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28.7.24

Tuffatori inglesi su OnlyFans: la polemica ., Canottaggio, Chiumento in finale e papà Enzo va a Parigi in bici per urlare: "Forza Luca" ., le olimpiadi senza giorgio minisini una mancanza che pesa di daniela tuscano

Tuffatori inglesi su OnlyFans: la polemica




I tuffatori britannici utilizzano OnlyFans, nota piattaforma per adulti, per arrotondare lo stipendio e la questione ha diviso l'opinione pubblica: c'è chi commenta la notizia con sdegno e chi invece è rimasto indignato da quanto poco guadagnino certi olimpionici. LA VICENDA ANALIZZATA DA FEDERICA FROLA


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Canottaggio, Chiumento in finale e papà Enzo va a Parigi in bici per urlare: "Forza Luca"
Storia di Sergio Arcobelli • 
il  giornale  2 ora/e 





© Fornito da Il Giornale

Parigi - Si voga e si pedala a casa Chiumento. Entrambi all'inseguimento di un sogno. C'è Luca, da un lato, che ieri ha conquistato un posto nella finale del quattro di coppia di canottaggio insieme a Luca Rambaldi, Andrea Panizza e Giacomo Gentili. E poi c'è lui, papà Enzo, che è partito da Padova in direzione Parigi per assistere alle sue gare e mantenere la promessa: «Se vai all'Olimpiade, vengo a Parigi in bici». Millequattrocento km per tifare il figlio. Meglio della fatica, c'è solo la fatica condivisa.
Il canottaggio è uno sport che insegna tanto: bisogna essere disposti a sgobbare, perché allenarsi richiede sacrifici e sudore. Ne sa qualcosa Luca Chiumento, che da riserva a Tokyo 2020 si è guadagnato un ruolo dentro la barca che purtroppo ha perso Filippo Mondelli, il campione del mondo 2018 spentosi a 26 anni dopo una lunga battaglia con una patologia ossea.
Il padovano Luca, che è alla sua prima Olimpiade da protagonista, sta vogando verso il sogno olimpico. Facendo ricredere quelle persone che dicevano che non avesse il fisico adatto. Si sbagliavano. Di certo non suo padre, 62enne artigiano originario di Enego (Vicenza), il suo primo tifoso, come dimostra questa faticata verso la Ville Lumière.
Una pazzia, potrebbe dire qualcuno. Al contrario: la pedalata è servita anche ad aiutare i meno fortunati. Infatti, insieme al gruppo di amici con il quale ha percorso il suo personale Tour de France, ha raggiunto Parigi e, soprattutto, il fine benefico della sua pedalata: raccogliere ottomila euro, attraverso la Rete del Dono, per acquistare un frigorifero per cellule staminali da donare alla Fondazione Città della Speranza, l'istituto di ricerca pediatrica nel vicentino.
E adesso tocca a Luca andare in «meta» e donare una gioia agli altri, oltreché a se stesso. Dopo aver vinto la batteria con i compagni, c'è una finale, in programma mercoledì, da provare a vincere. Per pareggiare l'oro olimpico della fidanzata Federica Cesarini, che a Tokyo vinse nel doppio pesi leggeri il primo titolo femminile del canottaggio assieme a Valentina Rodini, rimaste però senza Olimpiade stavolta.
In questo appuntamento con la storia, dopo aver già conquistato due ori europei, un argento e un bronzo mondiali, Luca avrà un tifoso in più a spingerlo dalle tribune. Solo per la fatica che si è fatto meriterebbe la medaglia...


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...Gli sport «femminili» sono ginecei e l'approssimarsi d'un uomo, anzi d'un maschio - coraggioso e indovinato titolo dell'autobiografia di #giorgiominisini - viene reputato una bizzarria, un elemento disturbante e perturbante, se non una ridicolaggine fatta e finita.
Un uomo tra #donne non è (più) un maschio, è un #eunuco. Giorgio ha subìto per anni i motteggi di chi vedeva in lui l'incompletezza, il maschio mutilato; e ne soffriva (sì, anche gli uomini soffrono).
Intanto, però, macinava medaglie e metteva a tacere le malelingue. Fino all'altro ieri, con la sentenza che ha ribadito lo stop alla presenza di atleti nel #sincrono.
Perché il mondo del #nuoto è conservatore e - osserva il Nostro - «in ritardo su battaglie importanti, come l’integrazione, la discriminazione e proprio quando si spinge sull’acceleratore la risposta di contraccolpo è violenta». Violenza che costituisce l'altra faccia dell'ipocrisia.
Oggigiorno non esiste media mainstream che non caldeggi l'«#inclusione». È tutto un peana alla #fluidità, un sovraccarico di #neolingua con strambi caratteri alfanumerici atti a comprendere gamme sempre nuove di «#genere». Seguitissimi #influencer sponsorizzano smalti e rossetti «per uomini» e alle più importanti manifestazioni sportive sfilano atleti in gonnella poiché ormai saremmo tuttə ugualə.
Ma [...] i diritti non sono questione di unghie laccate o abbigliamenti eccentrici. E non siamo affatto uguali (ugualə): siamo diversi.
La #diversità è una ricchezza da conquistare restando sé stessi/e nell'imprevisto [...] Giorgio è rimasto Giorgio in uno sport «da donne» dimostrando che va bene pure per i maschi, che non si perde in virilità se ci si abbandona al pianto, che si può fare l'«ondino» senza esserlo e, sì, amando le donne: romanticamente ed eroticamente.
Troppo «scorretto» questo Minisini iconoclasta, un Mosè dello sport che avrebbe saputo dividere il mare - ma bastava una piscina... - della falsità e dell'apparenza. Troppo scomodo e «solido» per chi campa di gattopardesche liquidità. Ma anche l'acqua, se nessuno la scuote, diventa stagnante.


