Parla la prof assente 20 anni su 24 e destituita per “totale inettitudine”: “Il mio? Un caso surreale”
La Cassazione destituisce l’insegnante di Chioggia: dava voti a caso. Lei: «Gli atti proveranno la verità» da https://www.lastampa.it/cronaca/ del 26\6\2023
LAURA BERLINGHIERI
CHIOGGIA (Venezia). Assente da scuola 20 anni sui 24 di insegnamento. E «impreparata, approssimativa e imparziale» – come denunciavano i suoi ex studenti – pure nella sola parentesi di quattro mesi trascorsa dietro la cattedra, al liceo Veronese di Chioggia (Venezia). Per questo era scattata l’ispezione ministeriale di tre giorni, chiesta dalla dirigente, conclusasi con la rimozione decisa dal Miur.
“In 10 anni non ho fatto un solo giorno d’assenza. Maturità? Diamo 90 punti alla carriera e 10 all’esame”, INTERVISTA a Roberto Moroni
Neppure un’assenza dal lavoro negli ultimi 10 anni. Una sola assenza più di 11 anni orsono. E bisogna risalire al decennio precedente per poterne contare una seconda. La prima avvenne nel 2012. Fu un giorno di permesso chiesto alla scuola per anticipare un volo verso l’America poco prima di Natale, per incontrare alcuni parenti La seconda assenza delle due fu nel 2006. Quella volta si trattò di una febbre, che lo costrinse a chiedere un giorno di malattia. Certo, ha una salute di ferro, Roberto Moroni, docente romagnolo di Economia aziendale, una salute legata al suo stile di vita: è uno sportivo, è reduce dalla vittoria di squadra al campionato nazionale di tennis da tavolo e non usa la macchina per andare al lavoro a scuola, preferendo affidare i propri kilometri quotidiani ai pedali di una bicicletta o alle scarpe da runner. Neppure gli anni del Covid sono riusciti a metterlo al tappeto. O meglio, il Covid lo ha preso, ma la scuola è stata preservata dalla sua assenza anche in quell’occasione: “Ho preso il Covid nel 2022 – ammette il prof – Ma ero appena andato in ferie…”. Sorride.
Sorride e torna serio, il professore romagnolo. C’è chi si assenta per 20 anni su 24 anni di servizio – è cronaca di questi giorni – e chi non si assenta (quasi) mai. Lui sa, in cuor proprio, che l’invidiabile stato di salute – “ma poi chissà? La salute può venir meno in qualsiasi momento, speriamo bene…” – è associata a una grande considerazione che lui ha per l’etica e per il rispetto delle regole e della funzione del lavoratore pubblico, visto che le assenze dal lavoro, certo non quelle da malattia o da altri impegni nobili e inderogabili cui chiunque nel corso dell’anno non riesce a sottrarsi, “rappresentano – sottolinea lui – una spesa per lo Stato, una perdita di risorse economiche oltre che un cattivo esempio verso i nostri studenti e anche un danno indotto dall’alternarsi di supplenti”. Lui stesso, in qualità di collaboratore del dirigente, ogni mattina provvede assieme a una collega, vicaria come lui, Silvia Paolizzi, alle sostituzioni di chi per un motivo o per l’altro non arriva in classe e a quel punto tocca cercare un supplente tra i colleghi presenti e a disposizione.
Roberto Moroni ha sessant’anni, ha una famiglia, due figli grandi. Insegna Economia aziendale presso l’Istituto Einaudi-Molari di Rimini. L’istituto, presieduto dalla Ds Daniela Massimiliani, è unico, ma ha due indirizzi: uno professionale, l’Einaudi, che ha sede a Viserba – dove è nato un grande polo scolastico nel quale convergono molti istituti riminesi. L’altro è un tecnico, il Molari, indirizzi amministrativo e grafico, con sede a Santarcangelo di Romagna, sulle colline, per un totale di 1300 alunni, compresi i 100 alunni del corso serale distribuito nei due plessi.
Professor Roberto Moroni, la sua storia stride decisamente con quella che campeggia da ieri sulle prime pagine dei giornali e che raccontano della sentenza con cui la Corte di Cassazione ha destituito dall’insegnamento un docente che in 24 anni era stato assente per un totale di 20 anni.
