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15.7.24

il caso Morgan di - francesca pili

 E ancora tanti, troppi, uomini (ominicchi — senza alcuna educazione sentimentale, affettivamente immaturi, incapaci di affrontare i propri limiti e i propri fantasmi, e di avere delle relazioni adulte, equilibrate, sane, funzionali, paritetiche, insomma: degne di essere definite tali, che dovrebbero lavorare su loro stessi, trovare l'umiltà e il coraggio di mettersi in discussione, riconoscere la dannosità e decidere di decostruire certi schemi comportamentali, spesso di genere, atavici e precostituiti, in vari casi pure farsi aiutare da professionisti, e

invece cercano di rivalersi sulle donne con le quali intrecciano o vorrebbero intrecciare dei rapporti —, ché gli uomini dovrebbero essere un'altra cosa), come Marco Castoldi, noto Morgan, pensano che le donne non appartengano solo a se stesse, non siano esseri pienamente senzienti, autodeterminati e autodeterminanti, che hanno il diritto di fare le proprie scelte, non siano libere, ma un loro possesso, un oggetto di cui disporre a piacimento, non accettano un "no" come risposta, e, se questo arriva, iniziano a perseguitarle con mille forme di abusi, dallo stalking, al revenge porn, ai ricatti e dalle minacce di rovinare loro reputazione e carriera, l'esistenza, a quelle di far loro, oltre che psicologicamente ed emotivamente, pure fisicamente del male (Morgan, con amici, parlava neanche tanto velatamente di voler per forza avere dei rapporti sessuali — «devo svuotarmi le palle» dice, che importa ciò che vuole o non vuole lei — con Angelica Schiatti, con la quale aveva avuto una breve frequentazione a singhiozzo, terminata da anni, sebbene lei certo non desiderasse la stessa cosa, sebbene lei non volesse proprio avere a che fare assolutamente nulla e in alcun modo con lui, insomma, diciamolo chiaro: parlava di volerla stuprare, e aveva pure affittato una casa vicino alla sua per poterla perseguitare meglio — una vicenda aberrante, terrificante, da pelle d'oca), rendono la loro vita impossibile, un incubo continuo, sentirsi braccate, avere costantemente paura, non sentirsi più libere di vivere, di amare, di fare ciò che vogliono, di andare dove vogliono, di frequentare chi vogliono, di essere ciò che sono, spesso perseguitano anche le persone che stanno accanto a queste donne: amici, amiche, amicə, compagni, compagne, compagnə o parenti (in questo caso, il compagno di lei, il cantautore Calcutta, e la madre).Uomini che non hanno capito, o, meglio, che non riescono ad accettare, che non intendono accettare, che una donna è libera, non è un loro possesso, che amare significa condividere un pezzo di strada, che può essere breve o lungo, durare pure una vita, con lei, ma nella piena libertà, nel pieno rispetto della persona, degli spazi, dei tempi, della volontà, delle passioni, dei desideri, nella piena fiducia; che l'amore, quello vero, è libertà, non catena, e coercizione, senso del possesso, prevaricazione, violenza, abuso, manipolazione, ricatti, minacce.L'amore non è mai limitazione della vostra né dell'altrui libertà.Se non volete che una donna, che la vostra compagna di vita, così come qualunque altra donna, sia libera, se pensate di avere il diritto di pretendere, di decidere per lei, di costringerla a qualcosa, di controllarla, di cambiare il suo modo di essere, non l'amate, non l'avete mai amata, non sapete nemmeno cosa sia l'amore. Scappate lontane anni luce da un uomo che crede che donna libera sia sinonimo di donnaccia (e che crede nel concetto stesso di donnaccia), che pensa che una donna libera sia un pericolo o una minaccia, anziché ciò che naturalmente, per sua natura è, per vostra natura siete, per nostra natura siamo, innanzitutto come esseri umani, esattamente come ogni essere umano, proprio come lui — se poi lui non è libero, ma imprigionato da se stesso, dalle sue paure, dalle insicurezze, da traumi mai voluti affrontare, la responsabilità non è certo vostra: voi potete stargli accanto, rassicurarlo, ma il percorso di liberazione di e da se stesso, nel modo utile, spetta a lui, e, se non vuole farlo, non è e non deve diventare una vostra responsabilità: andatevene, non siete la sua terapeuta; scappate lontane anni luce da un uomo che cerca di manipolarvi per farvi sentire sbagliate, indegne, colpevoli di chissà che, per convincervi che, se non gli lasciate limitare la vostra libertà, in qualsivoglia modo, non lo amate veramente, e, magari, meritate pure di essere, in qualche modo, a vari livelli, "punite". Se davvero vi ama, se vi stima, se vi rispetta, dovrebbe amare prima di tutto proprio la vostra libertà, dovrebbe trovare a dir poco meravigliosa la vostra libertà, che è ciò che vi rende, perché vi permette di esserlo, esattamente quello che siete; dovrebbe amare, stimare, rispettare la vostra autenticità, le vostre peculiarità, la vostra individualità, la vostra personalità, la vostra unicità, la vostra vita.Non può mai volervi subordinata, in alcun modo, in nessuna cosa, non può desiderare che proprio e soprattutto con lui non vi sentiate libere.Dovrebbe essere felice e orgoglioso che siate una donna libera. Dovrebbe voler condividere questa libertà con voi. Dovrebbe volere che siate libere, e felici. Dovrebbe voler essere libero, e felice, insieme a voi.Scappate lontane anni luce da uomini che vi trattano come una loro proprietà e vorrebbero spacciarvelo per amore: l'amore non è mai, mai, mai possessione. L'amore con questo schifo non c'entra nulla.E quanta gente sa, e tace, e copre uomini del genere, fino a che, spesso, non è troppo tardi (e siamo già alla violenza finale, l'ultimo atto, nient'altro che la punta di questo enorme iceberg: il femminicidio), in questa maledettissima società patriarcale, ancora così terribilmente maschilista e misogina! Siete complici!
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FORZA DI VOLONTA DEI DISABILI IL CASO DI YOUSEF ABO AMIRA CHE NATO SENZA ARTI PRATICA SPORT

  PURTROPPO HO TROVATO SOLO EWS IN INGLESE SU DI LUI E PER GIUNTA L'INTRODUZIONE DELK SUO CANALE DI YOUTUBE...