. È ultima. Il pubblico la applaude. Samia piange. È felice. Torna a Mogadiscio. Nessuno ha seguito la sua gara. Non importa, si rifarà alle olimpiadi di Londra. Mancano 4 anni. Deve solo trovare un allenatore. Può farcela. Intanto riceve nuove minacce. Deve nascondersi, lì non può più stare. Si mette in viaggio. Nairobi, Etiopia, Sudan, Libia. È il 2012. Samia ha 21 anni. Si imbarca su un gommone. La sorella è a Londra, la aspetta. Il suo gommone va in avaria. Affonda. Samia si getta in mare. Allunga una mano fuori dall’acqua. Non la afferra nessuno. Samia Yusuf Omar annega a largo di Lampedusa.

19.9.21

Aiuta i migranti: criminale

 

Aiuta i migranti: criminale

FOTO LAPRESSE
Da quale parte La polizia italiana al confine di Claviere presidia i respingimenti di migranti della Francia

VAL SUSA MANDATO DI CATTURA PER IL “GIGANTE” NO TAV

Èdavvero un concentrato unico di generosità e testardaggine montagnina, la Val di Susa. Dove una comunità popolare forgiatasi nella Resistenza antifascista, rigenerata dalla decennale vertenza contro un’alta Velocità inutile e nociva, non ha voluto disertare neppure l’i mpegno del sostegno logistico ai migranti che tentano di espatriare in Francia. Ne hanno viste di tutti i colori, lassù, additati come il covo della sovversione italiana, ma certo non si aspettavano venisse raggiunto da mandato di cattura internazionale uno dei personaggi più conosciuti e amati della valle: Emilio Scalzo, 66 anni vissuti intensamente fra la Sicilia delle origini e le vette alpine piemontesi.

La Francia ne chiede l’estradizione accusandolo di aver partecipato a scontri con la Gendarmerie alla frontiera di Claviere, durante una protesta contro la vera e propria caccia ai migranti dispiegata oltre confine. Mercoledì scorso tre auto dei carabinieri si sono appostate a Bussoleno per catturarlo appena uscito di casa, quasi si trattasse di un elemento pericoloso. Forse perché intimorite dalla fama di atleta che contraddistingue questo gigante buono, portiere di calcio e pugile dilettante, di mestiere pescivendolo e per vocazione militante No Tav. Di certo ignoravano la sua storia di vita raccontata da Chiara Sasso nel bel libro A testa alta ( Intra Moenia), l’impegno a non lasciarsi risucchiare nella malavita com’è successo ad alcuni dei suoi otto fratelli, senza però mai abbandonarli. In carcere prima di lui era finita a 73 anni Nicoletta Dosio, autrice della post- fazione del volume. Per fare l’en plein mancherebbe solo che arrestino pure il magistrato Livio Pepino, già membro del Csm, oggi impegnato nel Gruppo Abele, che firma la prefazione del volume.

Fatto sta che Emilio Scalzo attende rinchiuso in cella alle Vallette di Torino l’udienza di mercoledì 29 settembre in cui una Corte d’appello esaminerà la richiesta di estradizione avanzata da Parigi. Per scongiurarla, i difensori faranno presente che a ottobre Scalzo dovrà rispondere di fronte alla giustizia italiana di alcuni reati minori, come il taglio delle reti di un cantiere Tav. Così funziona da queste parti: si ritrovano in veste di pregiudicati insegnanti, negozianti, contadini che non mollano la presa.

I compaesani di Emilio Scalzo stasera daranno vita a una fiaccolata a Bussoleno. Loro ricordano la volta in cui tornò a casa scalzo perché aveva regalato le scarpe a un migrante che doveva traversare i boschi innevati d’inverno. Mal sopportano l’ipocrisia di un’opinione pubblica che si commuove per il dramma degli afghani in cerca di salvezza, ma ignora la sorte dei due afghani precipitati giovedì scorso nel lago artificiale di Rochemolles mentre tentavano l’espatrio. Sono sbalorditi dall’ idea che il mandato di cattura internazionale possa applicarsi a un reato minore come quello di cui viene accusato Emilio, un uomo di cui possono testimoniare l’altruismo e il tragitto di vita, sempre insidiato dalla prossimità del male, ma sempre rivolto al bene.