“Trovo corretta la sentenza della Corte di Cassazione, anche come forma di rispetto nei confronti degli insegnanti che lavorano con serietà e che, a mio parere, sono quasi la generalità della categoria”
L’ultima volta che lei si era assentato da scuola fu 11 anni orsono a ridosso delle vacanze di Natale. E’ così?
“Sì, è così. Mi ero assentato un solo giorno”
Come mai?
“Dovetti anticipare la partenza per l’America, dove poi andai in visita ad alcuni parenti”.
E bisogna risalire a quando per l’assenza precedente?
“Era stata un’assenza di un giorno, dovuta alla febbre. Risale al 2006”.
Quale materia insegna?
“Economia aziendale, una classe di concorso, la A045, che per diversi anni è stata il mio cruccio”.
Per quale motivo?
“Sono stato DOP per molti anni. Son passato di ruolo trent’anni orsono, con il concorso del 1990 e senza aver mai fatto un giorno di precariato, ma solo nel 2012 ho poi ottenuto l’assegnazione stabile nella mia scuola attuale. Ho cambiato diverse scuole. Alla fine sono arrivato nel mio Istituto professionale, l’Einaudi, qui a Rimini. Ho capito che in un professionale c’è bisogno di dare una mano come docente non solo sul piano didattico ma soprattutto come sostegno e supporto ai nostri tanti alunni. Molti ragazzini vivono grandi difficoltà. Le famiglie dei nostri studenti in genere non sono famiglie benestanti, inoltre ci sono tante problematiche sul piano sociale, sono ragazzi deboli, fragili, abbiamo molti con Dsa, e altri sono diversamente abili. Quindi, tu li vedi, li guardi e sembra siano lì lì per chiederti: mi dài una mano? Ecco, oltre che fare il mio mestiere di docente cerco di dare una mano a tutti. In questa scuola ho da tempo trovato la mia dimensione professionale”
Le famiglie sono riconoscenti?
“Sia io che l’altra collaboratrice del dirigente scolastico, Silvia Paolizzi, insegna matematica, un altro caposaldo della scuola, siamo molto informali, la nostra vicepresidenza è sempre aperta e disponibile con tutti, dagli alunni ai colleghi. Da noi c’è un clima molto collaborativo. Certo, ci sono dei casi complicati, tra gli alunni, ma sappiamo in che mondo viviamo. Sono tanti i ragazzini difficili soprattutto nei primi anni ma facciamo il nostro meglio”.
Siete stati colpiti anche voi dall’alluvione recente?
“No, fortunatamente siamo stati risparmiati”.
Torniamo alle assenze, anzi alle sue presenze. Una sola assenza per malattia e risale al 2006. Lei gode di ottima salute, non sarà perché usa solo la bicicletta per gli spostamenti lavorativi?
“Chi lo sa? Certo, faccio sei chilometri ogni giorno tra casa e scuola. Sono sportivo, ho praticato diversi sport e sono reduce dal campionato nazionale di tennis da tavolo. Con la mia squadra siamo stati promossi dalla serie D2 alla D1. Per la salute devo ringraziare qualcuno che finora mi ha fatto stare bene e mi ha consentito di fare una sola assenza. Si vede che a livello fisico non ho problemi, almeno per ora. Speriamo per il futuro”.
Nemmeno il Covid è riuscito a metterla al tappeto?
“Ci è riuscito, ci è riuscito. Ho preso pure io il Covid ma era luglio 2022, ed ero appena andato in ferie…”
Quale messaggio pensa che passerà o vorrebbe che passasse da questa intervista?
“All’interno della scuola e della pubblica Amministrazione c’è gente che lavora seriamente. All’interno della scuola la maggioranza dei lavoratori è dotata di professionalità elevatissima. E’ questo il messaggio che vorrei che passasse tra i tanti che non conoscono il mondo della scuola. E’ un mondo dove ci sono tanti professionisti coscienziosi e appassionati al proprio lavoro e che operano con grande entusiasmo. E’ un settore strategico fondamentale per lo Stato. Stiamo parlando di formazione, la scuola fa la differenza e non solo nel formare dei cervelloni ma soprattutto nel formare dei cittadini. E quando tu sei un cittadino che vuole bene al proprio Stato sei disposto a relazionarti e a discutere con gli altri e a portare avanti nuove proposte”.
