I segreti delle onde della Sardegna svelati dal fotografo surfista Gli scatti di un 35enne di Oristano selezionati dalle riviste sportive più prestigiose. È il professionista con il maggior numero di pubblicazioni nel Mediterraneo
di Claudio Zoccheddu
SASSARI. L’obiettivo di un surfista è trovare l’onda perfetta per poi domarla sopra una tavola. Non è facile, ovviamente, ma loro ci provano comunque. Poi c’è qualcuno che alza l’asticella e che al sogno di gettarsi dentro al tubo - il tunnel formato dalla cresta che si chiude sull’onda - aggiunge un difficoltà: fotografarlo. Ma non per confezionare uno scatto qualsiasi, uno di quelli buoni al massimo per Instagram, piuttosto per ricavare un’immagine destinata a fare il giro del mondo.Andrea Bianchi, oristanese 35enne, ha scelto di mixare le sue due passioni, surf e fotografia, riuscendo anche a inventarsi un lavoro. Adesso è un fotografo professionista, le sue foto hanno già fatto il giro del mondo e sono state pubblicate da prestigiose riviste specializzate: «Il 28 giugno uscirà l’annuario del surf europeo – spiega Andrea – che includerà alcune delle mie foto di surf nel Mediterraneo. A dicembre dello scorso anno sono stato inserito nelle 20 session memorabili del 2018 da “Wavelenght”. Sempre a dicembre sono diventato collaboratore per The Inertia, uno dei network di surf più importanti del mondo. Prime Surfing, nell’edizione di agosto pubblicherà un mio portfolio e una bella intervista. Poi c’è un altro portfolio che riguarda le mie foto a pellicola e uscirà a breve su Damp la rivista italiana».
Gli impegni, insomma, non mancano. E nemmeno il lavoro. Quello che manca, perlomeno a chi non conosce Andrea, è il pregresso. Perché non ci si improvvisa fotografi, nonostante chi abita i social network possa anche essere indotto a credere il contrario: «La mia passione per la fotografia si è accesa quando mio padre mi ha regalato una macchina fotografica. Ero piccolo ma ne subivo il fascino». L’approccio, però, non era stato semplice: «La mia prima macchina fotografica scattava su pellicola, con le difficoltà che ne derivano».Per fortuna Andrea non si è arreso e quando la rivoluzione digitale ha messo in saccoccia anche i 100 e passa anni di fotografia “chimica”, la sua passione si è riaccesa: «Per un neofita il digitale è di gran lunga più semplice, sia da imparare sia da gestire – spiega – e allora ho iniziato con i ritratti». Ma c’era qualcos’altro che stava per travolgere Andrea. Qualcosa che ha il gusto salmastro dell’acqua di mare e la forza indomabile della natura. In una parola: surf. «Ho scoperto questo fantastico sport e ci ho trasferito la mia passione per la fotografia». Una scelta azzeccata che ha permesso ad Andrea di affinare la tecnica allegando ai suoi portfolio non solo i ritratti ma anche gli scatti realizzati in mare. Le occasioni di immortalare onde e surfisti, poi, non gli sono mai mancate: «Faccio surf sempre, ogni volta che posso. È questo il collante che tiene unita la baracca– spiega il fotografo –, e chi frequenta Capo Mannu e la Penisola del Sinis sa benissimo che le onde di queste parti sono particolarmente belle e puntuali».
La missione di far conoscere gli “spot” alternativi con le sue foto, sposata da riviste e appassionati sempre alla ricerca di nuovi scenari, ha permesso ad Andrea Bianchi di spiegare con l’arte della fotografia che anche il Mediterraneo è una grande e bellissima “surf area” tutta da scoprire per i cacciatori di onde non residenti. A dargli una mano ci potrebbe pensare il suo primo libro fotografico, “1096 giorni a Capo Mannu”, praticamente un piccolo cult che mette in fila i migliori spot della Sardegna, dal cagliaritano al sassarese, partendo proprio dalla Mecca del surf dei quattro mori, il Sinis. «E dimostra – aggiunge Andrea – come soprattutto la costa ovest della Sardegna possa contare su condizioni oceaniche per quanto riguarda la frequenza delle onde surfabili e la loro qualità. Da queste parti si può fare surf su ottime onde per 200 giorni all’anno. Un’enormità se si considera che alle Hawaii si sesce in mare al massimo 250 giorni all’anno».
Ma non è solo costa Ovest, anzi: «Capita poi di trovare mareggiate che impressionano anche i professionisti. Poco tempo fa una sciroccata che ha investito il sud Sardegna ha formato onde che hanno sorpreso anche alcuni surfisti professionisti portoghesi». Gente che magari entra in acqua a Nazarè, un paesino dell’Estremadura portoghese famoso in tutto il mondo per le grandi onde che si infrangono sulla costa. Per fortuna a documentare questi e altri momenti ci ha pensato proprio Andrea Bianchi che ora è pronto a pubblicare il suo secondo libro “Luxury clochard” che uscirà entro la prossima estate e racconterà i protagonisti del surf nel Mediterraneo e la loro vita, spesso bella e invidiabile ma sempre molto poco agiata.
Tra i progetti futuri, invece, prende sempre più quota un viaggio alla scoperta delle mete europee del surf, ovviamente quelle poco conosciute o tutte da scoprire: «Sarebbe noioso parlare di quello che conoscono tutti, come le solite Hawaii, Bali o l’Australia. Mi affascina la Galizia, quasi sconosciuta a livello internazionale ma molto frequentata dagli spagnoli. E magari l’Islanda». Per rendere più coinvolgenti i suoi scatti, poi, il fotografo di Oristano ha deciso di ritornare alle origini alternando il digitale alla pellicola e ottenendo scatti che sembrano arrivare dal passato. Un po’ come il surf, una disciplina antica praticata dai polinesiani già quattro secoli fa (ma forse molto prima) che ancora affascina migliaia di sportivi sparsi in tutto il mondo.
Tra i progetti futuri, invece, prende sempre più quota un viaggio alla scoperta delle mete europee del surf, ovviamente quelle poco conosciute o tutte da scoprire: «Sarebbe noioso parlare di quello che conoscono tutti, come le solite Hawaii, Bali o l’Australia. Mi affascina la Galizia, quasi sconosciuta a livello internazionale ma molto frequentata dagli spagnoli. E magari l’Islanda». Per rendere più coinvolgenti i suoi scatti, poi, il fotografo di Oristano ha deciso di ritornare alle origini alternando il digitale alla pellicola e ottenendo scatti che sembrano arrivare dal passato. Un po’ come il surf, una disciplina antica praticata dai polinesiani già quattro secoli fa (ma forse molto prima) che ancora affascina migliaia di sportivi sparsi in tutto il mondo.