15.6.18

COGLIERE IL PRESENTE, SFUGGIRE ALLE CONVENZIONI: 4 DESTINAZIONI PER VIAGGIARE SOLI



in sottofondo
Corduroy - Let's Play Two - Pearl Jam


La quotidianità ci rassicura, ci fa sentire protetti, ci fa guardare al domani con meno ansie. Ma a volte può rappresentare un peso, un impedimento alla propria realizzazione personale, un ostacolo alla felicità

Si può sfuggire alla routine in molti modi senza  droghe   o altrio emzzi artificiali   uno dei più efficaci - e divertenti - per vivere il presente con spirito d’avventura è viaggiare  non solo fisdicamente  : sfidare prima di tutto noi stessi e le nostre abitudini per cercare l’insolito, l’altro. Trovando mondi incredibilmente diversi da noi, paradossalmente troviamo noi stessi, lasciando alle spalle convenzioni e schemi che credevamo nostri e che invece non ci appartengono. Ma  sopratuytto accettando  di contaminarci  con l'altro   e  cercare un identità aperta   e non chiusa   Decidere una meta alla quale affidarsi è qualcosa di estremamente personale, ma tra le tante destinazioni ne abbiamo scelte tre dove inseguire i propri sogni e ritrovare una nuova libertà (anche di espressione) diventa un’avventura incredibile


Cogliere il presente, sfuggire alle convenzioni: 4 destinazioni per viaggiare soli

In Sud Africa per imparare dai ranger


 
Amanti degli animali, della natura e degli spazi aperti? Prendetevi un po’ di tempo e intraprendete l’addestramento per diventare ranger: imparate a riconoscere le impronte dei leoni, dei ghepardi, dei leopardi, dei rinoceronti e delle giraffe in Namibia. I tramonti infuocati e la voce del bush vi faranno scoprire il vostro nuovo io.





Cogliere il presente, sfuggire alle convenzioni: 4 destinazioni per viaggiare soli
Lontani da tutto, nel deserto della Bolivia, il Salar de Uyuni

 
Sognate un luogo dove dimenticarvi della tecnologia: di fronte a uno spettacolo indimenticabile preferite guardare coi vostri occhi piuttosto che attraverso la fotocamera del cellulare. Il Salar de Uyuni è tra i deserti più grandi del mondo, caratterizzato da una distesa di sale bianchissimo, formazioni rocciose e isole ricche di cactus. Incredibilmente, con una fauna quasi inesistente, qui è invece comune vedere fenicotteri rosa.








Cogliere il presente, sfuggire alle convenzioni: 4 destinazioni per viaggiare soli
Mettere a tacere le preoccupazioni sul sentiero degli Appalachi

 
Le responsabilità non vi lasciano neanche quando c’è un oceano fra voi e loro? Forse è il caso di stancare anche i vostri pensieri - oltre che i vostri piedi - con un’escursione lunga 3.500 chilometri che va dalla Georgia al Maine, negli Stati Uniti. Il continuo mutare di paesaggi, fra montagne e foreste, animali selvatici e incontri fortuiti, vi farà abbracciare il concetto che tutto cambia, e va bene così.






Cogliere il presente, sfuggire alle convenzioni: 4 destinazioni per viaggiare soli



Taipei, Taiwan: perché non sempre il silenzio è d’oro


 
Riuscite a sentirvi vivi solo se siete circondati dal caos cittadino. Più cose avete da fare, più vi sentite in pace con voi stessi. Taipei, la capitale di Taiwan posta all'estremità settentrionale dell’isola, vi stupirà: tra passato e presente, qui energia e cultura si incontrano per un’esplosione di stimoli: mercatini notturni, infinite opzioni di street-food e pop-up store vi aspettano.









Questi luoghi, così diversi fra loro, hanno un comune denominatore:  un inno alla forza liberatoria dei viaggi on the road e del viaggio in sé, per entrare in contatto con il proprio io.

Scopriamo i protagonisti di questa avventura, intraprendenti e magnetici.

The Marshal

Cogliere il presente, sfuggire alle convenzioni: 4 destinazioni per viaggiare soli
La città è alle spalle, il futuro davanti a sé, per lui esiste solo il presente. Il protagonista è un uomo misterioso accarezzato dalla luce calda del tramonto che gli promette orizzonti infiniti.

Wayfarer Blaze

Cogliere il presente, sfuggire alle convenzioni: 4 destinazioni per viaggiare soli
Indipendente e forte, questa cowboy contemporanea ha solo un obiettivo in mente: essere se stessa.

Aviator Evolve

Cogliere il presente, sfuggire alle convenzioni: 4 destinazioni per viaggiare soli
Nessuna meta in particolare, l’importante è godersi il viaggio. La protagonista di questo scatto accoglie una nuova alba, un’occasione per rincorrere i propri sogni. 

Hexagonal

Cogliere il presente, sfuggire alle convenzioni: 4 destinazioni per viaggiare soli
Un cane e una chitarra come unici compagni di viaggio, il protagonista di questa immagine sceglie di affrontare la strada meno battuta, e non ha intenzione di tornare indietro.