Lei lo sa che ci saranno probabilmente dei colleghi insegnanti che sui social non apprezzeranno il suo non assentarsi mai da scuola? Qualcuno dirà che in questo modo lei mortifica coloro i quali si devono assentare magari per malattia. Spesso si commenta senza prima aver letto quel che ci si accinge a commentare…
“Chi si ammala ha tutti i diritti. Io, insisto, sono stato fortunato in questi vent’anni. Chi si ammala non c’entra nulla. C’è qualche mela marcia anche nelle scuole ma è un mondo compatto dove ci sono tanti insegnanti di ottimo livello”.
Ha conosciuto direttamente insegnanti assenteisti cronici?
“Purtroppo sì. Dovendo gestire ogni giorno le sostituzioni, questi casi li conosciamo, ma sono una minoranza”.
In questi giorni lei è impegnato negli esami di Stato. Su questo lei avanza una proposta. La vuole spiegare?
“Sono interno nella mia classe quinta. E’ un bene essere tornati agli esami di Stato con le prove e con i commissari esterni. Ma ho una mia idea un po’ diversa sul tema. I 100 punti ora sono distribuiti così: 40 punti sul triennio e 60 sull’esame. Io sarei per dare 90 punti alla carriera e solo 10 all’esame, un po’ come succede all’università. Novanta punti a partire però dal primo anno di scuola secondaria di secondo grado, oppure a partire dalla fine del biennio: questo responsabilizzerebbe gli alunni e le loro famiglie fin dal primo giorno di scuola e verrebbe così valorizzato l’intero percorso formativo”.
I ragazzi capirebbero?
“Secondo me i ragazzi quel che vogliono capire lo capiscono molto bene”.
Dal suo osservatorio “turistico” di Rimini può confermare le difficoltà denunciate da albergatori e imprese del settore nel trovare personale tra i giovani diplomati?
“Sì, confermo. E non succede solo nel settore turistico ma anche nel settore metalmeccanico e industriale in generale. A scuola ci arrivano messaggi di aziende che cercano personale e noi difficilmente riusciamo a soddisfare le richieste. Una volta il lavoro dovevi andarlo a cercare, ora ti arriva in casa e non ti trova. Naturalmente le imprese cercano ragazzi con un certo livello di preparazione e dunque si tratta di coloro che o hanno già trovato una collocazione lavorativa oppure hanno scelto di proseguire gli studi all’università. Comunque sta diventando un problema trovare i ragazzi”.
Magari non si trovano lavoratori perché le retribuzioni non sono ritenute adeguate e dignitose. Almeno questo si denuncia sempre più spesso da più parti.
“La verità sta come sempre nel mezzo. Spesso se offrono un lavoro ben retribuito le imprese i lavoratori li trovano, ma non è sempre così. Quelli bravi sono tutti impegnati. Poi, certo, ci sono aziende che offrono stipendi minimi e lì diventa tutto più complicato”.
Torniamo a scuola e al rapporto alunni e insegnanti. Che cosa pensa del 9 in condotta dato da un consiglio di classe agli alunni che avevano ferito con una pistola a pallini di gomma la loro professoressa?
“Sicuramente vista da fuori è una decisione discutibile, ma occorre vedere come sono andate davvero le cose durate l’anno scolastico, io non mi permetto di dare giudizi. Bisogna affidarsi solo a ciò che ha fatto la scuola, che in genere si ispira a correttezza. A livello generale il messaggio che deve passare è che la scuola deve lavorare e collaborare con il sistema nel suo complesso, cioè assieme alle famiglie, al tessuto economico, allo Stato. Non posso permettermi di esprimermi basandomi su dei pregiudizi. Siamo degli educatori, non siamo un carcere minorile. Dobbiamo prevedere delle sanzioni ma anche e soprattutto dei percorsi di recupero. Non siamo l’istituto che cura i sani, dobbiamo anzi avere una particolare attenzione ai malati”
E’ una frase di Don Milani
“Ed è un detto che abbiamo cercato di adottare anche all’interno del nostro istituto”.