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l'importante non è vincere, ma partecipare. mai parole furono più azzeccate. BRAVA 
Nathalie Moellhausen in pedana con il tumore. Si sente male durante l’assalto, ma si rialza e finisce di gareggiare
repubblica   27 LUGLIO 2024
di Silvia Scotti


Non ha voluto rinunciare all’Olimpiade: era ricoverata ed è uscita per andare in pedana
Per lei è un’Olimpiade diversa. La campionessa della spada nata in Italia, che vive a Parigi, gareggia con il Brasile, la ragazza che parla quattro lingue e ha vinto tanto, è uscita dall’ospedale, dove le davano dosi massicce di morfina per farle sopportare il dolore, ed è andata a gareggiare. Dalla corsia alla pedana.
Il tumore Nathalie Moellhausen era ricoverata da 5 giorni, il tumore alla zona del coccige scoperto cinque mesi fa non le dava tregua, i medici hanno dovuto aiutarla con farmaci e tenendola sedata il più possibile. Non ha rinunciato alle Olimpiadi. È uscita dall’ospedale, dimessa per partecipare ai Giochi, ed è andata a gareggiare.





Il malore durante la gara
Si sente male durante il terzo assalto dell'incontro contro Ruien Xiao. Si getta a terra. Le gira la testa, le tremano le gambe, ha bisogno che le portino una sedia. Ha il respiro affannato. Suda. Resta seduta tre minuti. Poi si rialza e torna in pedana. Ha perso 15-11. Subito dopo torna in ospedale, è di nuovo ricoverata. Lunedì sarà operata, le toglieranno il tumore.
Il Brasile e il film sulla sua vita
Nathalie Moellhausen è brasiliana grazie alla mamma che ha la doppia cittadinanza, la stilista Valeria Ferlini. È stata campionessa con entrambe le nazioni: ha vinto con la squadra azzurra d è stata campionessa del mondo per il Brasile. Le hanno dedicato un film documentario Touché per raccontare la sua vita intensa tra nonni ex consoli e illustratrici, giramondo, una travolgente vita mondana, amante dell’arte e determinata nello sport. Come ha dimostrato uscendo da un ospedale per andare a gareggiare, sapendo che dopo due giorni avrebbe subito un’operazione. Non ferisce nè il dolore nè la spada.



Se penso alla maggior parte dei giocatori di calcio...la medaglia è come se l'avesse vinta. Touché e un grande in bocca al lupo! Coraggiosa, forte, indubbiamente ammirevole; ma secondo me doveva essere preservata e preservarsi lei stessa in primis.Capisco voler dimostrare il valore dei tuoi sacrifici, ma se hai un tumore devi fare un passo indietro e concentrarti solo sulle cure. Prevedibile che potesse aver un malore.Per quanto lei si sentisse pronta e in forza per la gara, a mio avviso, andava meglio consigliata.Anche per l'altra atleta, che gara può essere stata? Vittoria impari.Secondo me quello che hanno fatto Nathalie Moellhausen (e Celine Dion, come ho scritto più sotto) è qualcosa che non può essere chiesto a nessuno, ma se qualcuno decide liberamente di farlo non può che essere ammirato. Rappresenta l’urlo di fronte al cielo e alla terra che l’uomo, o la donna, visto che sono due donne, sono qualcosa di più dei loro limiti, fossero anche quelli causati da gravi malattie. Per me è questo il significato più profondo dello sport, il motivo per cui ha senso che il mondo intero si fermi per due settimane per seguire le Olimpiadi, che altrimenti si ridurrebbero a misurare centesimi di secondo per un giro di pista oppure a contare i punti in una sfida tra avversari, come potrebbe fare chiunque di noi in un qualsiasi gioco da spiaggia.