28.2.17

Liberi di nascere, liberi di morire ? in italia sembra di no

in sottofondo  Francesco Guccini - "La tua Libertà"

vi potrebbe  interessare
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2017/02/chi-siamo-noi-per-decidere-la-vita-o-la.html

dal  mio post  precedente  ( vedi url sopra  ) e   questo articolo sembrerebbe di No

 http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli del 28\2\2017

Monica Montenegro, 28 anni, 7890 curricula inviati
Monica Montenegro, 28 anni, 7890 curricula inviati
Grazie alle mail di Sara, Carla Romano e Monica Montenegro
Un Paese dove non si può nascere e neppure morire ditemi voi che Paese è. Che ti toglie il lavoro se sei incinta, perché mettere al mondo un figlio non conta – per la legge di mercato è un costo – e che una volta nato ti costringe a restare anche quando implori che ti lascino andare. Che ti obbliga a espatriare per adottare o fare un figlio – se sei una persona sola, se hai un compagno del tuo sesso – per trovare lavoro, infine per morire. Ditemi voi se non “dobbiamo scappare dall’Italia incivile”, mi scrive Carla Romano, medico. In morte di Dj Fabo, che per andarsene con dignità ha dovuto farlo oltre i confini della patria, ho ricevuto moltissime lettere: soprattutto di ragazzi. Sotto i trent’anni, quasi tutti. I ragazzi che spesso non vanno a votare, perché in questo sistema politico non trovano rappresentanza, ma che poi quando lo fanno – perché riconoscono una ragione per farlo, e lo fanno – ribaltano i pronostici sempre, colgono di sorpresa i sondaggisti e i leader. Converrebbe a tutti mettere un orecchio a terra. Starli a sentire di più, i giovani uomini e donne che non da oggi, davvero da molti anni lasciano l’Italia perché in Italia non potevano progettare un futuro. E’ del 2010 il documentario (anche un libro) di Claudia Cucchiarato “Vivo Altrove”, sette anni fa, e quasi altrettanti aveva lavorato a raccogliere storie e prepararlo. Sono quindici anni almeno che la politica si arena e si inabissa nelle questioni che toccano, nella carne, la vita di tutti: il dibattito sulla legge 40, la fecondazione, quello sulle unioni civili, sulle adozioni, sul fine vita. Ma certo, siamo il Paese che ha dentro il corpo il Vaticano e che non riesce a muovere un passo di governo senza il benestare della Curia, la chiesa essendo il partito di riferimento di tanti fra gli eletti, ad ogni latitudine politica. La laicità perduta dello Stato, perduta con insensatezza: perché i cattolici, fra la gente, sono oltre quel perimetro da molto tempo. Anni che hanno cambiato le coscienze di tutti. E’ del 2004 “Mare dentro”, forse uno dei più bei film sull’eutanasia, una storia vera. Eluana Englaro è stata liberata dalla sua prigione nel 2009, abbiamo ancora nelle orecchie gli strepiti della politica, negli occhi l’assedio alla clinica. Tre anni dopo, nel 2012 Marco Bellocchio ha dedicato a quella storia un film, “Bella addormentata”. Sono trascorsi altri cinque anni, ancora niente. Nessuno si azzarda, problemi di consenso: senza capire che è l’inerzia a estinguere il consenso. Poi mi scrivono Carla, licenziata mentre era incinta, e Sara, anche lei medico, che in gravidanza voleva fare il turno di notte per stare di giorno con l’altro figlio e ha dovuto appellarsi contro la norma che dice “non si può obbligare una donna in gravidanza ai turni di notte perché se è così allora non è neppure obbligatorio non farlo, quel turno, se una lo sceglie. O no?”. Il tema è sempre la scelta: non essere obbligati a, essere liberi di. La ragazza nella foto è Monica Montenegro, 28 anni, di Monopoli. Si è laureata alla Bocconi, ha mandato 7890 curricola: solo un’azienda le ha risposto, polacca. Ma lei non vuole andare in Polonia, o meglio: non vorrebbe. Preferirebbe l’Italia, se fosse un posto dove si può liberamente nascere, restare, morire. Un posto dove poter ridere ancora, ogni tanto, come nella foto.

infatti  


Fabo, Salvini e quei mille emendamenti dei leghisti sul fine vita

fabo salvini emendamenti




Se prima   ero cosi  come Bobo di Sergio Staino  in " Bobo  novecento "

Ora non lo so più . Ma  Purtroppo:   la mancanza  di coraggio  ad  abbandonare  il mio paese e la mia  nazione  morenti   , il non sapere  l'inglese  ( maledetto me  che non  ho mai voluto impararlo completamente   )  e i  miei  genitori  troppo vecchi e  l'attività di famiglia da portare avanti   mi fanno  restare  .

raccontare i femminicidi \ amori criminali di oggi con quelli del passato il caso Beatrice cenci

 Per  il 25  novembre   anzichè raccontare  le  recenti   storie di femminicidio \  d'amore criminale  che   in una società sempre  più ...